La bioplastica sostituirà il 90% della plastica proveniente dal petrolio

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La bioplastica non è certo una panacea, ma se si vuole passare un giorno ad un mondo privo di combustibili fossili (per scelta o per necessità), avremo bisogno di qualcosa per sostituire la plastica. Dei ricercatori provenienti dall’Università di Utrecht hanno condotto uno studio che è stato commissionato loro dalle associazioni Bioplastics europea e la European Polysaccharide Network of Excellence (EPNOE), e le loro conclusioni sono state molto interessanti.

Nel loro studio, Martin K. Patel, Li Shen e Juliane Haufe dimostrano che fino al 90% del consumo globale corrente di polimeri provenienti da petrolio e gas può tecnicamente essere convertito da materie prime rinnovabili. Ma mentre questo è un numero abbastanza grande, questo è un limite teorico. Nel breve e medio termine, i numeri sono molto più bassi: sulla base dei recenti annunci la capacità di produzione di bio-plastica è previsto in aumento da 360.000 tonnellate nel 2007 a circa 2,3 milioni di tonnellate entro il 2013.

Non solo casa: anche il prefabbricato può essere ecologico

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E’ dura vivere in case prefabbricate, ma forse con qualche accorgimento in più, anche queste costruzioni che assomigliano a delle abitazioni potrebbero diventare agevoli ed ecologiche.

E’ quello che ha provato a fare Marc Porat della Zeta Communities. Porat è anche presidente di Serious Windows, un’azienda che si occupa dello smaltimento delle vecchie finestre per riciclarne i materiali, costruire nuovi prodotti e garantire una maggiore efficienza energetica. Sembra che si stiano applicando la stessa strategia sulle case prefabbricate.

Vodafone, arrivano le ecobag

ecobag vodafone

Una nuova iniziativa ecosostenibile per il gestore telefonico Vodafone. Fino al 31 agosto, sarà, infatti possibile comprare le Ecobag. Andate sulla sezione Cellulari e offerte internet, e da lì potrete scegliere e acquistare le Ecobag. Si tratta di borse ecologiche, realizzate riciclando le affissioni delle campagne pubblicitarie ormai concluse del gestore telefonico.

Le Ecobag sono prima state lanciate presso lo Spazio My Future, a Milano. My Future è il temporary shop, nel capoluogo lombardo dal 1 all’11 Aprile scorsofocalizzato sulle iniziative di Vodafone Italia portate avanti in ottica ecosostenibile. Qui la società ha accolto il suggerimento dei suoi acquirenti, creando poi in Rete uno spazio apposito dove si può comprare le borse ecosostenibili. Tutto quello che si ricaverà dalla vendita delle Ecobag verrà devoluto in sostegno del progetto My Future, per l’istallazione di impianti fotovoltaici su una scuola di ogni Regione d’Italia.

Biocarburanti: finalmente si punta sugli scarti

produzione-bioetanolo

Il maggior nemico dei biocarburanti negli ultimi non è stata nè la diffidenza, nè l’arretratezza di certe strutture. Ma semplicemente il principio che il cibo viene prima dell’energia. Molte critiche infatti sono state mosse ai produttori di biocarburanti, soprattutto in Brasile, che preferivano utilizzare ad esempio l’olio di colza, e non solo, il quale andava a diminuire il cibo per le popolazioni che abitavano vicino le piantagioni, e che, per fare spazio a questi enormi campi, portavano al disboscamento di centinaia di ettari di foreste, con tutte le conseguenze che conosciamo.

La soluzione, come spesso accade, era sotto gli occhi di tutti, ma finora nessuno (forse volontariamente) se ne era accorto: bastava affidarsi agli scarti. Se in linea teorica i biocarburanti erano l’alternativa migliore al petrolio (non inquinavano, erano prodotti naturali e riproducibili), in pratica erano molto dispendiosi. E allora la tecnologia ci ha permesso di produrli anche dagli scarti della lavorazione di cereali e legno, utilizzandone le parti non commestibili.

4 consigli per diminuire i rifiuti da imballaggio

Uno dei campi di maggiore sviluppo ecologico è senza dubbio quello dei rifiuti. Dalle bottiglie alle tasse sugli imballaggi, niente può essere tralasciato per combattere il fenomeno che, soprattutto in Italia, è sempre al centro dell’attenzione. Il sito TreeHugger.com ha elaborato quattro soluzioni radicali che potrebbero contribuire a ridurre il problema. Queste non sono le uniche soluzioni, ed anzi invitiamo gli utenti ad aggiungerne di altre, ma potrebbero essere un buon inizio.

