Nuovo disastro petrolifero in Nuova Zelanda: cargo si spezza in due

Oltre tre mesi fa il cargo greco Rena si era incagliato al largo delle coste di Wellington, in Nuova Zelanda. Come accade spesso in questi casi, la prima conseguenza è stata la fuoriuscita di carburante. Purtroppo però questa non sarà l’unica. Dopo i primi giorni in cui non si è riuscito a chiudere la falla che ha fatto uscire litri e litri di gasolio che ha ammazzato circa 20 mila uccelli marini, durante questa notte la nave si è letteralmente spezzata in due.

Petrolio: disastro ecologico in Russia grande 6 volte quello della BP

Il mondo si è scandalizzato quando per tutta l’estate dello scorso anno nel Golfo del Messico il popolo più tecnologicamente avanzato del pianeta non riusciva a chiudere un buco da cui fuoriuscivano litri e litri di petrolio greggio. Ma oggi si scopre che in Russia ogni anno c’è una fuoriuscita di petrolio che inquina il territorio, creando disastri ecologici enormi, per una quantità di circa 6 volte superiore alla vicenda della BP. Nessuno si scandalizza soltanto perché…non è mai stato reso noto.

Marea nera in Scozia: chiusa la seconda falla, ma il disastro era annunciato

La fuoriuscita di petrolio, gentilmente battezzata Oil Sheen dalla Shell, è stata risolta. O almeno così dicono dalla compagnia. La seconda falla, quella più difficile da raggiungere, è stata finalmente chiusa dopo che nello scorso fine settimana era stato risolto il problema del primo foro, quello che faceva scorrere più petrolio nelle acque del Mare del Nord. Confidando nella sincerità della Shell, nella speranza che effettivamente il problema sia stato risolto, adesso cominciano le indagini.

Inquinamento: la Shell distrugge un villaggio nel Niger, e le popolazioni la denunciano all’Aja

Goi oggi è un villaggio abbandonato. Gli stagni in cui una volta abbondava il pesce e l’allevamento di polli che erano l’orgoglio del suo capo, Barrisa Tete Dooh, giacciono abbandonati, coperti da uno spesso strato nero. Il villaggio di pescatori è contaminato, la scuola è stata saccheggiata, le foreste di mangrovie sono rivestite di bitume e tutti si sono rifugiati in un luogo meno degradato dallo sfruttamento del bene più prezioso della regione: il petrolio greggio.

Marea nera nello Yellowstone, la situazione una settimana dopo (gallery)

E’ passata quasi una settimana dalla fuoriuscita di petrolio dall’oleodotto della ExxonMobil nel fiume Yellowstone, e come già avvenuto per la più famosa marea nera del Golfo del Messico, le operazioni di bonifica ambientale vanno a rilento. La stima della perdita di petrolio si è attestata sui 160 mila litri, dunque è stata confermata quella iniziale. Il problema è che sono i soccorsi nel fiume che attraversa il parco che porta lo stesso nome, ad essere stati troppo ottimistici.

Marea nera: 3 milioni di litri di agenti chimici disperdenti sono ancora presenti nel Golfo del Messico (video)

Forse è uno degli elementi più controversi della vicenda della fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma BP della scorsa primavera/estate. L’utilizzo massiccio di grandi quantitativi di prodotti chimici disperdenti Corexit per tentare di ridurre la viscosità del petrolio che usciva dalla Deepwater Horizon, ma che a quanto pare non hanno funzionato granché.

L’EPA (Agenzia per la Sicurezza Ambientale americana) ha affermato che la BP ha smesso in tempo di utilizzarli, probabilmente quando si sono resi conto che non davano risultati, ma l’azienda ha continuato comunque per settimane a sversarli, senza che nessuno, tra le proteste degli ambientalisti, fosse disposto a farli smettere. La società ha sempre sostenuto che i disperdenti sarebbero scomparsi insieme al petrolio, ma un nuovo studio rivela che questo non è accaduto. Anzi, 771.000 galloni (quasi 3 milioni di litri) di disperdenti sono stati scoperti ancora a solcare il mare dopo mesi.

Petrolio causa un disastro ambientale all’anno in Nigeria, ma il mondo non lo sa

Nonostante un passato di palesi violazioni ambientali e dei diritti umani in Nigeria, la Shell ha respinto in un’udienza pubblica olandese le accuse rivoltegli questa settimana sull’utilizzo di “versioni non trasparenti, inconsistenti e fuorvianti”, per quanto riguarda le cause della fuoriuscita di petrolio nel Delta del Niger.

L’udienza è stata voluta dalla commissione degli Affari economici del Parlamento olandese dopo che Amici della Terra ed Amnesty International hanno presentato una denuncia ai funzionari dei Paesi Bassi. Ian Craig, capo della Shell Exploration & Production per l’Africa sub-sahariana, ha spiegato che loro hanno delle responsabilità su ciò che sta avvenendo nel Paese, ma che non tutto ciò che accade è colpa loro.

Marea nera, la BP potrebbe essere responsabile dell’estinzione di un cavalluccio marino

Il disastro della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico ha provocato danni che ancora oggi, ad oltre un mese dalla chiusura della falla, non sono perfettamente calcolabili. La fauna marina è sicuramente quella che ha pagato il prezzo più alto, ma in questi giorni alle conseguenze sulla salute dei pesci si aggiunge una preoccupazione in più.

Almeno una specie di quelle che vivevano nel Golfo e che era minacciata di estinzione, il cavalluccio marino nano, rischia di sparire. Questo particolare cavalluccio è un piccolo animale lungo meno di due centimetri che non vive in nessun altro posto del pianeta, nuota tra le praterie di fanerogame in acque poco profonde la maggior parte dell’anno ma, secondo recenti dati, non vi nuoterà ancora per molto dato che alcuni di questi esemplari sono stati uccisi dalle tossine fuoriuscite dalla falla della Deepwater Horizon.

