Accordo sul nucleare Berlusconi-Sarkozy, miope e pericoloso per Legambiente

Ieri ascoltando uno dei principali tg nazionali una frase ha colpito la mia attenzione:

Anche gli ambientalisti più reticenti, vista la crisi energetica, stanno rivalutando il nucleare come soluzione.

D’altra parte l’associazione pro-ambiente più attiva sul territorio italiano, Legambiente, che certo rappresenta una larga fetta di ambientalisti, definisce miope e pericoloso l’accordo Berlusconi-Sarkozy (perchè definirlo un’intesa Italia-Francia mi sembra assurdo, visto che noi cittadini italiani non siamo stati interpellati su temi così importanti). Anche i Verdi si pronunciano contro il nucleare. Qualcosa non torna. Ma al di là delle incongruenze ed incoerenze nei servizi dei telegiornali, alle quali siamo tutti tristemente abituati (ma non certo rassegnati), viene da interrogarsi sulla fattibilità di questi quattro presunti, ipotetici reattori di terza generazione.

Nucleare: il primo passo è compiuto

Il cammino verso l’adozione del nucleare in Italia verrà compiuto oggi soltanto dal punto di vista formale, mentre da quello effettivo è stato compiuto ieri. Berlusconi e Sarkozy hanno raggiunto un accordo di partnership per esportare il nucleare di terza generazione (attenzione, non è quello pulito) nel nostro Paese.

L’accordo trovato con la mediazione di Enel ed Edf (l’Enel francese) prevede 4 centrali nucleari nel nostro Paese, la prima a partire dal 2020, e poi l’attivazione conseguente di tutte le altre. Si prevede che in questo modo il 25% del consumo elettrico nazionale sia coperto dal nucleare. Solo che i dubbi che vengono non sono pochi. Infatti i 6.400 Mw prodotti risulterebbero il 25% del fabbisogno nazionale ad oggi, anno 2009. Ma con l’aumento incredibile che c’è stato nella richiesta di energia elettrica negli ultimi 10 anni si capisce come, nel 2020, questa energia nucleare arriverà a soddisfare molto meno le richieste del mercato italiano.

Idrogeno spray per i pannelli solari del futuro

La nuova frontiera nel campo dell’energia solare è l’idrogeno spray. Una novità che permetterà di rendere il mercato dei pannelli solari più competitivo, economico ed efficiente. E’ quanto messo a punto da un progetto che ha visto coinvolti i ricercatori dell’Australian National University (Anu), gli esperti della Spark Solar Australia nonchè l’azienda finlandese Braggone Oy.

L’idea alla base di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione nel settore solare è quella di utilizzare un componente fluido, da spruzzare sui pannelli, che essendo molto economico, tenda anche ad abbassare il costo degli impianti e dunque ad incrementarne le vendite su larga scala. Nonchè a diminuire l’inquinamento ambientale e le emissioni, aggiungiamo noi. Per non parlare dei tagli sulla bolletta.

Stop al carbone 2009 o il conto dell’Ue per l’Italia sarà salato

Stop al carbone 2009. Questo il titolo, che è tutto un programma, del dossier stilato e diffuso da Legambiente, nell’ambito della Settimana amica del clima (13-20 febbraio). Un documento che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inutilità e l’arretratezza, per quanto riguarda il risparmio e l’efficienza energetica, delle centrali a carbone attive sul territorio italiano.

Ma vediamo quali sono i principali argomenti tirati in ballo dalla nota associazione ambientalista contro lo sfruttamento delle centrali a carbone per produrre energia: prima tra tutti, l’ingente quantità di emissioni provocata da questo genere di impianti. Un’immensa mole di CO2 che si riversa nell’atmosfera che, al di là delle conseguenze drammatiche sul riscaldamento globale e i cambiamenti climatici, rappresenterà anche un conto salato da pagare per l’Italia.

3 mila pannelli solari per la nuova stazione Porta Susa

Procedono i lavori per la costruzione della nuova stazione internazionale di Torino Porta Susa. Lo scorso 13 dicembre sono stati inaugurati i primi 2 binari dei 6 previsti nella nuova stazione che sarà completata nel 2011 in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Tra le caratteristiche della nuova stazione Porta Susa che la renderanno unica nel suo genere, c’è ne è una che ci interessa maggiormente. Si tratta dell’autosufficienza energetica della stazione che sarà alimentata interamente ad energia solare. Saranno oltre 3 mila, infatti, i pannelli solari che andranno a rivestire la galleria superficiale della stazione, lunga 385 metri.

