I livelli troppo alti di arsenico nell’acqua potabile rappresentano un rischio sanitario affatto trascurabile. Abbiamo avuto modo di parlarne spesso nei mesi scorsi in seguito alla scoperta di numerosi comuni italiani che sforavano il limite previsto dall’UE e ritenuto accettabile dall’OMS, uno sforamento rischioso soprattutto per quanto riguarda la preparazione dei cibi dei neonati e l’acqua da far bere ai bambini, più suscettibili e più permeabili ai contaminanti. Ci sono però Paesi del mondo che stanno messi decisamente peggio quando si tratta di inquinamento da arsenico nell’acqua potabile. Pensate che circa 100 milioni di persone, nei Paesi in via di sviluppo, sono esposte a questo rischio e non possono certo permettersi costosi impianti di purificazione. Una soluzione a basso costo sembrano averla trovata i ricercatori della Monmouth University nel New Jersey, scoprendo una tecnologia low cost in grado di risolvere il problema, decontaminando l’acqua potabile.
Pericoli
Adidas, Nike e Puma unite per eliminare i prodotti tossici dall’abbigliamento sportivo

In principio erano solo Nike e Puma, ora anche l’Adidas ha ceduto alle pressioni di Greenpeace ed ha accettato di unirsi agli altri due marchi nella lotta ai prodotti tossici. Il gruppo sportivo americano, tra i più famosi al mondo nel suo settore, ha deciso di premiare gli sforzi del gruppo Dirty Laudry che da anni si batte per questa missione, ed ha promesso di modificare la sua attività produttiva, eliminando gli agenti tossici dalla propria produzione.
Inquinamento, Apple nel mirino degli ambientalisti a causa dei fornitori cinesi
Inquinamento: la Apple è stata accusata da un gruppo di ong cinesi di rifornirsi in aziende che producono i componenti della mela con sistemi di produzione fortemente inquinanti. Finora, bisogna dirlo, la coscienza del colosso della telefonia e dell’informatica, si era mantenuta di un verde quasi illibato, vedi nuovo quartiere generale ecologico o grandi gesta green di Steve Jobs. Ora, però, una tinta fosca aleggia sull’immagine del brand. Il report in cui si muovono le accuse di inquinamento ai fornitori dell’azienda in Cina si intitola Bad Apple ed è stato curato dall’Istituto degli affari pubblici e ambientali e da membri afferenti all’organizzazione denominata Alleanza verde.
Corea del Sud, non solo atletica leggera: la vicenda di Jeiu
I campionati di atletica laggera di Deagu non sono l’unico evento degno di nota che si sta svolgendo in Corea del Sud questi giorni: vi parliamo di Jeiu e delle manifestazioni di protesta per evitare la distruzione di ettari di verde e di foresta incontaminati. Jeui è una piccola isola che si trova nello stretto di Corea, nota per la ricchezza degli ecosistemi e per la natura incontaminata. Oggi il suo patrimonio naturalistico rischia l’estinzione a causa dell’apertura di una base navale militare. Finora due sacerdoti e diverse decine di attivisti laici sono stati arrestati dalla Polizia perché da diverse settimane con sit-in e manifestazioni bloccavano i lavori nel cantiere.
Delta del Niger: l’ONU multa Shell e Governo per un miliardo di dollari

Un intero ecosistema distrutto. E’ questo il risultato di decenni di sfruttamento eccessivo fatto senza un minimo di cautela per la gente del posto e per l’ambiente, ed ora è arrivato il momento di pagarne il conto: un miliardo di dollari. Questa la cifra stabilita dall’ONU che il Governo del Niger e le compagnie petrolifere, in particolar modo la Shell, dovranno pagare per tentare di recuperare ciò che per anni hanno distrutto.
Petrolio Artico, tutti i rischi ambientali delle trivellazioni al Polo Nord
Cosa accade e quali rischi si corrono dal trivellare in un’area così delicata per gli equilibri degli ecosistemi del Pianeta qual è il Polo Nord? La partnership tra il gigante petrolifero russo Rosneft ed il colosso americano Exxon per cercare nuovi giacimenti di petrolio nella regione artica, un sodalizio siglato nei giorni scorsi, è estremamente pericolosa. Ad affermarlo, elencando tutti i potenziali rischi sia delle perforazioni di ricerca in sé che di eventuali incidenti, è uno che l’Artico lo conosce bene e lo vive e studia da vicino, Enrico Brugnoli, direttore del Dipartimento Terra e Ambiente del Cnr, attualmente operativo al Consiglio nazionale delle ricerche Dirigibile Italia delle isole Svalbard, nel Circolo polare artico, esattamente a Ny-Alesund.
Trivellazioni in Artico: anche la parte russa regalata alle compagnie petrolifere

