Pronti 66 mila posti di lavoro nel comparto eolico

di Redazione 1

Su queste pagine ve lo avevamo già anticipato qualche settimana fa. Uno degli strumenti più efficaci per combattere la crisi e rilanciare l’economia, almeno in Italia, è il comparto delle rinnovabili. L’esempio che vi abbiamo portato circa 5 mesi fa viene dalla Germania, e parla di 380 mila assunzioni nell’intero comparto rinnovabile negli ultimi 8 anni; ma anche il Consiglio Mondiale dell’Energia Eolica prometteva circa 2 milioni di posti di lavoro nuovi di zecca in tutto il mondo, che si andavano ad aggiungere agli altrettanti in previsione per il settore fotovoltaico.

Ora a darci ragione è anche la Uil, che fa sapere, attraverso il suo segretario Luigi Angeletti, che i posti che si creerebbero in Italia sarebbero circa 66 mila. Anche qualcosa in più dei 50 mila anticipati da Ecologiae.com, ma è meglio così.

Lo studio, commissionato alla Anev, l’associazione che raccoglie le imprese del settore eolico, ha analizzato i dati attuali e fatto una previsione da qui al 2010, da cui si evince la possibile formazione di tantissimi posti di lavoro nel settore dell’energia pulita, se solo il Governo gli desse un pò di fiducia. Attualmente gli impiegati nel solo settore eolico sono circa 13 mila, ma la potenzialità del vento è sfruttata proprio al minimo. Ci sono infatti regioni d’Italia che non hanno nemmeno un impianto eolico, molte che ne hanno pochi e anche quelle che già sfruttano quest’energia, non ne approfittano completamente.

Secondo i dati dell’Anev, seguendo le leggi attuali e i conseguenti vincoli ambientali, la produzione di energia eolica in Italia potrebbe essere anche raddoppiata, arrivando a soddisfare quasi il 7% del fabbisogno nazionale di energia elettrica, in maniera pulita, cominciando a rendere il nostro Paese indipendente dal petrolio e da altri combustibili fossili importati, e dando lavoro a migliaia di persone. Ed in questo periodo è proprio quello che ci serve.

L’Anev prevede che in questo modo a beneficiarne di più sarebbero quelle regioni con un tasso di occupazione inferiore, e cioè quelle del Sud. In testa alla classifica rimarrebbe la Puglia, già comunque la regione con maggior produzione eolica, che avrebbe un incremento di oltre 11 mila assunzioni in due anni. A seguire Campania, Sicilia e Sardegna. Senza contare che gli impianti andrebbero anche costruiti, oltre che fatti funzionare, e quindi altro lavoro verrebbe creato. L’importante però è non continuare ad importare dall’estero il know-how, ma investire nella ricerca in Italia per colmare quel gap tecnologico che ci separa dagli altri Paesi europei che hanno già iniziato questo processo. Ma si sa che quando si parla di ricerca, il Governo fa orecchie da mercante.

Fonte: [Repubblica.it]

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