I ghiacciai in Tibet si stanno sciogliendo e potrebbe sparirne una grossa parte entro il 2050

ricercatori in Tibet

Della fuliggine nera depositata sui ghiacciai del Tibet ha contribuito in modo significativo alla ritirata di una delle più grandi masse di ghiaccio polare al mondo, secondo la nuova ricerca dagli scienziati della NASA e dell’Accademia Cinese delle Scienze. La fuliggine assorbe la radiazione solare in entrata ed è in grado di velocizzare la fusione glaciale, quando si deposita sulla neve in quantità sufficienti.

Le temperature sull’altopiano tibetano, a volte chiamato “terzo polo della Terra”, si sono scaldate di 0,3 ° C per decennio negli ultimi 30 anni, circa il doppio del tasso dell’aumento della temperatura globale. La ricerca sul campo suggerisce che l’influenza del riscaldamento dei ghiacciai del Tibet potrebbe rivaleggiare con quella dei gas ad effetto serra.

I ghiacciai del Tibet si stanno ritirando ad un ritmo allarmante. La fuliggine nera è probabilmente responsabile della metà dei scioglimento dei ghiacci, ed i gas ad effetto serra sono responsabili per il resto

ha detto James Hansen, coautore dello studio e direttore del NASA’s Goddard Institute for Space Studies (GISS), a New York City.

L’Indonesia converte 27 stazioni di rifornimento in aree verdi

stazione di servizio giakarta

In tutto il mondo, le auto e le infrastrutture a loro dedicate hanno coperto la maggior parte dello spazio aperto con l’asfalto. Ma con la chiusura del mese scorso del primo dei 27 distributori di benzina, la città di Giakarta, in Indonesia, ha iniziato la bonifica di alcuni terreni per il pubblico impiego.

La Jakarta Parks e la Cemetery Agency chiuderanno più di due dozzine di stazioni di servizio entro la fine del
l’anno, convertendole in 10.505 metri quadrati di spazio verde per fare un po’ respirare la capitale indonesiana. Le aree verdi a Giakarta sono andate riducendosi per decenni, dal 35% dell’intera città nel 1965 ad appena il 9,3% di oggi.

Un obiettivo del 30% è stato fissato dalle leggi di pianificazione, che hanno anche designato la custodia delle 27 stazioni di rifornimento riconvertite in aree verdi. Il piano per convertire le stazioni dismesse è stato respinto dal consiglio comunale lo scorso anno sotto la pressione politica da parte dei proprietari delle compagnie del gas, ma i funzionari neo-eletti hanno approvato l’idea questa volta.

Il Nepal come le Maldive: consiglio dei ministri estremo contro il cambiamento climatico

consiglio dei ministri in nepal sull'everest

Come ha fatto il Governo delle Maldive qualche settimana fa, che si è riunito sott’acqua per decidere cosa fare in merito al cambiamento climatico, qualcosa di simile è successo in Nepal ieri mattina, quando 24 ministri si sono riuniti intorno ad un tavolo sulla montagna più alta del mondo per discutere di cambiamento climatico.

Forse sul monte Everest non hanno mai sentito parlare di emissioni di carbonio, di cambiamenti climatici, o non è mai importato molto il dibattito politico internazionale, ma una cosa è certa: il ghiaccio si sta sciogliendo anche così in alto, e qualcosa per fermare questo fenomeno va fatta.

Il riscaldamento globale è già realtà in Kuwait

kuwait bay

Dal 1985, la temperatura dell’acqua di mare nella Kuwait Bay, nel nord del Golfo Persico, è aumentata in media di 0,6 ° C per decennio. Questo è circa tre volte più veloce del tasso globale medio riferito dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). Le differenze sono dovute agli effetti regionali e locali. L’aumento delle temperature sta avendo effetti profondi sui principali habitat e sulla produzione di energia elettrica nel Golfo Persico.

