Trovato l’accordo sul clima, ma ancora non è stata detta l’ultima parola

I proclami del Governo italiano ormai li conosciamo tutti, e conoscendo i nostri rappresentanti dovremmo anche sapere che vanno presi con le pinze. Quello che Berlusconi andava sbandierando in ogni conferenza (abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo) è vero solo per metà, e quello che adesso sta circolando dopo la conferenza sull’ambiente (l’Italia ha ottenuto una clausola di revisione al marzo 2010) non è nemmeno così positiva.

Infatti, secondo il Ministro Frattini, questa clausola dovrebbe essere positiva per l’Italia, in quanto, se il nostro Paese dovesse rimanere indietro rispetto ai programmi di riduzione della CO2, i parametri verrebbero rivisti al ribasso, in maniera tale da non costringere più l’Italia a sforzarsi di ridurre l’inquinamento. Tutto falso. Andando a leggere il testo del trattato infatti si legge al paragrafo 23 che la clausola di revisione al marzo 2010 si deve intendere al rialzo, non al ribasso. Più precisamente si specifica che, qualora i Paesi Europei, ed in particolare quelli dell’Est Europa, in quella data si trovassero a buon punto con gli obiettivi posti in sede di conferenza sul clima, i parametri di riduzione dell’inquinamento potrebbero anche aumentare, portando dal 20% al 30% la riduzione dell’inquinamento al 2020. Esattamente il contrario di quello che dice il Governo italiano.

Conferenza sul clima, si va verso l’accordo

Berlusconi alla fine (forse) ce l’ha fatta. Pare che mentre il Ministro degli Esteri Frattini parlava alla conferenza sul clima di Bruxelles, il presidente francese Sarkozy si sia avvicinato al Premier italiano, e gli abbia sussurrato sottovoce che l’avrebbe accontentato. Una confidenza non ufficiale, subito sbandierata ai quattro venti, tanto che Berlusconi, appena avuta la notizia, è corso dai giornalisti dicendo

“Si va verso un compromesso, stiamo ottenendo tutto ciò che abbiamo chiesto”.

La minaccia (ridicola, visto che non prevista) di porre il veto ha convinto il presidente francese che forse era il caso di aiutare le industrie in difficoltà, ma più che altro sembra che ciò non sia stato fatto per accontentare solo Berlusconi, ma perchè schierati con lui c’erano Angela Merkel, Cancelliere tedesco, e la Polonia, insieme agli altri Paesi dell’ex blocco sovietico, i quali avevano bisogno di troppi aiuti per poter accettare il trattato senza battere ciglio. Ma anche lo stesso Cavaliere ha esagerato. Infatti non è completamente vero ciò che ha detto.

Il Governo taglia i pochi finanziamenti sulle rinnovabili

Ora è ufficiale, l’attuale Governo è il più antiambientalista che l’Italia abbia mai avuto nella sua breve storia repubblicana. Già il nostro Paese, per motivi endemici, è molto indietro, rispetto alle altre nazioni sviluppate, sul tema dell’ecologia, ma di questo non si può farne una colpa all’attuale Governo.

Quello che invece il Premier Berlusconi e i suoi soci hanno sulla coscienza è il ritorno indietro sui pochi provvedimenti in favore dell’ambiente che erano stati presi, e che sono stati ora cancellati o ostacolati, in maniera tale che l’Italia rimanga ancorata sempre all’ultimo posto in Europa per i provvedimenti ambientali. Ma per capire cosa è successo bisogna fare un passo indietro e tornare a circa un anno fa, quando c’era ancora il Governo Prodi.

New energy for America, l’ecologia di Obama non contagia l’Italia

Mentre il neoeletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama chiama a raccolta i maggiori cervelli del Paese per risolvere la crisi economica e provare a cambiare il mondo, in Italia si avverte sempre più forte l’esigenza di continuare a porre veti e freni ai protocolli ambientali proprio per risolverla la stessa crisi.

