Biodiversità: a salvarla potrebbe essere la matematica

Un modello matematico che fornisce una base più efficace per la conservazione della biodiversità in strutture già esistenti è stato sviluppato da un ricercatore dell’Università Ebraica di Gerusalemme. La complessità dei sistemi ecologici, espressi nella grande variazione della morfologia, fisiologia e del comportamento degli individui di diverse specie, stessa specie, o anche dello stesso individuo in ambienti diversi, rendono la comprensione dei meccanismi che riguardano la diversità delle comunità ecologiche estremamente difficile.

Di conseguenza, la maggior parte delle teorie sulla biodiversità sono limitate ad un singolo meccanismo, o si affidano ad ipotesi molto semplificate e a volte irrealistiche. Così, dopo più di un secolo di intensa ricerca sulla diversità delle specie, il mondo non ha ancora una solida base teorica che può efficacemente guidare i decisori politici. Almeno fino ad oggi.

Negoziati sul clima, gli obiettivi non sono sicuri

L’analisi delle registrazioni geologiche che conteggiano i dettagli dell’ultimo periodo conosciuto del riscaldamento globale, hanno rivelato sorprendenti risultati, i quali suggeriscono che gli attuali obiettivi per limitare il cambiamento climatico, stabiliti durante gli ultimi negoziati sul clima, non sono sicuri. Lo studio è stato effettuato dagli esperti sul cambiamento climatico dell’Università di Exeter ed avranno importanti implicazioni per i negoziatori internazionali che dovranno concordare gli obiettivi vincolanti per gli obiettivi futuri delle emissioni di gas serra.

Il professor Chris Turney e il dottor Richard Jones, entrambi del Dipartimento di Geografia, hanno riportato uno studio completo dell’ultimo periodo interglaciale, un periodo di riscaldamento di circa 125.000 anni fa, nell’ultimo numero del Journal of Quaternary Science. I risultati rivelano che l’obiettivo dell’Unione europea di limitare l’aumento della temperatura globale a meno di 2° C rispetto ai livelli pre-industriali non dovrebbe essere considerato “sicuro”.

Vegetarian week per oltre 6 milioni di italiani

Il numero dei vegetariani nel nostro Paese è in forte aumento, e ha raggiunto la cifra record di 6 milioni di persone. Per loro è stato istituito il Vegetarian week, il fine settimana dedicato a chi non mangia la carne. La loro scelta di vita è sintetizzata nelle parole di Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA)

Solo il 20% della popolazione mondiale ha regolare accesso alle risorse alimentari mentre il 26% della superficie terrestre è letteralmente invaso dagli allevamenti, ai quali è imputabile l’emissione del 18% dei gas serra, la distruzione di milioni di ettari di foreste e la perdita di biodiversità, nonchè la produzione annua di 1.050 miliardi di tonnellate di deiezioni.

Per allevare e crescere gli animali da macello occorrono moltissime risorse: è stato calcolato che per produrre 1 kg di carne occorrono oltre 16 kg di foraggio, annaffiato con acqua, e distribuito con mezzi di trasporto. Ma è vero che mangiare carne inquina?

Rinoceronti, bracconaggio +2000% in tre anni

I rinoceronti sono da anni tra le specie più in pericolo di estinzione al mondo, ma grazie alla nuova apparecchiatura ad alta tecnologia utilizzata dai bracconieri, dagli elicotteri con visione notturna a pistole ai dardi con silenziatore, il fenomeno del bracconaggio è salito alle stelle dal 2008. Il 2010 è stato l’anno peggiore. La criminalità organizzata si dà da fare per soddisfare la domanda dai mercati asiatici, dove le corna possono essere vendute per 30.000 dollari a libbra, e ogni corno ha un peso compreso tra 6,3-8,1 libbre (2-3 kg). Ovviamente questo si aggiunge ad una già grave crisi per i rinoceronti africani.

Secondo Live Science, la caccia di frodo in Africa equivale a perdere un rinoceronte ogni 2 giorni. Il rinoceronte bianco, che è uno dei più a rischio, conta solo 17.500 individui, mentre il rinoceronte nero, considerato in “pericolo critico” ne conta solo 4.000 allo stato brado.

