Conseguenze dell’accordo di Copenaghen? Aumento della temperatura di 3 gradi con relativi disastri

inondazione

L’accordo di Copenaghen non ha fatto contenti i capi di Stato, figuriamoci gli attivisti e la gente comune. Mentre c’è ancora una piccola speranza che qualcosa possa cambiare se nell’incontro del dicembre prossimo si troverà un accordo più duro, Greenpeace calcola gli effetti di questa specie di trattato che di fatto rende ancora libere le nazioni di inquinare. Se le cose dovessero rimanere così, l’associazione ambientalista calcola che ci sarà un aumento delle temperature globali di 3 gradi (e non di due come prospettato all’inizio), con dei disastri inevitabili.

Il primo e più noto, è lo scioglimento dei ghiacciai. Mentre la maggior parte delle pareti ghiacciate in tutto il pianeta ha già cominciato a sciogliersi, non facendo nulla accelererà questo suo processo. Questo significherà perdere i ghiacciai tibetani nell’arco di 40 anni, la gente che vive sotto condizione di “stress idrico”, che al momento si stima in un miliardo di persone, diventerebbe 3,2 miliardi. Alle persone che oggi non hanno cibo si aggiungeranno altre 200-600 milioni di affamati.

All’aeroporto di Copenaghen i grandi della Terra si scusano per non aver agito contro i cambiamenti climatici (fotogallery)

obama invecchiato greenpeace

Come per tutte le sue azioni, ancora una volta Greenpeace riesce a far scalpore. Da oggi tutti i viaggiatori che si recheranno in Danimarca, ed atterreranno all’aeroporto di Copenaghen, troveranno 9 manifesti di altrettanti leader politici mondiali, invecchiati al computer, dove si scusano per non aver fatto abbastanza per combattere i cambiamenti climatici.

La provocazione serve per mettere pressione ai leader che tra pochi giorni si incontreranno nella capitale danese in quanto, se non dovessero trovare un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni, potrebbero tra 10 anni effettivamente ritrovarsi ad essere costretti alle scuse pubbliche perché, a causa dei cambiamenti climatici, il mondo sarà diventato invivibile, e tutto per colpa dell’avidità e della poca mobilità che c’è oggi, quando siamo ancora in tempo per agire.

Ecoguida Greenpeace: Nokia sempre più sola al comando, Nintendo sempre peggio

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La famosa ecoguida di Greenpeace sui prodotti tecnologici è nuovamente aggiornata, e comporta alcune novità in quanto ad impegni ecologici. Sony, e soprattutto Philips, si lasciano alle spalle le zavorre inquinanti ed il poco interessamento all’ecologia, e si sono impegnati più di tutti nel rendere i propri prodotti quanto più eco-friendly possibile.

La classifica dell’associazione ambientalista tiene conto delle principali compagnie tecnologiche mondiali (in questo caso ben 18), prendendo in considerazione in primis ciò che hanno fatto per l’ambiente, e dunque i prodotti fabbricati con materiali non tossici, l’uso di tecnologie rinnovabili, ecc.; e poi considera gli impegni e le promesse, nonché le scadenze entro le quali le compagnie dovranno raggiungere determinati obiettivi. Dopo il salto, la nuova classifica.

Greenpeace: 8 milioni di posti di lavoro grazie alle energie rinnovabili

installatore pannelli solari

450 mila sono gli attuali impiegati nel settore delle rinnovabili in tutta Europa. 8 milioni potrebbero esserlo tra 20 anni. E’ questa l’estrema sintesi del nuovo rapporto sullo stato delle rinnovabili stilato da Greenpeace, il quale dimostra come sia possibile sfruttare questo campo in continua espansione e soprattutto sempre più redditizio.

Infatti, nonostante nel Vecchio Continente siamo solo all’inizio nell’applicazione delle energie rinnovabili, il fatturato complessivo è già di 40 miliardi di euro. Immaginate quanto potrà essere nel momento in cui l’energia pulita diventerà la più usata. Uno degli aspetti principali dell’idea di Greenpeace è che tale risultato, insieme a quello del taglio netto delle emissioni di CO2, potrà essere raggiunto anche senza ricorrere al nucleare.