Qualcosa non quadra e ci rendiamo sempre più conto che se l’America può, noi non vogliamo nemmeno provare a farla qualcosa. O meglio, il nostro amato premier Silvio Berlusconi si è recato in Spagna a ribadire la sua tesi che vista l’emergenza economica chissenefrega di salvare il Pianeta, più o meno il concetto era quello, inutile fare tanti bei giri di parole e di retorica vuota a rendere. Meglio tutti più ricchi e felici con tanti soldi da spendere per curare il cancro ai polmoni, decontaminare l’acqua del rubinetto, acquistare prodotti biologici sempre più costosi. Dov’è il risparmio?

Berlusconi-barbaro favorisce gli inquinatori tedeschi

Nonostante cerchi in tutti i modi di difendere l’italianità, stavolta il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si fa un autogol incredibile. Nel tentativo di ostacolare in tutti i modi i parametri europei sulla riduzione dell’inquinamento, il Premier italiano sta difendendo a spada tratta le case automobilistiche tedesche, tra le più inquinanti del mondo (Mercedes, Wolkswagen e Bmw), dimenticandosi che tra le case europee una delle più virtuose, se non la più virtuosa, è proprio la Fiat.

L’industria di Torino infatti è tra quelle che si avvicinano di più agli obiettivi posti dall’Unione Europea di riduzione delle emissioni (130 grammi al km entro il 2012, 95 grammi al km per il 2020), ma anzichè far risaltare una delle poche cose buone fatte dall’Italia a livello mondiale, Berlusconi continua a difendere gli interessi delle case automobilistiche tedesche, che almeno a livello teorico con lui non dovrebbero avere nulla a che fare.

L’emergenza rifiuti non è mai finita

In rete circolava già la notizia, sui media nazionali non ci pensavano minimamente, eppure il sospetto ce l’avevamo in mente tutti. Ora è diventato realtà: l’emergenza rifiuti a Napoli non è mai finita, anzi, dopo i proclami in tutto il mondo di Berlusconi, siamo ancora allo stesso punto.

Ma facciamo un passo indietro e riavvolgiamo il nastro di questa vergognosa storia. Nella Primavera scorsa il Governo Prodi stava quasi per cadere, ed esplose con molto clamore il guaio dell’immondizia in mezzo alla strada a Napoli e provincia. In campagna elettorale il centrodestra promise di eliminarla definitivamente, mentre la sinistra rimaneva ancora titubante. Probabilmente è stata quest’incertezza che ha dato la vittoria a Pdl e Lega, ma siamo sicuri che le popolazioni campane ne hanno tratto vantaggio?

Italia, ancora linea dura su piano clima Ue

Le misure a favore dell’ambiente previste dall’Unione Europea costano troppo al nostro Paese. Il governo italiano, nella figura di Silvio Berlusconi e Stefania Prestigiacomo (ministro dell’Ambiente) è irremovibile.
Vista la grave crisi economica in atto le spese per ridurre le emissioni sono un conto troppo alto da pagare. Questo sembra un motivo sufficientemente valido per chiedere un cambiamento del Piano sul clima previsto dall’Europa.

Effettivamente, come dargli torto? Salvare le banche che avevano azzardato troppo con i nostri risparmi, investire su un’energia nucleare che appena terminata la costruzione degli impianti li vedrà già obsoleti, proteggere i manager corrotti dalla bancarotta regalandogli Alitalia, ci è costato e ci costerà parecchio (a noi contribuenti), tanto da non far avanzare nulla per rispettare i parametri sulla riduzione dell’impatto ambientale. Investimento che tra l’altro, sarebbe forse l’unico a nostro vantaggio, dal momento che ci garantirebbe ancora un pianeta su cui vivere.

