Obiettivi emissioni+rinnovabili: i Paesi poveri fanno più di quelli ricchi

eolico sudafrica

A quanto pare il COP15 non è stato un completo fallimento. Il sito Renewable Energy World ha tralasciato l’aspetto su cui tutti si sono concentrati, e cioè le critiche per i pochi impegni assunti da Stati Uniti e Cina, ed è andato a vedere cosa stanno facendo i cosiddetti Paesi emergenti per combattere il riscaldamento globale.

Andando a dare un’occhiata alle 25 nazioni in via di sviluppo prese in considerazione, si è reso conto che, sulla scia della conferenza sul clima, si è fatto molto, in proporzione alle capacità di ognuno. Ciò che più ha sorpreso è che si è avviato un serio piano per le energie rinnovabili che va oltre le “chiacchiere” dei grandi Paesi Occidentali. Dopo il salto qualcuno dei progetti più interessanti.

Cambiamenti climatici, dagli Usa nuovi modelli di previsione

modelli di previsione dei cambiamenti climaticiLa National Science Foundation (NSF) e gli U.S. Departments of Energy and Agriculture, hanno annunciato il 22 marzo scorso il lancio di un programma di ricerca congiunto per la produzione di modelli ad alta risoluzione per la previsione dei cambiamenti climatici e dei relativi impatti che ne derivano. Un progetto ambizioso, finanziato dalle agenzie con circa 50 milioni di dollari.

Il programma in questione, denominato Decadal and Regional Climate Prediction Using Earth System Models (EaSM), è progettato per generare modelli che, in modo molto più efficace rispetto ai modelli esistenti, possono aiutare a sviluppare strategie di adattamento per affrontare il cambiamento climatico. Questi modelli saranno sviluppati attraverso l’analisi e l’attuazione di proposte che provverranno da più agenzie per lo studio dei cambiamenti climatici.

8 modi “creativi” per salvare il pianeta dal riscaldamento globale

Global Warming

In questi anni vi abbiamo riferito delle varie trovate degli scienziati per tentare di arginare il fenomeno del riscaldamento globale. Alcune sono basate su dati scientifici, altre assomigliano più ad un film di fantascienza che alla realtà. Se il modo migliore è quello più noto, e cioè ridurre i consumi e puntare sulle energie rinnovabili, qualche inventore cerca (e a volte trova) il modo per far da solo.

Così il sito Mother Nature Network ha creato una sorta di elenco in cui sono presenti tutte queste idee, che anche se possono sembrare strambe, hanno il loro perché, e forse, se fossero attuate, potrebbero anche essere davvero efficaci. Le trovate dopo il salto.

Le “zone morte” oceaniche aggravano notevolmente l’impatto del riscaldamento globale

zona morta oceanica

Non bastavano le emissioni, i rifiuti e i metodi d’inquinamento vari. Dei ricercatori americani hanno ora scoperto che la maggiore frequenza e intensità della privazione di ossigeno nelle cosiddette “zone morte” lungo le coste del mondo, può influire negativamente sulle condizioni ambientali, riversandosi nelle condizioni delle acque.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Science dai ricercatori della University of Maryland Center for Environmental Science dall’oceanografo dr. Lou Codispoti, spiega che la maggiore quantità di protossido di azoto (N2O), prodotta in condizioni di scarso ossigeno (ipossia) nelle acque può elevare le concentrazioni nell’atmosfera, aggravando ulteriormente l’impatto del riscaldamento globale e contribuire al buco nell’ozono che causa un aumento nella nostra esposizione alle radiazioni ultraviolette.

Poiché il volume delle acque ipossiche verso la superficie del mare si espande lungo le nostre coste, la sua capacità di produrre i gas a effetto serra aumenta il protossido di azoto. Le acque con poco ossigeno producono attualmente circa la metà del protossido di azoto oceanico; abbiamo potuto vedere un ulteriore significativo aumento [di emissioni] atmosferiche se queste “zone morte” continuassero ad espandersi

spiega il Dr. Codispoti dell’UMCES Horn Point Laboratory.

