Per Legambiente è l’ambientalista dell’anno, ma l’imprenditore Antonio Diana, titolare della Erreplast, un’azienda del casertano che trasforma le bottiglie recuperate con la raccolta differenziata, ci piace descriverlo riciclando le sue stesse parole, come un cittadino campano che non si è lasciato prendere dai luoghi comuni del “tutto è inutile”, ”è solo un business per le ecomafie”, e ha trasformato i rifiuti in risorsa avviando un’azienda che dà lavoro a cento persone a Gricignano D’Aversa, in un’area che, speriamo quanto prima, venga definita più spesso terra di Antonio e di chi come lui, e non più terra patrimonio del clan dei Casalesi.
I camorristi hanno assassinato suo padre Mario nel 1985 ma Antonio e suo fratello Nicola non si sono piegati alla pacata rassegnazione ottenendo giustizia, riscatto dal dolore e vita, malgrado le mille difficoltà rappresentate non solo dalle mafie, ma anche da un sistema istituzionale di gestione dei rifiuti che li obbliga spesso ad importare le bottiglie di plastica da altre regioni. Paradossale, in un territorio sommerso dai rifiuti, plastica in primis. Noi di Ecologiae abbiamo raccolto la sua preziosa testimonianza, certi che la sua esperienza sarà utile a quanti sognano di fare impresa in modo sostenibile al Sud: si può fare.
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