Uova alla diossina in Germania, rischi per l’Italia minimi per Fazio

Diossina, torna l’allarme. La notizia della recente chiusura di ben 4700 allevamenti animali in Germania, la maggior parte dei quali localizzati nella Bassa Sassonia, ha scatenato il panico in tutta Europa, Italia inclusa. La contaminazione delle uova, in misura esorbitante visto che si tratta di quantitativi tossici fino a 77 volte superiori al livello consentito, sarebbe dovuta all’impiego nei mangimi di residui di biodiesel, un combustibile tossico se immesso nella catena di produzione alimentare.

E sarebbero tremila le tonnellate di grassi alimentari contenenti diossina, giunte agli allevatori, tramite 25 diversi fornitori. Sotto accusa lo stabilimento di produzione Hales e Jentzsch, che si trova nello stato federale di Sleswig Holstein, nella Germania settentrionale. E’ stata aperta un’inchiesta dalla magistratura tedesca contro l’azienda, imputata di comportamento criminale.
Ed il pericolo si fa concreto non solo per i consumatori tedeschi, ma anche per i Paesi che hanno importato prodotti a base di uova ed uova contaminate.
Si è infatti già appreso che sia in Olanda che in Gran Bretagna sarebbero state distribuite sia uova che mangimi contaminati dalla diossina.

Sindrome di Quirra: intervista a Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra

Una nuova ondata di attenzione mediatica sull’annoso nodo della contaminazione ambientale della base militare nel Salto di Quirra, in Sardegna, fa seguito ai recenti riscontri dei servizi veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, che hanno registrato un tasso elevato di malformazioni tra gli agnelli degli ovili vicini al poligono interforze nonché un picco dei casi di leucemia e linfomi fra i pastori dell’area.

Ecologiae segue con interesse e preoccupazione l’evolversi della vicenda. Per saperne di più, abbiamo contattato Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico e di Amici della Terra, associazioni impegnate da anni, tra le altre attive sul territorio, a lottare affinché si faccia chiarezza sull’eventuale relazione tra le attività militari e l’incremento di tumori tra i pastori e malformazioni tra gli animali.

Sindrome di Quirra, quando l’inquinamento nascosto mette in pericolo la salute

Le polemiche sugli effetti delle basi militari sul territorio circostante sono destinate a durare presumibilmente per sempre, ma una molto pesante è stata sollevata tempo fa dalla ricercatrice Antonietta Morena Gatti, direttrice del laboratorio dei biomateriali dell’Università di Modena la quale, supportata dall’Associazione Amici della Terra e dal Gruppo d’Intervento Giuridico, ha chiesto maggiori controlli sulla base del Salto di Quirra, in Sardegna.

La base militare, afferma la studiosa, emetterebbe

Particelle infinitesimamente piccole (le nanoparticelle) di materiali esplodenti e di metalli, quali il tungsteno, che possono provocare tumori gravissimi e, forse, malformazioni.

Eutrofizzazione rende più tossici alcuni cianobatteri

L’eutrofizzazione del Mar Baltico, in combinazione con lo strato di ozono che si fa sempre più sottile, sta favorendo la proliferazione e l’aumento di tossicità di alcuni cianobatteri, come la Nodularia spumigena. A dirlo è un recente studio effettuato da ricercatori dell’Università di Göteborg, in Svezia.

“Ci sono diverse specie di cianobatteri, o alghe blu-verdi, che possono formare fioriture superficiali nel Mar Baltico”, spiega Malin Möhlin del Dipartimento di Ecologia marina dell’Università di Göteborg. “Quale specie finisce per dominare dipende in parte dal modo in cui l’organismo reagisce ad una maggiore quantità di raggi UV e ad una carenza di sostanze nutritive. Il Nodularia spumigena è più tossico quando c’è poco azoto nelle acque, ma sufficiente quantità di fosforo”.

L’inquinamento alla base dell’epidemia di obesità anche negli animali

L’esposizione all’aria inquinata nei primi anni di vita ha portato ad un accumulo di grasso addominale e resistenza all’insulina nei topi, anche se hanno seguito una dieta normale. A spiegarlo è una nuova ricerca scientifica effettuata negli Stati Uniti, dove si è dimostrato che gli animali esposti alle polveri sottili presenti nell’atmosfera erano più in sovrappeso, possedevano più cellule di grasso nella zona addominale e livelli più elevati di zucchero nel sangue, rispetto a quelli che avevano seguito la stessa dieta ma respirato aria pulita. Un meccanismo molto simile potrebbe avvenire anche nell’uomo, e così si potrebbe spiegare l’epidemia di obesità che sta colpendo il mondo Occidentale da alcuni decenni.