1. Tasse sugli imballaggi non-standard: uno dei motivi per cui così poche cose sono riciclabili è perché esiste una grande varietà di forme di confezionamento, diversi materiali e stili. Se l’imballaggio diventa più standardizzato, una maggiore quantità di rifiuti può essere riciclata. La soluzione è creare una norma fiscale che colpisca quei prodotti che vengono imballati in maniera non standard, così da facilitarne il riciclo.

Scoperto traffico di rifiuti hi-tech dall’Europa all’Africa

Greenpeace colpisce ancora, e stavolta con metodi d’indagine degni della Cia, ha scoperto un giro d’affari enorme fatto dalle multinazionali della tecnologia europee, americane e asiatiche ai danni dell’Africa. 3 anni fa la sezione inglese di Greenpeace nascose, all’interno di un televisore rotto, un ricevitore Gps, e lo portò in un centro di riciclo di materiale tecnologico.

Da lì, per legge sarebbe dovuto essere trasportato in qualche centro riciclaggio inglese, dove sarebbe stato smembrato e smaltito. Invece, seguendo il ricevitore satellitare, Greenpeace si è resa conto che quel televisore ha fatto un giro incredibile, varcando decine di confini mondiali, fino a terminare la sua corsa in Nigeria. Lì effettivamente avviene una sorta di riciclo, ma fatto in condizioni barbare.

Il nucleare tenta di diventare ecologico

Uno dei problemi principali dell’energia nucleare, oltre al costo eccessivo, all’alta pericolosità e ai tempi biblici per la sua produzione, è senza dubbio lo smaltimento delle scorie radioattive. La “spazzatura” delle centrali nucleari infatti non si può smaltire come tutte le altre in quanto altamente tossica e pericolosa, e poco biodegradabile, dato che ci mette circa un milione di anni per scomparire naturalmente.

Su questo punto però gli scienziati stanno cercando di trovare una soluzione: riciclare anche le scorie radioattive. Negli Stati Uniti è in progettazione un reattore nucleare in grado di produrre energia bruciando gli scarti delle altre centrali. Ciò rientrerebbe nel famoso processo di fusione, quello che avviene con la bomba atomica ma che ancora non è stato possibile controllare dall’uomo. In questo modo, garantiscono gli americani, nella centrale verrebbero inserite le scorie di 15 centrali nucleari classiche, in maniera tale da ridurre il quantitativo di scarto da stoccare al solo 1% rispetto all’attuale.

Impariamo a riciclare l’umido

La civiltà del consumismo è anche la civiltà dello spreco. E probabilmente non c’è un simbolo migliore dello spreco dei rifiuti “umidi“. Chiamati così perché si tratta di composti organici, l’umido è una delle raccolte differenziate più snobbate in quanto, mentre ad esempio il vetro o la plastica sono più facili da individuare, e nella coscienza civile stanno cominciando a finire automaticamente nei cestini della raccolta differenziata, per quanto riguarda questa categoria, siamo sempre abituati a gettarla nell’immondizia indifferenziata.

Nell’umido rientrano tutti i composti organici, quindi bucce di frutta, avanzi del pranzo (ed in questi giorni chissà quanti ce ne saranno), ma non necessariamente si tratta di avanzi alimentari, dato che vi può rientrare ad esempio anche la pelle degli abiti, i fondi di caffè ed anche foglie e rami tagliati dal proprio giardino. Forse non ne siamo consapevoli, ma i rifiuti organici sono da soli un terzo di tutta l’immondizia che produciamo oggi, ed è questo il motivo principale per cui essi vanno riciclati.

7 regole per rendere ecologico il vostro ufficio

Abbiamo parlato di come rendere ecologica la vostra casa, la vostra vita e addirittura le vostre vacanze. Ora che tutti abbiamo ricominciato a lavorare, cerchiamo di capire in che modo è possibile rendere ecologico anche il nostro ufficio. Naturalmente queste sono regole che vanno bene per chi ha un ufficio personale. Ma adattate in maniera corretta potrebbero andar bene (non tutte ovviamente) anche per chi lavora in grossi spazi aperti o condivide la stanza con altre persone.

