Sono almeno 9 milioni di tonnellate i rifiuti provenienti da scarti di edilizia prodotti ogni anno in Marocco. Rifiuti che non provengono solo dallo stato ma che qui dovrebbero essere trattati e smaltiti ma il Paese ancora non è fornito di un impianto di raccolta e riciclaggio. A lanciare l’allarme per il rischio inquinamento è Les Echos, autorevole quotidiano francese. I rifiuti sono composti di legno, alluminio, ferro, ma anche vetro, minerali, cemento e bitume che per ora trovano stoccaggio in mezzo alla natura senza protezione e prevenzione per l’ambiente e la salute dei cittadini.
scarti della lavorazione
Moda ecologica, quando il verde è fashion
Circa dal 15 al 20% del tessuto utilizzato per la produzione dell’abbigliamento finisce in discarica, un lusso che al giorno d’oggi non è più tollerabile. I pionieri della “moda a zero rifiuti” hanno trovato una soluzione: la progettazione di modelli di abbigliamento che utilizzano ogni centimetro di tessuto: se sembra facile, non lo è.
Secondo quanto riporta il New York Times, il mese prossimo la Parsons New School for Design offrirà uno dei primi corsi di moda a zero rifiuti al mondo, in cui gli insegnanti affiancheranno le tecniche della moda ai principi della sostenibilità.
Biocarburanti: finalmente si punta sugli scarti
Il maggior nemico dei biocarburanti negli ultimi non è stata nè la diffidenza, nè l’arretratezza di certe strutture. Ma semplicemente il principio che il cibo viene prima dell’energia. Molte critiche infatti sono state mosse ai produttori di biocarburanti, soprattutto in Brasile, che preferivano utilizzare ad esempio l’olio di colza, e non solo, il quale andava a diminuire il cibo per le popolazioni che abitavano vicino le piantagioni, e che, per fare spazio a questi enormi campi, portavano al disboscamento di centinaia di ettari di foreste, con tutte le conseguenze che conosciamo.
La soluzione, come spesso accade, era sotto gli occhi di tutti, ma finora nessuno (forse volontariamente) se ne era accorto: bastava affidarsi agli scarti. Se in linea teorica i biocarburanti erano l’alternativa migliore al petrolio (non inquinavano, erano prodotti naturali e riproducibili), in pratica erano molto dispendiosi. E allora la tecnologia ci ha permesso di produrli anche dagli scarti della lavorazione di cereali e legno, utilizzandone le parti non commestibili.