I ricercatori hanno esposto i topi all’aria inquinata per sei ore al giorno, cinque giorni alla settimana per 10 settimane a partire dalla terza settimana di vita. Questo arco di tempo corrisponde all’incirca, in un essere umano, al periodo che va dalla prima infanzia alla tarda adolescenza. I livelli di esposizione all’aria inquinata a cui gli animali sono stati sottoposti erano paragonabili all’inquinamento da polveri sottili che si può trovare nelle aree urbane degli Stati Uniti, ma anche in molte zone d’Europa.

Cani, molto più che amici dell’uomo, ci salvano da una rara malattia genetica

Ricercatori dell’Unità di ricerca GIGA dell’Università di Liegi, in parte finanziati dall’Unione europea, hanno scoperto che un gene responsabile di una rara malattia  genetica è presente sia negli uomini, sia nei canidi, la discinesia ciliare primaria.

La discinesia ciliare primaria (DCP) è una malattia respiratoria che colpisce i bambini in età infantile ed in particolare le ciglia della mucosa respiratoria, delle appendici simili a capelli che a causa del gene DCP non riescono a proteggere i polmoni dall’attacco di germi, e causano disturbi e deficit a carico delle via aeree e del parenchima polmonare.

Polveri sottili, a svelarne l’identità una ricerca pugliese

Una ricerca compiuta dalla Regione Puglia ha svelato interessanti aspetti sulle polveri sottili, anche note come particolato atmosferico, PM.
Lo studio su La vera identità delle polveri sottili è stato condotto dal dipartimento di Chimica dell’Università di Bari e dal dipartimento di Fisica dell’Università del Salento in collaborazione con le società Lenviros s.r.l e Fai Instruments s.r.l.

Le polveri sottili sono nocive, e questo già si sapeva. Ma determinante per comprenderne la pericolosità non è la loro dimensione, ma la loro provenienza: le particelle che provengono dallo smog e dal traffico cittadino sono leggere e molto dannose per la salute; quelle che arrivano dal deserto del Sahara sono più pesanti ma non pericolose. Le polveri sottili al Nord sono molto nocive perché provenienti per lo più dallo scarico delle auto; quelle che circolano nell’aria dei Paesi Mediterranei e del Sud Italia non sono dannose perché arrivano dai deserti dell’Africa.

Cambiamenti climatici e salute, si salvi chi può

Si salvi chi può, questo il titolo inequivocabile del rapporto sull’impatto dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulla salute della popolazione mondiale, la diffusione e l’incidenza delle malattie e l’aumento di eventi catastrofici come uragani, carestie, siccità e alluvioni.
A diffonderlo la nota associazione ambientalista Greenpeace e l’ISDE, l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente.

Secondo il parere degli esperti, l’aumento delle temperature globali crea un terreno favorevole alla proliferazione di agenti patogeni, con un conseguente incremento delle patologie infettive e delle parassitosi. Senza contare le ondate di calore e il picco di malattie da inquinamento dovuto alle emissioni di CO2, altri gas serra e polveri sottili in atmosfera, che causano patologie respiratorie, allergie e asma, colpendo soprattutto i bambini e minando la cagionevole salute degli anziani.

Centrali nucleari e aborti: una ricerca tedesca evidenzia la correlazione

Uno studio pubblicato dal Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco riporta l’attenzione sulle conseguenze delle centrali nucleari sulla biologia degli animali che vi vivono intorno: uomo compreso. Ventimila aborti spontanei, negli ultimi 40 anni sono stati registrati nelle vicinanze (un raggio di 35 Km) di 31 impianti (27 tedeschi e 4 svizzeri). Aggrava la già spaventosa statistica del fenomeno la correlazione rilevata tra vicinanza delle centrali e aumento dell’incidenza di deformità e tumori infantili.

I ricercatori Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb, tentavano di stabilire se la sola prossimità agli impianti potesse influire negativamente sulla salute umana anche in condizioni ordinarie ed assenza di gravi incidenti. Lo studio parte dal rilievo degli effetti  di Chernobyl sulla natalità, e sul rapporto tra nascituri maschi femmine, il quale evidenziò come in Ucraina e nelle zone toccate dalla nube  un milione di bambine e bambini non siano mai nati a causa del disastro.

Inquinamento da arsenico, scoperto gene assorbi-metallo nelle piante

Alcuni ricercatori  hanno identificato due geni essenziali che controllano l’accumulazione e la detossificazione dell’arsenico nelle cellule delle piante. Il loro isolamento aiuterà gli scienziati a ridurre l’accumulo del metallo tossico nelle colture.

