Una casa passiva, per definizione, non ha bisogno di impianti di riscaldamento o raffreddamento in quanto, per ottenere il certificato di Passivhaus, deve garantire il benessere termico senza alcun tipo di impianto esterno. Eppure delle volte alcuni sistemi “tradizionali” sono ammessi, anche se in proporzioni ridotte. Teoricamente l’unico sistema di riscaldamento che si può usare in una casa passiva è un impianto ad energia rinnovabile, ma come vedremo, non sempre è così.
pellet
Cosa fare degli alberi di Natale dopo l’Epifania?
Le feste sono appena finite e milioni di persone si sono ritrovate a fare i conti con lo stesso problema: cosa fare con l’albero di Natale? Naturalmente si parla degli alberi veri, dato che quelli finti basta richiuderli nella scatola e conservarli fino al prossimo anno.
Alcune città mettono a disposizione delle discariche dove portare questi alberi che verranno tagliati ed il loro legno utilizzato per produrre pellet ed altri scopi; molti possessori di camini potrebbero riutilizzare l’albero come legna da ardere, ma negli ultimi anni altri impieghi sono stati trovati per questi abeti negli Stati Uniti, come ad esempio costruire un habitat acquatico per i pesci.
Pellet
Pellet
È un combustibile ad alto potere calorifico derivato dal trattamento della segatura risultante dagli scarti di lavorazione del legno con poche semplici lavorazioni meccaniche. In particolare la segatura di legno, finemente lavorata, viene essiccata (in ambiente con umidità non inferiore al 15%) e compressa in forma di piccoli cilindri di varie misure (in genere pochi millimetri, tipicamente 6-8 mm) e densità. La capacità legante della lignina, un polimero complesso del fenilpropano, simile alla cellulosa ma con struttura molto più articolata, permette la naturale cementificazione della segatura in cilindretti solidi che si consegue a seguito della pressatura. Con la pressatura in condizioni controllate della segatura, si ottiene pertanto un prodotto compatto, senza che vi sia la necessità di aggiungere colle o altri additivi.
E’ la pressatura che consente al pellet di raggiungere un potere calorifico elevatissimo. A parità di volume (ma non di peso) il pellet, compatto e denso, ha un potere calorifico pari al doppio di quello che possiede il legno (che, per sua morfologia ha struttura porosa). In minima parte il rendimento calorico aumenta anche in ragione dell’incremento nella percentuale di legni duri di partenza dai quali si è ottenuta la segatura.
L’aumento di domanda del pellet non si ferma, ma come fare per riconoscere quello sostenibile?
La domanda europea di pellet sta alimentando una crescita del settore in Nord America, secondo un articolo del New York Times. Il giornale britannico The Timber Trades Journal, ha spiegato che l’industria del Nord America del pellet di legno è cresciuta di “sei volte, passando da una capacità di poco più di un milione di tonnellate a più di sei milioni di tonnellate negli ultimi cinque anni”.
Il legname commerciale sta facendo la fortuna in special modo del Sud degli Stati Uniti, con i suoi boschi abbondanti, destinato a diventare il leader del pellet in Nord America. Secondo gli esperti, la biomassa detta pasta di legno di pino sarà convertita in pellet di legno da utilizzare come combustibile in Europa.
Ad aiutare l’espansione di questo segmento di mercato non è soltanto la domanda crescente in Europa, ma anche la politica di Obama che sta finanziando le aziende che producono pellet, creando così nuovi posti di lavoro per uscire dalla crisi. Ma siamo sicuri che tutto il pellet sia sostenibile?
Pellet, cos’è e perché conviene all’ambiente (e al portafoglio)
Negli ultimi anni si sente parlare sempre più di un nuovo combustibile ecologico chiamato pellet. Già il fatto che sia un combustibile, stride con la parola “ecologico”, in quanto bruciando, dovrebbe emettere CO2. Ed in parte è vero, ma nonostante questo, si tratta ugualmente del combustibile più pulito disponibile oggi sul mercato.
Tutto si spiega alla fonte, e cioè con la sua composizione. Nonostante si tratti di legno, in realtà non è la legna comune che si ricava tagliando gli alberi e lasciandola essiccare per 18 mesi per farle espellere l’umidità. Il pellet è composto in cilindretti di segatura e altri scarti industriali del legno. In pratica si tratta dei rifiuti del legno lavorato, i quali anziché andare in discarica, vengono pressati e rivenduti, in modo da fornire un combustibile che non proviene dal taglio degli alberi.
Tornando alle emissioni, nel momento in cui esso viene bruciato, emette molta meno Co2 rispetto alla legna normale, o peggio ancora al carbone o al gas, e le sue emissioni equivalgono all’incirca alla Co2 recuperata dall’albero che ha contribuito a salvare, diventando, a conti fatti, un combustibile ad emissioni zero. Il pellet non è prodotto solo da scarti di legno, ma ci sono diverse varianti provenienti anche dalla carta, cartone, paglia (non di riso), girasole, granoturco, sansa, residui di potatura e praticamente quasi tutti gli scarti vegetali.
Acquista del pellet, ma al posto del legno c’è una sostanza radioattiva
Uno dei tanti metodi per far bene all’ambiente è l’utilizzare dei combustibili poco inquinanti per il riscaldamento domestico. Uno dei metodi considerati più ecologici è il pellet, un materiale che proviene dalla lavorazione del materiale di scarto del legno il quale, anziché essere gettato, viene riutilizzato all’interno delle stufe e pare riscaldi circa il doppio del legno normale.
Pensava di fare del bene quindi un uomo di Aosta, il quale aveva acquistato un pacco di questi piccoli cilindri di segatura per la propria stufa. Ma nonostante avesse seguito tutte le istruzioni, non riusciva a capire come mai questo materiale non riscaldasse. Insospettito, l’uomo si è recato presso il gruppo Nucleare biologico chimico (Nbc) di Aosta per far analizzare il pellet, e i risultati sono stati piuttosto sorprendenti. Di legno ce n’era poco, ma in compenso c’era un’alta quantità di Cesio137, una sostanza radioattiva utilizzata nella bomba atomica.