Acidificazione degli oceani, nuovo appello di 150 scienziati

Più di 150 scienziati di 26 Paesi di tutto il mondo si sono uniti per chiedere un’azione immediata da parte dei governi per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 in modo da evitare danni gravi e diffusi per gli ecosistemi marini derivanti dall’acidificazione degli oceani.

Gli scienziati hanno rilasciato questo avvertimento lo scorso 30 gennaio a Monaco, sulla base della relazione stilata ad ottobre 2008 nel corso del secondo simposio internazionale sul tema The Ocean in a High-CO2 World.
Il professor Andrew Dickson, un chimico marino dello Scripps Institution of Oceanography, UC San Diego e la professoressa Victoria Fabry sono stati tra i primi firmatari della dichiarazione.

Colombia: scoperte 10 nuove specie di anfibi

Gli animalisti esulteranno a questa notizia. Come da titolo, oltre al fatto che nello Stato sudamericano sono state trovate 10 specie di anfibi mai viste prima, le buone notizie non finiscono qui. Infatti nelle foreste colombiane sono stati ritrovati 20 rettili e 120 specie di uccelli che qui non c’erano mai state. O almeno cosƬ credevano gli scienziati. Ciò significa che anzichĆ© estinguersi, questi animali hanno trovato il modo di salvarsi, almeno per adesso, andando a nidificare lƬ dove, per adesso, le foreste reggono e nessuno li può cacciar via.

Ma tornando agli anfibi, la scoperta ĆØ di importanza storica. Lo ĆØ per la scienza, che cosƬ può schedare nuove specie animali come le tre rane velenose della famiglia delle Dendrobatidae, tre dalla pelle trasparente dei generi Nymphargus, Cochranella e Centrolene; una rana arlecchino del genere Atelopus, due appartenenti al genere delle Pristimantis e una salamandra Bolitoglossa. Lo ĆØ per le popolazioni locali che, grazie al fatto che queste si cibano di insetti, tengono a bada questa enorme comunitĆ  di portatori di malaria e di febbre dengue. Ma lo ĆØ anche e soprattutto per scienziati e ambientalisti, i quali possono valutare lo stato di salute dell’ecosistema in cui esse vivono attraverso l’analisi della salute delle rane.

Le staminali no, le torture alle scimmie si, gli orrori della scienza

Questo ĆØ davvero troppo. Conferenze stampa, comunicati, discussioni, querele. Per difendere embrioni che verranno buttati via, la vita. Che potrebbero invece essere utili per salvarne milioni di vite. Per la Chiesa, per i moralisti (falsi, tra l’altro) tutto ĆØ peccato. Persino la masturbazione, perchĆØ spreca gli spermatozoi, la vita. Ebbene, ma Dio non ha creato certo le scimmie perchĆØ venissero torturate dagli uomini per curare le malattie che l’uomo stesso ha creato con la sua forza distruttrice. Non ĆØ vita, non sono esseri viventi anche questi? Più di una cellula o dello sperma?

Quello che avviene nei laboratori sperimentali ĆØ vergognoso. Sono crimini orrendi contro creature indifese. E la maggior parte delle volte si tratta di esperimenti inutili, perchĆØ l’uomo non ha le stesse reazioni dei primati ai farmaci e alle terapie, e quindi una sperimentazione sull’uomo ĆØ comunque necessaria prima di accertare la validitĆ  del farmaco. A che serve allora torturare prima le scimmie? Giudicate voi da queste immagini, registrare a Covance, negli Stati Uniti, da un infiltrato della Peta Tv, che si ĆØ fatto assumere come tecnico dalla societĆ  per poi registrare dall’interno questi orrori e documentare quello che accade alle cavie.

Mega investimento ecologico in Gran Bretagna: la metĆ  delle abitazioni saranno a biogas

Secondo la nuova ricerca condotta da Ernst & Young, e commissionato dalla National Grid, se i vari flussi dei rifiuti dell’intero Regno Unito fossero sfruttati per la produzione di biogas, la metĆ  delle abitazioni dell’intera nazione potrebbe essere riscaldata in questo modo.

A questo appello pare che la politica britannica non sia rimasta indifferente, in quanto, come tutto il mondo anglosassone, ĆØ da sempre sensibile alle tematiche ambientali. Soprattutto da quando il destino del petrolio ĆØ segnato. Per questo il Governo ha deciso di intraprendere uno studio sui costi per capire quanto effettivamente conviene investire in questa tecnologia, ed il risultato ĆØ stato sorprendente: “solo” 10 miliardi di sterline (poco più di 11 miliardi di euro). Molto meno di qualsiasi altra forma di produzione energetica con un raggio d’azione cosƬ ampio.