Il ricercatore Dr Thamer Al-Rashidi del National Oceanography Centre di Southampton ha spiegato:

Poiché le acque della baia del Kuwait sono ben mescolate dalle maree, le misurazioni della temperatura della superficie del mare può essere utilizzata per valutare l’andamento della temperatura nel corso del tempo, nella baia nel suo complesso.

Lui e i suoi colleghi hanno utilizzato i dati sulla temperatura della superficie del mare (1985-2007) telerilevati da una serie di satelliti in orbita polare per valutare il riscaldamento in Kuwait Bay e nella regione del Golfo. I dati sono stati registrati con misurazioni dirette della temperatura della superficie del mare, e sono in accordo con le tendenze della temperatura dell’aria registrata presso l’aeroporto del Kuwait, per verificare le tendenze trovate nei dati satellitari.

Svolta ecologica anche per l’India: il taglio delle emissioni avverrà grazie al solare

solare india

Le notizie ufficiose sul progetto sono circolate fin dall’inizio dell’estate, ma la verità sul programma dell’India’s National Solar Mission è stato finalmente annunciato in via ufficiale. Il piano è stato approvato appena in tempo per l’incontro del Primo Ministro Manmohan Singh con il Presidente Obama, anche per poterlo utilizzare come punto di partenza per convincerlo a far di più durante il congresso di Copenaghen. Il piano mira a produrre 20 gigawatt di capacità di energia solare entro il 2022.

Greenpeace ha già fatto alcuni rapidi calcoli e stime sulla NSM, missione per redigere il piano d’azione nazionale sui cambiamenti climatici, dicono che esso potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del 12-18%, con una riduzione annua di 434 milioni di tonnellate di CO2 evitate fino al 2050, a condizione che l’energia solare non si vada ad aggiungere a quella già prodotta, ma vada a sostituire gradualmente le centrali elettriche alimentate dai combustibili fossili.

Documento finale dell’APEC: gli obiettivi di riduzione emissioni? “Molto discutibili”

APEC

Con circa un mese dall’inizio dei negoziati internazionali sul clima di Copenaghen, i Paesi dell’Asia del Pacifico riuniti a Singapore riuniti in questo fine settimana si sono tirati indietro sul loro impegno a ridurre le emissioni del 50% entro il 2050. Nel documento finale dell’incontro si legge:

Noi crediamo che le emissioni globali raggiungeranno il picco nei prossimi anni, e possono essere notevolmente ridotte entro il 2050, riconoscendo che il picco sarà più lungo nelle economia in via di sviluppo.

La conferenza, conosciuta come l’Asia Pacific Economic Cooperation (o APEC), si è riunita per lavorare su questioni commerciali per cui la dichiarazione sul clima si presenta un po’ come una sorpresa. L’APEC comprende i due principali responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra, la Cina e gli Stati Uniti, così tale arretramento è un brutto segno per i colloqui sul clima del prossimo mese.

La Cina invade il mondo con la tecnologia verde

tecnologia verde segreta cinese

Girovagando nella rete veniamo a sapere che è in produzione un altro parco eolico cinese da record, con 240 turbine che producono 648 megawatt. Ma questo non avviene in Mongolia, ma in Texas. Questa fattoria eolica da 1,5 miliardi dollari, una joint venture cinese/americana pagata in parte dalle banche cinesi, non sarà costruita con le turbine dei soliti americani, ma con le macchine cinesi della A-Power.

Inutile dire che, la maggior parte dei posti di lavoro verdi del progetto sarà creato in Cina. Da qui si spera di ottenere il 30% (o 450 milioni di dollari) del finanziamento dai fondi di stimolo degli Stati Uniti. Insomma, per farla breve, tecnologia cinese, lavoratori cinesi, guadagno cinese, fondi americani. Non c’è niente di strano?

