L’impatto dell’uomo sugli oceani

impatto-delluomo-sugli-oceaniLe attività umane danneggiano gli oceani in diversi modi, incidendo profondamente sugli equilibri degli ecosistemi, della flora e della fauna marina.
Secondo lo studio del professor Mike Kingsford dell’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies che lavora alla James Cook University e del suo collega, Dr Andrew Brierley della St Andrews University, in Scozia:

Le emissioni di carbonio di cui è responsabile l’uomo stanno alterando i processi biologici marini sia quelli su piccola scala sia i meccanismi più vasti e complessi, con il risultato di minacciare la sicurezza alimentare e provocare profondi mutamenti e danni irreversibili.

Il 73% della popolazione mondiale ritiene che il riscaldamento globale sia la priorità della politica del futuro

centrale-inquinante

La maggior parte della gente di tutto il mondo vuole che i propri Governi mettano al primo posto dell’agenda politica il problema del cambiamento climatico, secondo un nuovo sondaggio di livello mondiale che ha coinvolto 18.578 persone in 19 Paesi. Purtroppo per Barack Obama, che ha messo la riforma dell’energia tra le priorità della Casa Bianca, gli americani non sono tra questi.

Solo il 44% degli americani pensa che il cambiamento climatico debba essere una delle principali preoccupazioni per l’amministrazione Obama. Gli unici altri due Paesi a cui non interessa che i propri Governi si impegnino nella lotta contro i cambiamenti climatici sono l’Iraq e i territori palestinesi. In altri 15 paesi se vi è stato un forte sostegno ad affrontare il cambiamento climatico.

Scioglimento del permafrost, l’ultima bomba per il riscaldamento climatico rischia di scoppiare

permafrost

Il terreno del Nord Slope dell’Alaska non è calpestabile, e così Andrew Jacobson ha ancora difficoltà ad effettuare escursioni lungo la tundra spugnosa, che è piena di rocce e maschera le moltitudini di zanzare. Jacobson, un professore di scienze della terra e planetarie della Northwestern University, ha estratto campioni del suolo e delle acque in cerca di indizi di uno dei più grandi rischi per il riscaldamento globale: lo scioglimento del permafrost.

Il permafrost, o terreno congelato, copre circa il 20-25% della superficie terrestre nell’emisfero settentrionale, ed è stimato che contenga fino a 1600 gigatonnellate di carbonio, principalmente sotto forma di materia organica (un gigatone è equivalente ad un miliardo di tonnellate). In confronto, l’atmosfera contiene oggi circa 825 gigatonnellate di biossido di carbonio, circa la metà.

Dove vanno a finire i sacchetti di plastica?

sacchetti-di-plasticaTra le tante catene stupide che ci si ritrova a cestinare ogni giorno nella mail, oggi ne ho ricevuto una intelligente, una presentazione in power point efficacemente elaborata con delle immagini che non possono lasciare insensibili, e che affronta il problema dei sacchetti di plastica, dell’impatto che hanno sull’ambiente, sugli ecosistemi.
Ogni giorno insieme ai nostri acquisti, anche quelli meno ingombranti, ci portiamo a casa anche decine di buste di plastica. Ma in pochi sanno veramente che fine faranno quei sacchetti utilizzati una sola volta e cestinati subito dopo.

Le stime del National Geographic parlano di una cifra compresa tra i 500 miliardi e il trilione di unità utilizzate ogni anno in tutto il mondo. Costose da riciclare secondo Jared Blumenfeld, direttore del dipartimento del Medio Ambiente di San Francisco: per il riciclaggio di una tonnellata di borse di plastica si spendono 4.000 dollari, comprare la stessa quantità nuova costa soltanto 32 dollari.

Estinzione: ecco tutti i numeri dello studio più preoccupante del mondo

diavolo-della-tasmania

I Governi devono agire con urgenza per arrestare la perdita di habitat e l’aumento di specie invasive che rappresentano grandi minacce per la biodiversità e causano estinzioni di massa in tutta l’Australia, la Nuova Zelanda e le isole del Pacifico. A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato sulla rivista Conservation Biology, il quale è la prima rassegna completa di oltre 24.000 pubblicazioni scientifiche in materia di conservazione della regione oceanica. Compilato da un team di 14 scienziati, esso rivela un peggioramento nel quadro della distruzione degli habitat e delle perdite nelle specie.

