Il Canada sperimenta i biocarburanti di nuova generazione

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Finalmente i nuovi biocarburanti escono dal laboratorio e arrivano sulla strada. A sperimentarli nella vita quotidiana sarà la città di Ottawa, Canada, già alla fine di questo mese, dopo una breve sperimentazione durante l’ultima 24 ore di Le Mans del 13 giugno scorso.

Per “nuovi biocarburanti” si intende quella generazione di combustibili che provengono da vegetali non commestibili, e che dunque non vanno ad intaccare le colture di cibo che danneggiano le popolazioni povere. Inoltre fanno un duplice servizio, visto che coprono anche il bisogno di smaltire i rifiuti perché i materiali che lo comporranno saranno materiali di scarto.

Jet Stream, la nuova frontiera dell’eolico a 15 km di quota

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Il cielo può essere letteralmente considerato il limite per l’energia eolica. Le pale che vi girano ininterrottamente potrebbero supportare la fornitura di energia elettrica in tutto il mondo. Spiega Ken Caldeira ricercatore presso il Carnegie Institution’s Department of Global Ecology a Stanford, California:

C’è una enorme quantità di energia disponibile nei venti ad alta quota. Questi venti soffiano più forti e costanti in prossimità della superficie, ma c’è bisogno di andare fin nel cielo per ottenere un grande vantaggio. Idealmente, ci vorrebbe un impianto a circa 9 chilometri di distanza da terra.

Si dice che se le turbine eoliche occupassero il 10% del pianeta, vi sarebbe abbastanza energia eolica da soddisfare una domanda mondiale 100 volte superiore a quella attuale. Il sistema più innovativo si chiama Jet stream, cioè degli impianti collegati a 6 e 15 chilometri d’altezza, con turni stagionali, generalmente stabili, capaci di raccogliere vento 10 volte più velocemente che al suolo, il che la rende una potenzialmente vasta e affidabile fonte di energia.

Camelina: il fiore che sostituirà il petrolio

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I semi di alcune piante infestanti potrebbero tagliare le emissioni di carbonio degli aerei dell’84%. David Shonnard, professore alla Robbins Chair di Ingegneria Chimica, ha analizzato le emissioni di biossido di carbonio del combustibile per i jet prodotto dall’olio di camelina nel corso del suo ciclo di vita, dall’impianto allo smaltimento.

Il carburante per jet alla camelina presenta una delle maggiori riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra rispetto a qualsiasi materia prima agricola per biocarburanti che io abbia mai visto. Questo è il risultato di un unico raccolto, con poco fertilizzante, e ad alta resa di olio, disponibile sul mercato sottoforma di farina e biomassa, da destinare ad altri usi.

La Camelina sativa si trova in Europa ed è un membro della famiglia della senape, broccoli, cavoli e canola. Talvolta chiamata falso lino o “gold-of-pleasure”, vive in condizioni semi-aride in pianure del Nord. L’olio di camelina può essere convertito in idrocarburo verde per jet che soddisfa o supera tutte le specifiche del petrolio. Il carburante è un sostitutivo, dato che è compatibile con gli impianti già esistenti per il carburante classico. Secondo Shonnard è quasi identico ai combustibili fossili.

Quasi pronta l’auto ad idrogeno, ecco le caratteristiche della Riversimple Urban Car

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Una concept car che tenta di eludere i tre principali ostacoli per il sogno delle autostrade alimentate ad idrogeno è stata presentato a Londra pochi giorni fa. Come le altre vetture ad idrogeno, la Riversimple Urban Car (RUC) è alimentata da una cella a combustibile che combina l’idrogeno con l’ossigeno dall’aria e libera energia e nulla di tossico, ma solo acqua.

La Honda FCX Clarity sarà la prima auto che sperimenterà commercialmente quest’idea, ma per la produzione su scala mondiale dovremo aspettare fino al 2018, mentre i primi prototipi della Riversimple si potranno ammirare già nel 2011 e nel 2013.

Utilizzare l’idrogeno nelle automobili significa tagliare l’inquinamento urbano e le emissioni di carbonio, ad un costo minore del petrolio, visto che l’idrogeno è una fonte rinnovabile. A parte la mancanza di distributori, i tre principali problemi per le auto ad idrogeno sono le costose celle a combustibile di platino, la difficoltà nella costruzione di un veicolo convenzionale, e la difficoltà nel conservare ed utilizzare grandi quantità di idrogeno.

L’Italia rallenta la corsa fotovoltaica

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Il Paese del Sole non sfrutta la sua migliore arma. Grazie alla sua esposizione e al suo know-how, l’Italia potrebbe sfruttare il sole presente tutto l’anno per primeggiare nelle classifiche mondiali di produzione di energia solare e fotovoltaica. Ed invece continuiamo ad arrancare a metà classifica, cercando di inseguire non solo Paesi come la Spagna, che di sole ne hanno quanto noi, ma anche altri come la Germania, che lo vedono solo per pochi mesi all’anno.

