Il 2010 è l’anno della tigre. O almeno di quello che ne ne rimane. Della tigre, maestoso animale simbolo di possenza e fierezza allo stato brado, resta un’orma sempre più ristretta e limitata a poche aree della Terra. La sopravvivenza della popolazione è messa a repentaglio dalla perdita di habitat e dal fenomeno del bracconaggio che non conosce purtroppo decremento, persino nelle riserve, a dispetto delle numerose iniziative messe in atto da associazioni governative e non. Sarebbero circa 3.600, stando alle stime disponibili, gli esemplari di tigre che vivono ancora allo stato selvatico. Rispetto al secolo scorso il calo registrato è esorbitante: circa 100.000 tigri in meno.
Oggi in Russia si apre l’International Forum on Tiger Conservation, il Forum Internazionale sulla Conservazione delle Tigri, che vede riuniti fino al 24 novembre i leader delle 13 nazioni che ospitano la specie, per discutere dei provvedimenti atti a garantirne la sopravvivenza.
A partecipare non saranno rappresentanti che hanno poca influenza e nessun potere decisionale, come spesso accade in questi summit, bensì personalità influenti della politica dei Paesi aderenti. In primis Putin per la Russia.
Putin che nel 2008 ha ricevuto un cucciolo di tigre, una femmina, come regalo di compleanno, di nome Mashenka che ora si trova in uno zoo, dopo aver trascorso i primi tre giorni di vita in una cesta di vimini a casa del premier russo. Ma sono le tigri selvatiche che si vogliono tutelare, la loro libertà è il vero patrimonio.