Manifestazione di Greenpeace a Pechino: “-100 a Copenaghen” (fotogallery)

statue di ghiaccio 1

Mancano solo 100 giorni alla fondamentale conferenza sul clima di Copenaghen, e in Cina sembra non importare a nessuno. Il più grande Paese del mondo, nonché il più inquinante, finora ha fatto tanti begli annunci sui propositi ecologici, ma a conti fatti, non si è prodigato così tanto. A questo punto non poteva che intervenire Greenpeace e manifestare, a modo suo, per porre l’accento su uno dei tanti problemi trascurati dal Governo cinese, la carenza d’acqua.

In Cina abbiamo posizionato cento statue di ghiaccio presso il “Tempio della Terra” a Pechino. Le sculture raffigurano dei bambini e simboleggiano il futuro incerto di oltre un miliardo di persone in Asia la cui sopravvivenza è minacciata dalla mancanza di risorse idriche. I cambiamenti climatici, infatti, stanno causando la perdita dei ghiacciai himalayani che riforniscono i fiumi Gange, Yangtze, Mekong, il Fiume Giallo e altri importanti bacini

spiegano dall’associazione ambientalista, che lancia l’allarme: di questo passo l’80% dei ghiacciai dell’Himalaya andranno perduto nell’arco dei prossimi 30 anni.

Foreste in salvo con l’ecocarta della Scottex

foreste-ecocarta-scottexLa conservazione delle foreste. Un obiettivo importante per l’uomo quanto respirare. Per respirare. Da anni Greenpeace lotta contro colossi come la Kimberly-Clark per spingerli ad adottare politiche green che tutelino e preservino il patrimonio boschivo terrestre. E una vittoria è stata finalmente ottenuta, in queste ultime settimane la multinazionale Kimberly-Clark che produce con i marchi Kleenex, Scottex e altri, all’avanguardia nella produzione di tessuti in fibra di carta in più di ottanta Paesi nel mondo, ha finalmente preso un’importante decisione che salverà migliaia di foreste, vale a dire l’adozione di standard per l’acquisto di fibre.

Un primo passo fondamentale che servirà, lo si spera, da esempio per molte altre multinazionali che hanno basato la loro fortuna e il loro successo sulla carta. Che di alberi vivono, come tutti noi. E che farebbero bene ad interessarsi maggiormente all’impatto ecologico delle loro industrie e dei loro prodotti.

Greenpeace convince Kleenex ad utilizzare solo carta riciclata o derivati

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foto: Greenpeace

E’ durata quasi 3 anni la battaglia tra Greenpeace e Kimberly-Clark, l’azienda leader mondiale di produzione di fazzoletti e carta igienica. Il suo nome ai più non dirà nulla, ma basta affermare che i suoi due marchi più importanti sono Kleenex e Scottex, e tutto cambia. Immaginate quanta carta prodotta da loro esiste in tutto il mondo. Ebbene, fino a qualche settimana fa tutta questa proveniva dalle foreste primarie, cioè da enormi distese di verde che venivano tagliate indiscriminatamente.

Uno scempio che a quelli di Greenpeace proprio non è andato giù, e così dopo varie manifestazioni è arrivata la vittoria: la promessa che Kimberly-Clark gradualmente utilizzerà per la sua produzione solo carta riciclata o FSC (certificati dal Forest Stewardship Council), cioè prodotti che provengono dai derivati del legno.

Nike e Geox si impegnano a salvare l’Amazzonia grazie a Greenpeace

foto: Greenpeace
foto: Greenpeace

Un’altra vittoria portata a casa da Greenpeace. Questa volta sotto accusa c’erano le grandi multinazionali delle scarpe, le quali si interessano poco alla provenienza della pelle bovina che utilizzano per assemblare il prodotto finito. In particolare la problematica riguardava la deforestazione dell’Amazzonia.

