Fanghi rossi in Sardegna, maggiori accertamenti

di Redazione 2

A pochi metri dalla costa sud-ovest della Sardegna si trova un bacino di stoccaggio della ex-industria Eurallumina, dove sono depositati 20 milioni di metri cubi di fanghi tossici, un quantitativo 25 volte superiore ai fanghi che si sono riversati in Ungheria la settimana scorsa. Il sindaco di Portoscuso, Adriano Puddu, cerca di rassicurare i cittadini, ma il disastro ambientale è alle porte

I timori per la salute e la sicurezza ambientale esistono, sono palesi. Ma al contrario di quanto accaduto in Ungheria, da noi il problema è sotto controllo da oltre un anno. I liquidi residui della lavorazione della bauxite raggiungono bacini attraverso particolari tecniche idrauliche. Lo ripeto, si tratta comunque di fanghi meno dannosi rispetto a quelli ungheresi. Il pericolo di inquinamento delle falde e del sottosuolo esiste e non è da sottovalutare anche se si tratta, pur sempre, di attività industriale.


La fabbrica, nata nel 1970, trasformava la bauxite in allumina e poi in alluminio primario, utilizzato per realizzare laminati ed estrusi. Eurallumina nel tempo è stata più volte sotto accusa, prima perché privatizzata e responsabile di licenziamenti, poi perché responsabile dell’inquinamento da anidride solforosa nell’area di Portovesme. Nel 2005 i primi accertamenti rilevano un superamento dei limiti di emissione di SO2, causa dell’aumento di malattie e disturbi respiratori. Il primo cittadino del comune in provincia di Carbonia-Iglesias ha dichiarato che per la fine del mese partiranno i lavori di messa in sicurezza dell’area e delle falde acquifere. I fanghi rossi verranno estratti sia dal sottosuolo, sia nelle falde superficiali e le acque depurate verranno rimesse in circolo. La ditta vincitrice della gara d’appalto per la bonifica dell’intera area della costa di Portovesme è la Società Simam (Servizi Industriali Manageriali Ambientali). I carabinieri di Cagliari hanno tuttavia sequestrato sia il bacino di stoccaggio di Eurallumina, sia il piccolo sito dell’Enel a Portoscuro, dove si trova la sala pompe della centrale elettrica che rifornisce la zona, perché

Le indagini hanno evidenziato la compromissione ambientale del sito con la perdurante e sempre crescente contaminazione del suolo e delle acque di falda da elementi inquinanti estremamente pericolosi per la salute dell’uomo e per l’ambiente. In particolare è stata rilevata la presenza di fluoruri, boro, manganese e arsenico in percentuali che oltrepassano i limiti consentiti dalle vigenti normative.

[Fonti: Blog Libero; Libero; Regione Sardegna; Impresamia]
[Foto: Blog Libero]

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