Nucleare: inizio lavori per centrale iraniana

Ancora pochi giorni e dal 21 agosto la Russia darà il via al caricamento dell’uranio per l’impianto di Bushehr nel Sud del Paese. L’apertura di una centrale nucleare in Iran era attesa da 35 anni e, nonostante la richiesta di rinvio dell’Occidente, tra 3 giorni la centrale aprirà le sue porte.

La notizia è stata confermata da Ali Akbar Salehi, capo del programma nucleare iraniano.

Le Galapagos non sono più in pericolo, cancellate dalla lista dei siti in pericolo

L’Onu ha cancellato le Isole Galapagos dalla sua lista del patrimonio mondiale in pericolo, grazie ad un maggior impegno da parte dell’Ecuador a tutela della biodiversità dell’arcipelago, unica al mondo. Il comitato del patrimonio mondiale delle Nazioni Unite per l’istruzione, la scienza e la cultura (Unesco) ha votato con 15 voti a favore e 4 contro per rimuovere le isole dalla lista dei siti in pericolo da minacce ambientali.

È importante riconoscere lo sforzo fatto dal Governo ecuadoriano per preservare questo patrimonio

ha spiegato Luiz Fernando de Almeida, capo della delegazione brasiliana, che ha proposto la mozione in occasione della riunione di Brasilia. Il Governo dell’Ecuador si è detto soddisfatto della decisione che ha visto la cancellazione delle isole dalla lista in cui era finita nel 2007, ma alcuni ambientalisti si sono detti preoccupati.

Giornata mondiale dell’ambiente, Google si tinge di verde e Genova si candida a smart city

Giornata mondiale dell'ambienteMolte specie, un solo pianeta, un unico futuro. Questo lo slogan scelto dall’Onu in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il World Environment day.
Oggi 5 giugno tutto il mondo si ferma a riflettere sulle tematiche ambientali, in primis la tutela della biodiversità, messa a dura prova dai cambiamenti climatici e dai disastri ambientali provocati dall’uomo, ultimo la marea nera che sta travolgendo le coste del Centro America.
Il 2010 è stato scelto come anno della biodiversità, non a caso, a sottolinearne il valore vitale, mai come oggi a rischio.

Anche Google si colora di verde per festeggiare un evento internazionale come il World Environment day, che si ripete ormai da 38 anni, dal lontano 1973, quando per la prima volta le Nazioni Unite promossero la giornata internazionale dedicata all’ambiente, ideata l’anno precedente. Quest’anno il Paese ospitante è il Ruanda, scelto per la sua straordinaria capacità di risollevarsi dalla crisi scommettendo sulla green economy. Già da due giorni si protraggono i festeggiamenti a Kigali, con il battesimo dei gorilla nati durante l’anno, cerimonia denominata Kwita Izina.

Sabato 5 giugno, giornata Mondiale dell’Ambiente dedicata alla biodiversità

giornata mondiale dell'ambiente 2010

Si tratta di una delle manifestazioni storiche, una delle prime a dedicarsi all’ambiente, e si protrae ormai da 38 anni. Si tratta della giornata mondiale dell’ambiente, organizzata dall’Onu, la quale serve per riportare in cima all’agenda politica e all’attenzione del pubblico le tematiche ambientali.

Come ricorda l’Onu sul suo sito italiano, questa manifestazione non serve per grandi rivoluzioni, ma per piccole iniziative personali che ognuno di noi può prendere per tutelare l’ambiente, come ripulire il proprio quartiere, smettere di usare le buste di plastica e convicere altri a farlo, piantare un albero, spostarsi in bicicletta, ecc. Qualsiasi sia la vostra iniziativa sarà sicuramente ben apprezzata, tanto che l’organizzazione vi invita ad inviare del materiale inerente ad essa (foto, filmati, testimonianze) sul sito dedicato alla manifestazione, dove verrà pubblicato.

Al via la conferenza di Bonn sul futuro del clima

conferenza di bonn

La conferenza di Copenaghen, su cui si erano concentrate le speranze del mondo di porre un freno alla distruzione del Pianeta, si è conclusa nel dicembre scorso con un clamoroso flop e le magre conclusioni sono state accantonate per via della crisi economica. A dicembre prossimo ci sarà una nuova conferenza, quella di Cancun, in Messico, in cui bisognerà assumersi nuovi impegni e fare il punto della situazione e  c’è il rischio di un nuovo fallimento.

Per non arrivare impreparati, 182 Governi facenti parte delle Nazioni Unite si sono incontrati oggi a Bonn, in Germania, per una conferenza “di medio termine” che durerà fino all’11 giugno. Il punto fondamentale dei lavori dei 4.500 delegati sarà attuare quelle poche decisioni che sono state prese a Copenaghen, e cioè principalmente taglio delle emissioni ed aiuti economici ai Paesi in difficoltà che fanno fatica ad adeguarsi alle nuove norme.

