Una città senza smog garantisce 5 mesi di vita in più

20 anni fa il livello di inquinamento in America cominciava a diventare preoccupante. Per questo motivo alcune metropoli, come Pittsburgh e Buffalo, decisero di imporre metodi di riduzione del traffico, in maniera tale da ridurre lo smog che circolava nell’aria, e che ogni giorno finiva nei polmoni di milioni di cittadini.

Secondo alcuni ricercatori della Brigham Young University e della Harvard School of Public Health i dati di oggi danno ragione a quelle decisioni dei sindaci prese negli anni ’80: la vita media degli abitanti di quelle zone è aumentata di 2,72 anni. Ma le città odierne pare non abbiano ancora raggiunto il punto di non ritorno. Sempre secondo la stessa ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, se i sindaci di oggi decidessero un blocco dello smog, i loro cittadini potrebbero recuperare dai 5 agli 8 mesi di vita, mica male.

Lanciato Ibuki, il primo satellite ecologico

Nella gara alla conquista dello spazio, le superpotenze mondiali si sono dimenticate di un aspetto molto importante: le rilevazioni dell’inquinamento dal di fuori della sfera terrestre. Si sono fatti esperimenti veramente su ogni cosa, dalla sopravvivenza degli animali in assenza di gravità al funzionamento delle penne a sfera, ma mai a nessuno è venuto in mente che qui sulla Terra c’è qualcosa che va rilevato molto più urgentemente: i gas serra.

Per questo ieri il Giappone ha lanciato in orbita il primo satellite in grado di rilevare, da un’altezza di 666 chilometri, 56 mila punti sul globo terracqueo e le loro emissioni. Il satellite si chiama “Ibuki“, che in italiano significherebbe “Respiro”, un nome che già fa capire quale sarà la sua impresa.

Miyi Tower, il progetto cinese per ripulire le acque contaminate

Ci troviamo nella regione cinese del Sichuan, una delle più popolose, e di conseguenza inquinate di tutta la Cina. Qui a rischio esondazione c’è il fiume Anning il quale viene ingrossato, oltre che dalla naturale piena, anche dagli scarichi industriali che ne aumentano il volume e la pericolosità.

Per questo i cinesi, nonostante siano consapevoli delle conseguenze, non pensano a diminuire gli scarichi rivedendo i loro progetti industriali, ma preferiscono farlo con una struttura innovativa, quasi fantascientifica. Si chiama torre Miyi e sarà un ponte sul fiume in grado di filtrare e pulire il l’Anning.

Inquinamento atmosferico e contaminazione delle acque tra i principali pericoli per la salute dell’uomo

L’inquinamento atmosferico e la contaminazione delle acque figurano in cima all’elenco dei fenomeni più pericolosi per l’uomo, secondo quanto riportato da una recente relazione stilata dai ricercatori del Blacksmith Institute negli Stati Uniti, in collaborazione con la Switzerland Green Cross.

Entrambi i gruppi di studio internazionali, che si occupano di ambiente, hanno rilasciato una lista dei dieci problemi relativi all’inquinamento terrestre più deleteri per l’umanità e soprattutto più urgenti da risolvere prima che le cose precipitino ulteriormente. Gli agenti inquinanti presenti nell’aria si sono rivelati tra i principali responsabili di malattie e mortalità. Lo studio ha inoltre evidenziato gli effetti spropositati dell’inquinamento dell’aria sulla salute dei bambini, gravemente compromessi nello sviluppo proprio per l’aria irrespirabile e suscettibili di patologie respiratorie, come l’asma e le allergie.

Il Vaticano contro la pillola anticoncezionale: gli ormoni inquinano l’ambiente

Che il Vaticano fosse contrario agli anticoncezionali a base di ormoni, alla pillola e ai profillatici era un fatto risaputo da tempo, questi metodi sono infatti reputati dalla Chiesa espedienti innaturali per contrastare le nascite indesiderate (la Chiesa approva solo il calcolo dei giorni fertili e l’astensione dal sesso). La novità, che ci interessa particolarmente da vicino, riguarda le recenti dichiarazioni provenienti dal mondo ecclesiastico sui danni all’ambiente provocati dalla pillola stessa.

In un articolo comparso ieri sull’Osservatore romano, Pedro José María Simón Castellví, presidente della Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici, ha dichiarato che la pillola inquina il mondo, in quanto disperderebbe nell’ambiente tonnellate di ormoni, con effetti a dir poco devastanti. Sarà vero? O questa tesi si appoggia solo sulla voglia di conquistarsi le simpatie degli ambientalisti, sempre più numerosi, che magari smetteranno di usare precauzioni a base di ormoni?