La Terra sta vivendo la sua sesta estinzione e il nuovo rapporto rivela che questa minaccia è l’approfondimento di sei grandi fronti. La nostra regione potrebbe avere forse la peggiore estinzione registrata sulla Terra. Le cause sono la perdita e il degrado degli habitat, le specie invasive, il cambiamento climatico, l’eccessivo sfruttamento, inquinamento e le malattie della fauna selvatica

spiega uno degli autori della relazione, il professor Richard Kingsford dell’Università del New South Wales.

La denuncia del Bangladesh: “per salvarci abbiamo bisogno di oltre 4 miliardi di dollari”

bangladesh-alluvioneLa città di Dhaka, in Bangladesh, ha appena registrato più pioggia in un solo giorno rispetto a quanto ha visto in oltre mezzo secolo (33 centimetri caduti in 12 ore). Questo evento ha fatto sembrare ancora più opportuno quello che il Ministro dell’Ambiente Mustafizur Rahman ha appena richiesto: 4,35 miliardi di dollari per i progetti contro il cambiamento climatico, per far adattare la nazione e renderla al passo con i tempi.

Se sarà in grado di ottenere i fondi, i progetti, illustrati dal Gulf Times saranno spesi per costruire e rafforzare gli argini e le strade, per la costruzione di migliaia di ricoveri, per il dragaggio dei fiumi principali, per l’impianto di alberi lungo la fascia costiera, la bonifica del territorio e del mare.

Per quanto riguarda il modo per finanziare tutto questo, ha spiegato il Ministro Rahman, il Bangladesh ha bisogno dell’aiuto della Banca Mondiale, della Asian Development Bank e di un finanziamento da parte delle nazioni ricche del mondo.

Usa: Bush censurava le foto dello scioglimento dei ghiacciai, ecco la verità

barrow

Uno scandalo rischia di scuotere l’America. Nel Paese della libertà di stampa e di parola, è stato appena smascherato uno dei più grandi imbrogli da quando il riscaldamento globale sta cominciando a preoccupare gli scienziati di tutto il mondo. La precedente amministrazione americana, quella guidata dal petroliere George W. Bush, aveva secretato tutti i documenti che dal 2004 al 2009 provavano gli effetti dei cambiamenti climatici.

Per fortuna oggi arriva la notizia che alcuni di essi, ed in special modo le foto dei satelliti NASA, sono miracolosamente spuntati fuori dai cassetti, e tutto lascia intendere che ciò sia avvenuto perché il nuovo presidente, Barack Obama, ha una visione del mondo diametralmente opposta rispetto al suo predecessore.

Tuvalu: la nazione che rischia di sparire diventerà 100% ecologica entro 10 anni

tuvalu

Tuvalu, la quarta più piccola nazione del pianeta, ha annunciato che mira ad essere completamente alimentata da fonti energetiche rinnovabili entro il 2020. Situato tra le Hawaii e l’Australia, la piccola nazione del Pacifico è uno dei pochi Paesi a fare qualcosa di concreto per combattere i cambiamenti climatici, forse perché è una di quelle che rischiano di sparire a causa degli effetti negativi dell’aumento del livello del mare.

La massima altezza sul livello del mare che l’isola raggiunge è soli 4,5 metri, e così le maree sono diventate sempre più dannose nel corso degli ultimi 10 anni, minacciando le abitazioni e il tenore di vita dei suoi 12.000 abitanti. Il governo di Tuvalu lavora con l’E8, un consorzio di 10 aziende di energia delle nazioni del G8 istituito dopo il Vertice della Terra di Rio 1992, come organizzazione no-profit. Il Governo di Tuvalu stima che ci vorranno circa 20 milioni di dollari in investimenti per raggiungere l’obiettivo del 100% di energia pulita entro il 2020.

10 miliardi di dollari, un buon inizio per aiutare il Terzo mondo nella lotta al riscaldamento globale

yvo-de-boer

Molti dei Paesi più poveri del mondo sono quelli che sentono maggiormente gli effetti del cambiamento climatico. Tre mesi fa questi Governi hanno chiesto alle nazioni più ricche di promettere maggiori impegni finanziari per aiutarli ad adattarsi al riscaldamento globale. Considerando le circostanze storiche che si allineano in questa situazione, direttamente legate alla industrializzazione, non è un’iniziativa sbagliata. A questo punto l’alto funzionario al clima delle Nazioni Unite, Yvo de Boer, ha quantificato la somma che i Paesi ricchi dovranno stanziare. De Boer, secondo la BBC, ha definito che 10 miliardi di dollari (circa 7 miliardi di euro) sono un “buon inizio”. Così ha dichiarato alla televisione britannica:

Questo denaro,  permetterà ai Paesi in via di sviluppo di iniziare la preparazione dei piani nazionali per limitare le proprie emissioni, e per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Considerato che la Cina, l’India e il Sud Africa hanno bisogno di circa 200 miliardi di dollari l’anno per la lotta contro i cambiamenti climatici, e che questa sarebbe solo una piccola percentuale del PIL dei Paesi ricchi del mondo, la più bassa cifra di 10 miliardi di dollari, è dunque solo un inizio.