Dopo ricerche sotto copertura durate 3 anni, i volontari di Greenpeace hanno potuto accertare che larga parte della deforestazione amazzonica avviene per far posto ai grandi allevamenti di bovini, da cui poi viene tratta la pelle che finisce alle multinazionali. Per questo Greenpeace ha chiesto con forza che queste si impegnassero ad informarsi maggiormente sulla tracciabilità dei loro materiali, e che non acquistassero nulla che provenisse dal Sudamerica, finché non fosse certo che le pelli trattate non provengano da pascoli illeciti.

Greenpeace: quinta centrale occupata per protestare contro il g8

greenpeace-porto-tolleContinua la protesta di Greenpeace, la quale anziché scemare dopo mesi di attivismo, si rinforza ulteriormente in occasione del g8. Ieri sera un gruppo di ambientalisti si è letteralmente “impossessato” della centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord, a Civitavecchia, per mettere pressione ai leader del summit i quali, a detta degli organizzatori, parlano tanto ma concludono poco, e non riusciranno a prendere seri provvedimenti.

Giunti in cima alla centrale, i dimostranti hanno srotolato uno striscione con la scritta “g8: ferma questo“, inteso come il camino della centrale a carbone, uno dei tanti responsabili dell’inquinamento atmosferico non solo dell’Italia, ma anche di tutti i Paesi che vedono i loro leader seduti ad un tavolo a discutere di argomenti di cui conoscono poco.

Secondo Greenpeace l’accordo che riguarderebbe l’ambiente di questo summit, cioè quello per limitare a due gradi Celsius l’innalzamento della temperatura globale è buono solo sulla carta, ma gli 8 leaders non hanno fatto un piano serio, non c’è una strategia comune e, in definitiva, ogni Paese continua ad agire autonomamente come se tutti gli incontri che si sono tenuti negli ultimi anni non fossero serviti a niente.

Eco-guida Greenpeace sull’elettronica: ancora Nokia domina l’eco-technology

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Per la quarta volta consecutiva il colosso finlandese Nokia si attesta in cima alla classifica delle case produttrici di elettronica in quanto a produzione ecologica. Solo che stavolta, a differenze delle tre precedenti tornate, la differenza con le altre marche non è poi così netta.

Ciò che fa di Nokia il miglior eco-produttore è il sistema di ritiro dell’usato, presente in 84 Paesi in tutto il mondo, che consente di evitare uno spreco inutile di materiale e diminuisce i rifiuti tecnologici, tra i più pericolosi in assoluto. Il punteggio di 7,5 su una scala da 1 a 10 è dovuto anche ad una buona comunicazione con i clienti e la bassa tossicità delle componenti utilizzate nei suoi telefonini.

Confermano la seconda e terza posizione Samsung e Sony Ericsson, ma con un incremento del punteggio. Se 6 mesi fa, all’ultimo controllo, la differenza tra Nokia e Samsung era enorme, ora i coreani hanno fatto un grosso balzo in avanti guadagnando un punteggio di 7,1, poco sotto Nokia, grazie al nuovo impegno per la diminuzione dei gas ad effetto serra. Anche gli altri criteri raggiungono buone votazioni, grazie all’eliminazione del PVC, ritardanti di fiamma bromurati, e all’impegno nell’eliminazione di tutti i materiali tossici entro il 2012. Bene anche il tasso di riciclo della plastica (16,1%). Un po’ più indietro invece rimane Sony-Ericsson, che ha punteggi simili a quelli di Samsung in tutto, tranne che nel riciclaggio, il quale stenta a decollare.

Doppio attacco di Greenpeace, purtroppo finiscono entrambi male

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I sostenitori di Greenpeace non si risparmiano con nessuno, ma spesso di mezzo ci vanno loro stessi. Due “abbordaggi” sono stati fatti nelle scorse ore ai due capi dell’Europa, uno vicino le coste britanniche, l’altro nel porto di Malta. Il loro scopo era manifestare il proprio disappunto anche con azioni non proprio legali, ma stavolta gli è andata piuttosto male.