Dopo l’annuncio di Obama dell’ok alle trivellazioni della zona artica al di sopra dell’Alaska concesse alla Shell, ora è la volta di un’altra compagnia petrolifera, la Exxon, di ottenere la stessa autorizzazione, questa volta sull’altra sponda del polo Nord, quella russa. E non finisce qui perché a breve potrebbe ottenerla anche la BP.
Gas naturale e carbone, emissioni a confronto
Quante emissioni di gas serra producono, nell’intero ciclo produttivo e di vita, rispettivamente il gas naturale ed il carbone? Una risposta chiara a questo quesito ce la fornisce il Worldwatch Institute che ci ha appena inviato i dati di un recente studio condotto su questo confronto. Nonostante l’EPA avesse valutato maggiori le emissioni di metano dai sistemi di gas naturale, una recente ricerca del WI, condotta in collaborazione con Deutsche Bank Climate Change Advisors, rivela che durante l’intero ciclo di produzione, distribuzione e utilizzo, il gas naturale emette poco più della metà delle emissioni di gas serra rispetto a quelle di cui si macchia il carbone per la produzione della stessa quantità di energia.
Alberi artificiali, l’idea tecnologica per assorbire la CO2

Qualche esempio di struttura a forma di albero per assorbire l’inquinamento c’era già stata, ma questa è a dir poco rivoluzionaria. Se il problema che causa l’effetto serra e ciò che ne consegue, è la tanta CO2 presente nell’atmosfera, si può trovare un metodo per assorbirla ancora migliore del piantare gli alberi (anche se di certo non si può prescindere da questa pratica). Così scienziati ed ingegneri britannici e americani hanno inventato gli alberi artificiali, delle strutture che assomigliano più ad un pannello solare che ad un albero, in grado di assorbire anidride carbonica centinaia di volte in più rispetto ad un albero normale.
Il riscaldamento globale può causare delle guerre?

Il riscaldamento globale è un fenomeno che ormai non si può più negare. C’è e si vede, e potrebbe rendersi ancora più evidente nei prossimi anni. Tempo fa, su queste pagine, discutemmo della possibilità di un aumento dei conflitti tra nazioni ricche e quelle povere a causa dell’innalzamento delle temperature in quanto, a causa della carestia e della siccità, sarebbero stati milioni gli sfollati che, per sopravvivere, avrebbero cercato riparo nelle nazioni industrializzate che hanno i mezzi per far fronte alle crisi. Oggi però una ricerca della Columbia University ha confermato tutto in modo più preciso.
Turismo di massa e inquinamento, Goa: da destinazione romantica a fogna
Goa è un piccolo stato indiano sulla costa occidentale dell’India, nella regione del Konkan. Un paradiso di biodiversità, bellezze naturali ed un patrimonio storico-culturale ed architettonico notevole che attrae ogni anno migliaia di turisti che si riversano sulle spiagge, un tempo destinazione romantica oggi in preda al degrado ambientale. Le isole a largo di Goa sono piene di rifiuti. Sopravvissuto a quattro secoli di dominazione portoghese e all’alto afflusso di hippies negli anni Sessanta, oggi lo stato affronta un pericolo ben più temibile: il turismo di massa. Pensate che la popolazione totale dello stato ammonta a 1,5 milioni di persone mentre ogni anno a transitare sono 2,5 milioni di turisti assetati di resort da sogno che trasformano in un incubo il paesaggio.
Ecocidio, una legge contro la distruzione degli ecosistemi per salvare il Delta del Niger da altri disastri
Il Delta del Niger è invivibile a causa, tra gli altri, della Shell, che ha di recente e finalmente ammesso la sua fetta di responsabilità nello sversamento di petrolio costante e massiccio avvenuto ad Ogoniland e Bodo, in Nigeria. Le stime dell’UNEP parlano di ingenti danni agli ecosistemi ed alle popolazioni locali, alla pesca, all’agricoltura, alla salute pubblica, un disastro dalla portata immensa e dagli impatti a lungo termine che potrà essere tamponato in non meno di trent’anni. Ma questa stima vale solo per due degli sversamenti avvenuti, quelli appunto di cui si è assunta la colpa la compagnia petrolifera Royal Dutch Shell. In realtà nell’area, in cui operano numerose compagnie tra cui aziende nigeriane, Eni, Chevron, Total ed ExxonMobil, dal 1976 al 2001, secondo quanto conferma un rapporto dell’UNEP, le perdite di greggio si attestano a ben 6.800 incidenti accertati.
Marea nera in Scozia: chiusa la seconda falla, ma il disastro era annunciato

La fuoriuscita di petrolio, gentilmente battezzata Oil Sheen dalla Shell, è stata risolta. O almeno così dicono dalla compagnia. La seconda falla, quella più difficile da raggiungere, è stata finalmente chiusa dopo che nello scorso fine settimana era stato risolto il problema del primo foro, quello che faceva scorrere più petrolio nelle acque del Mare del Nord. Confidando nella sincerità della Shell, nella speranza che effettivamente il problema sia stato risolto, adesso cominciano le indagini.
Tartarughe marine, ambientalisti e volontari vegliano sulla schiusa delle uova in Calabria
Adottare una spiaggia in cui le uova delle tartarughe marine si stanno schiudendo e presidiarla per evitare fonti di disturbo, in un periodo delicato per la sopravvivenza e l’equilibrio riproduttivo della specie: un gesto protettivo che in Calabria sta accomunando diverse associazioni ambientaliste e volontari, uniti nell’intento di difendere le Caretta-caretta che vengono a deporre le loro uova sui lidi calabresi, come avviene da decenni ormai sulla costa jonica, dai molteplici rischi e pericoli per gli animali neonati imputabili alcuni alla natura stessa altri all’invadenza dell’uomo. Ed è su questo ultimo fronte che operano i volontari.