Nike e Geox si impegnano a salvare l’Amazzonia grazie a Greenpeace

foto: Greenpeace
foto: Greenpeace

Un’altra vittoria portata a casa da Greenpeace. Questa volta sotto accusa c’erano le grandi multinazionali delle scarpe, le quali si interessano poco alla provenienza della pelle bovina che utilizzano per assemblare il prodotto finito. In particolare la problematica riguardava la deforestazione dell’Amazzonia.

Dopo ricerche sotto copertura durate 3 anni, i volontari di Greenpeace hanno potuto accertare che larga parte della deforestazione amazzonica avviene per far posto ai grandi allevamenti di bovini, da cui poi viene tratta la pelle che finisce alle multinazionali. Per questo Greenpeace ha chiesto con forza che queste si impegnassero ad informarsi maggiormente sulla tracciabilità dei loro materiali, e che non acquistassero nulla che provenisse dal Sudamerica, finché non fosse certo che le pelli trattate non provengano da pascoli illeciti.

Inquinamento e malattie polmonari, l’esposizione da bambini provoca danni a lungo termine

polveri-sottili-tumore-ai-polmoniStephania Cormier, Professore Associato di Farmacologia presso l’LSU Health Sciences Center di New Orleans, ha dimostrato per la prima volta che l’esposizione precoce e persistente ai radicali liberi contenuti nelle polveri sottili colpisce a lungo termine la funzione polmonare. I risultati della sua ricerca sono stati presentati nel corso dell’11° Congress on Combustion By-Products and Their Health Effects svoltosi all’Environmental Protection Agency Conference Center in Research Triangle Park, N.C.

La Cormier ha effettuato ricerche per determinare come l’inalazione e l’esposizione a fattori ambientali quali allergeni, inquinanti e virus respiratori durante l’infanzia porti a sviluppare malattie infiammatorie e respiratorie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l’asma da adulti.

Hawaii: la popolazione marina rischia di estinguersi

barriera-corallina-hawaii

Le barriere coralline sono in grave pericolo. Stanno cominciando a cambiare e, se non si interviene ora, non ci saranno più barriere coralline entro il prossimo secolo

spiega Ku’ulei Rodgers, Assistente Ricercatore presso l’Istituto di Biologia Marina di Honolulu, Hawaii. Rodgers dal 1998 ha contribuito allo sforzo di tutto lo stato delle Hawaii di monitorare le barriere coralline in un progetto chiamato Hawaii Coral Reef Assessment & Monitoring Program (CRAMP).

La ricerca si basa sull’interazione tra il riscaldamento del pianeta e quello del mare che crea problemi al mondo delle barriere coralline. Esse servono come un rifugio per la vita degli oceani, tanto che alcuni li chiamano le “foreste pluviali del mare” per descrivere la grande varietà della vita che pullula in queste scogliere.

Samsung investe 4,3 miliardi di dollari nel taglio delle emissioni

samsung-eco

Continuiamo con la nostra indagine sulle attività sostenibili delle multinazionali, occupandoci oggi del colosso sudcoreano Samsung. Pare che gli asiatici si stiano concentrando più sui gadget che sui prodotti centrali della loro attività. Nella relazione Eco-Management 2013, la Samsung anticipa di voler investire 4,3 miliardi di dollari in gadget e strutture più ecologiche entro 4 anni. Ecco tutta una serie di cambiamenti previsti per un cambiamento positivo.

Secondo la Reuters, la Samsung impiegherà 2,5 miliardi di dollari per rinnovare le attività accessorie, tra cui il taglio dei consumi della potenza dello standbye del 50%, i materiali per l’elettronica saranno riciclabili e biologici come anche gli accessori dei laptop e per i telefoni cellulari. Nulla di nuovo invece su un maggiore impegno, per esempio nel realizzare i propri prodotti con materiali riciclati, e non di lasciare agli utenti finali la discrezione di riciclarli a fine vita. Può sembrar poco ma fa una grande differenza.