Energia dai tetti: Ater e Regione Lazio, insieme per il fotovoltaico

energia-dai-tettiNel Lazio le Ater, Aziende territoriali per l’edilizia residenziale, e la Regione, hanno stipulato nei giorni scorsi “Energia dai tetti”, un programma che prevede interventi di manutenzione straordinaria sui tetti degli edifici delle Ater ed il contestuale efficientamento energetico attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici su ben 350 immobili. L’iniziativa, approvata dalla Giunta della Regione Lazio con una delibera dello scorso mese di novembre, su proposta dell’Assessore alle Politiche della Casa Mario Di Carlo, è il chiaro esempio di come la potenza installata in Italia per l’energia prodotta da fonti rinnovabili, ed in questo caso con il fotovoltaico, si possa espandere senza la necessità che ci sia un consumo di suolo.

Il fotovoltaico ed il consumo di territorio

fotovoltaico-a-terraE’ una vera e propria “campagna nella campagna” quella che il Movimento nazionale per lo “Stop al Consumo di Territorio” sta portando avanti contro gli impianti di produzione di energia da fonte fotovoltaica, ma solo contro quelli che generano un consumo di suolo, ovverosia quelli realizzati sui terreni liberi. Secondo il Movimento per lo “Stop al Consumo di Territorio”, infatti, occorre intervenire non contro il fotovoltaico, ma contro il fotovoltaico “selvaggio” che sta prendendo fin troppo piede. Quella del Movimento per lo “Stop al Consumo di Territorio”, in ogni caso, e come accennato, è comunque una campagna nella campagna visto che si portano avanti iniziative contro l’avanzata del cemento e dell’asfalto.

Fotovoltaico vs. Solare: che differenza c’è e quale conviene installare

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Spesso si parla di energia solare in generale, ma se non ci si interessa più nel dettaglio di tale tecnologia, si finisce nella maggior parte dei casi a confondere fotovoltaico e solare, credendo che uno è sinonimo dell’altro. Ovviamente non è cosi. Per semplificare la spiegazione, basti dire che mentre il fotovoltaico è un’operazione tramite la quale alcuni materiali semiconduttori, come il silicio che è il più usato, assorbono l’energia solare e producono energia elettrica; il solare termico raccoglie l’energia solare tramite un collettore per riscaldare i fluidi, di solito l’acqua, che rimane sempre alla temperatura scelta dall’utente.

Dunque, tirando le somme, se volete energia elettrica dovreste installare un impianto fotovoltaico; se volete l’acqua calda dovete provvedere al solare termico. Secondo la tecnologia attuale, l’efficienza di un pannello fotovoltaico va dal 6 al 15% (cioè solo il 6/15% dell’energia solare viene convertita in energia elettrica), mentre l’efficienza dei pannelli solari si aggira intorno all’80%.

Attualmente, al netto dei contributi statali che, si sa, sono sempre suscettibili di cambiamento e ostacolati dalla macchina burocratica, il consiglio per la famiglia media è di installare un pannello solare in quanto più economico ed efficiente. Il costo di un impianto solare può variare tra i 1.500 e i 3.000 euro, mentre il costo di un impianto fotovoltaico va dai 7.000 ai 10.000 euro, fino ai più efficienti, quelli che producono energia in surplus che si può vendere nella rete nazionale, che arrivano a costare anche 13/15.ooo euro come quello appena uscito dalla Beghelli che, come dice la stessa pubblicità, “si ripaga da solo”.

La Banca Mondiale anticipa tutti e parte con il primo progetto verde in Africa e Medioriente

centrale solare

Mentre i grandi della Terra litigano sull’entità della cifra da stanziare per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici, la Banca Mondiale ha annunciato che 5,5 miliardi di dollari saranno investiti in progetti di energia solare concentrata in cinque paesi del Medio Oriente e Nord-Africa (Algeria, Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia), che ha un senso molto più che investire in progetti di energia solare nella nuvolosa Germania, o nei Paesi del Nord che di sole ne hanno ben poco.

