Uva d’Oro, a Venezia l’agricoltura è eroica

di Redazione 1

Salvare dall’oblìo un antico vitigno è un’impresa eroica, in un momento di così grande crisi dell’agricoltura italiana, vessata dall’ingresso sul mercato di prodotti a basso costo, e diciamolo, spesso di pessima qualità, che primeggiano a scapito del made in Italy.
Siamo a Venezia, precisamente nella tenuta Venissa dell’isola lagunare di Mazzorbo, dove si è svolta ieri la prima vendemmia dell’Uva d’Oro o Dorona che, come anticipavamo, è un antico vitigno, veneziano e a bacca bianca, riportato alla vita dagli sforzi congiunti di Veneto Agricoltura, del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano e da imprenditori privati che hanno scelto di investire, e di credere, nel vino di Venezia.

E di agricoltura eroica ha parlato il presidente del veneto, ex ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, che ha partecipato alla vendemmia insieme, tra gli altri, al sindaco Giorgio Orsoni, al vignaiolo presidente della Biennale Paolo Baratta, ai produttori veneti di vino da uve autoctoni Gianluca Bisol e Giorgio Cecchetto delle omonime aziende e Raffaele Boscaini della Masi Agricola.

Presenti alla vendemmia anche i ragazzi down dell’Associazione Italiana Persone Down – Sezione della Marca Trevigiana, e gli anziani di Burano e di Mazzorbo che si occupano della coltivazione con prodotti autoctoni degli orti presenti all’interno dell’area di Venissa.
Una festa, insomma, come lo era un tempo la vendemmia e che oggi, alla rinascita dell’Uva d’Oro, assume un forte valore simbolico:

Il Veneto si pone come prima Regione per produzione di vini e di vini a Denominazione d’Origine e DOCG, dei quali quasi l’85 per cento sono ottenuti da uve autoctone. Qui a Venissa abbiamo voluto vincere una sfida: riportare la produzione vinicola nell’Isola di Mazzorbo, dove era esistita per secoli per poi scomparire.

Zaia non ha risparmiato, nel suo discorso, una frecciatina agli OGM:

Dietro le nostre etichette abbiamo un grande valore: la storia del nostro territorio. La vera sfida non è rincorrere l’indiano pagato un euro al giorno o raccontare balle dicendo ai contadini che con gli ogm sistemano i loro bilanci aziendali: la vera sfida è far sapere che noi vendiamo il territorio attraverso i nostri prodotti tipici.

[Fonte: Agi]
[Foto: Cantinedimarca]

Commenti (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.