Decreto legislativo rinnovabili, Assoelettrica: “Evitare assalto alla diligenza incentivi”

Sugli incentivi alle rinnovabili e sul percorso di riforma avviato dal nuovo decreto legge è intervenuto nei giorni scorsi il presidente di Assoelettrica Giuliano Zuccoli, in vista di un’audizione sul provvedimento alla Camera dei Deputati.
Zuccoli si è detto convinto del raggiungimento degli obiettivi previsti al 2020 proprio in virtù del rischio scongiurato dal DL, ovvero evitare quello che definisce un assalto alla diligenza degli incentivi.

I conti tra richieste di realizzazione di impianti rinnovabili (per un ammontare di 150 MW) ed il picco di domanda totale in Italia (54 MW) sono attualmente eccessivamente sbilanciati per non intervenire creando un sistema razionale di incentivi, come ci spiega lo stesso Zuccoli:

Non è pensabile che siano incentivati investimenti che alla fine fanno ulteriormente aumentare i costi dell’energia che da noi sono già alti.
In un mondo ideale preferiremmo un sistema che non ha bisogno di incentivi ma nel mondo reale non è così e quindi serve un meccanismo di incentivi mirato al rispetto dei vincoli europei (una quota del 17% di fonte primarie rinnovabili al 2020) altrimenti gli investitori privati non si muoverebbero a causa del rischio regolatorio e non avendo certezza del ritorno degli investimenti.

Etichettatura d’origine alimentare: pronta la legge, ma l’Europa potrebbe bloccarla sul nascere

La Commissione Agricoltura della Camera ha presentato ieri la legge che regolerà l’etichettatura dei prodotti alimentari. Si tratta di un’innovazione nel settore dove l’unica legge che finora vigeva era solo quella del più furbo. In Italia infatti venivano pubblicizzati prodotti che provenivano dal Brasile con l’immagine sul prodotto della Sicilia, o i latticini provenienti dalla Germania (come le famose mozzarelle blu) con l’immagine del Golfo di Napoli.

Tutto questo, una volta approvata la legge dal Parlamento, non si potrà più fare, a meno che non intervenga il Parlamento europeo. Non che queste direttive non siano corrette, ma potrebbero andare in contrasto con quelle recentemente varate da Bruxelles che vanno nella stessa direzione, ma sono leggermente diverse. Facciamo un passo indietro ed analizziamole entrambe.

Smog, nuove regole in Toscana

Torniamo a parlare di inquinamento, salute pubblica e ruolo delle istituzioni. Siamo in Toscana, dove la nuova rete della qualità dell’aria può contare su 32 centraline, la cui collocazione è stata ridisegnata dalla Regione, insieme all’Arpat e alle Province, alla luce delle nuove regole antismog approvate dalla giunta regionale, giunta che proprio ieri ha deliberato l’adeguamento alla direttiva europea del 2008, recepita, ahinoi con ritardo, a livello nazionale soltanto nel 2010.

Sulle modalità di calcolo del PM10 sostanzialmente a cambiare sono i criteri basati sulla localizzazione delle centraline di rilevamento. Infatti, il superamento del limite di polveri sottili, non sarà considerato significativo qualora registrato dalle stazioni in strade altamente trafficate, bensì se avviene nei siti di fondo urbano, ovvero quelli in cui si può calcolare la reale esposizione media della popolazione allo smog.

Eolico, sentenza Tar Sardegna: un nuovo Far West del vento?

Le lobbies delle rinnovabili, il caos legislativo, le speculazioni, quel contrasto sporco tra energia pulita ed investimenti senza regole e criteri troppo arbitrari per garantire uno sviluppo energetico sostenibile. Torniamo sull’argomento per raccogliere le obiezioni sollevate dalla deputata Caterina Pes (PD) riguardo alla recente sentenza del Tar della Sardegna, sentenza che potrebbe riaprire quello che definisce un Far West del vento.

Tutto ebbe inizio il 12 marzo scorso, quando la delibera della Giunta regionale 10/3 bloccò la corsa all’eolico selvaggio, limitando l’installazione di impianti eolici nel territorio regionale, e riservandosi la partecipazione attraverso enti strumentali a capitale interamente pubblico. Le società presentarono ricorso al Tribunale amministrativo. I primi dieci ricorsi sono stati accolti, almeno parzialmente, dal giudice, dal momento che

La produzione di energia anche da fonti rinnovabili è un’attività libera, soggetta ad autorizzazione e non riservata ai poteri pubblici.

Decreto rinnovabili: Rete Imprese Italia chiede tempi attuazione rapidi

Il decreto legislativo che in Italia recepisce la direttiva comunitaria, la 2009/28/CE, inerente la promozione e l’utilizzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, rappresenta per l’Italia una leva strategica per la green economy e per il superamento della crisi.