Il  Clean Technology Fund della Banca Mondiale ha già stanziato 750 milioni di dollari, e questo finanziamento servirà per “mobilitare un ulteriore 4,85 miliardi di dollari provenienti da altre fonti”. In una dichiarazione alla stampa, il rappresentante della Banca mondiale ha spiegato:

La proposta della diffusione su scala dei gigawatt di 11 centrali elettriche di scala commerciale nell’arco di tre-cinque anni potrebbe fornire la massa critica di investimenti necessari per attrarre un significativo interesse del settore privato, far beneficiare le economie di scala per ridurre i costi, con il risultato dell’apprendimento in condizioni operative diverse, e gestione dei rischi.

Energia pulita: tetto fotovoltaico Stadio Bentegodi

bentegodiLo Stadio Bentegodi, arena del calcio per la città di Verona, diventa non solo il luogo delle gesta dei campioni del sport, ma anche un sito di produzione di energia pulita da fonte fotovoltaica. Con un investimento pari a quattro milioni di euro, che saranno ammortizzati nell’arco dei prossimi venti anni grazie all’energia prodotta che sarà messa in rete, lo Stato Bentegodi diventa ufficialmente in Italia il più grande impianto di produzione di energia da fonte fotovoltaica su struttura sportiva, ed uno dei più importanti del Vecchio Continente. L’installazione di tutti i moduli, corrispondenti ad oltre 13 mila pannelli, è stata ultimata nelle ultime ore grazie ad un progetto curato dalla società multiutility locale Agsm, e permetteranno di generare energia pulita pari al fabbisogno annuo di ben 400 famiglie.

Fotovoltaico a Nola: 21 mila tonnellate di CO2 all’anno risparmiate

moduli-fotovoltaiciEntrerà in esercizio il prossimo anno nel Comune di Nola, in provincia di Napoli, uno dei più grandi sistemi di produzione di energia da fonte fotovoltaica grazie ad un accordo siglato tra il CIS, Centro Ingrosso Sviluppo Campania, l’Interporto Campano e la società Enel Green Power. Secondo quanto reso noto da Enel, l’impianto a regime garantirà produzione di energia pulita equivalente ad un risparmio di emissioni di anidride carbonica (CO2) in atmosfera pari ad oltre 21 mila tonnellate all’anno.

La realizzazione dell’impianto, sfruttando gli innovativi moduli fotovoltaici flessibili a film sottile, non comporterà alcuna modifica di natura paesaggistica visto che l’impianto sarà realizzato sui tetti degli immobili ad uso logistico e commerciale, ed i moduli saranno perfettamente integrati a livello architettonico.

Pellet, cos’è e perché conviene all’ambiente (e al portafoglio)

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Negli ultimi anni si sente parlare sempre più di un nuovo combustibile ecologico chiamato pellet. Già il fatto che sia un combustibile, stride con la parola “ecologico”, in quanto bruciando, dovrebbe emettere CO2. Ed in parte è vero, ma nonostante questo, si tratta ugualmente del combustibile più pulito disponibile oggi sul mercato.

Tutto si spiega alla fonte, e cioè con la sua composizione. Nonostante si tratti di legno, in realtà non è la legna comune che si ricava tagliando gli alberi e lasciandola essiccare per 18 mesi per farle espellere l’umidità. Il pellet è composto in cilindretti di segatura e altri scarti industriali del legno. In pratica si tratta dei rifiuti del legno lavorato, i quali anziché andare in discarica, vengono pressati e rivenduti, in modo da fornire un combustibile che non proviene dal taglio degli alberi.

Tornando alle emissioni, nel momento in cui esso viene bruciato, emette molta meno Co2 rispetto alla legna normale, o peggio ancora al carbone o al gas, e le sue emissioni equivalgono all’incirca alla Co2 recuperata dall’albero che ha contribuito a salvare, diventando, a conti fatti, un combustibile ad emissioni zero. Il pellet non è prodotto solo da scarti di legno, ma ci sono diverse varianti provenienti anche dalla carta, cartone, paglia (non di riso), girasole, granoturco, sansa, residui di potatura e praticamente quasi tutti gli scarti vegetali.

