La fine del petrolio: squilibrio nel consumo tra Paesi del Nord e Sud del mondo

di Redazione 2

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La consapevolezza che il petrolio e le fonti fossili, ed in generale l’energia, fossero beni illimitati, da utilizzare con parsimonia, è un’acquisizione recente dell’umanità. All’orizzonte c’è infatti una linea rossa: la fine del petrolio.

Quanto dureranno le riserve di petrolio? Secondo la ExxonMobil , la maggiore compagnia petrolifera, i giacimenti petroliferi sono sufficienti, ai ritmi attuali, per la fornitura di petrolio fino al 2050. Secondo la BP Amoco, la seconda compagnia petrolifera, i giacimenti accertati sono, sempre ai ritmi di consumo attuali, sufficienti fino al 2044. La U.S. Geological Survey dopo uno studio durato cinque anni, ha concluso che il mondo ha riserve sufficienti per circa 80 anni ai ritmi di consumi attuali, circa due mila e trecento miliardi di barili, (313 miliardi di tonnellate). Ci sono poi i geologi del King Hubbert Center della Colorado School of Mines che ritengono che la produzione dell’oro nero toccherà il suo picco in questo decennio con 85 milioni di barili al giorno per poi scendere drammaticamente a 35 milioni nel 2020. Nessuno può dire con certezza quanto petrolio rimane, quasi tutti concordano che metà sia già esaurito.


Ma sebbene negli ultimi anni, soprattutto per il timore dei Paesi industrializzati di dipendere eccessivamente dagli approvvigionamenti petroliferi provenienti dal mondo arabo, si sia compiuto qualche timido passo sulla via del risparmio energetico, molto rimane ancora da fare, soprattutto per il fatto che ancora enorme è lo squilibrio tra i consumi di energia del Nord e del Sud del mondo: un quarto della popolazione mondiale (i Paesi industrializzati) consuma circa i tre quarti dell’energia prodotta sul pianeta, e l’Italia, da sola, consuma più di tutta l’Africa.

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