All’Umbria l’oscar delle rinnovabili

Chi l’ha detto che in Italia non si fa nulla per l’ecologia, ed in special modo per le energie rinnovabili? Certo, potremmo fare di più, molto di più, soprattutto a livello collettivo, ma intanto ci sono già delle eccellenze che sono state premiate.

Martedì sera a Bruxelles c’è stata la notte degli oscar per l’energia rinnovabile, e l’ambito premio è andato ad un progetto tutto italiano, quello del “Consorzio Produttori Agricoli Acque Minerali Umbre s.r.l., Acquasparta” nella categoria del premio ” Comunità Energetiche Sostenibili”.

Fornire biocarburante dal sole? Adesso si può

Gli alberi utilizzano la luce del sole per assorbire l’anidride carbonica, e l’acqua come un combustibile. Si tratta di una strategia elegantemente semplice, che utilizza fonti di energia rinnovabili per milioni di anni. Perché non fare la stessa cosa, e creare combustibile dal sole? Gli scienziati stanno rapidamente sviluppando la capacità di lavorare sulla stessa linea della natura, o almeno ci provano.

Una nuova ricerca mette in evidenza le opportunità e le potenzialità di questo entusiasmante passo. La vita è costruita su scala nanometrica, dal più piccolo virus alla più grande sequoia. La nostra capacità di valutazione tra pari in questo mondo si è rapidamente sviluppata nei passati cinquant’anni, eppure la nostra capacità di manipolare la materia su scala è appena cominciata ad emergere. Il potenziale per le nanotecnologie, come quelle in corso di elaborazione dello scienziato Craig Grimes e dei suoi colleghi della Pennsylvania State University, mostrano alcune dei più brillanti possibilità.

Anche la birra diventa biocarburante

Una società produttrice di birra di Chico, California, ha inventato un nuovo sistema di adeguamento della propria fabbrica, che renderà la sua bevanda un combustibile a base di etanolo di alta qualità. Tutto senza che gli appassionati di quella birra ne risentano. Il biocarburante verrà ricavato dallo scarto del lievito di birra.

La fabbrica in questione si chiama Sierra Nevada Brewing Co., la quale, in collaborazione con la E-Fuel Corporation, inizierà il sistema di test nel secondo trimestre di questo anno, con la speranze di passare alla produzione su più ampia scala di etanolo nel terzo trimestre.

Svolta scandinava: la Svezia dice no al nucleare

Solo un anno fa si è raggiunto il termine ultimo per la chiusura delle centrali nucleari (stabilito nel 2010) in Svezia. Questo provvedimento ha invertito decenni di vecchia politica nucleare, decidendo lo smantellamento dei 10 reattori nucleari attualmente in funzione. Non solo. Questo infatti sarà soltanto il primo passo verso l’eliminazione totale del nucleare dall’intero Paese, in quanto nel provvedimento si legge il chiaro no anche ai prossimi impianti di nuova generazione, del cosiddetto nucleare pulito.

La Svezia ha preso subito anche altre iniziative in favore dell’ambiente, dato che da Paese civile quale è si sente in dovere di dare l’esempio. Avrebbe infatti promesso contemporaneamente di aumentare le tasse sulle emissioni di carbonio, con l’intento di ridurre le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2020, anche in settori non coperti dal sistema UE dello scambio delle emissioni. L’obiettivo finale sarà la totale indipendenza dal petrolio entro il 2050, ed un contemporaneo traguardo al 50% della dipendenza dalle rinnovabili già entro il 2020, anno in cui l’Italia, la nazione con più sole, più vento e più acqua di tutte ha già annunciato che sarà impossibile arriva nemmeno al 20%.

Energia eolica, nuove prospettive negli Stati Uniti per sopperire alla mancanza di vento

Energia eolica. Dopo il solare è il settore su cui più punta Obama per il suo Green new deal. Ma se il vento cala e viene a mancare? Come sopperire all’improvviso deficit di rifornimento energetico pulito? Una inaspettata mancanza di vento negli Stati Uniti può infatti tutt’oggi causare black-out, malgrado gli scienziati delle rinnovabili stiano mettendo a punto turbine sempre più sofisticate, in grado di immagazzinare l’energia in eccesso quando il vento è intenso per poi riutilizzarlo al momento opportuno, quando c’è calma piatta nell’aria.