Nucleare in Italia, i Verdi diffondono la lista dei probabili siti e annunciano battaglia

centrali nucleari ItaliaIl possibile quanto surreale ritorno al nucleare italiano torna a far discutere proprio in questi giorni in cui l’attenzione mondiale è concentrata verso ben altri temi, quelli trattati al summit di Copenhagen, il punto di convergenza attuale degli sforzi dei Paesi più industrializzati della terra per ridurre le emissioni e puntare alle energie pulite. Si torna a parlarne perchè probabilmente si sa qualcosa in più sui siti destinati alla costruzione delle centrali.

Dopo il no agguerrito e preventivo delle regioni italiane, immediata reazione all’annuncio dell’accordo italo-francese sul nucleare, è passato qualche mese di silenzio, dove non sono mancate le polemiche più o meno sottovoce e l’esternazione dei mille dubbi che il governo non ha mai chiarito su quanto deve ancora accadere. Qualche notizia, finalmente, però sembra essere finalmente trapelata.

E’ toccato ai Verdi alzare la voce e illuminare noi ignari cittadini sulle possibili aree di costruzione delle centrali nucleari, intercettate all’interno di un dossier inviato dall’Enel al governo.

Greenpeace: l’Italia può ridurre le emissioni grazie alle rinnovabili

rinnovabili

Mancano solo 3 giorni all’apertura dei negoziati sul clima di Copenaghen, ed in Italia ancora si discute se aderire o meno al patto di riduzione delle emissioni. L’Europa, si sa, farà da sola, e resta solo di stabilire se continuare a mantenere la riduzione entro il 2020 al 20% o portarla al 30%, mentre per il 2050 ci si divide tra il 70 e l’80%. L’Italia sembra una di quelle nazioni che punta al ribasso, ma secondo una recente relazione presentata da Greenpeace, fa male, perché potrebbe tranquillamente ridurre le sue emissioni con piccolissimi accorgimenti.

Con il supporto tecnico dell’Istituto di Termodinamica del Centro Aerospaziale Tedesco, Greenpeace ha effettuato le rilevazioni sulle emissioni attuali e sul potenziale di produzione futuro, ed ha concluso che l’Italia è in grado di ridurre le sue emissioni in maniera drastica con due semplici provvedimenti: energia pulita e risparmio energetico.

Nucleare: uranio ce n’è in abbondanza, ma i dati sono contrastanti e la realtà non la conosce nessuno

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Mentre l’Italia si prepara per il più grande investimento nell’energia nucleare della sua storia, i proprietari delle miniere di uranio, la scorsa settimana hanno aumentato il rischio di penuria di carburante. A peggiorare le cose, l’affidabilità delle stime della quantità di uranio che può essere economicamente estratto è stata anche messa in discussione.

I prezzi troppo volatili del petrolio e del gas, con la minaccia del riscaldamento globale, hanno spinto i governi di tutto il mondo a riconsiderare l’energia nucleare, in parte perché si tratta di una tecnologia a bassa emissione di carbonio e in parte perché le forniture di uranio sembrano abbondanti. L’uranio estratto approvvigiona per circa il 60% della domanda mondiale di combustibile nucleare. Il resto proviene da fonti secondarie, comprese le scorte lasciate dagli anni 1970 e 1980, rielaborate e convertite delle vecchie testate nucleari russe durante il cosiddetto programma “da Megatons a Megawatt”.

Ma l’offerta non può essere sicura come prima si pensava. Il prezzo dell’uranio è precipitato da un picco di circa 130 dollari per libbra di ossido di uranio (286 dollari per chilogrammo) del 2007 a 45 dollari di oggi. Alcuni di questo cali sono dovuti al forte calo dei prezzi dei combustibili fossili e dall’incertezza che circonda l’industria.

Tetto d’oro, la rivoluzione di Beghelli per l’Italia

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Dopo aver ammirato la tecnologia straniera sui pannelli solari, finalmente l’energia più pulita che esiste potrebbe diventare realtà comune in Italia. Fino ad oggi infatti ogni tanto qui e là si vedeva qualche “intrepido” installare pannelli solari e fotovoltaici sul proprio tetto per poter auto-prodursi energia pulita. Con il progetto “Tetto d’oro“, la Beghelli spera che questa realtà si diffonda sempre più velocemente in tutto il Paese.

