Foresta boreale: la distruzione del polmone del Canada in una mostra fotografica (gallery)

La deforestazione è un problema che tutti conosciamo, ma che spesso non è ben compreso dai non addetti ai lavori. Per far rendere conto di questa immane tragedia che colpisce vaste aree del pianeta, e che pagheremo tutti noi, anche se abitiamo a migliaia di chilometri di distanza, Jiri Rezac, fotografo di Greenpeace, ha appena realizzato “Tarnished Earth”, una drammatica galleria fotografica, la quale racconta la distruzione della foresta boreale canadese.

Quest’area è una striscia di conifere che separa la tundra a Nord e la foresta pluviale temperata e boschi di latifoglie a Sud. La mostra sarà gratuita in quanto il fotografo ha deciso di esporla non in un museo, ma in strada, in modo che possa raggiungere chiunque cammini lungo la South Bank di Londra dal 14 settembre prossimo e per le quattro settimane successive.

Un terzo delle tartarughe d’acqua dolce rischia l’estinzione

Conservation International ha rilasciato un nuovo rapporto che definisce un futuro tetro per le tartarughe d’acqua dolce del mondo: almeno un terzo delle 280 specie conosciute attualmente rischia l’estinzione. I problemi alla base di questa tragedia non sono solo i soliti (caccia e la perdita di habitat), ma a queste si aggiunge anche un commercio per questi animali domestici che va al di fuori di ogni regola. Ma c’è anche una buona notizia: il rapido declino può ancora essere invertito se si prendono provvedimenti.

Come molte altre specie minacciate in Asia, molte tartarughe ora in via di estinzione sono valutate per le loro presunte proprietà medicinali. Il mercato che riguarda queste specie è di fatto cresciuto così tanto che alcune aziende agricole sono state create per contribuire a soddisfare la domanda dell’industria farmaceutica. Ma i numeri continuano a scendere per i problemi prima esposti.

Voli aerei: come compensare le emissioni di CO2

Myclimate.org, goclimate.org e atmosfair.de. Sono queste, secondo un’indagine effettuata dalla Federazione dei Centri di Tutela dei Consumatori della Germania, la Bundesverband der Verbraucherzentralen, le sole tre Agenzie che, in materia di compensazione delle emissioni di anidride carbonica (CO2), sono state giudicate come “raccomandabili senza riserve alcune“.

A metterlo in risalto è stato il CTCU, il Centro Tutela Consumatori Utenti, nel sottolineare come l’anidride carbonica (CO2), quando non la si può risparmiare evitando di emetterla in atmosfera, quantomeno la si può andare a compensare; basti pensare alle emissioni inquinanti associate ad un volo aereo che potrebbero essere compensate andando a mettere in atto progetti di qualsiasi tipo e comunque finalizzati al risparmio di anidride carbonica (CO2). Ma quanto costa la compensazione delle emissioni generate da un volo aereo?

Marea nera, la BP potrebbe essere responsabile dell’estinzione di un cavalluccio marino

Il disastro della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico ha provocato danni che ancora oggi, ad oltre un mese dalla chiusura della falla, non sono perfettamente calcolabili. La fauna marina è sicuramente quella che ha pagato il prezzo più alto, ma in questi giorni alle conseguenze sulla salute dei pesci si aggiunge una preoccupazione in più.

Almeno una specie di quelle che vivevano nel Golfo e che era minacciata di estinzione, il cavalluccio marino nano, rischia di sparire. Questo particolare cavalluccio è un piccolo animale lungo meno di due centimetri che non vive in nessun altro posto del pianeta, nuota tra le praterie di fanerogame in acque poco profonde la maggior parte dell’anno ma, secondo recenti dati, non vi nuoterà ancora per molto dato che alcuni di questi esemplari sono stati uccisi dalle tossine fuoriuscite dalla falla della Deepwater Horizon.