Siccità, la colpa è della sovrappopolazione

Inquinamento? Deforestazione? Mutamenti climatici? No, se dovessimo fare una classifica dei problemi più gravi per la Terra, in vetta ci sarebbe la sovrappopolazione. Siamo consapevoli del fatto che gli esseri umani hanno un impatto significativo sulle forniture di acqua, specialmente perché sul pianeta l’acqua dolce direttamente disponibile è molto più scarsa di quella salata.

Tuttavia, mai avremmo potuto immaginare che “pesiamo” quattro volte più dei cambiamenti climatici sulle riserve idriche. Una nuova relazione dimostra che abbiamo davvero bisogno di concentrarci molto di più sugli esseri umani che sul riscaldamento delle temperature, se vogliamo evitare i conflitti più importanti nel prossimo futuro.

Scioglimento ghiacciai, Perito Moreno in buona salute

Vi avevamo riferito due anni fa del maggior ghiacciaio argentino, il Perito Moreno, che era diventato uno dei simboli dell’incremento delle temperature globali, dato che per diversi anni si è ritirato sempre più, continuando il lento ma inesorabile scioglimento dei suoi ghiacci, considerati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Ora pare che ci sia un’inversione di tendenza, ed il ghiacciaio non si stia sciogliendo più. Anzi, ciò che è più grave è che forse non si è mai veramente sciolto, non in maniera preoccupante almeno.

Non siamo sicuri del perché questo accada, ma non tutti i ghiacciai rispondono allo stesso modo al cambiamento climatico

ha detto Andres Rivera, glaciologo del Centro per gli studi scientifici di Valdivia, in Cile.

Temperature medie +4,2° C previste entro il 2100

Lo abbiamo sentito ripetere dagli esperti migliaia di volte: l’unico modo per evitare delle catastrofi ambientali molto gravi è che le temperature globali medie non salgano per più di 2° C. rispetto ad oggi. Il problema è che pare che le speranze di raggiungere questo obiettivo vadano assottigliandosi ogni giorno che passa.

In vista del prossimo round di negoziati sul clima che porteranno verso il COP16 di Cancun a fine anno, gli impegni sulla riduzione delle emissioni assunti nel quadro di Copenaghen si sono dimostrati così deboli che, se non venissero rafforzati, ci metterebbero su una traiettoria di aumento della temperatura fino a 4,2° C entro il 2100. La prima e più diretta conseguenza sarebbe la certezza della scomparsa delle barriere coralline a causa dell’acidificazione degli oceani. Ad affermarlo è un gruppo di scienziati europei (tedeschi, olandesi, svizzeri e danesi) che hanno pubblicato il loro studio nell’ultimo numero della rivista di divulgazione scientifica Environmental Research Letters.

Fiumi a rischio inquinamento e sfruttamento intensivo

I fiumi sono a rischio e soffrono, è questo l’allarme lanciato da un gruppo di ricercatori del City College di New York. La salute dei fiumi è minacciata dall’inquinamento e dal fatto che sono sfruttati intensamente. L’80% della popolazione mondiale vive presso corsi d’acqua di piccola o grande ampiezza e li ha trasformati in base alle sue esigenze: dighe, pompe per l’agricoltura, inquinamento delle acque e inserimento di specie invasive per ripopolare la fauna acquatica.

L’acqua dei fiumi è la nostra risorsa più preziosa, indispensabile per la vita di esseri umani, di animali e di piante, dell’intero ecosistema terrestre, ricordano gli studiosi americani, ma il loro stato di salute è minacciato dall’uomo, dai circa 5 miliardi di persone che sfruttano le loro acque, mettendo a rischio il 65% degli habitat fluviali del mondo e la sopravvivenza di migliaia di specie animali ed acquatiche.

Una pianta su 5 è a rischio estinzione

Nell’anno della biodiversità, l’analisi globale del rischio di estinzione per le piante del mondo, condotta dal Royal Botanic Gardens, Kew, il Natural History Museum di Londra e l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ha rivelato che le piante del mondo sono in via di estinzione come i mammiferi, e forse anche peggio.