Lotta ai cambiamenti climatici: la Cina sta facendo molto più degli Stati Uniti

centrale eolica cina

La Cina viene spesso accusata di non fare abbastanza per ridurre l’anidride carbonica e le altre emissioni inquinanti delle sue fabbriche alimentate da centrali elettriche a carbone. Ma un nuovo rapporto suggerisce che il Paese sta facendo molto più di altri per affrontare i cambiamenti climatici. O almeno più di quello che gli viene attribuito. In realtà, i suoi standard ambientali superano addirittura quelli degli Stati Uniti in alcune misure fondamentali.

Il World Resources Institute (WRI), un rispettato osservatore ambientale con sede a Washington DC, dice che la Cina è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo principale sul cambiamento climatico, che è un 20% di riduzione dell’intensità energetica (la quantità di energia utilizzata per ogni dollaro di prodotto interno lordo) entro la fine del prossimo anno. Tagliare l’intensità energetica dell’economia cinese in questo modo porrà un freno alla crescita delle emissioni nazionali di biossido di carbonio.

Costruito in Arabia Saudita il primo eco-campus universitario

kaust eco-campus

Sulla sponda orientale del Mar Rosso a Thuwal, a circa un’ora a Nord della Mecca si trova il campus di 22,5 chilometri quadrati dell’Università più recente dell’Arabia Saudita, la Kaust. L’Università di scienze e tecnologia in cui anche il re Abdullah si è laureato, è nota per essere il primo posto nella conservatrice Arabia Saudita, dove gli studenti di sesso maschile e femminile possono studiare senza discriminazioni.

E così il progresso introdotto dal Kaust sta anche portando ad esplorare nuovi ambiti ecologici e architettonici. Situato nel clima duro del deserto saudita con la luce intensa e le precipitazioni scarse, gli architetti hanno unito il design tradizionale regionale con l’eco-design moderno per creare un ambiente confortevole e sostenibile per gli studenti. L’architetto Bill Odell, uno dei due designer principali del progetto, ha spiegato il lavoro alla CNN.

La Cina scende in piazza e chiede un mondo più pulito

manifestazione pechino 1

Una serie di colloqui tenutisi a Pechino tra Cina e Stati Uniti per un accordo sul clima sono stati guidati da una clamorosa azione, effettuata non da alti funzionari, ma componenti più insoliti: i giovani pechinesi.

La celebrazione, in occasione della Giornata Internazionale del Climate Action, è cominciata, giustamente, con una sfilata di biciclette. Centinaia le bancarelle, laboratori, venditori di spuntini vegani caldi e spettacoli, tutti effettuati per richiedere una sostanziosa riduzione dei gas a effetto serra da stabilire nella prossima conferenza di Copenaghen.

Ultima chiamata per la preservazione dei Saola dall’estinzione

saola

I biologi della conservazione con sede in quattro Paesi si sono riuniti per una riunione di emergenza a Vientiane, Laos, per affrontare il pericolo di estinzione di uno dei mammiferi più enigmatici al mondo, la Saola, conosciuto anche come Bue Vu Qang. Il Saola (Pseudoryx nghetinhensis) abita nelle valli dei Monti Annamite lungo il confine tra Laos e Vietnam. Si tratta di una specie scoperta solo nel 1992.

All’epoca però i suoi esemplari erano già rari e limitati. Gli esperti che partecipano alla riunione concordano sul fatto che i numeri sembrano essere scesi bruscamente da allora, pericolosamente avvicinandosi al punto di scomparsa. In questo ricorda il kouprey, un bovino selvatico, specie endemica in Indocina, che ha più volte rischiato l’estinzione negli ultimi venti anni, e di cui ancora adesso non si sa se sia estinto o meno. Oggi, il Saola è molto vicino alla via dell’estinzione, insieme ad altre due o tre altre grandi specie di mammiferi nel sud-est asiatico (come ad esempio il rinoceronte di Giava).

L’India si ribella e vuole una maggiore riduzione delle emissioni

eolico in india

In merito al problema dei cambiamenti climatici, l’India cerca di prendere una posizione forte nei confronti degli altri Paesi: in un’intervista alla Reuters, il ministro dell’Ambiente indiano Jairam Ramesh ha invitato il primo ministro ad accettare riduzioni delle emissioni nazionali COP15, senza che esse siano legate agli impegni finanziari e di supporto tecnologico derivanti dagli sforzi che Stati Uniti e altri Paesi ricchi hanno intenzione di intraprendere.