Giornata mondiale dell’acqua, oro blu “sotto assedio”

acquaOggi 22 marzo, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, si tirano un po’ di somme sull’oro blu, sulla sua distribuzione e sullo sfruttamento delle risorse idriche del Pianeta. Inutile dire che il bilancio è tutt’altro che positivo. I dati raccolti dall’Onu (l’Organizzazione delle Nazioni Unite) sono poco incoraggianti: sulla Terra 884 milioni di persone non hanno a disposizione acqua incontaminata, mentre sono addirittura in 2,6 miliardi a non beneficiare di servizi igienico-sanitari idonei.

La mancanza di acqua pulita è all’origine della diffusione di numerose malattie, tanto che la contaminazione dei bacini idrici provoca, ogni anno, più morti delle guerre. E ad aggravare la già difficile situazione, ci pensano previsioni poco confortanti: nel 2030 si stima infatti che una persona su tre vivrà in zone dove l’acqua scarseggia.

2010, anno della biodiversità: cosa possiamo fare nel nostro piccolo

orso polare

Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità. Alla cerimonia di lancio a Berlino, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ammonito che il mondo dovrà affrontare “dei costi enormi” se non saranno intraprese azioni contro il cambiamento climatico per garantire la biodiversità.

Gli esseri umani sono ovviamente parte integrante del bilancio naturale. Il nostro destino è indissolubilmente legato alla biodiversità. Possiamo contare sull’incredibile diversità del mondo naturale nel fornire il cibo, medicine, carburante e le materie prime che ci sostengono. La biodiversità è la chiave di volta di tutta la vita sulla terra.

Riscaldamento globale: centinaia di milioni di profughi nel 2050

rifugiati

Dalla conferenza sul clima di Copenaghen è uscita una specie di accordo che non risolveva nulla, ma aveva come intenzione almeno quella di limitare i danni e cercare di far arrivare lo stato di salute della Terra il più sano possibile al 2050. Secondo gli ultimi dati dell’Onu, questo pare non sarà possibile.

Già oggi infatti sono tanti i segnali che qualcosa sta cambiando: mutamenti climatici estremi (proprio due settimane fa siamo passati in Italia in 24 ore dalla neve a +20/25 gradi), uragani e tempeste sempre più frequenti, desertificazione e innalzamento del livello dei mari. Ma a breve potranno esserci segnali ancora peggiori. Tutto questo aggravato da un fenomeno che già oggi è molto preoccupante: la migrazione di massa.

REDD: il programma con cui le Nazioni Unite vogliono salvare le foreste

deforestazione

Evitare la deforestazione, attraverso lo schema delle Nazioni Unite che ha fatto parte dei negoziati sul clima a Copenaghen, è stato uno dei pochi settori in cui i Paesi si sono trovati sostanzialmente d’accordo. Denominato REDD (riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale nelle nazioni in via di sviluppo), il programma è una collaborazione tra ONU, FAO (Food and Agricolture Organization), UNEP (il programma ambientale dell’ONU) e UNDP (programma per lo sviluppo dell’ONU).

Yemi Katerere, capo del programma REDD, ha spiegato alla Cnn le proposte del suo programma:

In teoria REDD è un sistema per fornire incentivi per i Paesi a non tagliare le foreste. Il sistema di incentivazione è in sostanza che i tuoi alberi valgono di più in piedi che tagliati. È possibile ottenere una ricompensa per non tagliare i boschi.

L’idea è molto semplice: se la funzione delle foreste pluviali, come la cattura di carbonio, la funzione idrografica, regolazione del clima e biodiversità, viene riconosciuta, il loro valore salirà.

Summit di Copenaghen: cos’è e a cosa serve. Miniguida del congresso che deciderà il futuro del pianeta

copenhagen congress center

Domani comincerà il famoso Congresso di Copenaghen, soprannominato anche COP15 (COnferenza delle Parti numero 15). Ma cos’è e perché se ne parla così tanto? La questione che si affronterà sarà il cambiamento climatico globale. Esperti e leader mondiali cercheranno di stabilire un piano, coadiuvato dagli obiettivi scientifici, politici e sociali che circondano l’argomento, per tentare di ottenere una linea guida uguale per tutti.

CHI PARTECIPERA’: Inizialmente il congresso era stato allestito per i Ministri dell’Ambiente di tutto il mondo. Ora, data l’importanza, è stata aperta a tutti i capi di Stato e di Governo dei Paesi del G20, del G77, il gruppo dei Paesi in via di sviluppo, e dell’OPEC, i Paesi produttori di petrolio, più altri Paesi che non fanno parte di alcuna organizzazione come la Svizzera, il Messico e la Corea del Sud.