A dichiararlo è stato il Presidente di R.ETE. Imprese Italia, Giorgio Guerrini, sottolineando come nello stesso tempo, a fronte dell’adeguatezza del decreto, siano necessari tempi di attuazione rapidi. Il Presidente Guerrini, intervenuto in data odierna presso la decima Commissione Industria del Senato, nel corso di un’audizione, ha infatti messo in guardia del fatto che i lunghi tempi d’attuazione potrebbero mettere a rischio l’efficacia delle nuove norme, così come c’è bisogno di modificare alcuni aspetti critici del Decreto stesso.

Stop ai sacchetti di plastica, così è se vi pare

Il 2011 si apre all’insegna del caos generato dal Milleproroghe che non contiene traccia alcuna del decreto attuativo della legge 296 relativa alla messa al bando dei sacchetti di plastica nel nostro Paese. Per il senatore Francesco Ferrante, per far entrare in vigore il provvedimento non occorre decreto attuativo.

Dal canto suo la Unionplast, l’associazione di riferimento per i produttori di manufatti in plastica, dà voce, nelle parole del direttore Enrico Chialchia, alle proprie perplessità:

Il 1 gennaio 2011 non entrerà in vigore nessun decreto, per il semplice fatto che il Consiglio dei Ministri non ha adottato nessun provvedimento attuativo. Ad oggi la situazione è questa:  nulla è cambiato rispetto alle disposizioni della legge 296 del 2006, che imponeva come data limite per la commercializzazione dei sacchetti il 1° gennaio 2010 (successivamente prorogato di un anno), che non è mai stata attuata proprio perché i decreti attuativi non sono stati emanati. A questo proposito ricordo anche che la 296 non prevedeva nessun regime sanzionatorio, dunque non si capisce nemmeno sulla base di quali disposizioni dovrebbero essere inflitte le multe.

OGM: un milione di firme per tenerlo fuori dall’Europa

Un gruppo di attivisti di Greenpeace (e non solo) ha presentato una petizione di oltre un milione di firme all’esecutivo Ue nelle scorse settimane, chiedendo di fermare le approvazioni di nuovi organismi geneticamente modificati (OGM). La petizione è vista come un banco di prova per l'”iniziativa dei cittadini europei”, introdotta con il nuovo trattato costituzionale dell’Unione, che consente ad un milione o più persone di chiedere, congiuntamente alla Commissione europea, di modificare la legislazione UE, come già avviene oggi in Italia per le leggi di iniziativa popolare.

Organizzata dagli ambientalisti di Greenpeace, la petizione chiede alla Commissione di interrompere l’approvazione delle colture OGM e istituire un nuovo organismo scientifico con il compito di studiare l’impatto della tecnologia e determinare dei regolamenti. Questa decisione segue quella della Commissione del marzo scorso di concedere il primo via libera alle coltivazioni della patata “Amflora”.

Sacchetti di plastica: nessun decreto attuativo ne assicura la messa al bando

Qualche giorno fa il ministro Stefania Prestigiacomo ha assicurato che la messa al bando entrerà in vigore, come previsto, dal 1 gennaio 2011 senza ulteriori ritardi  e si è opposta con forza agli scaglionamenti proposti nel Milleproroghe che avrebbero posticipato di un anno l’entrata in vigore del divieto di distribuzione dei sacchetti di plastica da parte dei piccoli esercenti. Ella stessa ha dichiarato come sia:

una grande innovazione, quella introdotta dal governo  che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all’ inquinamento, rendendoci tutti più responsabili in tema di riuso e di riciclo. Soddisfazione senza riserve da tutte le organizzazioni ambientaliste che temevano, forse per i forti interessi economici implicati, una nuova proroga per l’entrata in vigore del divieto.

Ecologia domestica, nuove regole Ue per eco-cucine in vista del 2020

La Commissione europea in questi giorni si è espressa sull’efficienza energetica domestica e ha deliberato una serie di provvedimenti per migliorare la qualità degli elettrodomestici, ridurre le emissioni inquinanti e abbattere i costi di vendita.
La progettazione delle cosiddette eco-cucine, con lavastoviglie a basso impatto ambientale sia per uso domestico sia da incasso, con lavatrici alimentate dalla rete elettrica o da batteria che ridurranno il consumo energetico e l’uso di acqua potabile; sono solo alcuni esempi dei nuovi parametri fissati dalla Commissione europea per migliorare l’efficienza energetica delle nostre case.

Le regole sulle eco-cucine sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale ed entreranno in vigore tra 20 giorni, per dare il tempo ai produttori di elettrodomestici di adeguarsi alle nuove normative; sempre che l’Italia le metterà davvero in atto.