Tetti bianchi: servono davvero a combattere il riscaldamento globale?

tetti bianchi

Pitturare i tetti degli edifici di bianco dà la possibilità di raffreddare in modo significativo le città e mitigare alcuni degli effetti del riscaldamento globale, spiega un nuovo studio del NCAR (National Center for Atmospheric Research). L’idea a dir la verità l’aveva lanciata il Segretario Usa all’Energia Steven Chu, il quale diceva che i tetti bianchi possono essere uno strumento importante per aiutare la società ad adattarsi al cambiamento climatico. Ma il gruppo di studio, guidato da scienziati del NCAR, avverte che ci sono ancora molti ostacoli tra il concetto e l’utilizzo effettivo dei tetti bianchi per contrastare l’aumento delle temperature.

La nostra ricerca dimostra che i tetti bianchi, almeno in teoria, possono essere un metodo efficace per ridurre il calore urbano. Resta da vedere se è effettivamente possibile per le città dipingere i propri tetti di bianco, ma l’idea garantisce certamente ulteriori indagini

afferma Keith Oleson, autore principale dello studio. Le città sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici perché sono più calde rispetto alle zone rurali. Strade asfaltate, tetti di catrame e altre superfici artificiali assorbono il calore del sole, creando un effetto “isola di calore urbana”, che può aumentare le temperature in media di circa 1-3 gradi Celsius o più rispetto alle aree rurali. I tetti bianchi riflettono un po’ di calore verso lo spazio e rinfrescano le temperature.

Il riscaldamento globale causa i disastri naturali? Il dibattito rimane aperto

tornado

La commissione scientifica delle Nazioni Unite che si occupa di clima è al centro delle polemiche per aver collegato erroneamente il riscaldamento globale ad un aumento del numero e della gravità dei disastri naturali come uragani e inondazioni.

Il legame che è venuto fuori dopo aver rielaborato i documenti appare troppo debole. Gli autori stessi del rapporto successivamente hanno ritirato la richiesta perché credevano che le prove non erano stato abbastanza forti.

Ed Miliband, il ministro britannico dell’energia e del cambiamento climatico, ha suggerito che le inondazioni capitate negli anni scorsi, come quella in Bangladesh nel 2007, potrebbero essere collegate al riscaldamento globale. Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti, ha detto lo scorso autunno:

Più forti tempeste e inondazioni minacciano ogni Continente.

Il mese scorso Gordon Brown, il Primo Ministro inglese, ha detto alla Camera dei Comuni che l’accordo finanziario a Copenaghen

deve affrontare la grande ingiustizia che coloro che sono colpiti prima e più duramente dal cambiamento climatico sono quelli che hanno fatto meno danni.

Anche le anguille sono in via d’estinzione, ma la causa è misteriosa

anguilla europea

Le anguille sono state tra le prime specie a ricolonizzare il fiume Tamigi dopo che è stato ripulito nel 1960 e ’70. Ma gli scienziati sono in allarme: le popolazioni sono precipitate negli ultimi cinque anni, e non sono sicuri di quale sia il problema.

Il Guardian scrive che gli scienziati sono sicuri che se il declino sta accadendo, è perché le anguille non stanno tornando più al Tamigi, probabilmente perché si trovano di fronte a nuovi problemi. Ad ogni modo, nel 2005, 1.500 anguille sono state catturate con le trappole, e solo 50 sono state catturate nel 2009. Anche in altri fiumi europei si sta assistendo ad un calo impressionante del numero di anguille, segno che non è un problema dell’Inghilterra, ma globale. Che sia il riscaldamento?

Le zone semi-aride assorbono più Co2 delle foreste

zona semi-arida

Le foreste, lo sappiamo, assorbono CO2 aiutandoci a ridurre il riscaldamento globale. Questi pozzi naturali di carbonio sono alla base dei programmi di compensazione, modelli climatici, e la maggior parte del futuro della politica ambientale. Anche le foreste assorbono e trattengono il calore, però, e la nuova ricerca suggerisce che, in almeno un tipo di terreno, questo effetto di riscaldamento è superiore ai benefici della cattura di carbonio.