Nella lettera, Ramesh ha detto al primo ministro Manmohan Singh che

La posizione che assumiamo negli impegni internazionali di mitigazione, supportata solo dal finanziamento e dalla tecnologia, deve essere sfumata semplicemente perché abbiamo bisogno di tutelare il nostro interesse. Ciò deve essere pragmatico e costruttivo, non polemico. […] l’India dovrebbe ascoltare di più e parlare di meno nei negoziati.

Alla fine, la lettera ha esortato l’India a staccarsi dal gruppo di 77 nazioni in via di sviluppo ed allinearsi con il G20.

La Cina investe 2,7 miliardi di euro in treni ad alta velocità

alta velocità bombardier

Finalmente dopo tante parole, la Cina fa qualcosa di veramente ecologico. Il ministero cinese delle Ferrovie ha annunciato che acquisterà 80 treni ad altissima velocità con una joint venture internazionale guidata dalla cinese Bombardier Sifang. Per permettere alla Cina una rapida crescita della rete di ferrovie ad alta velocità, sono stati ordinati dei treni ZEFIRO 380 molto efficaci e veloci, che dovrebbero contribuire a rendere il trasporto più ecologico in un Paese tra i più inquinanti al mondo, soprattutto se i viaggi in treno toglieranno passeggeri a quelli in aereo.

L’ordine è di 20 convogli da 8 vagoni e 60 con sedici vagoni, per un totale di 1.120. Lo ZEFIRO 380 ha una velocità massima di 380 km/h ed è progettato per la massima efficienza:

I convogli ZEFIRO 380 incorporano anche la tecnologia Bombardier ECO4 avanzata per il risparmio energetico per creare la migliore classe energetica ed efficienza operativa. Bombardier ha lanciato il suo pacchetto di tecnologie ECO4 nel 2008 come parte di un progetto più grande da estendere sulla rete ferroviaria come la forma più sostenibile di trasporto al mondo. Bombardier è il primo del settore a creare una nuova formula per le prestazioni del treno con un portafoglio che può creare notevoli risparmi di energia complessiva fino al 50%.

Lotta ai cambiamenti climatici: la grande mano dell’Asia povera

vie d'acqua a seoul

Chi l’ha detto che l’Asia non contribuisce alla lotta ai cambiamenti climatici? Spesso si sente parlare di impegni importanti presi dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, e solo raramente c’è qualche accenno a quanto fa (o promette di fare) la Cina. Ma in realtà, nonostante l’alto tasso di povertà, molti Paesi asiatici si stanno impegnando per non lasciar solo l’Occidente in una battaglia che interessa tutto il mondo.

Ad esempio la Corea del Sud sta tentando di recuperare le vie d’acqua antiche, sepolte nelle loro tombe di cemento. Per la prima volta dopo la guerra di Corea, le famiglie possono guardare le carpe nuotare anche nel centro di Seoul. Ma è indubbio che la maggior mano in Asia proviene dal Giappone.

Il Paese più ricco del Continente punta tutto sul risparmio energetico. Un esempio ingegnoso può essere quello di Hokkaido, una delle città in cui spesso nevica, la quale ha deciso di inviare carichi di neve nelle zone più calde, dove viene utilizzata per ridurre le temperature nelle abitazioni, senza sprecare la preziosa energia elettrica per i condizionatori. Oppure le batterie ad urina. Può sembrare un’assurdità, ma i giapponesi hanno inventato una batteria che, una volta esaurita, si ricarica semplicemente facendovi sopra la pipì. Gli ioni nelle urine provocano una reazione chimica che produce energia elettrica. Vendute in tutto il Giappone, queste batterie possono essere ricaricate fino a cinque volte e sono di sicuro funzionamento.