Questo è un problema che molte regioni degli Stati Uniti d’America possono affrontare a breve e medio termine, come conseguenza della crescente dipendenza del paese dalle energie rinnovabili, in particolare l’energia eolica.
Anche se la posizione di Stati Uniti d’America in un contesto internazionale in materia di energie rinnovabili è ancora incipiente, lo sviluppo dell’energia eolica in questo paese è il più alto del mondo. A causa di tale circostanza, l’Argonne National Laboratory (ANL) della rete dei laboratori del Dipartimento di Energia degli Stati Uniti ha chiesto all’INESC Porto di sviluppare una piattaforma per la previsione di energia eolica negli Stati Uniti.

Mega investimento ecologico in Gran Bretagna: la metà delle abitazioni saranno a biogas

Secondo la nuova ricerca condotta da Ernst & Young, e commissionato dalla National Grid, se i vari flussi dei rifiuti dell’intero Regno Unito fossero sfruttati per la produzione di biogas, la metà delle abitazioni dell’intera nazione potrebbe essere riscaldata in questo modo.

A questo appello pare che la politica britannica non sia rimasta indifferente, in quanto, come tutto il mondo anglosassone, è da sempre sensibile alle tematiche ambientali. Soprattutto da quando il destino del petrolio è segnato. Per questo il Governo ha deciso di intraprendere uno studio sui costi per capire quanto effettivamente conviene investire in questa tecnologia, ed il risultato è stato sorprendente: “solo” 10 miliardi di sterline (poco più di 11 miliardi di euro). Molto meno di qualsiasi altra forma di produzione energetica con un raggio d’azione così ampio.

Anche i ricchi possono essere ecologici: le 7 barche solari del futuro

Cosa c’è di più rilassante di una bella giornata di sole passata al largo in mezzo al mare? Cosa c’è di meno rilassante di un lago pieno di barche a motore rumoroso che inquina l’aria e l’acqua? A volte è proprio meglio andarci piano, e l’energia solare e le barche sono il perfetto compromesso. Chi l’ha detto che uno yacht, o anche una semplice barchetta, debbano fare il rumore di un terremoto, ed inquinare come una flotta in battaglia? Anche i miliardari della Terra possono dare una mano alla Natura, acquistando il prossimo yacht non a gasolio, ma a pannelli solari.

Vediamo alcune delle barche solari che abbiamo scoperto verranno messe in vendita entro l’anno. Le 3 barche solari (quella sopra e le due ai lati del testo) sono state fatte da SolarLab, un’azienda ecologica di cui abbiamo spesso dato notizia. Serpentine (la prima barca) è una navetta turistica solare, lanciata in via sperimentale nel 2006. E’ interamente alimentata dal sole e può trasportare fino a 42 passeggeri. E’ stata sperimentata in un lago del Regno Unito. L’Amburgo Solar Shuttle (a sinistra) è stata costruita nel 2000 e può trasportare fino a 120 passeggeri. La sua lunghezza è di 42 metri e la velocità massima è di 15 km/h. La Costance solar shuttle (a destra) opera sul lago di Costanza, vicino al confine tra Germania, Austria e Svizzera. Essa trasporta fino a 60 passeggeri ad una velocità di 15 km/h e la sua lunghezza è di 20 metri. Ma le navi ecologiche possono anche essere private.

Il nucleare tenta di diventare ecologico

Uno dei problemi principali dell’energia nucleare, oltre al costo eccessivo, all’alta pericolosità e ai tempi biblici per la sua produzione, è senza dubbio lo smaltimento delle scorie radioattive. La “spazzatura” delle centrali nucleari infatti non si può smaltire come tutte le altre in quanto altamente tossica e pericolosa, e poco biodegradabile, dato che ci mette circa un milione di anni per scomparire naturalmente.

Su questo punto però gli scienziati stanno cercando di trovare una soluzione: riciclare anche le scorie radioattive. Negli Stati Uniti è in progettazione un reattore nucleare in grado di produrre energia bruciando gli scarti delle altre centrali. Ciò rientrerebbe nel famoso processo di fusione, quello che avviene con la bomba atomica ma che ancora non è stato possibile controllare dall’uomo. In questo modo, garantiscono gli americani, nella centrale verrebbero inserite le scorie di 15 centrali nucleari classiche, in maniera tale da ridurre il quantitativo di scarto da stoccare al solo 1% rispetto all’attuale.