Marea nera, la BP potrebbe essere responsabile dell’estinzione di un cavalluccio marino

Il disastro della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico ha provocato danni che ancora oggi, ad oltre un mese dalla chiusura della falla, non sono perfettamente calcolabili. La fauna marina è sicuramente quella che ha pagato il prezzo più alto, ma in questi giorni alle conseguenze sulla salute dei pesci si aggiunge una preoccupazione in più.

Almeno una specie di quelle che vivevano nel Golfo e che era minacciata di estinzione, il cavalluccio marino nano, rischia di sparire. Questo particolare cavalluccio è un piccolo animale lungo meno di due centimetri che non vive in nessun altro posto del pianeta, nuota tra le praterie di fanerogame in acque poco profonde la maggior parte dell’anno ma, secondo recenti dati, non vi nuoterà ancora per molto dato che alcuni di questi esemplari sono stati uccisi dalle tossine fuoriuscite dalla falla della Deepwater Horizon.

Volpe considerata estinta rispunta negli Usa

La volpe rossa della Sierra Nevada si riteneva fosse estinta, fino almeno a tre settimane fa. I biologi dell’US Forest Service sono riusciti a scattare foto della volpe con una macchina fotografica installata su un sentiero ed azionata a distanza, ed inoltre sono riusciti a prelevare campioni di saliva. Questi sono serviti per estrarre il DNA che successivamente l’Università di Davis ha potuto analizzare per confermare che si trattava proprio di quella specie. Possiamo dunque tirare un sospiro di sollievo, almeno per ora.

Planet-Save scrive che i ricercatori Ben Sacks e Mark Statham, impegnati con la fauna selvatica nel laboratorio di genetica veterinaria alla UC Davis, hanno studiato le volpi rosse per quattro anni in California, osservando il DNA da campioni di animali vivi e da museo. Gli esperti pensavano che tutte le volpi rosse della California e del Nevada discendevano dalle volpi rosse Orientali, ma attraverso la loro ricerca, si è scoperto che non era così. Ci sono ancora volpi rosse native della California e Nevada, incluse quelle che si pensava fossero scomparse sin dal lontano 1920.

Rischio estinzione specie acquatiche Africa, l’allarme dell’IUCN

La perdita della biodiversità è uno dei problemi più impellenti che i Governi di tutto il mondo devono affrontare in questo periodo, forse anche più rispetto all’inquinamento. Fare a meno della biodiversità significa infatti perdere risorse basilari per il sostentamento umano, significa perdite economiche, e soprattutto messa in pericolo di intere aree geografiche.

La situazione poi diventa ancor più preoccupante quando si tratta dell’Africa, come sottolinea l’ultima ricerca pubblicata dall’IUCN (Unione mondiale per la conservazione della natura), la quale ha stabilito che oltre una specie su cinque (circa il 21%) che abita le zone umide del Continente nero è a forte rischio di estinzione.

Foche salve, arriva l’embargo dell’Unione europea

Il 20 agosto 2010 l’Unione europea ha dato il via all’embargo dei prodotti derivati dalle foche. Si tratta di carni, pelli per pellicce, ma anche di olio e organi, senza dimenticare le molto ricercate capsule di omega 3.

Il bando all’import di prodotti derivati dalla caccia dei pennipedi arriva dopo l’embargo deciso nel 2009 dalla Commissione europea ed entrato in vigore solo da alcuni giorni, ma con delle eccezioni.

Biodiversità, l’ONU boccia il mondo

Per l’ONU tutti i Paesi del mondo stanno fallendo nella tutela della biodiversità. A farsi portavoce dell’amara conclusione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, è stato Ahmed Djoghlaf, segretario esecutivo della Convenzione Onu sulla Biodiversità, intervenuto nei giorni scorsi ad una conferenza svoltasi ai Kew Gardens di Londra.