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Inquinamento, Cina chiede aiuto all’Emilia Romagna

Ha chiesto aiuto all’Emilia Romagna, la Cina, per combattere la piaga dell’inquinamento. L’appello è arrivato nei giorni scorsi, nell’ambito di un seminario svoltosi presso la Tongji University di Shanghai, dal titolo Green Technologies, con oggetto la cooperazione tra l’Italia ed il Paese orientale nel settore delle strategie di riduzione dell’inquinamento, organizzato dall’ateneo cinese in collaborazione con Confindustria Emilia-Romagna.

Come tutti sappiamo, la crescita industriale ed economica che ha conosciuto negli ultimi anni la Cina è di proporzioni gigantesche, tanto da averla condotta al sorpasso sugli Stati Uniti come Paese più inquinante al mondo. Ma il progresso non si può arrestare. Né tanto meno la soluzione è chiudere fabbriche o vietare si vendano automobili. Bisogna piuttosto cercare di porre un freno alle emissioni, per garantire una qualità dell’aria (e della vita) migliore alla popolazione, senza però arrestare la crescita. Da qui l’appello all’Emilia Romagna, che già opera nel settore, ed alle duecento aziende del comparto green presenti al seminario già attive sul territorio.

Aumento della temperatura di 2 gradi: impossibile da evitare

Scienziati e ambientalisti di tutto il mondo si stanno dando da fare da anni ormai per tentare di limitare l’aumento della temperatura globale di due gradi, soglia che, secondo molti, comporterebbe una serie di disastri naturali a partire dallo scioglimento dei ghiacciai.

Ma tutti questi sforzi potrebbero essere stati vani, se Steven Davis, ricercatore dell’Università di Stanford, e Martin Hoffert della New York University, avessero ragione. Davis spiega in un articolo recentemente pubblicato su Science che teoricamente non è impossibile bloccare l’incremento delle temperature, ma è un’impresa talmente titanica che le possibilità che l’umanità ce la faccia sono ridotte all’osso.

Marea nera, Greenpeace scopre petrolio nascosto sotto la sabbia

Come abbiamo potuto dimostrare già tempo fa, la BP ha mentito (ancora una volta) affermando che il petrolio disperso durante i quasi 4 mesi di apertura della falla era stato tutto ripulito. Oltre ai vari fattori già analizzati, ne andava considerato un altro, e cioè che le popolazioni che vivono lungo le coste denunciavano gli operai della compagnia petrolifera, accusati di nascondere il petrolio sotto la sabbia.

Così un gruppo di attivisti di Greenpeace è andato ad indagare, ed ha trovato una sorpresa decisamente poco piacevole. Sulle spiagge dell’isola di Horn, al largo del Mississipi, è bastato scavare piccoli buchi nella sabbia per vedere il colore della stessa cambiare dal tipico colore giallastro in uno sempre più scuro, fino al nero. Avevano trovato il petrolio.

CO2 Expo 2010 alla Fiera di Roma, tutto sull’anidride carbonica e sui cambiamenti climatici

CO2 Expo è un altro importantissimo e interessante Salone internazionale allestito in occasione di ZeroEmission 2010, la Fiera di Roma sull’ambiente e l’energia.
Nelle giornate dell’8-10 settembre si parlerà di inquinamento, di come abbattere le emissioni di CO2 e di cambiamenti climatici, vediamo quali sono le novità e soprattutto quali i rimedi.

Uno degli argomenti più attesi di CO2 Expo è relativo ai mercati di credito di carbonio, o mercato delle emissioni. Si tratta di uno strumento amministrativo di controllo per monitorare le emissioni di anidride carbonica, di gas inquinanti e di gas serra dei singoli Paesi, attraverso la quotazione monetaria delle emissioni e la vendita delle quote di gas inquinanti tra i diversi Stati. Il mercato delle quote di carbonio ha un impatto significativo sull’economia italiana ed europea dal 1997 con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e della successiva Direttiva eurpea 2003/87/CE del 2003. Il mercato dei crediti influisce anche sui progetti di forestazione e riforestazione.

Volpe considerata estinta rispunta negli Usa

La volpe rossa della Sierra Nevada si riteneva fosse estinta, fino almeno a tre settimane fa. I biologi dell’US Forest Service sono riusciti a scattare foto della volpe con una macchina fotografica installata su un sentiero ed azionata a distanza, ed inoltre sono riusciti a prelevare campioni di saliva. Questi sono serviti per estrarre il DNA che successivamente l’Università di Davis ha potuto analizzare per confermare che si trattava proprio di quella specie. Possiamo dunque tirare un sospiro di sollievo, almeno per ora.