Scienziati italiani simulano il primo “motore a batteri”

Sentir parlare di batteri nella produzione di energia non appare più tanto strano: celle combustibili alimentate da batteri e biocombustibili ottenuti da svariati microrganismi non sono più una novitĆ . Oggi parliamo di un’altra applicazione dei batteri in campo energetico: il motore batterico. Si tratta di un motore, a cui vengono applicate le nanotecnologie più avanzate, in grado di produrre energia attraverso l’attivitĆ  di piccoli batteri. L’idea non ĆØ nuova e la sua fattibilitĆ  era stata giĆ  dimostrata da alcuni ricercatori giapponesi nel 2006, ma a sperimentare e simulare il funzionamento del motore a batteri sono stati alcuni scienziati italiani. Luca Angelani, Roberto di Leonardo e Giancarlo Ruocco, ricercatori dell’Istituto nazionale per la fisica della materia (Infm) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), sono riusciti ad individuare un metodo per sfruttare il movimento dei batteri.

Il 13 febbraio M’illumino di meno

Ritorna anche quest’anno, dopo il successo delle cinque edizioni precedenti, la Giornata Internazionale per il Risparmio energetico, M’illumino di meno. L’edizione 2009 del cosiddetto silenzio energetico, promossa dalla trasmissione Caterpillar

Anche i ricchi possono essere ecologici: le 7 barche solari del futuro

Cosa c’ĆØ di più rilassante di una bella giornata di sole passata al largo in mezzo al mare? Cosa c’ĆØ di meno rilassante di un lago pieno di barche a motore rumoroso che inquina l’aria e l’acqua? A volte ĆØ proprio meglio andarci piano, e l’energia solare e le barche sono il perfetto compromesso. Chi l’ha detto che uno yacht, o anche una semplice barchetta, debbano fare il rumore di un terremoto, ed inquinare come una flotta in battaglia? Anche i miliardari della Terra possono dare una mano alla Natura, acquistando il prossimo yacht non a gasolio, ma a pannelli solari.

Vediamo alcune delle barche solari che abbiamo scoperto verranno messe in vendita entro l’anno. Le 3 barche solari (quella sopra e le due ai lati del testo) sono state fatte da SolarLab, un’azienda ecologica di cui abbiamo spesso dato notizia. Serpentine (la prima barca) ĆØ una navetta turistica solare, lanciata in via sperimentale nel 2006. E’ interamente alimentata dal sole e può trasportare fino a 42 passeggeri. E’ stata sperimentata in un lago del Regno Unito. L’Amburgo Solar Shuttle (a sinistra) ĆØ stata costruita nel 2000 e può trasportare fino a 120 passeggeri. La sua lunghezza ĆØ di 42 metri e la velocitĆ  massima ĆØ di 15 km/h. La Costance solar shuttle (a destra) opera sul lago di Costanza, vicino al confine tra Germania, Austria e Svizzera. Essa trasporta fino a 60 passeggeri ad una velocitĆ  di 15 km/h e la sua lunghezza ĆØ di 20 metri. Ma le navi ecologiche possono anche essere private.

L’Italia frana e i comuni stanno a guardare

I recenti eventi accaduti in Calabria, in cui un’intera regione sta collassando su sĆØ stessa, hanno riacceso il dibattito sullo stato idrogeologico in cui versano i comuni italiani. Le varie amministrazioni locali, da questo punto di vista, non hanno tanti compiti da svolgere, in quanto la tutela del territorio ĆØ insita nel proprio mandato. Teoricamente sarebbero soltanto due i provvedimenti da prendere: fare attivitĆ  di pianificazione urbana, delocalizzando le aree a rischio ed adeguando quelle zone pericolose in maniera tale che non possano arrecare danno a nessuno; e pianificare un piano di emergenza, aggiornato e soprattutto conosciuto dalla popolazione, che serve ad evitare guai peggiori quando accadono disastri naturali.

Invece, come abbiamo potuto vedere in questi giorni, non solo in Calabria, ma anche in altre zone d’Italia, l’unica cosa che le autoritĆ  locali sono in grado di fare ĆØ chiedere l’aiuto della protezione civile dopo che il disastro ĆØ accaduto (senza far nulla per evitarlo) e poi piangere sulla spalla dello Stato, chiedendo lo stato di calamitĆ  naturale. Vista la situazione, Legambiente ha voluto fare un’indagine sui comuni italiani, e ha notato che ben il 70% di essi ĆØ a rischio di disastro idrogeologico.