L’OBIETTIVO: Il congresso organizzato dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si terrà a Copenhagen, Danimarca, dal 7 al 18 Dicembre. Si tratta della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) per prolungare ed adeguare il Protocollo di Kyoto 5. Si tratta delle quindicesima riunione dei partecipanti che hanno partecipato alla UNFCCC, una convenzione chiamata “Vertice sulla Terra” tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. È anche la 5ª riunione dei partecipanti che si sono incontrati nel 1997 per aggiornare tale Trattato, che ha prodotto un accordo per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra denominato “protocollo di Kyoto”. L’obiettivo dichiarato della riunione di Copenaghen è quello di elaborare un successore del protocollo di Kyoto, che scade nel 2012.

Inondazioni e uragani: ecco cosa accadrà al mondo senza l’intervento per ridurre le emissioni

uragano

L’Onu ha da qualche anno avviato un progetto, denominato Ipcc Project, per rilevare la situazione dei cambiamenti climatici, monitorarla in tempo reale, e predire cosa potrebbe accadere in caso di disastro naturale. La task force, dopo diversi anni di studi, ha concluso che la situazione è molto preoccupante, ma siamo ancora in grado di arginarla. Anche l’Ipcc è d’accordo sulla soglia dei due gradi di riscaldamento delle temperature medie globali, il che significa che il mondo deve assolutamente frenare o, meglio ancora, diminuire le sue emissioni.

Se queste continueranno ad aumentare, non si potrà tornare indietro, e la Terra rischierebbe una vera e propria rivoluzione. La prima e più diretta conseguenza sarà il famoso scioglimento dei ghiacciai, il quale porterebbe, entro il 2050, ad un innalzamento di mezzo metro delle acque. Cosa significa? Può sembrar poco, ma città intere come New York, Miami, Shangai o Calcutta verrebbero letteralmente spazzate via.

500 miliardi di dollari richiesti dalle Nazioni Unite per sviluppare l’energia pulita nei Paesi poveri

poveri scappano da inondazioni

E’ l’ennesima crepa nei colloqui sul riscaldamento del clima tra Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo: l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo del fabbisogno di energia delle nazioni ha rilevato che per consentire ai Paesi poveri di crescere senza contribuire pesantemente al cambiamento climatico bisogna finanziarli con almeno 500 miliardi di dollari l’anno (350 miliardi di euro).

Questo ovviamente complica le cose, specialmente per nazioni come la Cina e l’India, alle prese con le richieste da parte delle nazioni, come gli Stati Uniti, di assumere impegni vincolanti per tagliare le emissioni di gas a effetto serra. In precedenza, si era pensato che circa 100 miliardi di dollari l’anno sarebbero stati sufficienti per aiutare le nazioni nello sviluppo sostenibile, al fine di ridurre al minimo l’uso di energia proveniente da fonti inquinanti, come le centrali a carbone. Finora solo 21 miliardi dollari sono stati effettivamente raccolti nella lotta contro il cambiamento climatico. Le nazioni in via di sviluppo chiedono maggiore impegno finanziario per aiutarle a ridurre le emissioni.

G8 di Copenaghen, i moniti degli scienziati e le risposte dei politici

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Mancano 6 mesi alla conferenza sul clima che cambierà il mondo. Il prossimo dicembre a Copenaghen dovrebbe esserci la riunione più importante dal punto di vista ambientale della storia del genere umano. Per arrivarci preparati l’Onu ha presentato una prima bozza di testo su cui discutere, da rendere noto ai politici delle varie nazioni, ma anche agli esperti che lo dovranno valutare e migliorare. Il tempo per farlo c’è, ma non è così tanto.

Questo documento servirà prima di tutto per renderci conto a che punto siamo con gli obiettivi del protocollo di Kyoto, il quale scadrà nel 2012. Poi bisognerà porre i nuovi parametri per prolungare il controllo anche dopo tale data, i quali andranno a coprire il periodo fino al 2020, e con alcune indicazioni per arrivare fino al 2050. Come facilmente prevedibile, molti uomini politici già hanno cominciato ad esprimere le proprie perplessità, se non a protestare, mentre al contrario gli scienziati dicono che questo testo non è sufficiente ad arginare il problema, e che anzi questo va affrontato con più severità. Andiamo a capire cosa gli scienziati chiedono.

Aiutiamo le popolazioni che subiscono il cambiamento climatico, e aiuteremo noi stessi

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Aiutare i paesi poveri ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mitigarne gli effetti. E’ questo l’appello delle Nazioni Unite che deriva dopo la notizia, che qualche giorno fa anche Ecologiae vi aveva dato, dei primi ufficiali rifugiati climatici della Terra che avevano appena lasciato le loro case su un’isola di Papua Nuova Guinea per sempre.

Un episodio orribile che dovrebbe spingere le nazioni ricche a parlarne nei dibattiti nazionali e a tentare di trovare soluzioni al problema che tra qualche anno potrebbe toccare tutti. A tal fine, la Commissione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e sullo sviluppo ha appena presentato un rapporto dettagliato che indica la quantità di aiuto che deve essere dato a queste popolazioni sfortunate. Si tratta di circa uno o due miliardi di dollari l’anno. Di certo non un grande sforzo.