LAV: “Basta alle pellicce” tutti in piazza il 10 e 11 dicembre

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LAV torna a farsi sentire, come ogni anno nel periodo invernale, quando scoppia il boom di acquisto di pellicce, sciarpe di volpe, codini di visone, colletti e coprispalle. L’appuntamento è per sabato 10 e domenica 11 dicembre nelle principali piazze d’Italia per firmare la petizione a sostegno di una proposta legislativa che fermi, una volta per tutte, l’allevamento, la cattura in natura e l’uccisione di animali per farne pellicce.

A pochi giorni dall’evento, LAV è impegnata a diffondere materiale informativo e testimonianze su come avviene l’uccisione e la cattura degli animali, come alcune delle immagini che vi mostriamo. I dati sono scoraggianti: ogni anno nel mondo 10 milioni di animali vengono uccisi per le loro pelli. A rivelarlo è un’indagine compiuta dall’associazione americana Born free USA, la prima a svolgere una ricerca di questo tipo. Sono linci, procioni, opossum, coyote, ma anche topi muschiati, donnole e animali protetti e cani e gatti; catturati in trappole, annegati o uccisi in modi cruenti, per non danneggiarne le pelli: sfondamento del torace, bastonate, strangolamento con lacci metallici. Come informa Simone Pavesi, responsabile nazionale di LAV della campagna antipellicce

Abbiamo documentato come nel sistema di cattura e uccisione di questi animali, praticato negli Stati Uniti, vengano gravemente lesi gli accordi intercorsi con la Comunità Europea al fine di evitare ogni inutile sofferenza agli animali.

Nell’Unione europea difatti la cattura degli animali è regolamentata da apposite leggi che ne tutelano la specie. Dal 1991 il regolamento CEE n. 3254 vieta l’uso di tagliole e anche la vendita di pellicce e prodotti manufatti di alcuni animali selvatici originari di Paesi che utilizzano le tagliole per la cattura degli animali. Nel 1998 viene invece firmato un accordo internazionale per le cosiddette catture “senza crudeltà” (International Agreement on Humane Trapping Standardscon, IAHTS) con USA, Canada e Russia. Come spiega Pavesi

Non esiste alcun sistema di cattura non crudele e i metodi oggi vigenti prevedono un tempo massimo di 5 minuti affinché un animale diventi incosciente e quindi insensibile al dolore, e presuppongono dunque l’accettazione di un elevato livello di sofferenza.

[Fonte e foto: LAV]

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