Si chiama tetto d’oro perché l’impianto installato sul tetto dell’abitazione può valere oro, in quanto si ripaga da solo e porta anche un certo guadagno al proprietario della casa. Il costo iniziale, che può essere pagato in contanti o con finanziamento agevolato, è di 13 mila euro, e garantisce una potenza di 2,97 Kwp, che garantiscono sia sufficiente per dare energia ad un’intera abitazione. Il primo guadagno si ottiene non pagando più la bolletta elettrica. Inoltre ogni anno viene erogato il contributo dal Conto Energia, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 2.200 euro, il quale va tutto nelle tasche del proprietario. Risultato: nell’arco di 6 anni l’intero impianto, compresi i costi di manutenzione, verrà ripagato, e tutto quello che si ottiene dopo è tutto un surplus di guadagno.

Svolta ecologica anche per l’India: il taglio delle emissioni avverrà grazie al solare

solare india

Le notizie ufficiose sul progetto sono circolate fin dall’inizio dell’estate, ma la verità sul programma dell’India’s National Solar Mission è stato finalmente annunciato in via ufficiale. Il piano è stato approvato appena in tempo per l’incontro del Primo Ministro Manmohan Singh con il Presidente Obama, anche per poterlo utilizzare come punto di partenza per convincerlo a far di più durante il congresso di Copenaghen. Il piano mira a produrre 20 gigawatt di capacità di energia solare entro il 2022.

Greenpeace ha già fatto alcuni rapidi calcoli e stime sulla NSM, missione per redigere il piano d’azione nazionale sui cambiamenti climatici, dicono che esso potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del 12-18%, con una riduzione annua di 434 milioni di tonnellate di CO2 evitate fino al 2050, a condizione che l’energia solare non si vada ad aggiungere a quella già prodotta, ma vada a sostituire gradualmente le centrali elettriche alimentate dai combustibili fossili.

Inventata una nuova fonte rinnovabile: l’energia osmotica

centrale energia osmotica

Se non avete sentito parlare di energia osmotica, è un peccato, ma potete essere perdonati. Grazie alla Statkraft, un’azienda norvegese, è stata ricercata una tecnologia che va oltre le rinnovabili che oggi conosciamo. Essa genera energia sfruttando la pressione idrostatica che si crea quando l’acqua dolce passa attraverso una speciale membrana di acqua salata.

La prima applicazione risale al 1997, ma ora il primo prototipo di impianto osmotico che genera energia è stato ufficialmente aperto. Nel suo comunicato alla stampa per dare notizia dell’evento, la Statkraft ha affermato che l’impianto-prototipo di Tofte (cittadina un’ora a Sud di Oslo), avrà una “capacità limitata” di 2-4 chilowatt, inizialmente con l’intenzione di aumentarla fino a 10 kW, e mira a costruire una centrale elettrica osmotica commerciale “entro pochi anni”.

Uno Stato dell’India è alimentato da scarti di riso

impianto elettrico a scarti di riso

Una tecnologia che converte lo scarto del riso in elettricità sta guadagnando terreno a Bihar (India). Circa 100.000 nuclei familiari nello Stato già la usano per produrre elettricità dalla biomassa. Secondo una stima, il 44% della popolazione indiana vive ancora senza energia elettrica, e così questa tecnologia di nuova generazione basata sulla biomassa diventa indispensabile per la gente “affamata” di energia come quella di Bihar.

Anche se questa tecnologia è in uso da 50 anni in India, l’Husk Power Systems (HPS), una società di elettrificazione rurale, l’ha modificata per abbassare i prezzi e renderla accessibile a tutti. Oggi, le forniture HPS alimentano 50 villaggi nello Stato. Ogni villaggio ha una popolazione compresa tra 2.000 e 4.000 persone. Entro il 2012, l’HPS pianifica di coprire 2.000 villaggi.