Rifiuti in Campania, emergenza o risorsa? Intervista all’ambientalista dell’anno, l’imprenditore casertano Antonio Diana

Per Legambiente è l’ambientalista dell’anno, ma l’imprenditore Antonio Diana, titolare della Erreplast, un’azienda del casertano che trasforma le bottiglie recuperate con la raccolta differenziata, ci piace descriverlo riciclando le sue stesse parole, come un cittadino campano che non si è lasciato prendere dai luoghi comuni del “tutto è inutile”, ”è solo un business per le ecomafie”, e ha trasformato i rifiuti in risorsa avviando un’azienda che dà lavoro a cento persone a Gricignano D’Aversa, in un’area che, speriamo quanto prima, venga definita più spesso terra di Antonio e di chi come lui, e non più terra patrimonio del clan dei Casalesi.

I camorristi hanno assassinato suo padre Mario nel 1985 ma Antonio e suo fratello Nicola non si sono piegati alla pacata rassegnazione ottenendo giustizia, riscatto dal dolore e vita, malgrado le mille difficoltà rappresentate non solo dalle mafie, ma anche da un sistema istituzionale di gestione dei rifiuti che li obbliga spesso ad importare le bottiglie di plastica da altre regioni. Paradossale, in un territorio sommerso dai rifiuti, plastica in primis. Noi di Ecologiae abbiamo raccolto la sua preziosa testimonianza, certi che la sua esperienza sarà utile a quanti sognano di fare impresa in modo sostenibile al Sud: si può fare.

Rifiuti hi-tech, la denuncia di Greenpeace sul falso ritiro gratis

Greenpeace in occasione delle feste natalizie e della corsa agli acquisti di regali hi-tech ha dato vita ad un’inchiesta per capire come negozi e negozianti mettono in atto il decreto D.M. n. 65 del 2010, entrato in vigore lo scorso giugno per lo smaltimento dei rifiuti elettronici.

Ebbene, il 51% dei rivenditori di apparecchi hi-tech non adempie all’obbligo di smaltire gratuitamente i prodotti tecnologici usati a fronte di un nuovo acquisto. I volontari di Greenpeace hanno monitorato 107 negozi in 31 città italiane delle principali catene di distribuzione: Euronics, Mediaworld, Trony, Unieuro, Eldo che rappresentano il 70% della quota mercato nel nostro Paese. Eldo è la catena di distibuzione che più rispetta l’ambiente, con il 60% dei negozi che ritirano gratuitamente l’usato; seguito da Mediaworld (il 50% dei negozi ritira gratis l’usato), Trony (48% dei negozi) e Unieuro (47%). Euronics si posiziona all’ultimo posto della classifica, con solo il 45% dei punti vendita che rispetta la legge vigente.

Sacchetti di plastica, la Cina ha risparmiato 100 miliardi di buste con una legge

È così semplice che non si capisce come mai nessun’altro ci riesca. Nel 2008 la Cina ha introdotto una legge che rendeva illegale per i negozi regalare i sacchetti di plastica in cui mettere la spesa. Non tutti i negozianti si sono adeguati, e così alcuni hanno fatto pagare le buste ai clienti, ottenendo dei profitti da un lato e la diminuzione dell’utilizzo dei sacchetti dall’altro, altri no. I risultati? Dopo due anni, la legge (applicata male) è riuscita a ridurre il consumo dei sacchetti di plastica del 50%, evitando così che circa 100 miliardi di buste finissero in discarica.

E’ una bella dimostrazione di come una semplice mossa politica possa ottenere grandi risultati, pur mantenendo tutti (tranne forse i produttori dei sacchetti di plastica) felici. I proprietari delle piccole imprese ottengono un piccolo guadagno supplementare, i consumatori imparano a riutilizzare i sacchetti, e l’ambiente ottiene i maggiori vantaggi, dato che le discariche sono meno piene.

Sacchetti di plastica: nessun decreto attuativo ne assicura la messa al bando

Qualche giorno fa il ministro Stefania Prestigiacomo ha assicurato che la messa al bando entrerà in vigore, come previsto, dal 1 gennaio 2011 senza ulteriori ritardi  e si è opposta con forza agli scaglionamenti proposti nel Milleproroghe che avrebbero posticipato di un anno l’entrata in vigore del divieto di distribuzione dei sacchetti di plastica da parte dei piccoli esercenti. Ella stessa ha dichiarato come sia:

una grande innovazione, quella introdotta dal governo  che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all’ inquinamento, rendendoci tutti più responsabili in tema di riuso e di riciclo. Soddisfazione senza riserve da tutte le organizzazioni ambientaliste che temevano, forse per i forti interessi economici implicati, una nuova proroga per l’entrata in vigore del divieto.