In ordine di tempo, il primo “arrembaggio” è stato effettuato al largo di Kingsnorth, una città costiera britannica vicino alla quale c’è una centrale elettrica a carbone. Siccome il carbone è il combustibile fossile più inquinante al mondo, gli attivisti di Greenpeace hanno tentato di bloccare la nave per non farla mai attraccare, in modo da non permettere a quelle milioni di tonnellate di CO2 di sprigionarsi nell’atmosfera.

Purtroppo però quest’azione non è piaciuta alla polizia, visto che il commercio del carbone è legale, e così in breve tempo sono arrivati sulla nave anche diversi rappresentanti delle forze dell’ordine per arrestare 6 persone, tra cui anche alcune donne, le quali combattevano per dare un futuro ai propri figli.

Caccia scientifica, moratoria balene a rischio

baleneIslanda e Giappone rischiano di far saltare la moratoria sulla caccia alle balene per scopi commerciali. L’allarme è stato lanciato in questi giorni da Greenpeace, dopo la notizia di una richiesta per la riapertura della caccia alle megattere, che verrà presentata dalla Danimarca, per conto, della Groenlandia, sul tavolo della 61/a sessione annuale della Commissione baleniera internazionale (Iwc), che si riunisce dal 22 al 26 giugno a Madeira in Portogallo.

Le megattere sono specie protetta dal 1963 e fungono da modelle per il whale watching. A quanto pare, la Groenlandia vorrebbe poter cacciare 10 megattere all’anno in acque territoriali europee per motivi di sussistenza. Ma, sempre secondo Greenpeace, si tratterebbe di motivazioni false, perchè gli esemplari uccisi ogni anno dalle popolazioni locali soddisfano appieno il fabbisogno del Paese, tanto da non sfruttare nemmeno la totalità delle quote consentite. Ma a preoccupare gli animalisti è soprattutto la ripresa della caccia in Giappone e Islanda.

Solare a concentrazione, l’evoluzione futura dell’energia pulita

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In questi giorni si sta tenendo a Roma il g8 dell’energia. I telegiornali si guardano bene dal diffondere la notizia perché mentre nelle sale convention si parla di nucleare e carbone, e solo in minima parte delle energie rinnovabili, fuori da quelle sale centinaia di manifestanti chiedono maggiori investimenti in favore dell’energia pulita.

Alcuni di questi manifestanti sono di Greenpeace, ed oggi hanno pubblicato un dossier molto interessante sul futuro del solare. Essi parlano dell’energia del futuro, che potrebbe essere quella del solare a concentrazione. Più precisamente si tratterebbe di una centrale la quale moltiplicherebbe esponenzialmente la produzione di energia solare con degli antichi metodi di giochi di specchi. Si tratterebbe semplicemente di potenziare i raggi solari tramite degli specchi, i quali potrebbero far arrivare la temperatura al generatore di corrente da 400 a 1000 gradi, producendo tantissima energia in più rispetto a quella che si produce oggi.

Olkiluoto, la centrale nucleare più grande del mondo che crolla per un temporale

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E’ incredibile che si continui a puntare sul nucleare nel mondo, ed è ancora più incredibile che ci si fidi di Areva, un’azienda che non ha mai dimostrato nulla ma che anzi, ha dimostrato una completa inaffidabilità. Sotto accusa, da molti anni ormai, è la centrale nucleare di Olkiluoto, in Finlandia, che sarebbe dovuta essere la più grande al mondo. Sarebbe, appunto.

Infatti la data del suo completamento era prevista nel 2005 ma oggi, a 4 anni di distanza, non solo i lavori non sono stati ultimati, ma non si vede nemmeno la luce alla fine di questo tunnel. I ritardi sono stati accumulati a causa di incongruenze rispetto ai progetti, imperfezioni nelle costruzioni e tanti altri motivi che per una centrale nucleare, la più pericolosa al mondo, sono molto gravi.

Se infatti mettere in sicurezza un reattore nucleare è fondamentale, figuriamoci quanto possa essere rendere sicura la più grande centrale nucleare del mondo. In quasi 4 anni il costo si è raddoppiato, la costruzione dei sistemi di controllo elettronico non è stata ancora nemmeno iniziata, e già 2.100 sono state le “non conformità” al progetto originario che si sono susseguite.