EPA, dopo il BPA ora chiede di bandire il Triclosan

Quasi cinque anni fa alcuni studi cominciarono a mettere in evidenza un legame tra la sparizione delle rane e l’uso di alcune sostanze chimiche come il Triclosan nei prodotti cosmetici. La FDA (Food and Drug Administration) sta studiando, insieme all’EPA (Environmental Protection Agency) quali sono questi prodotti che possono essere presenti negli armadietti dei nostri bagni.

L’EPA ha dichiarato di avere dei sospetti che questi prodotti possano intaccare le popolazioni di girini. Ad esempio proprio il Triclosan si pensa possa accelerare in modo innaturale la loro crescita, trasformandoli in rane prima del tempo. I sospetti sono subito caduti sui soliti pesticidi, ma le ricerche portate avanti dal Food and Water Watch, 82 funzionari della sanità pubblica e le associazioni ambientaliste vanno oltre questa ipotesi.

BP: altro disastro nel 2008, lo svela Wikileaks

La somiglianza tra il disastro BP in Messico della scorsa estate e quello avvenuto nel 2008 è impressionante. L’unica differenza è che l’incidente di due anni fa è accaduto in Azerbaigian, e non sulle coste degli Stati Uniti, e per questo motivo nessuno al mondo ne ha saputo nulla. Almeno fino a che Wikileaks non ha svelato quest’altro segreto.

Le nuove rivelazioni fatte dal sito di Assange hanno parlato di alcuni dei soci di BP che si sono detti “sconvolti” che la società sia stata così reticente sull’incidente, tanto da aver tentato di nascondere informazioni persino a loro. Secondo le incredibili rivelazioni infatti, pare che il presidente dell’Azerbaigian abbia accusato la BP di aver rubato 10 miliardi di dollari di petrolio al suo Paese e aver utilizzato un “lieve ricatto” per assicurarsi i diritti a trivellare ampie zone nella regione del Mar Caspio.

Polveri sottili, a svelarne l’identità una ricerca pugliese

Una ricerca compiuta dalla Regione Puglia ha svelato interessanti aspetti sulle polveri sottili, anche note come particolato atmosferico, PM.
Lo studio su La vera identità delle polveri sottili è stato condotto dal dipartimento di Chimica dell’Università di Bari e dal dipartimento di Fisica dell’Università del Salento in collaborazione con le società Lenviros s.r.l e Fai Instruments s.r.l.

Le polveri sottili sono nocive, e questo già si sapeva. Ma determinante per comprenderne la pericolosità non è la loro dimensione, ma la loro provenienza: le particelle che provengono dallo smog e dal traffico cittadino sono leggere e molto dannose per la salute; quelle che arrivano dal deserto del Sahara sono più pesanti ma non pericolose. Le polveri sottili al Nord sono molto nocive perché provenienti per lo più dallo scarico delle auto; quelle che circolano nell’aria dei Paesi Mediterranei e del Sud Italia non sono dannose perché arrivano dai deserti dell’Africa.

Rifiuti per tagliare le emissioni di CO2

Una buona notizia arriva da uno studio promosso dalle Nazioni Unite: tagliare le emissioni di CO2 e attenuare in parte i cambiamenti climatici è possibile. Basterebbe che le aziende che si occupano della gestione dei rifiuti in tutto il Mondo, cominciassero ad abbattere le emissioni di gas serra.

Il comparto rifiuti dovrebbe in primo luogo ridurre le quantità di materie prime utilizzate dall’industria, stoccare il carbonio e recuperare il metano prodotto dalle discariche per produrre combustibile e dunque energia elettrica. Come afferma Achim Steiner, direttore del Programma ONU per l’Ambiente (UNEP)

Il comparto rifiuti sta già operando per rendere minimo l’impatto di gas serra potenti come il metano, ma si tratta di iniziative su base nazionale. E’ arrivato il momento di passare ad un livello superiore e dare una risposta globale più coordinata, specie rispetto alle economie in via di sviluppo.

I pannolini sono tra i rifiuti più inquinanti

I bebè crescono in fretta, i loro pannolini impiegano 500 anni per degradarsi. Sono fatti di polpa di legno e plastica a mezzo di processi chimici industriali utili a garantire il massimo assorbimento. Ogni piccolo viene avvolto, nei soli primi 3 anni di vita, da una media di 4500 pannolini, che, tradotti nella polpa di legno utilizzata per produrli, corrispondono a circa 20 alberi di grandi dimensioni. Una recente ricerca di Greenplanet afferma che:

Nel nostro Paese ogni giorno vengono utilizzati circa sei milioni di pannolini che, una volta gettati via diventano una pericolosa fonte di inquinamento. Non solo per i materiali e i processi per realizzarli ma anche perché, sommati insieme, rappresentano ben il 10% di tutti i rifiuti urbani; inoltre si tratta di rifiuti con tempi di smaltimento lunghissimi che necessitano di circa 500 anni per decomporsi. Ma c’è anche un’altra problematica legata ai pannolini usa e getta per i bebé: la presenza di rifiuti organici rischia di provocare contaminazioni sia nel terreno sia nelle falde acquifere.