Rifiuti: il comune di Napoli sta a guardare? I cittadini fanno partire il riciclaggio da soli

Napoli affoga nell’immondizia, nonostante i proclami di Berlusconi convinto che prima di Natale il problema sarebbe stato risolto; il Comune non fa nulla, la Regione idem, ed i cittadini si sono stancati persino di protestare. Ora passeranno alle vie di fatto. Se le istituzioni non li aiutano, i napoletani hanno deciso di fare da soli, ed in 7 quartieri è partita la raccolta differenziata su base volontaria.

Bagnoli, Ponticelli, Centro Direzionale, Chiaiano, Colli Aminei, San Giovanni a Teduccio e Rione Alto. Sono questi i primi 7 quartieri, composti da ben 130 mila persone, che hanno avviato una raccolta porta a porta per tentare di ridurre la quantità di rifiuti non solo nelle discariche, ma prima di tutto dalle strade cittadine, diventate ormai una discarica istituzionalizzata.

Rifiuti, a Palermo e Napoli il Natale è trash

Si parla di regali costosi, settimana bianca, neve immacolata e tendenze ai consumi in crescita sotto l’albero di Natale, quello finto, così lontano dal Paese reale che certi servizi dei tg nazionali fanno venire la nausea dalla falsità che scorre a litri come lo spumante, italiano.

E mentre la politica discute di alleanze politiche improbabili che altro non farebbero che cambiare la posizione dei pastori in un presepio tutt’altro che vivente, sarà un Natale trash per molti italiani. La spazzatura, politica, mediatica, e reale, straborda per tutta la Penisola, più simile ad un cassonetto che al Belpaese di cui ormai non è rimasta altro che l’espressione, visto il degrado ambientale e la corruzione dilagante di cui le ecomafie sono solo la manifestazione più evidente e drammatica.

CeNerone, il progetto romano contro i mozziconi di sigaretta

Quanti di voi si sono ritrovati a passeggiare per le strade del centro di Roma, e si sono fermati a guardare le vetrine allestite per il Natale, hanno preso un cartoccio dai venditori di caldarroste ambulanti, hanno ascoltato i suonatori di zampogna e…si sono ritrovati a calpestare cicche di sigaretta? Si, tante cicche e mozziconi di sigaretta davanti gli ingressi di bar e negozi, per un danno all’ambiente e all’immagine della città non quantificabile.

E’ stato calcolato che solamente la Capitale produce ogni giorno 18 milioni di cicche, per un totale di 6,5 miliardi l’anno, attestandosi al 9-10% della media nazionale. Va ricordato che i residui di tabacco presenti nelle sigarette, uniti agli idrocarburi policiclici aromatici, al benzene, all’arsenico, al cadmio e al catrame sono dannosi per l’uomo e per l’ambiente anche quando la sigaretta non è più fumata ma lasciata per terra. A Roma è inoltre ancor più difficile rimuovere i mozziconi perché le strade non sono asfaltate ma ricoperte dai tradizionali sampietrini.

Rifiuti per tagliare le emissioni di CO2

Una buona notizia arriva da uno studio promosso dalle Nazioni Unite: tagliare le emissioni di CO2 e attenuare in parte i cambiamenti climatici è possibile. Basterebbe che le aziende che si occupano della gestione dei rifiuti in tutto il Mondo, cominciassero ad abbattere le emissioni di gas serra.

Il comparto rifiuti dovrebbe in primo luogo ridurre le quantità di materie prime utilizzate dall’industria, stoccare il carbonio e recuperare il metano prodotto dalle discariche per produrre combustibile e dunque energia elettrica. Come afferma Achim Steiner, direttore del Programma ONU per l’Ambiente (UNEP)

Il comparto rifiuti sta già operando per rendere minimo l’impatto di gas serra potenti come il metano, ma si tratta di iniziative su base nazionale. E’ arrivato il momento di passare ad un livello superiore e dare una risposta globale più coordinata, specie rispetto alle economie in via di sviluppo.