Pare infatti che una pianta su cinque rischi di scomparire per sempre. Lo studio è un punto di riferimento importante per la conservazione delle piante ed è la prima volta che la minaccia concreta viene stimata sulle 380 mila specie di piante note. I risultati saranno presentati ai governi che si riuniranno a Nagoya, in Giappone, a metà ottobre per stabilire nuovi obiettivi nel vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

Coca Cola Italia, abbattuti rifiuti ed emissioni, i risultati del 2009

Le multinazionali sono tra le aziende più responsabili dell’inquinamento globale, ma molte di esse si sono messe una mano sulla coscienza, se non altro per macchiarsi di verde la reputazione, e hanno deciso di porre rimedio. Tra queste la Coca Cola è tra quelle che sembrano più impegnate nel ripulire il mondo, riducendo i propri sprechi derivanti dall’attività principale: la produzione della bevanda.

Il resoconto degli sforzi del 2009 è stato presentato ieri a Milano nel Rapporto Socio-Ambientale 2009, in cui sono stati illustrati risultati soddisfacenti. La Coca Cola HBC Italia si sta impegnando su tutti i fronti, dalla riduzione degli sprechi all’efficienza energetica, dalla gestione dei rifiuti alla riduzione delle emissioni. Di seguito i dati nel dettaglio.

Le aree più inquinate al mondo? L’Africa e l’Asia orientale

Se si pensa alle nazioni più inquinate al mondo, vengono automaticamente in mente la Cina e gli Stati Uniti. Ma queste sono sicuramente le più inquinanti, non le più inquinate, in quanto diversi fattori atmosferici, primo fra tutti il vento, spostano l’aria “malata” in altre zone.

Gli scienziati conoscono da tempo l’impatto potenzialmente letale dell’inquinamento atmosferico, ma fino ad ora un calcolo globale preciso era fuori portata. Con le nuove immagini satellitari, tuttavia, i ricercatori hanno finalmente dato la prima occhiata a come il particolato è distribuito in tutto il mondo, e i luoghi dove l’inquinamento dell’aria era stato difficile da misurare con precisione a causa dell’arretratezza tecnologica. Un passo importante verso una migliore comprensione di un problema che gli epidemiologi dicono contribuisce a milioni di morti premature ogni anno.

Aerei, l’Ue programma taglio CO2 al 2020

Il settore del trasporto aereo è da sempre uno dei più inquinanti, se non il più inquinante, dell’industria moderna, ma contrariamente a quanto si è fatto per quasi tutte le attività umane, era l’unico a non essere toccato da limitazioni alle emissioni. Il protocollo di Kyoto, che limitava le emissioni statali dei Paesi che vi aderivano, non prevedeva un tetto al settore aereo. Una mancanza grave a cui ora l’Unione Europea ha deciso di porre rimedio.

Il settore dell’aviazione civile verrà dunque inserito dal 2012 nell’Emission trading scheme, lo schema di scambio di emissioni che prevede nell’Ue una limitazione alle emissioni di CO2 per tutti i settori dell’industria. L’obiettivo è che le compagnie aeree comincino a dotarsi di nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni (aerei più efficienti, biocarburanti, ecc.), in modo da cominciare a ridurre le proprie emissioni dal 2012 in poi sempre più fino a giungere al 2020 ad una riduzione complessiva del 10% rispetto ai dati del 2005.

Bill Clinton: “Le calamità naturali aumenteranno con i cambiamenti climatici”

La Clinton Global Initiative 2010 (una manifestazione indetta dalla famiglia Clinton per fare il piano sullo stato energetico ed economico mondiale) è in pieno svolgimento, ed ha messo in comunicazione capi di Stato e gruppi no-profit al fine di unire le forze per creare programmi filantropici per salvare il pianeta.

L’incontro, arrivato quest’anno alla seconda edizione, si è incentrato sul tema delle catastrofi, ed in particolare sulle calamità naturali. Un atto dovuto visto quello che sta succedendo negli ultimi mesi, dalle inondazioni in Pakistan alle ondate di caldo in Russia che hanno devastato il Paese con gli incendi. Bill Clinton ha colto l’occasione per notare il legame tra le calamità naturali e i cambiamenti climatici.