Pericolosa accelerata nella distruzione della foresta amazzonica

Frantumati, carbonizzati, o nella maggior parte dei casi, tagliati. Così appaiono ettari ed ettari di terreno nella foresta amazzonica (o forse sarebbe meglio chiamarla ex foresta amazzonica) brasiliana. I nuovi territori dedicati al pascolo vedono decine di animali d’allevamento prendere il posto degli alberi. Quegli animali che alzano la testa e vedono in lontananza gli ultimi superstiti dei tronchi di legno di una vegetazione una volta fitta, che molto presto non ci sarà più.

Queste terribili scene sono sempre più presenti in molte zone del Brasile, in cui si sta facendo spazio ai ranch bovini in espansione a causa dell’incremento della domanda di carne sul mercato brasiliano, uccidendo letteralmente uno dei polmoni della Terra per meri fini economici.

Aumento del livello del mare, previsto innalzamento di un metro nei prossimi cento anni

Una nuova ricerca indica che il livello del mare potrebbe salire nei prossimi 100 anni di un metro rispetto ad oggi, previsione che è tre volte superiore alla prospettiva sull’innalzamento delle acque effettuata dall’UN’s Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC. La nuova rivoluzionaria tesi deriva da una collaborazione internazionale tra i ricercatori del Niels Bohr Institute presso l’Università di Copenaghen e scienziati inglesi e finlandesi, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista di divulgazione scientifica Climate Dynamics.

Secondo il Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il clima globale nel prossimo secolo sarà tra i due e i quattro gradi più caldo rispetto ad oggi , ma l’oceano è molto più lento nel trasmettere calore all’atmosfera così come le grandi lastre di ghiaccio in Groenlandia ed in Antartide sono decisamente più lente nello sciogliersi. La grande incertezza nel calcolo del futuro aumento del livello del mare deriva sostanzialmente dall’incapacità di prevedere la velocità con la quale i ghiacci che si sciolgono sulla terraferma confluiscano poi verso il mare.  Il modello impreciso di previsione di fusione del ghiaccio è alla base degli attuali pronostici effettuati dall’IPCC, che non sono in grado di rendere atto dei rapidi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Ecco perchè questa ricerca ha affrontato il problema con un approccio totalmente diverso.

E’ Lenovo l’azienda eco-tecnologica dell’anno

I primi risultati nella battaglia di Greenpeace all’inquinamento prodotto dagli oggetti tecnologici stanno arrivando. Cominciata nel 2006, la ricerca, nonché la pressione dell’associazione ambientalista sulle case produttrici, ha ottenuto di anno in anno dei risultati sempre migliori. L’ultimo aggiornamento, quello dello scorso anno, riportato anche su Ecologiae, riportava soltanto tre aziende virtuose (che raggiungevano appena la sufficienza) a livello mondiale, mentre tutte le altre si interessavano poco o per nulla dell’ambiente.

Ma l’ondata verde che ha colpito tutti i settori della nostra vita quotidiana ha contagiato anche loro, e i risultati di quest’anno sono incoraggianti. La ricerca si basa sull’uso di sostanze chimiche pericolose nei prodotti tecnologici come PVC, ritardanti di fiamma, berillio, ecc; sul consumo di energia elettrica, valutato rispetto allo standard Energy Star; sulla durata, capacità di riciclo e l’uso di materiale riciclato; sul periodo di garanzia e la valutazione dell’energia utilizzata durante la produzione. Un bel pò di criteri a cui non era facile rispondere positivamente.

Una casa emissioni zero, novità e sviluppi nella micro-trigenerazione

Una casa emissioni zero è il sogno di tutti gli ambientalisti, ma anche delle persone attente agli sprechi energetici e sensibili alle tematiche del degrado ambientale causato dai gas serra. Gli sforzi della scienza si stanno moltiplicando in questa direzione, cercando nuove soluzioni per far fronte all’approvvigionamento energetico di una casa, provenienti proprio dalle energie pulite e da risorse energetiche alternative. A questo proposito, un super efficiente sistema energetico è in corso di sviluppo presso l’Università di New Castle, in Inghilterra.

Il suo potenziale successo prevede che possa fornire energia per il riscaldamento, la ventilazione e l’illuminazione delle case in tutto il regno Unito, divenendo l’alternativa ecologica ai tradizionali sistemi energetici, che generano emissioni di CO2. Il nuovo impianto funzionerebbe grazie alla combustione di olio vegetale, in grado di alimentare un generatore di energia elettrica e di fornire luce e calore alla casa.

Zolfo per raffreddare la Terra

[Foto| Flickr]. Zolfo nell’atmosfera per abbassare la temperatura della Terra. E’ la proposta avanzata recentemente al congresso di San Francisco dell’Unione geofisica americana. L’idea del Nobel per la chimica, Paul Jozef Crutzen, divide gli scienziati e scatena la polemica sui costi e sulle possibili conseguenze negative sull’ambiente.

I rischi climatici sono, prima di tutto, l’intensificazione di piogge acide e la riduzione dello strato di ozono nell’atmosfera. Però il riscaldamento globale va fermato: su questo sono (quasi) tutti d’accordo. Ma come?