Punta Perotti, restituzione terreni a imprese costruttrici ecomostro riaccende le polemiche

A volte ritornano. Sono i nuovi (eco)mostri, nuovi mica tanto però. I terreni di Punta Perotti, a Bari, che ospitavano il famoso ecomostro abbattuto, a furor di popolo, il 2 aprile del 2006, torneranno infatti ai vecchi e a quanto pare legittimi proprietari che ne disporranno, vogliamo augurarci, diversamente da quanto fatto in precedenza. Lo ha disposto il GUP del tribunale di Bari, Antonio Lovecchio, revocando proprio oggi la confisca e ordinando la restituzione del lotto alle imprese costruttrici. Si tratta delle società Sud Fondi, Mabar e Iema, controllate dalle famiglie Andidero, Matarrese e Quistelli.

Riassumere l’intricata vicenda giudiziaria che ha portato alla demolizione dell’ecomostro di Punta Perotti e oggi a questa controversa sentenza, non è compito facile. L’AGI ripercorre le tappe principali dell’iter giudiziario, incluso l’intervento ad hoc di Berlusconi che il 15 dicembre 2004 ordinava la demolizione del complesso delle brutture. Nel 1985, scrive l’agenzia, l’articolo 19 della legge 47 spiegò che

“la sentenza definitiva del giudice penale che accerta la lottizzazione abusiva dispone la confisca dei terreni abusivamente lottizzati e delle opere abusivamente costruite”.
Nel gennaio 2001 la Corte di Cassazione in applicazione della norma, ha accettato la lottizzazione dell’area di Punta Perotti e ha confiscato i terreni e gli immobili. La Corte di Cassazione ha, tuttavia, assolto i legali rappresentanti delle imprese lottizzanti, “per errore nell’interpretazione della legge”.

Nucleare, la Consulta boccia le leggi regionali anti-centrale

Puglia, Campania e Basilicata dovranno fare i conti ora con un nuovo problema: il rischio di veder costruire una centrale nucleare sul proprio territorio diventa sempre più alto. La Corte Costituzionale, riunitasi ieri in Consulta, ha deciso che le leggi regionali che impedivano l’installazione di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi sul proprio territorio sono incostituzionali in quanto vanno a sconfinare nelle competenze nazionali.

Le tre Regioni meridionali erano tra le più decise a portare avanti la lotta contro il ritorno al nucleare in quanto erano segnalate tra i siti con maggiori garanzie per la costruzione di centrali o depositi di scorie radioattive (basta ricordare ciò che avvenne qualche anno fa a Scanzano Jonico). Per questo, non appena il Governo ha ricominciato a parlare di nucleare, sono state le prime ad alzare le barricate. Ora però queste sono state abbattute.

Più alberi per tutti e meno tasse (sulle aiuole). Un disegno di legge per il verde in città

Rendere le città più belle, vivibili e salubri. Questo da sempre il ruolo del verde nel contesto urbano che oggi si carica di importanti significati ecosistemici ed ecologici. Una città più verde è infatti non solo una città più amena, ma anche una città che respira, un ecosistema urbano con ciclo del carbonio più efficiente e aria più pulita. Obbiettivo del provvedimento, recita il testo, è

“la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo nell’ottica di portare a pieno compimento l’attuazione del protocollo di Kyoto e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e il miglioramento della qualità dell’aria”.

Già dal 1992 i comuni dovevano piantare un albero per ogni nuovo nato, obbligo interpretato in maniera spesso aleatoria e messo in atto con tempi lunghi. Il disegno di legge promosso dal Consiglio dei Ministri di venerdì 22 mira ad accorciare i tempi di messa a dimora (da 12 mesi a 90 gg dopo la nascita) delle nuove piante ed a rendere l’obbligo realmente tale e non solo.

Acqua come “bene pubblico”, la proposta di legge dell’opposizione

Si torna a parlare di acqua e di privatizzazione del servizio idrico nazionale. Stamattina il Partito Democratico ha presentato alla Camera una proposta di legge in previsione del referendum abrogativo del Decreto Ronchi, per ribadire che l’acqua è un “bene comune“.

Ricordiamo che lo scorso anno oltre 1 milione di persone, per l’esattezza 1 milione e 400 mila, hanno firmato per dire No alla privatizzazione dell’acqua e per chiedere un referendum nella prossima primavera affinché sia abolito l’articolo 23bis della Costituzione che accentua i tempi per la privatizzazione dell’acqua, la modifica dell’articolo 150 del decreto legislativo 152/2006, nonché l’abrogazione dell’articolo 154 del medesimo per evitare che si speculi sull’acqua pubblica.

Nel testo Disposizioni per il governo della risorsa idrica e la gestione del servizio idrico integrato, presentato questa mattina dal democratico Pier Luigi Bersani, si legge che

Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal suolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa […] inalienabile del demanio.