Abusivismo edilizio in 23 siti patrimonio dell’UNESCO

L’abusivismo edilizio, il degrado e l’inquinamento stanno distruggendo metà del nostro patrimonio storico e naturalistico. 23 siti italiani inscritti tra i beni nell’UNESCO su 45 rischiano di scomparire. Non si tratta solo degli ecomostri che deturpano le nostre coste e imbruttiscono il paesaggio, come accade a Noto nel sicarusano dove la Guardia di finanza sta mettendo sotto sequestro 22 tra villette residenziali e immobili costruite senza scrupolo lungo le coste, ma dei luoghi di tutti i giorni come il centro storico di Roma, la città di Venezia e la sua Laguna, i centri storici di Siena, Napoli e Urbino, la città di Verona minacciate oltre che dall’abusivismo edilizio e dal degrado, dallo smog e dall’inquinamento.

Consumo di suolo, Legambiente: in Italia perdiamo 500 km quadrati all’anno

Ogni anno un’area ampia quanto il comune di Milano viene persa in Italia, a causa del degrado ambientale. E’ quanto emerge dal rapporto Ambiente Italia 2011, redatto da Legambiente, dove si nota ciò che non va, ma si sottolineano anche le politiche virtuose, che caratterizzano il nostro Paese.

Il problema del suolo deriva molto spesso dall’urbanizzazione selvaggia di vaste aree che distruggono complessivamente una superficie di 500 chilometri quadrati, sottratti ad aree protette, coste, ecc., portando al paradosso dell’abbandono di intere zone una volta popolate per andare ad occupare zone naturali, molto spesso abusivamente.

Declinazione ecologica a Vortici d’arte, la mostra sullo scempio ambientale di Castellammare

Ancora poche ore e prenderà il via Vortici d’arte, la mostra collettiva di pittura di Castellammare di Stabia che ha come tema la declinazione ecologica, ossia lo scempio ambientale che da anni subisce il nostro Bel Paese.

Sei artisti partecipano con la loro arte per descrivere la situazione dell’ambiente e degli ecosistemi in Italia, e soprattutto nel Meridione, in Campania, dove i rifiuti, le discariche hanno e continuano a contaminare terreni, acqua e quindi animali e uomini. La mostra collettiva, a cura di Rosario Di Nocera, sarà inaugurata oggi presso la galleria Officina Democratica, alle 19.30. Gli artisti che provengono dall’area Vesuviana vogliono sensibilizzare sulla questione ambientale e lanciare un ultimatum al governo:

Stop alle discariche, stop al mancato rispetto per l’ambiente. Stanchi dei luoghi comuni, liberi di creare e di vivere la nostra terra in modo sano e incondizionato.

Singapore e Brasile sono i Paesi meno amici dell’ambiente, l’Italia per ora è salva

deforestazione

Un nuovo studio condotto dalla University of Adelaide’s Environment Institute in Australia ha classificato la maggior parte dei Paesi del mondo per il loro impatto ambientale. La ricerca utilizza sette indicatori di degrado ambientale per formare due classifiche: un indice proporzionale sull’impatto ambientale, nel quale l’impatto è misurato a seconda della disponibilità delle risorse totali; e un indice assoluto di impatto ambientale di misurazione totale del degrado su scala globale.

Guidati dal direttore dell’Istituto Ambientale professor Corey Bradshaw, lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLoS ONE. I 10 peggiori risultati ambientali al mondo, secondo l’indice proporzionale di impatto ambientale (rispetto alla disponibilità delle risorse) sono stati raggiunti da Singapore, Corea, Qatar, Kuwait, Giappone, Thailandia, Bahrein, Malesia, Filippine e Olanda.

Il WWF dimostra come la salute delle foreste è legata alla salute umana

deforestazione

Il degrado ambientale sta causando gravi ripercussioni sulla salute dell’uomo, ma la tutela degli habitat naturali può invertire questo fenomeno e fornire ad essa dei benefici. A spiegare tutto ciò è un nuovo rapporto del WWF, che tramite Chris Elliot, direttore esecutivo del WWF, spiega che

La nostra ricerca conferma ciò che noi sappiamo istintivamente: la salute umana è indissolubilmente legata alla salute del pianeta.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che tra il 23 e il 25% del carico delle malattie globali potrebbe essere evitato con una migliore gestione delle condizioni ambientali. Il rapporto, pubblicato in occasione della prima Giornata mondiale sulle foreste del 21 marzo scorso, individua nella deforestazione la causa principale dell’impatto sulla salute umana.

Riscaldamento globale: i rifugiati climatici continuano ad aumentare

rifugiati climatici

Il cambiamento climatico e il degrado ambientale sono suscettibili di provocare l’aumento della migrazione dall’Africa sub-sahariana, con effetti potenzialmente devastanti per le centinaia di milioni di persone, soprattutto povere, che lì vivono. A spiegare questo scenario apocalittico è il rapporto pubblicato sull’International Journal of Global Warming.

I cambiamenti ambientali sono particolarmente pronunciati nell’Africa sub-sahariana (ASS), spiegano Ulrike Grote dell’Institute for Environmental Economics and World Trade, presso l’Università Leibniz di Hannover, e Koko Warner della United Nations University Institute of Environmental and Human Change di Bonn, Germania. Oggi, il degrado è un problema serio per 32 Paesi dell’Africa, e oltre trecento milioni di persone che già affrontano la scarsità d’acqua.

Anche l’ecosistema marino soffre lo stress.

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L’ambiente marino del pianeta azzurro verte in una condizione di forte degrado. Inquinamento delle acque, pressione antropica sulle coste e sovrasfruttamento delle specie ittiche, sono solo alcuni dei problemi che stressano l’ecosistema marino causando gravi danni all’ambiente e a tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo. Nel mondo, oltre la metà della popolazione vive lungo i circa 440.000 kilometri di coste, all’interno di una fascia profonda 200 km. Qui si concentrano grossi centri urbani, come Tokio, Mumbai e New York, complessi industriali e turistici, reti autostradali e aree dedicate all’agricoltura intensiva.

In Italia, in base ai dati ISTAT, oltre il 30% della popolazione (circa 18 milioni di abitanti) risiede lungo il litorale che per il 43% appare totalmente urbanizzato e per il 28% parzialmente urbanizzato. Molte zone costiere, inoltre, presentano un ampio flusso turistico. Questa pressione antropica sulle zone costiere, sia in Italia che nel resto del mondo, modifica profondamente gli equilibri naturali, provocando la scomparsa, ad esempio, di zone umide costiere come le lagune, e delle foreste di mangrovie, nelle zone tropicali, utili per la protezione delle coste.