Scienzati svizzeri confutano le tesi degli scettici sul riscaldamento globale

Lo scetticismo, nemmeno tanto dilagante, attorno al riscaldamento globale avrà vita breve, almeno dal punto di vista scientifico. Le tesi esposte tra gli altri anche da Franco Battaglia, su Il Giornale, sull’aumento delle temperature come fenomeno naturale iniziato nel 1700, all’epoca della rivoluzione industriale, sono state di recente confutate dagli scienziati del Centro di ricerca GKSS di Geesthacht insieme ad un team di ricercatori dell’Università di Berna, in Svizzera.

Come risposta al rapporto La Natura, non l’Uomo, governa il clima rilasciato dall’organismo internazionale N-Ipcc, gli studiosi hanno esaminato per la prima volta la frequenza di anni più caldi rispetto alla media tra il 1880 e il 2006.
Risultato: l’aumento delle temperature successivo al 1990 non è affatto casuale nè tantomeno l’uomo ne esce completamente innocente.

Il pellicano californiano di nuovo a rischio estinzione

Stavolta non c’entrano nulla gli agenti inquinanti (petrolio, CO2, ecc.), o almeno quelli classici. La causa che sta portando alla morte migliaia di esemplari di pellicano bruno californiano potrebbe essere circoscritta nell’area dello Stato americano. Questo non significa che il problema non tocchi il resto del mondo, ma anzi, essendo concentrata in un punto, c’è il rischio che sia ancora più intensa.

Stiamo parlando del PBDE, polibrominato difenile, un ritardante di fiamma utilizzato per spegnere i roghi susseguitisi nei mesi scorsi in California, e di cui adesso ne stiamo pagando le conseguenze. Si sapeva già che l’agente chimico era un potenziale pericolo per i volatili della zona, ma siccome non si riuscivano a trovare altre soluzioni alle decine di roghi che hanno devastato le case californiane, si è deciso di correre il rischio. Il risultato adesso è che le strade californiane sono piene di centinaia o anche migliaia di esemplari di pellicano bruno senza vita. E non solo le zone costiere.

Crisi alimentare e cambiamenti climatici: una relazione pericolosa

La metà della popolazione mondiale potrebbe trovarsi a fronteggiare una grave crisi alimentare dovuta ai cambiamenti climatici entro il 2100. E’ quanto predetto da una recente ricerca effettuata da un team di ricercatori dell’Università di Washington, coordinato dal professor David Battisti, esperto in scienze atmosferiche.

A quanto pare, il rapido innalzamento delle temperature rischia di alterare gravemente i raccolti nelle zone tropicali e subtropicali, entro la fine di questo secolo e, senza possibilità di reazione alcuna in quanto processi irreversibili se non in milioni di anni, lascerà la metà della popolazione mondiale a dover far fronte a gravi carenze di cibo.

Gallery: le 23 auto verdi del futuro

Se pensiamo ad un futuro ecologico non possiamo non pensare al sistema di trasporto, che sarà molto diverso dall’attuale. Non possiamo infatti pensare ai tanti sforzi fatti tra riciclo, energie rinnovabili ed azioni eco-sostenibili, se poi per spostarci usiamo le auto a benzina super-inquinanti. Molto di più se pensiamo che le auto occupano una grossa fetta della nostra vita, e quindi la loro incidenza pesa non poco.

Aree pedonali, biciclette o trasporto pubblico sono solo delle alternative per evitare l’inquinamento, ma con queste iniziative non sarà facile convincere la maggior parte degli automobilisti a lasciare il proprio bolide in garage. Per questo abbiamo bisogno di una rivoluzione automobilistica. Dopo il salto vi forniremo le prime immagini di alcune delle auto elettriche del futuro che potrebbero migliorare l’aria che respiriamo senza intaccare la comodità di spostarsi a bordo di un macchinone.

Moto W233 Renew: arriva l’eco-cellulare realizzato con plastica riciclata

La nuova frontiera della tecnologia è l’eco-sostenibilità. Cresce, infatti, l’attenzione dei grandi dell’hi-tech verso l’ambiente e verso prodotti sempre più ecologici. La Motorola, leader della telefonia mondiale ha, infatti, presentato in occasione della CES 2009, la Fiera dell’elettronica di Las Vegas un nuovo cellulare eco-compatibile. Si chiama Moto W233 Renew ed è un telefonino realizzato completamente con plastica riciclata delle bottiglie d’acqua e, quindi, a sua volta totalmente riciclabile. Il nuovo Moto W233 ha dimensioni pari a 111 x 45 x 14,7 mm e un peso di circa 83 grammi. Il display è ampio 1,6″ e possiede una risoluzione di 128 x 128 pixel per 65.000 colori. La batteria, inoltre, consente 9 ore di autonomia in conversazione.

Energia eolica sempre più efficiente, nuove tecniche contro la variazione del vento

Un modo per rendere più agevole e più efficiente l’energia eolica prevede lo sfruttamento dell’inerzia di un rotore della turbina eolica. Espediente che potrebbe contribuire a risolvere il problema della variazione di velocità del vento, in base ad una recente ricerca pubblicata sul Journal of International Power Electronics.

L’energia eolica viene da sempre indicata come un’inesauribile fonte di energia pulita disponibile in tutto il mondo, ma il vento è intermittente e quindi la potenza dei parchi eolici può essere variabile. Le misure proposte per regolare queste fluttuazioni di potenza di solito comportano l’installazione di unità di pile o condensatori, capaci di immagazzinare l’energia elettrica prodotta nei giorni più ventosi per disporne quando il vento è scarso o ancora nei momenti in cui la velocità del vento è troppo alta per garantire la stabilità del sistema.