Obama lancia l’allarme, Hu Jintao risponde: i leader mondiali uniti contro il riscaldamento globale

obama all'Onu

Circa 100 capi di Stato (tranne quello italiano) si sono riuniti nel palazzo delle Nazioni Unite di New York questa mattina per una conferenza senza precedenti sulla lotta al cambiamento climatico. Il miglior risultato lo abbiamo avuto con i leader più attesi, come Obama ed il presidente cinese Hu Jintao, i quali hanno riconosciuto che un accordo è un obiettivo importante, ma hanno anche sottolineato le proprie esigenze.

I negoziatori hanno discusso per raggiungere un accordo per ridurre le emissioni globali entro dicembre, in occasione del meeting di Copenaghen, e gli organizzatori delle Nazioni Unite sperano che questo evento darà ai colloqui un nuovo slancio politico.

Il presidente asiatico ha ammesso che la Cina ha compiuto grandi passi in avanti nello sviluppo, ma è ancora relativamente in ritardo in termini di ricchezza procapite, ma soprattutto nella lotta contro le emissioni. La causa di tale ritardo è la scarsità di capitale e tecnologia, ma soprattutto perché

i Paesi in via di sviluppo hanno limitate capacità e mezzi per affrontare il cambiamento climatico.

Le Maldive mettono una tassa contro il turismo inquinante

maldive

Il presidente delle Maldive ha affermato lunedì scorso che sta pensando ad una tassa di 3 dollari per tutti i turisti nei resort dell’isola per aiutare le popolazioni autoctone che stanno pagando anche per loro nella lotta ai cambiamenti climatici.

Da quando ha assunto l’incarico, lo scorso anno, il presidente Mohamed Nasheed è stato una voce importante sull’impatto dei cambiamenti climatici, una voce fuori dal coro che ha cominciato a parlare dell’aumento del livello degli oceani, che potrebbe far diventare una palude questo bellissimo arcipelago dell’Oceano Indiano. Le sue isole, in media a 2,13 metri sul livello del mare, rendono le Maldive la nazione più bassa della Terra.

Il Giappone segue gli Usa nella svolta verde

yukio hatoyama

Ormai è chiaro: per vincere le elezioni bisogna avere un programma ecologista. Ce l’ha fatta Obama, l’ha imitato Yukio Hatoyama, il nuovo presidente del Giappone, appena eletto dopo oltre 50 anni di amministrazione dei conservatori liberaldemocratici. Tra le varie promesse di Hatoyama, dall’uscita dalla crisi alle rivoluzioni in stile-Obama, c’era anche quella che più interessa anche a noi, e cioè l’abbattimento delle emissioni.

Il precedente presidente, Tato Aso, aveva fissato il limite alle emissioni, con un obiettivo troppo modesto viste le tecnologie di cui dispone il Giappone, e soprattutto visto che, in quanto seconda economia mondiale, è un forte inquinatore. L’obiettivo era di abbattere le emissioni dell‘8% entro il 2020. Troppo poco. E così il nuovo presidente ha promesso di diminuirle dall’8 al 25% entro il 2020, anche meglio rispetto a quanto promesso dall’Unione Europea. Vediamo come.

500 miliardi di dollari richiesti dalle Nazioni Unite per sviluppare l’energia pulita nei Paesi poveri

poveri scappano da inondazioni

E’ l’ennesima crepa nei colloqui sul riscaldamento del clima tra Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo: l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo del fabbisogno di energia delle nazioni ha rilevato che per consentire ai Paesi poveri di crescere senza contribuire pesantemente al cambiamento climatico bisogna finanziarli con almeno 500 miliardi di dollari l’anno (350 miliardi di euro).

Questo ovviamente complica le cose, specialmente per nazioni come la Cina e l’India, alle prese con le richieste da parte delle nazioni, come gli Stati Uniti, di assumere impegni vincolanti per tagliare le emissioni di gas a effetto serra. In precedenza, si era pensato che circa 100 miliardi di dollari l’anno sarebbero stati sufficienti per aiutare le nazioni nello sviluppo sostenibile, al fine di ridurre al minimo l’uso di energia proveniente da fonti inquinanti, come le centrali a carbone. Finora solo 21 miliardi dollari sono stati effettivamente raccolti nella lotta contro il cambiamento climatico. Le nazioni in via di sviluppo chiedono maggiore impegno finanziario per aiutarle a ridurre le emissioni.

Legislazione sul clima: gli americani sono con Obama

obama tra la gente

Altro che perdita di consensi. I numeri dei sondaggi su Obama parlano chiaro: se il presidente degli Stati Uniti sta lentamente scivolando sulla questione dell’assistenza sanitaria, rimane sorprendentemente ben saldo quando si tratta di questioni energetiche. Un recente sondaggio dimostra che una forte maggioranza di americani continua a sostenere la gestione del Presidente sulla politica energetica: il 55% è d’accordo con lui, solo il 30% non lo è, mentre gli indecisi restano un nutrito 15%, il che fa intendere che con qualche giusta mossa, la popolarità del presidente potrebbe balzare nuovamente come all’inizio della sua campagna elettorale.