I pannolini sono tra i rifiuti più inquinanti

I bebè crescono in fretta, i loro pannolini impiegano 500 anni per degradarsi. Sono fatti di polpa di legno e plastica a mezzo di processi chimici industriali utili a garantire il massimo assorbimento. Ogni piccolo viene avvolto, nei soli primi 3 anni di vita, da una media di 4500 pannolini, che, tradotti nella polpa di legno utilizzata per produrli, corrispondono a circa 20 alberi di grandi dimensioni. Una recente ricerca di Greenplanet afferma che:

Nel nostro Paese ogni giorno vengono utilizzati circa sei milioni di pannolini che, una volta gettati via diventano una pericolosa fonte di inquinamento. Non solo per i materiali e i processi per realizzarli ma anche perché, sommati insieme, rappresentano ben il 10% di tutti i rifiuti urbani; inoltre si tratta di rifiuti con tempi di smaltimento lunghissimi che necessitano di circa 500 anni per decomporsi. Ma c’è anche un’altra problematica legata ai pannolini usa e getta per i bebé: la presenza di rifiuti organici rischia di provocare contaminazioni sia nel terreno sia nelle falde acquifere.

Rifiuti e Green Art, come valorizzare la discarica più grande del mondo

Se a Napoli i rifiuti sono un problema, serio e da affrontare al più presto, in Brasile dove si trova la discarica più grande del mondo, possono essere un tesoro. Ma solo se un grande artista come Vik Muniz ci mette mano.
L’artista di origini brasiliane ma newyorchese di adozione, ha trascorso tre anni nella discarica di Jardim Gramacho, nella periferia di Rio de Janeiro e ha creato delle opere d’arte utilizzando i rifiuti.

La sua esperienza dal 23 novembre è anche un film-documentario, Waste Land presentato dal regista Lucy Walker alla rassegna Lo schermo dell’arte di Firenze. Il documentario, già premiato ai Festival di Sundance e a quello di Berlino 2010, è già un cult perché l’artista brasiliano è riuscito a dare un valore estetico ed artistico anche ai rifiuti, e a dar voce agli abitanti della discarica. Si, perché nella discarica di Rio vivono cibandosi dei rifiuti e cercando il riciclabile, il vendibile, poveri ed emarginati, chiamati catadores de rua. L’artista con il loro aiuto ha realizzato sculture e ritratti fatti di rifiuti.

Rifiuti speciali: Piano regionale di gestione nel Veneto

A breve, nella Regione Veneto, in materia di gestione dei rifiuti speciali, l’Amministrazione regionale si doterà di un apposito piano con l’obiettivo, tra l’altro, di poter ottimizzare i cicli produttivi. Ad annunciarlo è stato Maurizio Conte, Assessore regionale all’Ambiente della Regione Veneto, precisando, presso la sede della Provincia di Treviso, in concomitanza con la “Settimana europea per la riduzione dei rifiuti” che il piano regionale in materia di gestione dei rifiuti speciali sarà in grado di poter fornire sia i criteri, sia le indicazioni per la riduzione della produzione e della loro pericolosità.

Contestualmente, inoltre, si cercherà di ridurre al minimo il ricorso alla discarica attraverso un’operazione di ricognizione dell’offerta, ai fini del trattamento dei rifiuti speciali, tanto nella Regione Veneto quanto fuori dai confini regionali. Questo perché, proprio in accordo con quanto messo in risalto dall’Assessore nel corso del convegno, sui rifiuti speciali vige il principio comunitario e costituzionale della libera circolazione in virtù del fatto che a tutti gli effetti anche i rifiuti speciali sono in tutto e per tutto paragonabili ad una merce.

Rifiuti, l’Ue boccia l’Italia: niente piano, niente fondi

Si è conclusa ieri la visita del capo delegazione della Commissione europea Pia Bucella, chiamata dal governo italiano per monitorare la situazione in Campania e sostenere l’Italia nell’emergenza rifiuti.

Dopo aver visto il sito di stoccaggio di Taverna del Re, assieme al presidente della Commissione Ambiente del Consiglio regionale Luca Colasanto l’ispettore ha bocciato l’Italia per la mala gestione dei rifiuti in Campania, commentando

Spero che questi due giorni siano serviti a chiarire cosa deve essere fatto. Adesso aspettiamo che si faccia quello che si deve fare. E’ l’ultima volta che vengo a Napoli, perché se questa volta non si dovesse lavorare per risolvere il problema, dovremo inviare nuovamente l’Italia alla Corte di Giustizia.

Ha poi continuato

I fondi sono sospesi ma sono sempre destinati alla gestione dei rifiuti in Campania. Potranno essere sbloccati quando vi sarà un piano di gestione rifiuti.

Il progetto dovrà essere presentato entro il prossimo aprile, solo a quel punto i 145 milioni di euro saranno dati all’Italia per piani di intervento e smaltimento. Il capo delegato ha proposto per il momento di incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti e di riciclo, di favorire agevolazioni fiscali a quei territori che concederanno l’apertura di discariche controllate (altre?) e, come altra soluzione al problema, si propone il termovalorizzatore di Acerra.