Maldive: un Paradiso inquinato

Anche le isole tropicali hanno i loro problemi di inquinamento. Anzi, forse sono ben peggiori dei nostri. Chi pensa che stare alle Maldive sia la cosa più bella del mondo, forse non sa in che condizioni vivono alcuni abitanti di quei luoghi, specialmente quelli meno accessibili ai turisti. Tutte le isolette della Repubblica asiatica infatti stanno avendo sempre più problemi con lo smaltimento dei rifiuti, tanto addirittura da sommergere alcune di esse, fino a non lasciare nemmeno un lembo di terra incontaminata.

La situazione peggiore è a Thilafushi, un’isoletta dell’atollo di Kaafu la quale, nonostante sia molto vicina alle zone turistiche, è letteralmente immersa dalla spazzatura, tanto da diventare l’isola dei rifiuti più grande del mondo. Tutto ciò è dovuto a due fattori fondamentali: il primo è che la raccolta differenziata o il riciclo non esistono. Queste parole sono letteralmente sconosciute in una terra che viene fatta rimanere volontariamente arretrata; e poi perché, data la sua assenza di turismo, concentrato su altri atolli, viene utilizzata come discarica a cielo aperto. Prima vi convergeva l’immondizia della sola capitale Malé, vista la vicinanza; oggi arriva quella di tutta la Repubblica (circa 300 tonnellate al giorno).

L’acidificazione degli oceani potrebbe avere gravi effetti sugli ecosistemi marini

Le preoccupazioni per l’aumentata acidificazione degli oceani si sono spesso focalizzate sui potenziali effetti del fenomeno sulla barriera corallina, ma una più ampia interruzione dei processi biologici nei mari e negli oceani può avere ripercussioni ancora più profonde sugli ecosistemi marini. E’ quanto afferma Donald Potts, professore di ecologia e biologia evolutiva presso l’Università di California Santa Cruz, nonchè profondo conoscitore della barriera corallina e della biodiversità marina.

Potts ha discusso sul tema “Geobiological Responses to Ocean Acidification” nel corso del Fall Meeting of the American Geophysical Union (AGU) svoltosi a San Francisco il 17 dicembre scorso.
L’acidificazione degli oceani è uno degli effetti collaterali della crescente concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera terrestre a causa della combustione di combustibili fossili.

Inquinamento da ozono ridurrà la crescita degli alberi del 10% entro il 2100

Le concentrazioni di ozono conseguenza dell’inquinamento troposferico stanno rallentando la crescita degli alberi soprattutto nelle aree temperate della Terra. E’ quanto emerge da un recente studio, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Global Change Biology.
La crescita degli alberi, misurata in biomassa, è già diminuita del 7% rispetto alla fine del 1800 ed è destinata ad un ulteriore decremento del 10% entro la fine di questo secolo. In totale ben il 17% in meno rispetto a quello che è il normale sviluppo degli alberi.

L’inquinamento da ozono è quattro volte maggiore rispetto a prima della rivoluzione industriale a metà del 1700; se la dipendenza dai combustibili fossili continua al ritmo attuale, le future concentrazioni di ozono saranno pari almeno al doppio degli attuali livelli già entro la fine di questo secolo, provocando come conseguenza proprio una riduzione nella crescita degli alberi. Lo studio è il primo riepilogo statistico delle singole misurazioni sperimentali di come l’ozono danneggia la produttività degli alberi, compresi i dati provenienti da ben 263 accreditate pubblicazioni scientifiche.

Il trasporto sostenibile? Per l’Italia è ancora un’utopia

Come al solito l’Italia va a due velocità su tutto, anche sul trasporto sostenibile. Secondo una nuova indagine del Kyoto Club, in collaborazione con Euromobility, le iniziative per ridurre l’incidenza di emissioni nocive dovute ai mezzi di trasporto privato sono ancora troppo poche, con pochi esempi di eccellenza, e molti casi di inefficienza. Ma stavolta questa disparità non avviene tra Nord e Sud, ma le città a trasporto eco-sostenibile sono sparse un pò in tutta Italia, a macchia di leopardo.

Il dato positivo è che queste stanno aumentando in numero ed efficienza, il che fa ben sperare per il futuro; quello negativo è che si tratta ancora di casi isolati, e che in alcuni comuni, anche capoluoghi di provincia, non si sta facendo assolutamente nulla (vedi L’Aquila, in cui bike sharing e altre iniziative non sono nemmeno state prese in considerazione, o Siracusa, in cui il livello previsto dalla legge di Pm10 è stato superato da quasi 300 giorni senza che sia stato preso alcun provvedimento).