Lo scorso anno però c’era stata un’impennata nella produzione nel nostro Paese, con 500 Mw di potenza cumulativa che faceva ben sperare per il futuro. Secondo il contatore del GSE, che indica gli impianti fotovoltaici incentivati con il conto energia, in Italia nel 2008 gli impianti realizzati per la produzione di tale energia erano 39.753. Possono sembrare tanti, ma se pensiamo che la Germania ne ha circa il quadruplo, capiamo che non sono poi moltissimi.

WWF: la ricetta anti-crisi è la green economy con i suoi 3,4 milioni di posti di lavoro

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Nonostante i proclami che arrivano da più parti, la crisi economica c’è e siamo ancora ben lontani dall’uscirne. Il vero problema che attanaglia i cittadini di tutto il mondo industrializzato è la disoccupazione. La crisi infatti è dovuta soprattutto al fatto che sempre più persone perdono il posto di lavoro, e non riescono a trovare il modo di “riciclarsi”. La nostra Terra gliene offre uno e non possiamo permetterci di lasciarcelo sfuggire.

Si chiama Green economy, ed è letteralmente l’economia ecologica di cui tanto parliamo da tempo su queste pagine. I posti di lavoro disponibili in questo settore sono milioni, perché si tratta di una categoria nuova, ancora non sufficientemente sfruttata, ed in continua crescita negli ultimi anni. Una crescita che di certo non verrà fermata prossimamente, ma anzi, continuerà senza dubbio, vista l’obbligatorietà di utilizzare energia pulita in futuro. Ad appoggiare questa tesi oggi arrivano anche i dati elaborati dal WWF, il quale afferma che per i prossimi anni il settore verde garantirà nella sola Unione Europea almeno 3,4 milioni di posti di lavoro.

Piano da 5 miliardi all’anno per le rinnovabili in Italia

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Non solo Stati Uniti e Cina. Anche l’Italia ha il suo piano nazionale per le rinnovabili. O meglio, lo avrà se la smetteranno di litigare in Parlamento e si decideranno a mettersi ad un tavolo per discutere seriamente. E’ l’auspicio di Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile che, nel corso della giornata mondiale del vento, ha annunciato che l’Italia sta preparando il suo piano ecologico, il quale sarà pronto entro un anno.

E’ fissata per il giugno 2010 la scadenza per la presentazione del progetto che cambierà per sempre il pensiero energetico italiano. Si abbandoneranno quindi gli investimenti nel petrolio, nel gas, o peggio nel carbone, e si darà più spazio alle rinnovabili, in particolare al vento. Secondo Ronchi, dovrà essere stabilita una copertura del 17% del fabbisogno energetico nazionale dalle fonti rinnovabili entro il 2020.

Acquista del pellet, ma al posto del legno c’è una sostanza radioattiva

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Uno dei tanti metodi per far bene all’ambiente è l’utilizzare dei combustibili poco inquinanti per il riscaldamento domestico. Uno dei metodi considerati più ecologici è il pellet, un materiale che proviene dalla lavorazione del materiale di scarto del legno il quale, anziché essere gettato, viene riutilizzato all’interno delle stufe e pare riscaldi circa il doppio del legno normale.

Pensava di fare del bene quindi un uomo di Aosta, il quale aveva acquistato un pacco di questi piccoli cilindri di segatura per la propria stufa. Ma nonostante avesse seguito tutte le istruzioni, non riusciva a capire come mai questo materiale non riscaldasse. Insospettito, l’uomo si è recato presso il gruppo Nucleare biologico chimico (Nbc) di Aosta per far analizzare il pellet, e i risultati sono stati piuttosto sorprendenti. Di legno ce n’era poco, ma in compenso c’era un’alta quantità di Cesio137, una sostanza radioattiva utilizzata nella bomba atomica.

Eolico: Italia Nostra chiede moratoria per abolirlo

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L’associazione Italia Nostra, almeno in teoria, dovrebbe occuparsi di preservare la bellezza del paesaggio italiano dalle brutture degli interventi dell’uomo. Il principio di base è lodevole, ma purtroppo la sua attuazione lo è molto meno.

Il presidente Carlo Ripa di Meana non si è mai fatto sentire sull’iniziativa nucleare, sulla deforestazione o su altri interventi che violentano la natura come grandi cantieri in mezzo al nulla o gli ecomostri, ma inspiegabilmente ha deciso di battersi con tutte le sue forze contro l’industria eolica. Secondo Ripa di Meana, gli impianti eolici abbruttirebbero il paesaggio, e per questo ha deciso di presentare una moratoria per abolirlo addirittura all’Unione Europea.

Altro incidente nucleare, stavolta in Gran Bretagna

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Gli incidenti nucleari, nonostante i tanti proclami di sicurezza fatti dai Governi di tutto il mondo, continuano a susseguirsi nel silenzio più assoluto. Solo oggi, a distanza di due anni, si viene a sapere che nel 2007 si è sventato per miracolo un disastro nucleare non un lontano Paese ex sovietico, ma nella vicinissima Gran Bretagna, a Suffolk, vicino Ipswich.

