Pellet: perché costa tanto?

di Redazione 2

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Il pellet di legno, i piccoli cilindri di fibra compressa ampiamente pubblicizzati come combustibile economico ed ecologico per il riscaldamento domestico, sta avendo sempre più un grande successo negli ultimi anni. Un successo che comincia a presentare alcuni ostacoli, ma sembra destinato a non finire.

Nell’autunno del 2005, con i prezzi del petrolio e del gas ai massimi storici, e con la proliferazione di numerosi articoli sul riscaldamento globale, il pellet ha cominciato a trovare spazio nei media, diventando improvvisamente una star. L’industria del pellet non era preparata ad un picco improvviso di richiesta senza precedenti, e così ha dovuto dare subito fondo alle sue scorte. Purtroppo però queste non erano così abbondanti, e così si è finiti nella situazione in cui molti acquirenti (non solo in Italia), hanno atteso più di sei mesi per una stufa, mentre altri hanno annullato i loro ordini.

Allo stesso tempo, i proprietari di stufe a pellet, in alcune regioni si sono trovati senza pellet. La carenza di carburante è lo scenario da incubo che potrebbe ostacolare la salita costante di questo combustibile rinnovabile.

Quest’anno, i prezzi del petrolio e del gas hanno ripreso a scendere e salire, senza toccare più le soglie pre-crisi (anche se pare che ci stiamo ritornando). I caminetti a gas sono ancora popolari e le stufe a pellet languono nei magazzini, invece di essere vendute in gran quantità come sembrava dovessero fare. Oggi la situazione vede i rifornimenti di carburante più affidabili, ma la nuova denuncia riguarda il prezzo: i prezzi del pellet in alcune regioni sono raddoppiati in soli due anni.

I proprietari di case sono alla ricerca di un modo affidabile per ridurre i costi per il riscaldamento, e allora cerchiamo di capire cosa conviene di più in questo momento. La prima questione da tenere a mente è che i prezzi del petrolio e del gas rischiano di restare volatili a causa della diminuzione delle scorte nazionali di petrolio e l’instabilità in molti Paesi produttori. La seconda è che per la produzione del combustibile pellet è probabile che sia locale, quindi vale la pena indagare se l’impianto più vicino che lo produce è lo stesso che rifornisce i rivenditori più vicini alla propria abitazione. La terza lezione è che il prezzo del mais per il combustibile rischia di essere imprevedibile, anche a causa delle sfide per i programmi di sovvenzione e della crescente domanda di carburante per autotrazione, l’etanolo, la maggior parte del quale utilizza il mais come materia prima. Per questo bisogna fare molta attenzione nell’individuare la fonte da cui viene prodotto il pellet. Se esso proviene dagli scarti del legno va bene, se proviene da colture alimentari no.

Il costo del pellet, si sa, è più alto, specialmente dal punto di vista dell’impianto (una stufa a pellet costa 8-10 volte una a gas), ma esso si ripaga col tempo, e con il risparmio in termini di emissioni. Ovviamente sono le esigenze personali che hanno l’ultima parola.

Fonte: [Mother Earth News]

Commenti (2)

  1. Il pellet è un prodotto ecologico e molto facile da usare però finché i consumatori sono pochi allora è un combustibile conveniente.

    Se i prezzi del petrolio e quindi quelli del gas si alzano allora molta più gente si orienta al pellet che non può sopportare (date una occhiata ai numeri) un alto consumo, per cui i prezzi di quest’ultimo si impennano in modo che siano sempre pochi ad usare questa risorsa.

    Chi è interessato a capire queste dinamiche dovrebbe guardare ai numeri, come la produzione nazionale o mondiale di legno, il consumo di legno per i manufatti, il consumo di pellet pro capite moltiplicato per i potenziali acquirenti. Poi si può aumentare la comprensione del problema dando una occhiata alla produzione di legno per ettaro e guardando la superficie boschiva in Italia con un occhio alla SAU disponibile per coltivazioni boschive.

    Comunque di solito sono le comunità montane a scaldarsi con il legno, dove esistono grandi boschi e piccole comunità umane, questa non è una coincidenza, in passato l’Italia era una grande selva e gli italiani erano una piccola comunità, adesso siamo in tanti e di boschi ce ne sono pochi.

    1. E anche questo è vero!!! Diciamo allora che il pellet non può proprio configurarsi come il combustibile del futuro, viste queste premesse.

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