Il WWF dimostra come la salute delle foreste è legata alla salute umana

deforestazione

Il degrado ambientale sta causando gravi ripercussioni sulla salute dell’uomo, ma la tutela degli habitat naturali può invertire questo fenomeno e fornire ad essa dei benefici. A spiegare tutto ciò è un nuovo rapporto del WWF, che tramite Chris Elliot, direttore esecutivo del WWF, spiega che

La nostra ricerca conferma ciò che noi sappiamo istintivamente: la salute umana è indissolubilmente legata alla salute del pianeta.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che tra il 23 e il 25% del carico delle malattie globali potrebbe essere evitato con una migliore gestione delle condizioni ambientali. Il rapporto, pubblicato in occasione della prima Giornata mondiale sulle foreste del 21 marzo scorso, individua nella deforestazione la causa principale dell’impatto sulla salute umana.

I mutamenti climatici causano siccità e deforestazione in Europa

deforestazione europea

A seguito della presentazione del “Libro Verde“, la relazione della Commissione Europea sullo stato ambientale dell’Unione, si intuisce immediatamente il pericolo che stiamo correndo a causa dei mutamenti climatici. Le conseguenze sono molteplici e spesso legate tra di loro.

Il primo problema, sempre più evidente, sono gli incendi. Ogni anno mediamente perdiamo, all’interno dei confini dell’Europa Unita, mezzo milione di ettari di foreste, con circa 50 mila incendi concentrati perlopiù nel Sud Europa, in particolare in Italia, Spagna e Grecia. Purtroppo però, a causa del riscaldamento globale, questi incendi non rimarranno stabili (e già così sarebbe problematico), ma sono destinati ad aumentare.

Gli incendi boschivi fanno bene all’ecosistema

incendi aiuto ecosistemaCon il clima che cambia c’è una buona probabilità che gli incendi boschivi nell’area a nord-ovest del Pacifico diventino più estesi e più frequenti e, in base al parere di un esperto intervenuto ad una conferenza sull’argomento, questo avrebbe dei risvolti tutt’altro che negativi per l’ambiente. Una tesi che certamente farà discutere, dal momento  che non si parla d’altro che di preservare le foreste per salvare la terra (l’uomo, in verità) dai disastri ambientali.

Lo studioso che ha spezzato una lancia a favore degli incendi boschivi è John Bailey, professore associato presso il dipartimento di Ingegneria Forestale della Oregon State University. Bailey spiega che

il futuro del fuoco in questa regione è difficile da prevedere, sarà sempre variabile, ma senza dubbio sarà un elemento dominante degli scenari futuri. La gente dovrebbe capire, comunque, che il fuoco non solo è inevitabile, ma è anche una parte importante degli ecosistemi forestali.

Ecosia, il motore di ricerca ecologico

Navigare nella rete e nello stesso tempo proteggere le foreste pluviali? Da oggi si può grazie ad Ecosia, il motore di ricerca ecologico, sostenuto da Yahoo, WWF e Bing.  Quasi l’80% dei profitti ricavati grazie alle nostre ricerche su Ecosia finanzieranno infatti un progetto del WWF in Amazzonia. Le stime parlano di una media di due metri quadri di foresta pluviale messi in salvo per ogni singola ricerca.

Un motore di ricerca ecologico non solo per la quasi totale destinazione dei proventi alla lotta contro la deforestazione, ma anche per l’alimentazione ad energia verde dei server.

La deforestazione in Amazzonia continua a ritmi elevatissimi

deforestazione-in-amazzonia

Durante il COP15 di Copenaghen, all’inizio di questo mese, il Brasile si è distinto tra le nazioni in via di sviluppo per il suo coraggioso impegno nel ridurre le emissioni di carbonio e ridurre la deforestazione della foresta Amazzonica, ed è stato forse il più deluso dai risultati. L’anno scorso, il Brasile si era impegnato a ridurre la deforestazione dell’80% entro il 2020, e sembrava che fosse sulla buona strada per realizzare tale obiettivo: il tasso di deforestazione era sceso al 64% rispetto al 2005.

Lo scorso novembre, tuttavia, mentre il mondo si preparava alla conferenza di Copenaghen, e mentre il Brasile si preparava a fare la sua parte per trovare una soluzione ai cambiamenti climatici, 75 chilometri quadrati di foresta amazzonica sono stati distrutti.

REDD: il programma con cui le Nazioni Unite vogliono salvare le foreste

deforestazione

Evitare la deforestazione, attraverso lo schema delle Nazioni Unite che ha fatto parte dei negoziati sul clima a Copenaghen, è stato uno dei pochi settori in cui i Paesi si sono trovati sostanzialmente d’accordo. Denominato REDD (riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale nelle nazioni in via di sviluppo), il programma è una collaborazione tra ONU, FAO (Food and Agricolture Organization), UNEP (il programma ambientale dell’ONU) e UNDP (programma per lo sviluppo dell’ONU).