Anche Barack Obama si dĆ  al biologico

Lo dicevamo giĆ  da qualche tempo, uno dei metodi per uscire dalla crisi ambientale ed economica era produrre localmente prodotti biologici, in maniera tale da ridurre enormemente l’impatto ambientale e creare nuovi posti di lavoro ecologici.

Il nostro appello (e quello di numerose organizzazioni ambientaliste) non poteva non essere accolto dal neopresidente degli Stati Uniti Barack Obama. Appena insediatosi alla Casa Bianca, ha voluto come chef Sam Kass, cuoco che conosce molto bene, visto che ĆØ di Chicago, famoso per la sua cosiddetta “coscienza alimentare“. Dalle sue parti ĆØ famoso per:

Tentare di cambiare il mondo da un punto di vista alimentare

assicura Paul Kahan, suo ex capo al ristorante Avec.

Masdar: la prima cittĆ  100% eco, grazie anche all’Italia

I progettisti di Masdar City, una cittĆ  del complesso di Abu Dhabi, l’hanno soprannominata “la nuova cittĆ  post-petrolio”. Essa non ĆØ vincolata dalla solita serie di norme, il denaro non ĆØ davvero un problema e la leadership politica ĆØ sempre disposta a sperimentare idee innovative che il resto del mondo ritiene troppo fantasiose per dargli una chance.

Una di queste ĆØ PRT, transito rapido personale, un sistema di trasporto compatto, formato da strade completamente libere da automobili, ma popolate soltanto da una fitta rete di taxi elettrici che forniranno trasporto pulito e silenzioso per i residenti della cittĆ , ma anche per i pendolari. La prima progettazione ĆØ in previsione entro la fine di quest’anno. Ma alla base di un progetto cosƬ ambizioso non poteva non esserci, come in quasi tutti gli altri al mondo, un cervello italiano. Luca Guala ĆØ il pianificatore del trasporto con Systematica, l’impresa che ha redatto i piani per il sistema PRT. Secondo Guala, Systematica e Foster e partners, stanno pianificando l’architettura della cittĆ  per integrare le soluzioni di trasporto più sostenibili, disponibili attualmente.

Allarme WWF: zone umide a rischio estinzione

Oggi, lunedi 2 febbraio, ĆØ la Giornata Mondiale delle Zone Umide, istituita dal WWF per riconfermare l’adesione italiana alla Convenzione Internazionale di Ramsar. Oggi in tutta Italia sarĆ  possibile visitare gratuitamente le oasi del WWF. In occasione di questa importante iniziativa, il WWF ha pubblicato un rapporto sulle cosiddette zone umide, tra cui paludi, lagune, stagni, acquitrini, specchi d’acqua e torbiere, che delinea un inquietante scenario. Secondo i dati del WWF, infatti, le zone umide stanno scomparendo dal nostro Pianeta. Oltre il 60% del patrimono mondiale ĆØ scomparso nell’ultimo secolo e addirittura il 90% solo in Europa. La situazione appare drammatica anche in Italia: dei 3 milioni di ettari originari di zone umide, nel 1991 ne restavano appena 300 mila. Oggi, invece, ĆØ rimasto intatto solo lo 0,2%.

Quattromila industrie europee fuori dai parametri ambientali, non mancano le italiane

Dieci Paesi membri dell’Unione europea non sono riusciti a rispettare i parametri ambientali concordati e a rientrare nei ranghi, o almeno non lo hanno fatto fino ad oggi. Ciò significa che decine delle industrie presenti in queste nazioni osservano diversi criteri per smaltire i propri rifiuti e inquinano un po’ come gli pare le acque con i loro liquami tossici e l’aria con le emissioni tossiche di gas serra. Tutto questo senza alcun limite, o meglio con quote variabili da Paese a Paese che non tengono conto delle normative comuni previste dalla Commissione europea in materia di inquinamento.

Gli avvertimenti dell’Europa non hanno tardato ad arrivare. Ad essere richiamati all’ordine sono stati il Belgio, la Bulgaria, la Grecia, i Paesi Bassi, il Portogallo, La Slovenia, la Spagna, la Danimarca e l’Irlanda. Sono nove. Ne manca uno. Indovinate un po’? Potevamo mica mancare a questo ennesimo traguardo del demerito? L’Italia le note le prende tutte… abbiamo un registro nero, che più nero non si può. Cinque in condotta. Bocciati. Anche questa volta.