Congresso di Cancun: trovato l’accordo all’ultimo minuto

Ce l’abbiamo fatta. Ieri sera (le prime ore dell’alba in Italia), l’accordo per combattere i cambiamenti climatici è stato trovato al congresso di Cancun. Non siamo ancora al famoso “accordo perfetto“, e resta ancora da fare molto per uscire da questa situazione pericolosa, ma già il fatto di aver elaborato un testo che ha messo d’accordo tutti gli Stati, in cui ognuno ha promesso di fare la sua parte, si può definire un’impresa straordinaria.

L’accordo consiste essenzialmente in 3 parti. La prima, l’unica che dà numeri, per quanto imprecisi, è anche la più scottante: l’impegno a ridurre le emissioni. Il limite è stato stabilito nel 25-40%, rispetto ai livello del 1990, entro il 2020. Un traguardo storico visto che già il 20% dell’Unione Europea sembrava tanto, e si tratta di oltre il triplo rispetto a quanto promesso dagli Stati Uniti due anni fa.

Coop for Kyoto premia fornitori virtuosi

L’iniziativa Coop for Kyoto, avviata nel 2006 nell’ambito del programma di impegno ambientale che vede coinvolta la grande azienda italiana, è giunta alla fase delle premiazione dei fornitori più virtuosi, ovvero quelli, tra i 110 aderenti, che hanno risposto in maniera più efficace all’invito di Coop attuando azioni mirate a ridurre drasticamente i consumi energetici.

Si tratta, nello specifico della Kimberly-Clark (-10.936 tonnellate di CO2), di Cartiera Lucchese (-4.874) e della Surgital (-2.629). Maurizio Zucchi, direttore Qualità di Coop Italia spiega che, malgrado resti ancora molto cammino da fare, l’impegno dell’azienda è di invertire i trend negativi, stimolando e valorizzando i fornitori più virtuosi:

Coop ha intenzione di proseguire nell’attività di sensibilizzazione dei propri fornitori, ha spiegato Zucchi, in particolare delle aziende che presentano situazioni meno efficienti.

Riscaldamento globale, NASA riconsidera il ruolo delle piante nel raffreddamento

Mentre a Cancun la conferenza ONU è ormai agli sgoccioli e si attendono risultati, se non perfetti, almeno incoraggianti per quanto riguarda la riduzione delle emissioni globali e gli altri temi in gioco, la NASA spiega che, in un mondo con livelli atmosferici di CO2 raddoppiati, si potrebbe ottenere un effetto di raffreddamento incrementando considerevolmente il numero di piante ed alberi. Una misura concreta per porre un freno e limitare i danni del riscaldamento globale.

Secondo il modello climatico elaborato dall’Agenzia spaziale USA l‘effetto di raffreddamento sarebbe pari a -0,3 gradi centigradi (C) (-0,5 Fahrenheit (F) a livello globale e -0,6° C (-1,1 F) nelle aree interessate dall’incremento di vegetazione.
Lahouari Bounoua, del Goddard Space Flight Center di Greenbelt, è l’autore principale dello studio pubblicato il 7 dicembre scorso sulla rivista di divulgazione scientifica Geophysical Research Letters.

Cambiamenti climatici e salute, si salvi chi può

Si salvi chi può, questo il titolo inequivocabile del rapporto sull’impatto dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulla salute della popolazione mondiale, la diffusione e l’incidenza delle malattie e l’aumento di eventi catastrofici come uragani, carestie, siccità e alluvioni.
A diffonderlo la nota associazione ambientalista Greenpeace e l’ISDE, l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente.

Secondo il parere degli esperti, l’aumento delle temperature globali crea un terreno favorevole alla proliferazione di agenti patogeni, con un conseguente incremento delle patologie infettive e delle parassitosi. Senza contare le ondate di calore e il picco di malattie da inquinamento dovuto alle emissioni di CO2, altri gas serra e polveri sottili in atmosfera, che causano patologie respiratorie, allergie e asma, colpendo soprattutto i bambini e minando la cagionevole salute degli anziani.