I risultati arrivano dopo l’allarme lanciato alcuni giorni fa sulla tossicità dell’acqua in cinque regioni italiane, inquinata da arsenico, e anche durante le votazioni e le manifestazioni sulla riforma Gelmini che va a tagliare i fondi alla ricerca. La ricerca, in questo caso, è frutto della collaborazione di studiosi provenienti dall’Europa, dall’Asia e dagli USA che hanno partecipato al programma PHIME (Public Health Impact of long-term, low-level Mixed Elements exposure in susceptible population strata), sovvenzionato dall’Unione europea con 13,43 milioni di euro.

Cambiamenti climatici: i decessi legati al clima nel 2010 sono raddoppiati

Nei primi nove mesi di quest’anno oltre 21.000 persone sono morte in tutto il mondo a causa di eventi legati al clima, secondo un nuovo rapporto di Oxfam. Si tratta di più del doppio dei morti di tutto il 2009. Questa notizia purtroppo non ci sorprende nemmeno più di tanto, dopo aver assistito alle inondazioni in Pakistan, alle ondate di calore in Russia, e all’innalzamento del livello del mare nelle nazioni insulari come Tuvalu. Ed anche i casi italiani di esondazione dei fiumi non sono da meno.

Oxfam ha rilasciato il suo rapporto in tempo per l’inizio dei colloqui sul clima di Cancun, in Messico. Nonostante le aspettative non ottimistiche per un progresso delle trattative, l’organizzazione spera di sottolineare che, mentre il congresso di Copenaghen potrebbe non essere riuscito bene, e la politica climatica degli Stati Uniti possa sembrare irrimediabilmente apatica, il riscaldamento globale è ancora un problema.

BPA: l’Europa lo vieta nei biberon

L’allarme era stato lanciato da tempo ormai, tanto che gran parte del mondo Occidentale si era già adeguato. Il BPA (Bisfenolo A) fa male, in particolar modo ai bambini, e per questo l’Europa ha finalmente deciso, con un voto a maggioranza qualificata tenutosi ieri, di bandirlo definitivamente.

Dalla prossima primavera dunque, sugli scaffali di tutti i Paesi dell’Unione Europea non si troveranno più i biberon contenenti BPA. La pericolosità era ben nota, ed in particolare si correva il rischio di malattie riguardanti lo sviluppo sessuale del bambino, con alterazioni della prostata o infertilità maschile, ma anche altri tipi di problemi fisici come tumori (in particolare cancro al seno), endometriosi, obesità e problemi cardiaci.

Acqua del rubinetto all’arsenico in cinque Regioni italiane

Bere l’acqua del rubinetto ha i suoi vantaggi sotto forma di benefici ambientali, non c’è dubbio, per via della riduzione della mole di rifiuti di plastica prodotti dalle bottiglie e del taglio delle emissioni dovuto al trasporto su strada delle acque minerali, ed in termini di sicurezza alimentare per quanto riguarda la qualità e la quantità dei controlli.

Eppure qualcosa non torna nella recente indagine della commissione sanitaria di Bruxelles: in cinque Regioni italiane l’acqua che esce dal rubinetto è contaminata, al punto da esporre al rischio di cancro la popolazione.
Sul banco degli imputati l’arsenico che supera in molti casi (e in molte case) la soglia consentita dall’Unione Europea.
Attualmente i limiti fissati dall’UE sono di 10 microgrammi per litro. Tuttavia recenti studi attestano che qualora la soglia superi i 20 mg/l non ci sarebbero pericoli per l’incolumità del consumatore, tanto che il Ministero della Salute italiano aveva addirittura chiesto di innalzare il limite a 50 mg/l. Diverso il parere dell’UE che afferma che oltre i 20 microgrammi il rischio di cancro aumenta a dismisura, esponendo i cittadini ad un pericolo troppo alto.

Inquinamento e tumori: l’Aiom annuncia documento che ne attesta il legame

Non c’è bisogno di fare allarmismi, ma nemmeno di sottovalutare il problema. E’ questo il succo delle anticipazioni che l’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha annunciato prima della pubblicazione del suo ultimo documento che certamente diventerà un punto di riferimento nel dibattito sul legame tra tumori e inquinamento.

I dati sono a volte contrastanti (dipende molto da chi finanzia la ricerca), e la querelle tra chi dice che l’inquinamento, specie quello dei rifiuti, provochi tumori, e chi invece lo nega, continua ormai da anni. Ciò che per certo si può dire in questo momento è che litigare sulla questione dei rifiuti è, almeno adesso, inutile. Non ci sono dati sufficienti per supportare l’una o l’altra tesi, e quindi è controproducente affermare che provochino il cancro oppure no.