Polveri sottili oltre il limite nel 65% dei capoluoghi di provincia italiani

La bandiera nera di Legambiente, che effettua un costante monitoraggio sulle polveri sottili nei capoluoghi di provincia italiani, quest’anno è toccata alla città di Torino. Ma hanno poco di che congratularsi con sè stessi anche il 65% dei centri cittadini presi in analisi dal consueto rapporto annuale sulle PM10 stilato dall’associazione ambientalista più attiva nel campo della lotta all’inquinamento urbano.

Il superamento dei livelli di PM10 sembra essere diventato una triste consuetudine nei nostri capoluoghi, che spesso nel corso nel 2008 hanno superato il limite previsto dalle legge, i 50 microgrammi/m3, in periodi di tempo prolungatisi oltre i 35 giorni considerati “ancora nella norma“. Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei cittadini sono gravissime: aumento dell’asma nei bambini, incremento delle malattie respiratorie, tumori, impotenza.

Bush mette a rischio centinaia di specie in via d’estinzione per un capriccio

Le elezioni americane hanno eletto come Presidente degli Stati Uniti per i prossimi 4 anni Barack Obama. Ma ancora per un mese e mezzo a capo del Governo americano ci sarà George W. Bush, purtroppo. Il Presidente uscente sembrava avesse avuto improvvisamente una svolta ambientalista prendendo alcune decisioni in merito a questioni ambientali che gli facevano onore negli ultimi mesi, ma la sensazione è che fossero tutte mosse elettorali.

Essendo stato eletto un candidato dello schieramento avverso, Bush ha deciso di mettergli i bastoni tra le ruote il più possibile, ed anche dal punto di vista delle decisioni ambientali ha deciso che Obama dovrà sudare sette camicie per recuperare agli orrori che lui sta compiendo in questo periodo. I cambiamenti che sta apportando Bush negli ultimi 4 mesi avranno bisogno di molto più tempo per essere riparati dall’amministrazione Obama.

Rapporto German Watch, Italia arretra ancora nella lotta ai gas serra

Crescere è un verbo poco usato in Italia, quasi quanto investire. In compenso sappiamo bene come arretrare, siamo geni nel fare sempre peggio. E poco importa se obbediamo solo a logiche di un illusorio e temporaneo profitto, se l’ambiente è sempre più abbandonato a sè stesso, è sufficiente che l’economia giri, quella soltanto è rinnovabile.
Noi siamo quelli che pensano al nucleare, agli acquisti malgrado la crisi, all’ottimismo ad ogni costo, realizziamo l’irrealizzabile, non sentiamo affatto la recessione incombente.

E come una mamma perdona gli errori reiterari dei suoi figli, prima o poi, passata l’ora del tg, l’Italia dimentica tutti i posti di demerito che occupa nelle classifiche europee e mondiali, un po’ in tanti campi, e ritorna a sorridere indulgente verso sè stessa, vittima di un giustificazionismo che fa venire la nausea a chi ha ancora un po’ di cervello e lo usa per pensare, altro verbo caduto in disuso, nell’era del voglio tutto e subito.
Ebbene, la notizia da dimenticare in fretta questa volta riguarda la nostra ulteriore retrocessione nella lotta ai gas serra.

“Taranto la città malata”, dall’Ilva alle pecore contaminate da diossina

Risale al 2005 il video shock realizzato da Vittorio Vespucci, un tarantino che vive a Treviso dal 1995, dal titolo cupo come una nube tossica:”Taranto, la città malata“. Immagini crude di cieli inquinati dal mostro, lo stabilimento dell’ILVA, che da solo produce elevate quantità di diossina.
In questa città della Puglia, il numero delle morti per tumori è aumentato di oltre il 100% dal 1971 ad oggi. Pensate che l’Ilva di Taranto è responsabile da sola di ben il 9% delle emissioni totali di diossina prodotte in tutta Europa.

A distanza di tre anni da quel filmato di denuncia, vogliamo ripubblicare quelle immagini di degrado ambientale e abbandono del territorio. Oggi, infatti, si ritorna a parlare dell’ILVA dopo le recenti proteste dei cittadini, tra l’altro mai placatesi, che mirano più che a far chiudere la fabbrica, che da’ migliaia di posti di lavoro alla popolazione locale, a trovare soluzioni alternative, come l’adeguamento a parametri e a norme meno inquinanti e più rispettose non solo dell’ambiente, ma della salute degli abitanti del posto, gravemente compromessa dalle emissioni.

Riscaldamento globale, antico metodo indiano per stoccaggio di CO2

Antiche tecniche per lo stoccaggio di CO2 nel suolo sperimentate dagli indiani dell’Amazzonia precolombiana potrebbero risultare utili per invertire la rotta del riscaldamento globale, il cambiamento climatico attualmente più preoccupante.
Le sperimentazioni del nuovo antico metodo inizieranno in Sussex e Belize già nei primi mesi del nuovo anno, finanziate dai capitali di rischio della Silicon Valley.