Ambiente e territorio: a Rozzano arrivano gli alberi mangia-CO2

Un assorbimento annuo pari a ben 195 tonnellate di anidride carbonica (CO2). E’ questo il risparmio ambientale che in provincia di Milano, ed in particolare nel Comune di Rozzano, garantirà un bosco con ben 35 mila alberi “inaugurato” con la messa a dimora del primo albero da parte di Alessandro Colucci, l’Assessore ai Sistemi verdi e Paesaggio della Regione Lombardia.

A darne notizia è stata l’Amministrazione regionale nel precisare che il progetto è costituito da un bosco avente un’estensione pari a ben 25,8 ettari, mentre altri 10,2 ettari di terreno, nell’ambito di un progetto di riqualificazione di aree rurali, saranno destinati ad infrastrutture quali le piste ciclabili, un edificio realizzato con tecniche di bio-architettura, ma anche dei punti di avvistamento per animali d’acqua.

Congresso di Cancun: si prepara il terreno per la settimana finale

L’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di gestire i negoziati in vista di un nuovo patto internazionale sul clima, nella giornata di ieri (sabato 4 dicembre) ha rilasciato dei documenti di diversi progetti da prendere in esame per la settimana finale della conferenza. Uno era una bozza di un accordo incentrato su una “visione comune a lungo termine per la cooperazione”, focalizzata su una notevole intensificazione degli sforzi per aumentare la resistenza agli shock climatici, in particolare nei Paesi più poveri e vulnerabili, e per ridurre le emissioni di gas serra.

Peccato che tale bozza contenga molti aspetti provvisori. Una dichiarazione fatta il giorno precedente da Christiana Figueres, responsabile dei trattati per le Nazioni Unite, riassume perfettamente l’atteggiamento nelle sale conferenza:

Onestamente, non si è fatto un lavoro perfetto qui, ok? Nulla di ciò che ci accingiamo a fare a Cancun potrà essere perfetto. Non vi aspettate la perfezione. Niente potrà essere molto ambizioso. Niente. Tutto qui serve per fare un passo, e tutto sta sembrando insufficiente. Ma è il meglio che questo gruppo di persone in queste circostanze, con questi vincoli politici, in questo contesto economico, può fare per il momento. E’ non appena questo finirà che dobbiamo iniziare a spingere per il passaggio successivo. E così che va. Ma ognuno di noi qui ha la responsabilità morale di fare il meglio in assoluto che si possa fare in questo momento, in queste circostanze.

Restauro ecologico per combattere il degrado ambientale

Si chiama restauro ecologico la riqualificazione di un ecosistema degradato, o distrutto, attraverso l’intervento dell’uomo. Per verificare l’efficacia del metodo e il costo degli interventi, un team di scienziati finanziati dall’Unione europea ha studiato a fondo il restauro ecologico e ha raccolto tutte le conclusioni in un dossier pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

I risultati pubblicati sulla rivista scientifica sono frutto della collaborazione degli scienziati ecologisti provenienti dal Regno Unito e dall’America Latina che hanno preso parte al progetto REFORLAN (Restoration of forest landscapes for biodiversity conservation and rural development in the drylands of Latin America) stanziato per oltre 1,7 milioni di euro dall’Unione europea.
Nel mondo sono molti gli Stati che cercano di riqualificare luoghi degradati o habitat molto danneggiati dall’attività umana. Si tratta soprattutto delle zone aride e semi-aride colpite dalla desertificazione, che occupano il 50% della superficie dei Paesi in via di sviluppo.

Una Prima rinnovabile, alla Scala il teatro è impatto zero

Per la tanto attesa Prima del 7 dicembre alla Scala di Milano, fa il suo debutto una verde novità. Grazie ad una partnership con Edison, infatti, il teatro milanese sarà il primo in Italia ed Europa a mandare in scena una Prima ecologica, illuminata da energia rinnovabile, assolutamente ad impatto zero.

L’Edison che è stata anche l’azienda che nel 1883 rifornì per prima di luce elettrica la Scala, rinnova la sua offerta, in tutti i sensi, garantendo al teatro un rifornimento energetico carbon free.
Un “Die Walkure” di Richard Wagner green, quello che ci si appresta a vedere, le cui emissioni, 80 tonnellate in tutto, verranno azzerate o meglio compensate dall’utilizzo di energia eolica. Emissioni che vengono generate dagli esosi consumi elettrici per le luci, gli impianti, le prove, l’allestimento delle scene, per un totale di 40 tonnellate circa, e altre 40 tonnellate si stima vengano prodotte dai mezzi di trasporto degli ospiti che si recano a teatro per assistere all’evento. Avvalendosi del sistema di Verified Emission Reduction, Edison dovrà comprare una quantità di crediti di carbonio pari alla CO2 emessa nel complesso per mandare in scena la Prima.