Yemi Katerere, capo del programma REDD, ha spiegato alla Cnn le proposte del suo programma:

In teoria REDD è un sistema per fornire incentivi per i Paesi a non tagliare le foreste. Il sistema di incentivazione è in sostanza che i tuoi alberi valgono di più in piedi che tagliati. È possibile ottenere una ricompensa per non tagliare i boschi.

L’idea è molto semplice: se la funzione delle foreste pluviali, come la cattura di carbonio, la funzione idrografica, regolazione del clima e biodiversità, viene riconosciuta, il loro valore salirà.

Lula annuncia il taglio di emissioni del Brasile e avvia una nuova politica per salvare l’Amazzonia

lula-da-silva

Il presidente brasiliano Lula ha promesso nella giornata di ieri che il suo Paese avrebbe ridotto le sue emissioni di CO2 dal 36,1% al 38,9% entro il 2020, assicurandosi così un posto come protagonista tra i leader al COP15. Con il suo modo di fare piuttosto “colorito”, ha sostanzialmente evitato un’attenta e pacata discussione politica, adottata da molti suoi colleghi, quando si parla di soluzioni al cambiamento climatico, colpendo con un tono serio e forte sulla questione che lo ha reso popolare tra gli ambientalisti.

Ha parlato in difesa della foresta pluviale della propria nazione, l’Amazzonia, perché vuol tutelare la sua funzione vitale per l’ecosistema globale, prendendo iniziative per rapidamente porre fine alla deforestazione. Finalmente un’iniziativa politica decisa in materia ecologista. Peccato però che i comportamenti politici visti a Copenaghen non vadano nella stessa direzione, e per ora abbia annunciato un’amnistia per coloro che non rispettano la legge.

La distruzione delle torbiere in Indonesia potrebbe affossare definitivamente tutti gli sforzi per ridurre le emissioni

torbiera indonesiana

Le torbiere, specialmente quelle nelle regioni tropicali, recuperano enormi quantità di carbonio organico. Le attività umane stanno avendo un notevole impatto su queste zone umide. Per esempio, i progetti di risanamento, in combinazione con gli effetti della siccità periodica, possono portare ad incendi su vasta scala, che liberano enormi quantità di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, contribuendo così al riscaldamento globale.

Utilizzando misurazioni laser, il professor Florian Siegert e il suo gruppo di ricerca presso la Ludwig-Maximilians-Universität (LMU) di Monaco di Baviera hanno valutato la quantità di torba bruciata in tali incendi con una precisione senza precedenti. I nuovi dati indicano che, nel 2006, gli incendi delle torbiere in Indonesia hanno rilasciato fino a circa 900 milioni di tonnellate di CO2. Questo è più che la quantità totale di CO2 emessa in tutta la Germania nello stesso anno, e rappresenta circa il 16% delle emissioni in tutto il mondo associate alla deforestazione.

Gli Stati Uniti stanziano 275 milioni di dollari per salvare la foresta pluviale

foresta pluviale danneggiata in indonesia

Gli Stati Uniti hanno promesso 275 milioni dollari per la protezione della foresta pluviale giovedi scorso, in occasione di un evento organizzato dall’erede al trono della Gran Bretagna, il principe Carlo, a Londra. Il denaro complessivamente stanziato sarebbe di 1,2 miliardi di dollari di assistenza per i programmi internazionali, nell’ambito di un bilancio 2010 attualmente in attesa di approvazione del Congresso degli Stati Uniti.

Il principe Carlo si è battuto per la protezione delle foreste tropicali, come un modo per frenare il cambiamento climatico e per preservare la fauna selvatica, e vuole che i fondi colmino un vuoto di politica prima di un accordo delle Nazioni Unite sul clima che entrerà in vigore nel 2013.

Riscaldamento globale, la risposta non è solo ridurre le emissioni, ma anche diminuire la deforestazione

forestaIl professore del Georgia Tech City and Regional Planning, Brian Stone, ha recentemente pubblicato uno studio dell’Environmental Science and Technology, che suggerisce ai politici di affrontare il problema della deforestazione ed urbanizzazione mondiale per risolvere i cambiamenti climatici, oltre alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.

Secondo il documento, che verrà esaminato dalla comunità internazionale che si riunirà a Copenhagen a dicembre, esso servirà per far capire ai decisori che il problema va affrontato da diversi punti di vista.