L’idea, peraltro già battuta e sostenuta da tempo nel mondo scientifico come soluzione possibile all’inquinamento, è quella di prendere carbonio dall’atmosfera e seppellirlo nel suolo, dove tra l’altro può agire da potente fertilizzante, contribuendo ad arricchire i terreni stanchi e sfruttati.
Se il progetto dovesse avere successo, si potrebbe estenderlo rapidamente a tutto il mondo, nell’impresa ardua ma non impossibile di invertire l’accumulo di anidride carbonica, la causa principale del riscaldamento globale, liberando l’atmosfera dalle emissioni nocive e riportando la quantità di CO2 ai livelli pre-rivoluzione industriale.

Salvate la neve, lo chiedono i campioni di sci

Tutti a Poznan. Anche i campioni di sci di tutto il mondo si sono dati appuntamento nella cittadina polacca in cui si sta tenendo la conferenza mondiale sul clima, per rendere partecipi i grandi del pianeta della loro preoccupazione circa il riscaldamento globale, che sta mettendo in pericolo il futuro del loro sport, del lavoro proprio e di migliaia di persone che vivono di neve. Proprio quella neve che manca sempre di più, sostituita da un’irritante neve artificiale (che tra l’altro per essere sparata inquina anche non poco).

Appena fuori dalla sede della conferenza si sono incontrati i campioni delle varie discipline invernali, dai campioni di sci Ted Ligety e Julia Mancuso, ai campioni polacchi Magdalena Gwizdon e Tomasz Sikora, fino all’intera squadra finlandese di ski jump, tutti uniti in risposta all’appello lanciato dal WWF per salvare il pianeta.

Edifici grigi addio! Cambiamenti climatici e carburanti verdi coloreranno le città di muschio e licheni

Il colore dei palazzi di numerose metropoli e città del mondo è destinato a cambiare da un grigio cupo e spento a toni più accesi, come il verde, il giallo, l’arancione. Sembra, infatti, che l’era delle stufe a carbone e dei carburanti ricchi in solfati stia per lasciare il posto ad un nuovo green time, fatto di serbatoi più ecologici e meno inquinanti e che questa scelta possa avere ripercussioni profonde sull’aspetto cromatico delle nostre città.

Ma a spodestare il grigiore dai vecchi edifici saranno anche i cambiamenti climatici in atto: le piogge più frequenti laveranno via letteralmente la fuliggine accumulata sulle facciate delle costruzioni antiche, mentre le temperature più alte favoriranno la crescita di muschi e licheni negli angoli e nelle crepe dei muri, dando un tocco di verde qua e là.
Queste previsioni sono il frutto di un recente studio condotto dai ricercatori Peter Brimblecombe e Carlotta Grossi dell’università dell’East Anglia e pubblicato sulla rivista Science of the total environmental.

Il livello del mare si sta alzando più velocemente del previsto

New York come Venezia? C’è il rischio che sia anche peggio. A lanciare l’allarme sono gli scienziati del IPCC (il gruppo di studio sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite) al congresso sull’ambiente di Poznan, i quali hanno intravisto per il futuro del mondo un rischio di innalzamento dei livelli del mare molto più rapido rispetto alle previsioni.

Le previsioni, considerate ottimistiche, di qualche anno fa, le quali prevedevano un innalzamento delle acque di mezzo metro rispetto ad oggi nel 2100 rischiano di essere spazzate via come di fronte ad una tempesta tropicale. Il riscaldamento globale ha portato a diverse conseguenze catastrofiche sulla natura, come i cambiamenti delle condizioni fisiche e chimiche degli oceani, o l’innalzamento delle temperature globali, che mettono a rischio molte delle specie marine, ma anche le nostre città.

Emissioni auto, Europa sigla accordo a tre

Finalmente trovata un’intesa europea sulle emissioni di C02 dovute al traffico automobilistico. Una notizia di questi giorni che fa risorgere un filo di speranza sul futuro dell’Unione, da sempre attenta ai problemi ambientali, ma che sembrava essere finita in letargo per via della crisi economica incombente.

L’accordo a tre raggiunto da Commissione UE, Consiglio e Parlamento europeo, si occupa della regolamentazione delle nuove vetture in circolo, disponendo pesanti tagli alle emissioni dei veicoli e sanzioni proporzionali alla quantità di agenti inquinanti immessi nell’atmosfera.
E appare soddisfatto dei risultati ottenuti il relatore Guido Sacconi (Pse):

L’intesa è molto soddisfacente, non si tratta solo di un’operazione di politica ambientale ma anche di politica industriale.