1) Acquistare (o chiedere di acquistare) un distributore automatico. Le ragioni per farlo sono tante, a partire dal risparmio in termini di denaro, a quello in termini di tempo e di inquinamento, dato che si evita di andare fino al bar vicino all’ufficio, o nella peggiore delle ipotesi prendere la macchina per raggiungere un punto di ristoro.

Come disfarsi dei prodotti elettronici

Alzi la mano chi ha comprato di recente un computer, un telefonino o qualsiasi altro aggeggio elettronico. Se l’avete comprato per la prima volta ok, ma se l’avete acquistato per sostituirne uno vecchio, dell’altro cosa ne avete fatto?

I telefonini oggi si cambiano come le camicie, gli oggetti elettronici stanno diventando una grossa parte della nostra immondizia, e molto spesso la più inquinante, visti i numerosi ingredienti tossici che contengono. Per evitare che questi contribuiscano a distruggere l’ambiente, vi diamo alcuni piccoli consigli su cosa farne quando non vi servono più.

Consumatori, quotiamo i prodotti verdi: con Greener One è possibile

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Greener One è una nuova idea, lanciata a gennaio ed ancora in fase beta, ma, nella sua semplicità è geniale. Siamo dei consumatori attenti e sulla scia del crescere della sensibilità ambientale vogliamo essere responsabili, almeno negli acquisti e nei consumi.

Come scegliere tra la busta della spesa di plastica che non contribuisce alla deforestazione o la busta della spesa di carta che è biodegradabile? Greener One ci aiuta ad orientarci nella scelta dei prodotti che usiamo quotidianamente, con un indice che indica quanto è verde un prodotto.

Made in Italy e certificati i primi assorbenti biodegradabili e compostabili

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L’ICEA – Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale ha rilasciato alla ditta Corman di Lacchiarella (MI) il certificato di garanzia per la realizzazione di assorbenti e salvaslip ecologici. I due prodotti sono realizzati in cotone biologico, con una piccola percentuale di mater-bio. Le due linee di assorbenti sono quindi un biopolimero, totalmente biodegradabili e compostabili.

La certificazione garantisce la qualità dei prodotti in risposta a due problemi: da un lato gli assorbenti sono prodotti in cotone bio e sono ipoallergenici, ideali per tutte le donne che manifestano problemi con gli ordinari prodotti per l’igiene femminile a base di plastica e cellulosa. A ciò si somma poi il nuovo valore aggiunto dell‘essere i primi completamente biodegradabili e compostabili, minimizzando l’impatto in fase di smaltimento post-consumo.

Raccolta differenziata: il riciclaggio dell’alluminio

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Lo sapevate che con 37 lattine è possibile fare una caffettiera e che tutte le caffettiere prodotte in Italia (7.000.000 di unità) sono in alluminio riciclato? E che con 3 lattine si produce un paio di occhiali? Ed ancora che con 800 lattine si può costruire una bicicletta completa di accessori? L’alluminio è quindi un materiale che si presta a una vastità di applicazioni e possibilità di riutilizzo, grazie alle sue proprietà: leggerezza (un terzo dell’acciaio), durata: l’ossido superficiale è una barriera alla corrosione atmosferica; lavorabilità: può essere modellato con tutte le comuni tecniche di lavorazione, più facilmente della maggior parte degli altri metalli; versatilità: possibilità di formare molte leghe, rigide o elastiche; riciclabilità con un costo energetico contenuto.

Il riciclaggio dell’alluminio proveniente da raccolta differenziata dei rifiuti urbani riguarda in particolare gli imballaggi: lattine per bevande, scatole per alimenti, bombole aerosol, chiusure per bottiglie e vasi, tubetti, vaschette, fogli sottili, involucri… A livello nazionale, esistono opportuni Consorzi di filiera, nati con il Decreto Ronchi, che si occupano del recupero di differenti frazioni merceologiche. Per l’alluminio, tale entità è il CIAl (Consorzio Imballaggi Alluminio), che ha tra i propri compiti quello di garantire il recupero degli imballaggi in Alluminio provenienti dalla raccolta differenziata fatta dai Comuni. I risultati ottenuti in termini di raccolta differenziata, riciclo e recupero, sono particolarmente positivi e hanno reso l’Italia un esempio per tutta l’Europa.