Marea nera, Greenpeace scopre petrolio nascosto sotto la sabbia

Come abbiamo potuto dimostrare già tempo fa, la BP ha mentito (ancora una volta) affermando che il petrolio disperso durante i quasi 4 mesi di apertura della falla era stato tutto ripulito. Oltre ai vari fattori già analizzati, ne andava considerato un altro, e cioè che le popolazioni che vivono lungo le coste denunciavano gli operai della compagnia petrolifera, accusati di nascondere il petrolio sotto la sabbia.

Così un gruppo di attivisti di Greenpeace è andato ad indagare, ed ha trovato una sorpresa decisamente poco piacevole. Sulle spiagge dell’isola di Horn, al largo del Mississipi, è bastato scavare piccoli buchi nella sabbia per vedere il colore della stessa cambiare dal tipico colore giallastro in uno sempre più scuro, fino al nero. Avevano trovato il petrolio.

Marea nera, ecco che fine ha fatto il petrolio disperso

Alla notizia che Static Kill stesse funzionando e la marea nera fosse definitivamente bloccata, tutto il mondo ha tirato un sospiro di sollievo. Ma poi la BP è riuscita a rovinare anche questo momento trionfale con un’altra delle sue uscite fuori luogo. Secondo i portavoce della compagnia britannica,

tutto il petrolio è scomparso.

Stephen Colbert, comico e presentatore americano, ha detto (scherzando) che l’avrebbe trovato, ma pare che sia stato anticipato. Alla domanda “dove sono finiti i 150 milioni di galloni (oltre 568 milioni di litri) di petrolio scomparsi” risponde il New York Times con un grafico molto chiaro che troverete dopo il salto.

Marea nera in Cina, foto shock di uomini immersi nel petrolio

marea nera cina

Venerdì scorso due oleodotti sono esplosi mentre una petroliera stava depositando il suo carico al di fuori della città di Dalian, in Cina. Lo sversamento è stato talmente vasto da coprire una superficie di approssimativamente 71 miglia (oltre 114 km), e le stime (mantenute basse per ore) della quantità di petrolio fuoriuscito parlano di circa 1.500-1.650 tonnellate di greggio (circa 11.000-12.500 barili).

L’incendio che è seguito alle esplosioni è durato per circa 15 ore, ci sono voluti circa duemila vigili del fuoco per spegnerlo, e le fiamme hanno raggiunto circa 30 metri di altezza, come dimostra l’impressionante video pubblicato dal Guardian. Secondo la versione delle autorità cinesi (dunque sempre da prendere con le pinze), nessuno è rimasto ferito o ucciso durante l’incidente, anche se le immagini shock che provengono dalla rete dimostrano una situazione molto meno tranquilla di quella che ci viene raccontata.

Marea nera, il petrolio non ha mai smesso di uscire

recupero petrolio golfo del messico

Un’altra bugia si accumula alle tante già dette dalla BP. Mentre la compagnia petrolifera britannica annunciava al mondo che il tappo stava funzionando, ma la pressione sotto di esso si era inspiegabilmente ridotta, il Governo americano denunciava che una nuova falla si era aperta altrove. Ipotesi accolta come “probabile ma non certa” dalla compagnia, la quale ora si trova di fronte alla possibilità di una catastrofe ancora peggiore rispetto a quella precedente.

Secondo gli osservatori del Governo, c’è infatti il rischio che il pericoloso mix di metano e petrolio che prima uscivano dalla falla appena coperta creino più fori nel terreno da cui uscire. Per questo l’Ammiraglio Thad Allen, che rappresenta la Casa Bianca nella gestione della marea nera, ha chiesto che la falla appena chiusa venga riaperta.

Marea nera, il tappo funziona!

tappo marea nera

Finalmente, dopo quasi 3 mesi di fuoriuscita di petrolio, la compagnia BP è riuscita a trovare la soluzione al problema della marea nera: la falla è stata chiusa. Prima di poter cantar vittoria però bisognerà aspettare almeno 48 ore perché la pressione del petrolio a 1.500 metri di profondità è tanta. Ma siccome sono già diverse ore che sta resistendo, possiamo essere ottimisti.

A dir la verità nemmeno gli ingegneri britannici ci speravano più di tanto, dato che stavano studiando un altro modo per tappare la falla, ma stavolta gli è andata bene, fermando (momentaneamente) la perdita a 700 milioni di litri di petrolio.

Marea nera, il “crudo risveglio” che ci attende (video)

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Gli sguardi di singoli individui, famiglie, amici, in bilico tra il provocatorio e il senza speranza, tutto questo è il video “Crude Awakening” di Jane Fulton, ideato per invocare un impatto viscerale del triste spettacolo a cui stiamo assistendo da quasi 3 mesi (e chissà per quanto ancora) nel Golfo del Messico. Le ripercussioni devastanti della marea nera dovute al disastro della BP hanno ispirato molti artisti che hanno elaborato molte forme di protesta simili a quella di Fulton.

Un lavoro che purtroppo è stato anche molto criticato per la mancanza di autenticità. Ma il valore dell’arte a volte, specialmente nell’ultimo secolo, non corrisponde più di tanto al reale, ma al massimo si ispira soltanto ad esso. Il ruolo dell’arte è di provocare qualcosa, un moto dentro ognuno di noi, e non ditemi che osservando le immagini del video a fine articolo non si scatena nulla nel vostro animo.