Sarkozy si scaglia contro Berlusconi sull’ecologia: “irresponsabile abbandonare il pacchetto”

“Abbandonare il pacchetto dell’Unione Europea è irresponsabile e drammatico. La situazione ambientale del mondo non è migliorata in conseguenza della crisi finanziaria. Il pacchetto è fondato sulla convinzione che il mondo va incontro alla catastrofe se continua a produrre nelle stesse condizioni. Non vedo alcuna argomentazione che mi dica che il mondo va meglio dal punto di vista ambientale solo perché c’è la crisi economica”

Questa è stata la dura replica del Presidente francese Sarkozy alle obiezioni portate dal Governo italiano al pacchetto clima in discussione al Parlamento Europeo. Per ricapitolare la situazione, basta dire che Berlusconi aveva dichiarato di voler abbandonare le prospettive ecologiche che l’UE gli proponeva, perchè in questo momento di crisi preferiva favorire le industrie comunitarie piuttosto che investire sull’ambiente. Secondo i calcoli italiani il costo del progetto sarebbe stato dai 18 ai 25 miliardi di euro, secondo il Commissario Dimas la “bolletta” sarebbe di circa la metà, mentre per Legambiente il risparmio energetico che si attiverebbe seguendo queste direttive ammonterebbe a 7,6 milioni di euro, riducendo così la “perdita” per salvare il pianeta a soli 600 milioni di euro.

Ecologia contro Economia, il punto di vista americano

Il problema della convergenza economica critica con l’ambientalismo non riguarda esclusivamente l’Unione Europea, ma è centrale anche nella campagna politica negli Stati Uniti. Entrambi i candidati si stanno spesso dissociando dalle scelte di Bush, che oltre ad aver fatto disastri in politica estera ha procurato parecchio imbarazzo ai suoi elettori anche nell’ambito dell’ecologia.

Il punto di partenza di entrambi gli aspiranti alla Casa Bianca è l’annuncio dello stesso Bush di poter risolvere il problema del riscaldamento globale riducendo le emissioni di anidride carbonica. Peccato che questa promessa arrivi quando il suo mandato sia già terminato, e così la patata bollente adesso passa ad Obama e a McCain.

UE contro Berlusconi, atto secondo: scende in campo Napolitano

“Le esigenze di sostenere l’economia non devono sopravanzare il rispetto e la tutela dell’ambiente”

Così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto sentire la sua voce sulla questione che sta mettendo in ridicolo l’Italia di fronte all’Unione Europea. La questione ambientale, che vi avevamo riportato ieri, ha visto venerdì un nuovo round, con la risposta del Commissario europeo all’ambiente Stavros Dimas, che ha parlato di “numeri sbagliati” dati dall’Italia per far fronte ai provvedimenti imposti dall’Unione sull’ormai famoso pacchetto del 20-20-20.

Secondo Dimas infatti l’Italia sarebbe il Paese che all’interno dell’Unione Europea ci guadagnerebbe di più se si dovessero adottare le politiche previste, e il costo da sostenere sarebbe di gran lunga inferiore di quello raccontato da Berlusconi (circa la metà).

Berlusconi contro l’ecologia e alleato dei comunisti

Il nostro Premier Silvio Berlusconi ha perso un’altra occasione per dimostrare un pò di attenzione all’ecologia da parte del suo Governo. Al summit sul clima tenutosi a Bruxelles nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio italiano era in prima fila tra quei leader che si sono opposti all’obiettivo del 20-20-20 imposto dall’Unione Europea già dall’anno scorso.

L’obiettivo del 20-20-20 significa ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020 e contemporaneamente potenziare l’utilizzo delle energie rinnovabili fino al 20% del fabbisogno nazionale (più un 10% della quota del biocarburante).

Vertice Fao: tante parole, ma zero soluzioni

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Tutti d’accordo sul problema, ma nessuno sulla soluzione. Si potrebbe riassumere così l’incontro nella sede della Fao tenutosi ieri a Roma tra 40 capi di Stato e di Governo che aveva come obiettivo quello di capire e trovare una soluzione al problema dell’aumento della fame nel mondo.

Ognuno dice la sua, compreso il Papa che non sarebbe propriamente autorizzato a farlo, mentre attivisti di numerose associazioni umanitarie vengono messi a tacere all’esterno, a volte anche con la forza, dalla polizia. Nel corso del vertice si delineano coalizioni più o meno forti e durature, ma nessuna in grado di prendere una decisione definitiva sul problema. Tutti più o meno concordano sul fatto che non si può più sperare che il mercato si autoregoli in regime di concorrenza, come sostenuto dalla maggior parte degli economisti degli ultimi 50 anni, ma bisognerà creare un organismo superiore per gestire la crisi.