Polveri sottili oltre il limite nel 65% dei capoluoghi di provincia italiani

La bandiera nera di Legambiente, che effettua un costante monitoraggio sulle polveri sottili nei capoluoghi di provincia italiani, quest’anno è toccata alla città di Torino. Ma hanno poco di che congratularsi con sè stessi anche il 65% dei centri cittadini presi in analisi dal consueto rapporto annuale sulle PM10 stilato dall’associazione ambientalista più attiva nel campo della lotta all’inquinamento urbano.

Il superamento dei livelli di PM10 sembra essere diventato una triste consuetudine nei nostri capoluoghi, che spesso nel corso nel 2008 hanno superato il limite previsto dalle legge, i 50 microgrammi/m3, in periodi di tempo prolungatisi oltre i 35 giorni considerati “ancora nella norma“. Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei cittadini sono gravissime: aumento dell’asma nei bambini, incremento delle malattie respiratorie, tumori, impotenza.

Il fenomeno delle Brown Clouds, tredici metropoli sorvolate dall’inquinamento

L’allarme sulle nubi marroni che sovrastano numerose grandi città di tutto il mondo è stato lanciato da un nuovo rapporto dell’Unep, scatenando l’immediata preoccupazione dell’opinione pubblica mondiale sul futuro del Pianeta e sulle possibili conseguenze degli addensamenti di inquinanti sui centri urbani.
Si tratta di vere e proprie foschie di un marrone sporco dense talvolta più di un miglio che oscurano il cielo su vaste aree dell’Asia, del Medio Oriente, dell’Africa Meridionale e del bacino amazzonico.

Livelli elevati di sostanze tossiche nell’atmosfera sono stati segnalati su tredici metropoli: Bangkok, Pechino, Il Cairo, Dacca, Karachi, Calcutta, Lagos, Mumbai, Nuova Delhi, Seul, Shanghai, Shenzhen e Teheran.
La presenza delle Brown Clouds rischia di cambiare i modelli meteorologici globali e minaccia la salute e l’approviggionamento alimentare.

La Puglia si ribella al Governo e pone il tetto per l’inquinamento

Se non ci pensa lo Stato ci pensano le Regioni. Sfruttando la nuova autonomia di legiferare sull’ambiente, assegnata alle Regioni italiane, il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha deciso che non è più il tempo di aspettare che il Governo decida cosa fare in tema ambientale, ma preferisce agire, decretando un tetto per l’inquinamento che nessuna azienda pugliese potrà più superare.

Naturalmente subito sono sorte polemiche da parte del Governo. Per bocca della ministra Prestigiacomo (che dovrebbe essere Ministro dell’Ambiente), il Governo fa sapere che non c’è bisogno che la Puglia adotti una politica così rigida per fermare l’inquinamento, dato che fino al 2012 c’è tempo per trovare una soluzione.

Crisi economica? No, rivoluzione ecologica

Il tema di questa settimana, ormai s’era capito, è il dibattito tra chi è pro e chi è contro le regole ecologiche per salvare il pianeta. Un recente studio portato avanti da alcuni ricercatori inglesi, guidati da Angus McCrone, redattore capo alla London-based New Energy Finance Ltd., ha indicato le vie da seguire per uscire da questa fase di recessione economica, e la maggior parte di esse sono, guardacaso, ecologiche.

Lo studio si basa su dei semplici processi economici che si instaurerebbero se fossero adottate le misure giuste per tutelare l’ambiente, ridurre l’inquinamento atmosferico, e contemporaneamente far risparmiare centinaia di migliaia di aziende in tutto il mondo. Si tratta di processi molto elementari, alcuni già noti da decine di anni, ma che stranamente nessuno ha ancor preso in considerazione. Il primo di essi è la cosiddetta “Tax-credits“.

E’ Belluno la città più vivibile d’Italia

E’ Belluno, secondo Legambiente, la città italiana dove si vive meglio. Lo svela il rapporto sull’Ecosistema Urbano che l’associazione ambientalista, insieme a il Sole 24 Ore, stila ogni anno per capire quali sono i posti in cui si vive meglio (e di conseguenza anche quelli dove si vive peggio), secondo oltre 125 parametri ambientali e 27 indicatori diversi di qualità (dalla pressione ambientale delle attività dell’uomo, all’inquinamento, fino alle attività politiche per migliorare la situazione).

Da quest’anno, con grande gioia da parte nostra, tra gli indici di Legambiente sono stati inseriti anche quelli sull’utilizzo delle energie rinnovabili, non soltanto sul piano politico e quindi sulla grande massa, ma anche su quello personale, e cioè sulle iniziative che ogni singolo cittadino ha preso per sè stesso, e di conseguenza anche per il resto del mondo.