Emissioni delle auto: Francia e Germania si costruiscono un accordo su misura, l’Italia non ci sta

E’ polemica per gli accordi europei sulle emissioni delle auto.
L’Italia sta investendo in auto che emettano una quantità più bassa di CO2, mentre Germania e Francia cercano in tutti i modi di arginare le limitazioni previste dall’Unione Europea, stringendo accordi privati.

Sembra paradossale che, all’interno dell’Unione Europea, ci sia ancora bisogno di cercare alleanze con il vicino di casa, pur di non rispettare le regole che valgono per tutta la Comunità. Eppure è così.
Non sorprende che qualche Paese dell’Unione cominci a dubitare della validità degli intenti comuni prefissati all’interno della UE.

Olio di semi di girasole contaminato proveniente dall’Ucraina, Ue prende misure precauzionali

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Michael Mann, un portavoce della Commissione europea ha affremato che l’olio di semi di girasole prodotto e importato dall’Ucraina e venduto in alcuni Paesi del blocco, tra cui l’Italia, risulta contaminato con alcuni olii minerali dannosi per la salute. L’olio “contaminato” è stato trovato, oltre che in Italia, anche in Francia, Olanda e Spagna.

I quattro Paesi in cui è stato trovato il prodotto stanno prendendo le misure necessarie per rimuoverlo dal mercato

ha detto il portavoce aggiungendo che l’Ue ha detto che sta aspettando una risposta dalle autorità ucraine sulla vicenda. Dopo aver riscontrato una contaminazione (circa 7 g per kg) con olii minerali, la Commissione europea ha così raccomandato a tutti gli Stati membri dell’Ue di ritirare dal mercato tutti i prodotti alimentari contenenti piu’ del 10% di olio di semi di girasole prodotto in Ucraina, oltre a tutti gli olii di semi di girasole provenienti dall’Ucraina.

Al posto della benzina l’etanolo: amico dell’ambiente

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L’etanolo, che altro non è che il comune alcool, ha una struttura in tutto e per tutto simile ad un idrocarburo, con la differenza che contiene anche atomi di ossigeno che lo rendono un combustibile migliore della benzina. Quello che non migliora è il consumo, perché l’alcool ha un minore potere calorifico e richiede miscele più “grasse”, cioè con una quantità maggiore di carburante rispetto all’aria per ottenere la combustione desiderata. Un comune motore a benzina, se alimentato con etanolo, guadagna tra il 10% e il 15% di potenza e coppia, in virtù del maggior numero di ottani.

Attualmente in Europa sia in Svezia che in Francia sono disponibili negli impianti di rifornimento colonnine che erogano l’E85 e l’E95, carburanti con l’85% o il 95% di alcool e la restante parte di benzina. La Francia esporta cereali e zucchero di barbabietola sufficienti per produrre il 70% del combustibile necessario al fabbisogno del proprio parco auto alimentato a benzina. L’etanolo è amico dell’ambiente: tre delle principali sostanze inquinanti presenti allo scarico vengono drasticamente abbattute, in special modo il monossido di carbonio (CO) risultante è solo il 14% rispetto ai valori imposti dalla normativa Euro 5, che entrerà in vigore presumibilmente nel biennio 2009-10.

Petizione di Greenpeace per fermare lo “Sporco Accordo”

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Una delle maggiori cause dell’inquinamento atmosferico, è risaputo, è dovuta agli scarichi delle automobili.
Questi mezzi di cui non riusciamo proprio a fare a meno producono una grossa percentuale di CO2 che, spargendosi nell’atmosfera, va ad aggravare l’effetto serra.

Le sue conseguenze sono visibili agli occhi di tutti. Ad esempio in Cina, nelle grandi metropoli, la gente è costretta a camminare per le strade con una mascherina sul volto perchè il boom economico ha portato ad una densità tale di auto da non lasciare più lo spazio nemmeno per passeggiare, con la conseguente difficoltà nel respirare. Se andassimo su una collina a debita distanza, potremmo vedere come la cappa di smog ha talmente circondato città come Pechino (ma anche molte metropoli europee o americane), da farle sembrare racchiuse in una campana di vetro. Solo che il vetro è fatto di sostanze tossiche.

Sacchetti di plastica: divieto di circolazione in tutto il mondo

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I sacchetti di plastica sono i principali responsabili dei crescenti danni ambientali in tutti i Paesi della Terra .
La campagna per proibirne l’uso sta di conseguenza prendendo sempre più slancio un po’ ovunque. Vediamo come viene affrontato il problema da una parte all’altra del mondo.
Il Sud Africa, nel maggio 2003, ha vietato l’impiego dei sacchetti di plastica sottili. In Eritrea, Ruanda e Somalia sono stati banditi nel 2005. La Tanzania ha introdotto il divieto totale nel 2006, il Kenia e l’Uganda hanno messo fuori uso quelli sottili a metà del 2007.
Negli Stati Uniti, la città di San Francisco è stata la prima in assoluto a vietarne l’uso nei grandi supermercati e nelle farmacie nel marzo del 2007. Diversi mesi dopo, anche nel resto della California si approvarono leggi che obbligavano i grandi supermercati a riciclare le buste di plastica.

Dall’Amazzonia dipende il nostro futuro

L’Amazzonia è qualcosa di più di un ecosistema, di una grande foresta, di un immenso paese da proteggere: l’Amazzonia è il nostro futuro. Questo l’appello-monito di Greenpeace per il più grande polmone verde della Terra. Solo poco più di un quinto delle foreste originarie del pianeta è rimasto preservato, di quelle che restano almeno la metà è seriamente minacciata dalle attività minerarie ed agricole dell’uomo, ma soprattutto dallo sfruttamento ai fini dell’estrazione commerciale del legname.

Con i suoi 370 milioni di ettari l’Amazzonia brasiliana rappresenta la più grande estensione al mondo di foresta primaria, un terzo delle foreste totali di tutto il pianeta. Le multinazionali del legname oggi stanno mettendo a repentaglio l’integrità di questo patrimonio naturale. Dopo aver devastato le risorse forestali del Sud Est asiatico e dell’Africa Centrale, le grandi compagnie del legname asiatiche, nordamericane ed europee si stanno ora spostando sull’Amazzonia brasiliana.
Si tratta di compagnie che hanno una pessima fama per i loro abusi sociali ed ambientali.