A raccontarlo è John Large, ex dipendente della centrale, il quale un giorno aveva deciso di fare il bucato durante il turno di lavoro (era a disposizione dei dipendenti una lavanderia automatica), e scendendo nella stanza adibita a questo servizio, ha notato che qualcosa non andava: c’era una perdita di materiale radioattivo.

Nucleare bocciato dal Ministero del Tesoro “Non ci sono i soldi”

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Il Governo stesso si dà la zappa sui piedi sul nucleare. La tanto decantata svolta energetica dell’Italia, che in questo modo non dipenderà più dall’energia straniera, corre il rischio di non partire mai. Il Ministero del Tesoro proprio ieri ha bocciato 34 norme sul ddl presentato al Senato e ne ha messo sotto accusa altre 18. Per tutte il problema di fondo è che mancano i finanziamenti.

Secondo quanto riportato dalla relazione parlamentare su queste norme, esse:

metterebbero a rischio l’equilibrio economico dell’intero provvedimento sul nucleare e che allo stato attuale è in contrasto con l’articolo 81 della Costituzione.

In breve, l’articolo 81 sancisce che le Camere approvano ogni anno il bilancio, e che non si possono prevedere nuove spese una volta che esso è stato approvato. Ed invece è proprio qui il problema: il nucleare prevederebbe spese aggiuntive per cui non ci sarebbe nessuna copertura finanziaria.

Il biodiesel viene dal mare: le alghe produrranno benzina

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Fino ad oggi si lavorava quasi esclusivamente sulla soia e altri vegetali per produrre biodiesel. Eppure da molte parti del mondo scientifico sta prendendo sempre più piede l’idea che le migliori produttrici di biodiesel sono le alghe. Si tratta di alcune delle prime piante nate sulla Terra. Sono fotosintetiche, come le piante terrestri, ma a differenza loro sono molto meno complesse.

Poiché alcune specie di alghe sono ricche di olio, la quantità di olio che si può raccogliere da loro è centinaia di volte superiore alla quantità di olio che si può ricavare dai tradizionali vegetali come la soia. Le alghe possono crescere anche in luoghi lontani dai campi coltivati e boschi, tanto che oggi si trovano comunemente anche sulle spiagge più pulite di tutto il mondo, e così facendo si ridurrebbero al minimo i danni causati agli ecosistemi nella catena alimentare.

Lo spazio sprecato sui tetti potrebbe produrre energia elettrica

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Una sottile pellicola trasparente utilizzata per proteggere i televisori a schermo piatto dall’umidità potrebbe diventare la base per i pannelli solari flessibili che potrebbero essere installati su tetti delle case. La flessibilità dei pannelli solari sul tetto, chiamato fotovoltaico-integrato o BIPV, potrebbe sostituire oggi i grandi pannelli solari realizzati con vetro o silicio rigido e montati su telai in metallo molto spessi. Il solare flessibile sarebbe meno costoso di quello di attuale dei pannelli e sarebbe fatto per durare 25 anni.

C’è un sacco di spazio sprecato su tetti che potrebbe essere utilizzato per produrre energia. I pannelli solari flessibili potrebbero diventare facilmente integrati nell’architettura degli edifici commerciali e delle abitazioni. I pannelli solari hanno avuto un successo limitato perché sono stati difficili e costosi da installare

ha dichiarato Mark Gross, uno scienziato del Department of Energy’s Pacific Northwest National Laboratory. I ricercatori hanno creato questi pannelli flessibili da adattare con una pellicola ad incapsulamento attualmente utilizzata per il rivestimento dei display dello schermo piatto che utilizzano diodi organici che emettitono luce, conosciuti meglio come OLED.

Investimenti nelle rinnovabili quadruplicati dal 2004 in tutto il mondo

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Circa 155 miliardi di dollari sono stati investiti nel 2008 in energia pulita per progetti di imprese in tutto il mondo. Si tratta di un’ottima notizia perché questo significa che gli investimenti negli ultimi 4 anni si sono quadruplicati. Fonti energetiche rinnovabili, dall’energia solare a quella eolica, fino ai biocarburanti, rappresentano oltre il 40% della capacità di generazione di potenza raggiunta durante l’anno.

La relazione è stata effettuata dal Global Trends in Sustainable Energy Investment 2009, per conto del programma ambientale delle Nazioni Unite sull’energia sostenibile. Il trend di crescita si è invertito negli ultimi mesi, tuttavia. Gli investimenti nella seconda metà del 2008 infatti sono scesi del 17% nel primo semestre, e del 23% nel secondo. La relazione conclude che i governi svolgono un ruolo significativo nella promozione degli investimenti privati nelle tecnologie energetiche rinnovabili.

Ecco dove sono finiti tutti questi investimenti:

  • Tra i 105 e i 155 miliardi di dollari sono stati spesi direttamente per sviluppare 40 gigawatt di capacità di generazione di energia eolica, solare, idroelettrica, biomasse e fonti geotermiche;
  • 35 miliardi per lo sviluppo di grandi centrali idroelettriche da 25 gigawatt;
  • 140 miliardi in 65 gigawatt di energia elettrica a basse emissioni di carbonio.