Sorprendentemente sono proprio gli americani ad avere alcune idee “verdi”. Secondo quanto scrive il Boston:

Un nuovo sondaggio dice che la maggior parte degli americani sostiene il modo del presidente Barack Obama di occuparsi delle questioni energetiche, tra cui il suo piano per limitare i gas ad effetto serra con un limite controverso al cap-and-trade. Il Washington Post e l’ABC News hanno pubblicato venerdì scorso un sondaggio che rilevava che, mentre il supporto sta diminuendo sulla sanità, il sostegno per i cambiamenti nella politica energetica rimane forte.

Incentivi alle auto: giusto togliere fondi alle industrie pulite?

auto scassata

Anche con grandi incentivi per l’acquisto di un’auto nuova, l’industria automobilistica è ben lungi dal recuperare dal maggior calo delle vendite della sua storia. Le automobili, che hanno visto un costante incremento delle vendite fin dalla loro invenzione, sono state sperimentate e testate in migliaia di modi diversi, ma mai nessuno si era posto la seguente domanda: Che cosa succede quando c’è un surplus di automobili ed una diminuzione della domanda?

Ma altre domande importanti e giuste da farsi sono: Conoscete qualcuno che non possa andare al lavoro senza la macchina? Oppure conoscete qualcuno che ha una macchina, ma non ha un posto dove andare? Mentre le vendite delle auto nuove in America è sceso a soli 9 milioni lo scorso anno, dai 17 milioni dell’anno precedente, le case automobilistiche sono in preda al panico e il Governo sta cercando di dare un sollievo. Il timore è che, poiché i grandi produttori di auto hanno un ruolo trainante nell’economia di mercato e dei posti di lavoro, la domanda calante per i loro prodotti, e tutti i prodotti accessori e servizi che vanno insieme con essa, sarà dannosa per l’economia stessa. Lo stesso si può dire per il tabacco, birra, caffè, e le altre forze trainanti dell’economia. Ci sono alcune industrie, che al contrario si può considerare di lasciar morire se esse perdono popolarità. Ed indovinate un po’ chi sono quelle che si sacrificano sempre?

Meno parole, più fatti: ecco le idee dei giovani sul futuro dell’ecologia

TUNZA-Youth-Conference

Alcuni mesi fa Gus Speth, capo uscente della Yale University School of Forestry sugli Studi Ambientali ed ex capo del UNDP, spiegò in molti modi che ci vuole un cambio generazionale per fare in modo davvero che la sostenibilità ambientale rientri nella società.

Ed ecco alcuni rappresentanti di questa nuova generazione riuniti per il Tunza Children & Youth Conference in Corea del Sud: 700 giovani da ogni nazione di quelle che fanno parte delle Nazioni Unite, nell’ambito della campagna sul clima denominata “Seal the Deal!” (chiudi l’accordo). Il messaggio al mondo della politica è stato chiaro: “Abbiamo bisogno ora di più azioni e meno parole” sui cambiamenti climatici e sulla sostenibilità:

E’ della nostra vita che stiamo parlando!

La buona notizia: i provvedimenti sul clima in Europa funzionano

parlamento europeo

In Europa le emissioni sono in calo di 50-100 milioni di tonnellate l’anno, o in termini percentuali del 2,5-5% all’anno, mentre il mercato del carbonio ha ora un valore di oltre 56 miliardi di dollari. Si tratta di un grande risultato per l’Europa, ma che ha anche importanti conseguenze per il resto del mondo, soprattutto per gli Stati Uniti. L’accidentata strada del sistema di scambio di emissioni (ETS) è diventata efficace, proprio come vogliono fare i politici americani tramite il cap and trade.

Ma se il nostro Continente ha così tanti problemi (ad esempio l’Europa dell’Est continua ad inquinare senza limiti), cosa fa dell’Europa l’esempio da seguire per il resto del mondo? Uno degli aspetti potrebbe essere l’introduzione dello scambio di quote di emissione, ancora non attuato in tutti i Paesi, ma che secondo i primi dati sembra funzionare. Gli altri aspetti dopo il salto.

La Francia inaugura la tassa sull’inquinamento

 	macchina-inquinante

La lotta all’inquinamento si combatte anche con ciò che sta più caro ai cittadini, e cioè il denaro. Il principio della nuova tassa sull’inquinamento è stata ispirata dal giornalista e ambientalista francese Nicolas Hulot. Soprannominata carbon tax, come quella che anche Obama vuole introdurre in America, essa dovrebbe rendere più costoso il consumo di energia inquinante in Francia, per favorire le famiglie e le imprese che cambiano le loro abitudini. Essa impone un costo aggiuntivo per ogni tonnellata di CO2 emessa.

Inoltre, per quanto riguarda le imprese, più l’industria inquina, più il prezzo sarà alto. Gli ideatori del sistema stimano che nel 2010, nel migliore dei casi, i francesi cercheranno di risparmiare riducendo i viaggi in auto, migliorando l’isolamento delle loro case o abbassando il termostato per il riscaldamento. Ma andiamo a capire come funziona la legge e se è effettivamente conveniente.