In tutti gli Stati Uniti, circa il 50% del riscaldamento che si è verificato a partire dal 1950 è dovuto ai cambiamenti nell’uso del territorio (di solito sotto forma di compensazione per le colture forestali o città), piuttosto che per l’emissione di gas ad effetto serra. Le più grandi città degli Stati Uniti, tra cui Atlanta, si stanno riscaldando a più del doppio del tasso del pianeta nel suo insieme, un tasso che è principalmente riconducibile al cambiamento nell’utilizzo del suolo. Di conseguenza, i programmi di riduzione delle emissioni – come il cap and trade sotto esame da parte del Congresso degli Stati Uniti – non può sufficientemente rallentare il cambiamento climatico nelle grandi città dove la gente vive per la maggior parte ed in cui il cambiamento dell’uso del suolo è il fattore dominante del riscaldamento.

L’Eni mira ad un progetto che distruggerà il Congo

Paolo-Scaroni-eni

Che cosa si ottiene quando si combinano la distruzione della foresta pluviale, sabbie bituminose, e piantagioni di palma da olio tutto in un progetto? Avete indovinato, un incubo ambientale. Questa tempesta perfetta di cattive perturbazioni climatiche può essere ritrovata nei piani della società petrolifera italiana Eni per lo sviluppo di catrame e di palma da olio nel bacino del Congo, uno dei luoghi più ricchi di biodiversità sulla Terra.

Questa sarebbe la prima esplorazione per sabbie di catrame in Africa in una delle piantagioni più grandi di olio di palma, che producono l’olio usato in migliaia di prodotti per la casa, dai detergenti alle Pringles. L’amministratore delegato della società, Paolo Scaroni, ha recentemente esortato le Nazioni Unite al Forum di New York ad intraprendere un’azione forte sul cambiamento climatico. Ma mentre i colloqui di Scaroni andavano avanti, la sua società stava investendo in alcuni dei progetti che contribuiranno a peggiorare il clima.

Ecco come il riscaldamento globale sta distruggendo le foreste

parco yosemite

Nuove ricerche hanno dimostrato che le temperature più alte innescano direttamente più incendi. Per fortuna dei boschi, esiste l’inverno, con una gran quantità di neve che li copre ed evita gli incendi. Ma il riscaldamento globale, oltre agli incendi d’estate, porterà meno neve, e dunque faciliterà anche gli incendi in inverno.

Le più alte temperature rendono la vegetazione più infiammabile e consentono incendi di grosse dimensioni. Si stima che le temperature più calde diano inizio ad un aumento del 20% sia nel numero degli incendi all’interno della famosa foresta Yosemite, negli Stati Uniti, ma anche per quanto riguarda la loro gravità.

Barriere coralline, un dettaglio economico da oltre 100 miliardi di euro

barriera corallina

Le barriere coralline del mondo ci permettono di risparmiare 172 miliardi dollari (115 miliardi di euro) ogni anno, ma sono sull’orlo del collasso a causa della inerzia politica. A spiegarlo è un economista-ecologista durante la conferenza Diversitas, sulla biodiversità globale, tenutasi a Cape Town, Sud Africa, nei giorni scorsi.

L’affermazione è stata fatta da Pavan Sukhdev, un economista del United Nations Environment Programme’s World Conservation Monitoring Centre di Cambridge, Gran Bretagna. Sukhdev è a capo di uno studio della Commissione europea intitolato The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB), un progetto internazionale di sensibilizzazione sui benefici economici della biodiversità.

In precedenza, era stato stimato che le barriere coralline ci facessero “guadagnare” circa 30 miliardi dollari l’anno (20 miliardi di euro) solo per attrarre i turisti, la tutela delle specie ittiche commerciali e la protezione delle coste dalle mareggiate.

Impegno contro la deforestazione: posti gli obiettivi, ma mancano i soldi

foresta pluviale

Il vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, convocato la scorsa settimana a New York dal segretario generale Ban Ki-Moon, ha riunito più di 100 capi di Stato e personalità per affrontare l’urgente necessità di agire e di mobilitare un effettivo slancio e l’impegno nell’azione legale tra le più importanti della storia per potere giungere ad un accordo equo ed efficace alla vigilia della conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite a Copenhagen che si terrà a dicembre.

I leader dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo si sono concentrati sulla riduzione delle emissioni dovuta alla deforestazione e degrado degli ambienti (REDD), punti chiave del protocollo di Kyoto. Il REDD è un accordo per ridurre le emissioni da deforestazione e dal degrado delle foreste nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta di uno sforzo per creare un valore finanziario per il carbonio immagazzinato nelle foreste. Se il carbonio può essere mantenuto nei boschi e non immesso nell’atmosfera (attraverso incendi, conversione della terra, decadimento delle biomasse o deforestazione), darà un contributo significativo per evitare un pericoloso cambiamento climatico. Il valore di questa riduzione delle emissioni può essere realizzato attraverso i mercati del carbonio o un fondo del carbonio (collettivamente chiamato meccanismo di REDD).