Record di uragani in Atlantico nel 2008, colpa del riscaldamento globale e della Niña

La stagione degli uragani atlantici si chiude ufficialmente proprio oggi, 30 novembre 2008, e già si tirano le prime somme su quella che è stata una delle attività più intense mai registrate prima d’ora.
O più precisamente una delle stagioni più attive degli ultimi 64 anni, da quando cioè sono iniziate le registrazioni dettagliate e la catalogazione del numero delle tempeste annuali.

Sulla base di una stima effettuata dal NOAA National Hurricane Center, nel corso del 2008 nell’area atlantica si sono formate ben 16 tempeste tropicali. Tra queste, otto erano uragani, cinque dei quali con una forza tre o superiore a tre. Queste cifre concordano con quelle che erano state le previsioni degli scienziati nel mese di maggio e agosto. Gli studiosi avevano messo in conto il verificarsi di 14-18 tempeste tropicali, anche se la media stagionale è di circa undici tempeste, di cui generalmente sei si trasformano in uragani, solo due in uragani di dimensioni preoccupanti.

Il riscaldamento globale sta cambiando la composizione organica del suolo

Siamo abituati, pensando ai danni provocati dal riscaldamento globale, ad alzare gli occhi su in cielo, e anche i numerosi studi che valutano l’impatto ambientale dell’inquinamento si occupano in prevalenza degli effetti negativi sull’atmosfera.
Una recente ricerca, effettuata da un gruppo di studiosi della University of Toronto Scarborough, ci avverte invece che faremmo meglio a guardare anche a terra, più precisamente ai cambiamenti causati dall’innalzamento delle temperature nella composizione organica del suolo.

I risultati dello studio, pubblicati dalla rivista di divulgazione scientifica Nature Geoscience, dimostrano infatti che il riscaldamento globale sta effettivamente modificando la struttura molecolare della materia organica del terreno.

New energy for America, l’ecologia di Obama non contagia l’Italia

Mentre il neoeletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama chiama a raccolta i maggiori cervelli del Paese per risolvere la crisi economica e provare a cambiare il mondo, in Italia si avverte sempre più forte l’esigenza di continuare a porre veti e freni ai protocolli ambientali proprio per risolverla la stessa crisi.

Qualcosa non quadra e ci rendiamo sempre più conto che se l’America può, noi non vogliamo nemmeno provare a farla qualcosa. O meglio, il nostro amato premier Silvio Berlusconi si è recato in Spagna a ribadire la sua tesi che vista l’emergenza economica chissenefrega di salvare il Pianeta, più o meno il concetto era quello, inutile fare tanti bei giri di parole e di retorica vuota a rendere. Meglio tutti più ricchi e felici con tanti soldi da spendere per curare il cancro ai polmoni, decontaminare l’acqua del rubinetto, acquistare prodotti biologici sempre più costosi. Dov’è il risparmio?

A Firenze operazione di Terra! contro l’inquinamento dei SUV

Le automobili fanno male: inquinano l’ambiente con le loro emissioni nocive e danneggiano la salute umana. Inoltre, come ci spiega Paola Pagliaro, uno studio del Centro internazionale per la ricerca sul clima e l’ambiente (Cicero) ha evidenziato che le auto hanno una forte incidenza sul riscaldamento globale. Per tutti questi motivi, alcuni attivisti dell’associazione ambientalista Terra! hanno organizzato a Firenze un’azione di protesta contro l’inquinamento da CO2 da auto ed in particolare da SUV. La scorsa notte sono stati piazzati 40 cartelli stradali di divieto di accesso ai SUV nei 20 varchi di accesso alla ZTL della città di Firenze. “Vietato l’ingresso al centro storico per i veicoli con emissioni di CO2 superiori a 120 g/km”, “Vietato l’accesso ai SUV”, “Vietato respirare!” cosi recitano alcuni dei cartelli posizionati dagli attivisti di Terra!.

Riscaldamento globale, a fare più danni sono automobili e tir

Di mezzi di trasporto, più o meno o per niente inquinanti, ce ne sono tanti. Treni, automobili, autobus, biciclette, motorini, navi, aerei. Ma quali sono quelli che contribuiscono maggiormente ad accelerare il peggioramento del riscaldamento globale?
E’ il quesito che si sono posti i ricercatori del Centro internazionale per la ricerca sul clima e l’ambiente (Cicero), che hanno effettuato uno studio per valutare l’impatto ambientale dei vari sistemi di locomozione.

I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista di divulgazione scientifica PNAS, hanno riportato l’attenzione generale sull’importanza di arginare le ingenti quantità di emissioni provenienti dal traffico di automobili e mezzi pesanti come tir.
A quanto pare, infatti, sarebbero proprio le quattro ruote il veicolo maggiormente inquinante e che più contribuisce, a causa degli scarichi altamente nocivi, a rendere l’aria irrespirabile e ad avere maggior peso nell’incidenza sul riscaldamento globale.