Per 10 anni, il professor Dan Yakir è stato leader di un team di ricerca dell’Istituto Weizmann che ha registrato i dati da una stazione FluxNet nella Foresta Yatir, ai margini del deserto del Negev. La sua ricerca ha dimostrato che il bosco semi-arido di pini è un pozzo di carbonio particolarmente efficace, il quale supera la foresta europea di pini, la quale corrisponde alla media globale.

Quando controllava il bilancio energetico totale delle foreste, tuttavia, ha scoperto alcuni risultati sconvolgenti: gli alberi hanno assorbito una grande quantità di radiazioni solari, soprattutto se confrontati con i cespugli vicini e al deserto. Inoltre, il meccanismo di raffreddamento dei pini, in cui le foglie trasferiscono il calore al passaggio delle correnti d’aria, conduce ad una grande quantità di calore assorbito e conservato nella foresta.

Conclusa la decade più calda della storia

rilevazione temperature terrestri

Una nuova analisi sulla temperatura della superficie terrestre da parte degli scienziati della NASA ha rilevato che l’anno appena passato è stato il secondo più caldo dal 1880. Nell’emisfero meridionale invece, il 2009 è stato l’anno più caldo mai registrato. Anche se il 2008 è stato l’anno più freddo del decennio a causa di una forte influenza de La Nina che raffreddato l’Oceano Pacifico, il 2009 ha visto il ritorno ad un quasi-record delle temperature globali, secondo la nuova analisi da parte del NASA’s Goddard Institute for Space Studies (GISS) di New York.

L’anno scorso è stato di una piccola frazione di grado più freddo rispetto al 2005, il più caldo mai registrato, mettendo il 2009 in un legame virtuale con un gruppo di altri anni – 1998, 2002, 2003, 2006 e 2007 – i più caldi della storia.

C’è sempre interesse per il numero annuale di temperature e il posizionamento di un determinato anno, ma la classifica manca spesso il punto. C’è sostanziale variabilità di anno in anno nella temperatura globale causata dalle correnti tropicali El Nino-La Nina. Quando la temperatura media nell’arco di cinque o dieci anni riduce al minimo la variabilità, troviamo che il riscaldamento globale continua senza sosta

ha spiegato James Hansen, direttore GISS. Dal gennaio 2000 al dicembre 2009 è stato il decennio più caldo mai registrato. Guardando indietro fino al 1880, quando la moderna strumentazione scientifica si è resa disponibile per monitorare le temperature con precisione, una chiara tendenza al riscaldamento è presente, anche se c’è stato un livellamento tra il 1940 e il 1970.

Riscaldamento globale: centinaia di milioni di profughi nel 2050

rifugiati

Dalla conferenza sul clima di Copenaghen è uscita una specie di accordo che non risolveva nulla, ma aveva come intenzione almeno quella di limitare i danni e cercare di far arrivare lo stato di salute della Terra il più sano possibile al 2050. Secondo gli ultimi dati dell’Onu, questo pare non sarà possibile.

Già oggi infatti sono tanti i segnali che qualcosa sta cambiando: mutamenti climatici estremi (proprio due settimane fa siamo passati in Italia in 24 ore dalla neve a +20/25 gradi), uragani e tempeste sempre più frequenti, desertificazione e innalzamento del livello dei mari. Ma a breve potranno esserci segnali ancora peggiori. Tutto questo aggravato da un fenomeno che già oggi è molto preoccupante: la migrazione di massa.

Una casa da sogno “mangiata” dal riscaldamento globale (gallery)

casa a picco 1

Questa bella casa su una scogliera con panorama mozzafiato che si affaccia sul mare può sembrare la casa dei sogni per molte persone. Purtroppo per i proprietari, è diventata la casa degli incubi. Tre di queste abitazioni sono già state demolite per ragioni di sicurezza perché la terra sta mancando proprio sotto i loro piedi (pardon, fondamenta), e questa inquadrata sarà la prossima a fare una brutta fine. Il motivo? La terra si sta sgretolando e la casa rischia di cadere, facendo un volo di 60 metri. La colpa di tutto questo ovviamente va al riscaldamento globale.