Sarah Palin si schiera per il petrolio e contro le rinnovabili

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Due settimane fa, Sarah Palin ha reso noto il suo pensiero in materia di energia tramite la pagina editoriale del Washington Post. Nel suo articolo titolato “Il Cap and Tax, vicolo cieco”, Palin ha assicurato che i problemi energetici scomparirebbero se solo “toccassimo le risorse che Dio ha creato sotto il suolo americano.”

Stranamente, l’editoriale della Palin ha saltato tutti i problemi riguardanti il cambiamento climatico. Ora nella stessa pagine del Washington Post, i senatori Kerry e Boxer le hanno risposto con le loro idee sull’energia e il clima. Kerry e Boxer hanno mostrato più argomenti della Palin e offerto il loro punto di vista. Dopo il salto alcuni estratti.

Arriva l’ecobagnante

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Una nuova iniziativa da parte dell’ambiente, e partendo dalle piccole cose e dai gesti ordinari di ogni giorno. L’ Assessorato al Turismo e l’Assessorato all’ambiente della Provincia della Spezia, in collaborazione con i Comuni costieri, i Parchi e la riserva marina, promuovono una campagna di educazione ambientale. Una comunicazione destinata ai turisti ma anche ai cittadini e ai residenti. Un progetto mira alla tutela e alla cura dell’ecosistema marino, passando attraverso la pulizia dei litorali italiani.

Si tratta di una campagna interamente dedicata all’eco-bagnante. Perché in spiaggia si mettono in atto troppo spesso piccoli comportamenti che tendono a “rovinare” l’ambiente circostante, e i cui segni rimangono nel tempo e nello spazio.

10 miliardi di dollari, un buon inizio per aiutare il Terzo mondo nella lotta al riscaldamento globale

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Molti dei Paesi più poveri del mondo sono quelli che sentono maggiormente gli effetti del cambiamento climatico. Tre mesi fa questi Governi hanno chiesto alle nazioni più ricche di promettere maggiori impegni finanziari per aiutarli ad adattarsi al riscaldamento globale. Considerando le circostanze storiche che si allineano in questa situazione, direttamente legate alla industrializzazione, non è un’iniziativa sbagliata. A questo punto l’alto funzionario al clima delle Nazioni Unite, Yvo de Boer, ha quantificato la somma che i Paesi ricchi dovranno stanziare. De Boer, secondo la BBC, ha definito che 10 miliardi di dollari (circa 7 miliardi di euro) sono un “buon inizio”. Così ha dichiarato alla televisione britannica:

Questo denaro,  permetterà ai Paesi in via di sviluppo di iniziare la preparazione dei piani nazionali per limitare le proprie emissioni, e per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Considerato che la Cina, l’India e il Sud Africa hanno bisogno di circa 200 miliardi di dollari l’anno per la lotta contro i cambiamenti climatici, e che questa sarebbe solo una piccola percentuale del PIL dei Paesi ricchi del mondo, la più bassa cifra di 10 miliardi di dollari, è dunque solo un inizio.

La Prestigiacomo alza la voce: “Ambiente bloccato? Colpa dei miei colleghi prepotenti”

prestigiacomo

L’immobilità del Governo sulle questioni ambientali ha fatto storcere il naso a più di un osservatore, dagli esperti a semplici cittadini che ci tengono al luogo in cui vivono. Sembrava infatti che le nostre istituzioni politiche fossero brave solo ad organizzare congressi e a fare promesse, ma poi di provvedimenti concreti ce ne sono stati davvero pochi.

Questo sospetto si è oggi convertito in realtà, grazie addirittura al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, la quale ha confermato le paure degli italiani, ammettendo in un’intervista al Corriere della Sera che se ci sono tanti ostacoli allo sviluppo dei progetti ambientali è per colpa dei suoi stessi colleghi di Governo che le mettono i bastoni tra le ruote.

Usa-Cina: intesa firmata sulla ricerca verso un futuro rinnovabile

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Le due maggiori responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra al mondo hanno appena ratificato un innovativo accordo di cooperazione sullo sviluppo di tecnologie energetiche pulite. Un centro di ricerca da 15 milioni di dollari avrà sedi sia negli Stati Uniti che in Cina, e segna un passo in avanti verso il miglioramento dei rapporti tra i due Paesi che hanno idee molto diverse sul cambiamento climatico. Forse è ancora più importante sottolineare che questo potrebbe accelerare il processo di sviluppo di tecnologie energetiche più pulite utilizzabili in tutto il mondo.

Il settore delle energie rinnovabili cinese è in aumento. Il Paese è già diventato il più grande produttore di pannelli solari, e i suoi 6 progetti eolici genereranno una quantità di energia senza precedenti: tra i 10.000 e i 20,000 megawatt ciascuno. Ma il centro di ricerca è impostato per concentrarsi su alcuni settori specifici. Secondo l’Associated Press:

il centro si concentrerà sul carbone pulito e su edifici e veicoli, ha detto il Segretario all’Energia degli Stati Uniti Steven Chu. Esso mette in evidenza il potenziale di cooperazione USA-Cina in un settore che Washington dice potrebbe creare migliaia di posti di lavoro.