Planet-Save scrive che i ricercatori Ben Sacks e Mark Statham, impegnati con la fauna selvatica nel laboratorio di genetica veterinaria alla UC Davis, hanno studiato le volpi rosse per quattro anni in California, osservando il DNA da campioni di animali vivi e da museo. Gli esperti pensavano che tutte le volpi rosse della California e del Nevada discendevano dalle volpi rosse Orientali, ma attraverso la loro ricerca, si è scoperto che non era così. Ci sono ancora volpi rosse native della California e Nevada, incluse quelle che si pensava fossero scomparse sin dal lontano 1920.

Marea nera, le conseguenze dei disperdenti chimici

All’inizio di questa estate, quando la marea nera era ancora in cima ai titoli dei giornali di tutto il mondo, le previsioni russe di una pioggia tossica conseguente alla fuoriuscita di petrolio sono state respinte dalla comunità scientifica. Ma forse i giudizi sono stati troppo affrettati. I rapporti effettuati più recentemente infatti fanno pensare che forse i russi avevano ragione.

Uno dei primi campanelli d’allarme che fanno pensare a qualche conseguenza sulle piogge acide arriva dalla Florida, dove una famiglia ha scoperto, non senza una certa preoccupazione, che nella loro piscina era presente dello Corexit, uno dei disperdenti chimici rilasciati nell’oceano. La famiglia Scheblers di Homosassa, Florida, ha cominciato a sospettare che qualcosa non andasse quando hanno notato che la loro piscina stava causando eruzioni cutanee, grave diarrea e urine molto scure. Questi sintomi sono certamente collegabili agli ingredienti contenuti nei disperdenti subacquei Corexit 9.527. Il 2-butossietanolo contenuto in esso può distruggere le cellule del sangue, causa un aspetto scuro nelle urine, e può causare irritazione gastrointestinale, la quale a sua volta può favorire la diarrea.

Marea nera, perché così tante trivellazioni nel Golfo del Messico?

L’esplosione della piattaforma petrolifera Mariner Energy nel Golfo del Messico è l’ultimo di una serie di disastri legati alle trivellazioni nell’area che si estende tra il Sud-Est degli Stati Uniti e lo stato messicano. Ma perché così tante società trivellano nel Golfo, e come mai c’è così tanto petrolio in quell’area? Il petrolio, la linfa vitale dell’economia Occidentale di oggi, si pensa provenga da resti di piccoli organismi che vivevano milioni di anni fa, ma la trasformazione chimica esatta per cui questo avviene rimane ancora qualcosa di misterioso.

I geologi tuttavia pensano che il passato antico del Golfo del Messico abbia creato la situazione del petrolio attuale.

E’ un luogo in cui le condizioni sono l’ideale per creare il tipo di proteo-materiali per petrolio e gas

ha dichiarato Harry Roberts, geologo marino del Louisiana State University a Baton Rouge, secondo cui la formazione geologica ha prima creato questa enorme riserva di petrolio e poi l’ha intrappolata per millenni.

Inverno 2010, il più rigido degli ultimi 30 anni

Un inverno freddo e rigido come quello del 2010 non si registrava da secoli, esattamente dall’inverno 1783-1784, quando si sono verificate le stesse condizioni atmosferiche.
Gli inverni caratterizzati da abbondanti nevicate e da temperature con parecchi gradi sottozero, si verificano almeno una volta ogni 100 anni. E la stagione invernale scorsa è stata la più fredda degli ultimi 30 anni, ma da cosa è stato determinato quel clima rigido e polare?

Uno studio apparso sulla rivista Geophysical Research Letters informa che le forti nevicate che hanno interessato il Nord America e l’Europa Settentrionale nell’inverno 2010 sono state causate principalmente dall’incontro, o meglio dalla collisione, tra due fenomeni climatici, El Niño e l’Oscillazione Nord Atlantica.