L’artista Kane Cunningham ha pagato 3.000 sterline per documentare la condanna a morte del bungalow, e per fare un film sulla sua lenta morte. Ha spiegato:

E’ il luogo perfetto per installazioni specifiche – un duro monito ai sogni perduti, il disastro finanziario e la minaccia del livello del mare. Tutte incapsulate nella recessione e nel riscaldamento globale.

L’artista utilizza il piccolo bungalow come studio, e dipinge anche il paesaggio che da esso osserva. Cunningham intende riprendere il luogo con le telecamere, così da poter documentare l’intero evento. Cercherà inoltre di smontare la casa e fare scultura di alcuni dei materiali. Questi potranno anche cadere in mare con la casa. Il suo lavoro è sempre stato di “comprendere il contesto sociale e politico del paesaggio”.

Francia: bocciata la carbon-tax

NicolasSarkozy

I sogni di Nicolas Sarkozy di mettere la Francia in prima linea nella lotta contro il riscaldamento globale oggi potrebbero essere spazzati via, dopo che la sua tassa sul carbonio, la cosiddetta “carbon-tax“, che avrebbe dovuto abbattere l’inquinamento, è stata dichiarata incostituzionale due giorni prima dalla sua entrata in vigore.

In un colpo inaspettato e imbarazzante, il giudice incaricato di assicurare la validità della legislazione francese ha respinto la riforma come inefficace e ingiusta. Piuttosto che una misura rivoluzionaria, come Sarkozy aveva promesso, il giudice ha dichiarato che la tassa avrebbe lasciato fuori molti inquinatori industriali, pur ponendo un onere eccessivamente pesante per le famiglie.

Il gran numero di esenzioni dall’imposta del carbonio è in contrasto con l’obiettivo di combattere i cambiamenti climatici, e viola l’uguaglianza di cui godono tutti in termini di spese pubbliche

ha giustificato la sua decisione il Consiglio costituzionale nella sentenza. La tassa avrebbe riguardato due terzi dei cittadini francesi.

Cambiamenti climatici: ecco come risponde l’evoluzione

orso polare

Le temperature globali continueranno ad aumentare, così gli scienziati hanno cercato di affrontare la complessa sfida di capire come le specie possono rispondere e adattarsi a tali cambiamenti. In un articolo pubblicato su Insect Conservation and Diversity, il dottor Francisco Rodriguez-Trelles e il dottor Miguel Rodriguez valutano questa sfida.

Il riscaldamento globale del ventesimo secolo è di circa 0,6˚ C, ed ha già colpito il biota della Terra (l’insieme della vita vegetale e animale), e ora la grande sfida per ecologi e biologi evoluzionisti è quello di prevedere come gli impatti biologici dei cambiamenti climatici accadranno in risposta ad ulteriori aumenti di temperatura previsti fino ad un massimo di 6˚ C entro il 2100.

Il riscaldamento globale è più alto del previsto e le specie emigrano o si estinguono

tartaruga rischio estinzione

Diversi ecosistemi della Terra, con tutte le loro piante e gli animali, dovranno spostarsi di circa 400 metri all’anno in media per tenere il passo con il cambiamento climatico globale, spiegano gli scienziati in uno studio pubblicato su Nature.

Per sopravvivere all’innalzamento delle temperature in tutto il mondo, le specie sono obbligate a migrare o adattarsi al posto. Le specie più individuali, dagli arbusti agli alberi, dagli insetti ad alcuni mammiferi, necessitano di rimanere nel loro clima preferito, aumentando così la probabilità di estinzione.

Lo studio suggerisce che gli scienziati e i governi dovrebbero aggiornare le strategie di conservazione degli habitat che hanno da tempo sottolineato, tracciando confini intorno alle aree ecologicamente sensibili e limitando lo sviluppo all’interno di tali frontiere.