E in effetti le cifre parlano chiaro: stando ai dati diffusi dagli scienziati, ogni giorno perdiamo tra le 150 e le 200 specie di piante o animali, con un’estinzione stimata di 1.000 volte superiore a quella naturale. Sotto accusa lo scarso impegno dei governi nella battaglia per la conservazione del patrimonio mondiale di flora e fauna. L’Italia, ad esempio, è in attesa di una legge quadro sulla biodiversità da ben 16 anni.

Rane a rischio estinzione, fondamentali per valutare l’ecosistema

I ricercatori di tutto il Pianeta lanciano un allarme estinzione per un terzo delle specie anfibie, e dalla Gran Bretagna parte un progetto per salvare rane e rospi, animali indispensabili per monitoriare la salute dell’ecosistema.

Il progetto che coinvolgerà 14 Paesi è stato presentato a Londra dal ricercatore  Robin Moore e avrà i finanziamenti della Conservation International (CI), della Amphibian Specialist Groups (ASG) e dell’International Union for the Conservation of Nature (IUCN). Lo studioso ricorda di quando

Un paio di anni fa ero in Ecuador con un gruppo di scienziati del posto alla ricerca di una specie che sembrava scomparsa da dodici anni. Non nutrivamo molte speranze di successo, ma quando tutto sembrava perduto ne abbiamo trovato un esemplare e ci siamo attivati per proteggere il suo ambiente. Dalla nostra missione ci aspettiamo molte storie di questo tipo.

Lucciole morte come pegno d’amore, un gesto romantico made in Cina

Ci risiamo. Tra il mercato delle bacchette di avorio che alimenta il massacro degli elefanti, il vigore sessuale e gli usi medicinali di parti di tigre, la cui richiesta sta portando alla profanazione delle riserve protette e la zuppa di pinne di squalo che è all’origine della barbara pratica del finning, non è inconsueto puntare ancora una volta il dito contro la Cina. Stavolta il problema è il business sorto intorno alle lucciole, donate come pegno d’amore, in quanto simbolo di romanticismo.

Vanno a ruba tra fidanzati e amanti, stando a quanto riportato dallo Shanghai Daily. Ma la cosa non piace al WWF, che critica l’ennesima pratica, moda o dir si voglia a scapito degli animali, e che stavolta colpisce nello specifico i luminosi insetti.

WWF lancia il progetto cetacei a “impatto zero”

Cetacei a “impatto zero” è il nuovo progetto di salvaguardia di delfini, balenottere e capodogli lanciato da WWF in Italia e approvato da Costa Crociere, una delle principali compagnie di navigazione marittima, già da anni sostenitrice del WWF, per salvaguardare i cetacei del mare Nostrum.

Il programma è stato lanciato dall’associazione ambientalista francese Souffleurs d’Ecume in occasione dell’anno della Biodiversità e sarà attivo sin da questa estate.

Tartarughe Caretta- caretta, oggi è il loro giorno

Oggi 10 esemplari di tartarughe Caretta caretta saranno liberate nel Mediterraneo, tra le regioni Sicilia, Sardegna, Toscana, Marche e Basilicata. Qualcuno ha già ribattezzato il 13 agosto 2010 il Tarta- day, la giornata delle tartarughe!

L’iniziativa è stata lanciata dal Centro turistico studentesco e giovanile (Cts), da anni impegnato nel recupero e nella tutela delle tartarughe marine, con i Centri Tartanet.

Myanmar, aperto parco per la protezione delle specie in via d’estinzione

Una buona notizia arriva dal Myanmar, la ex Birmania. Il Paese asiatico, che è controllato da un brutale regime militare, ha mostrato più sensibilità verso gli animali che per gli esseri umani, ed ha così deciso di creare il più grande santuario di tigri del mondo. Con soli 3.000 esemplari rimasti in natura, le tigri sono tra gli animali più minacciati dall’estinzione del pianeta.

Questa nuova riserva in Birmania si estende per 8.500 miglia quadrate (oltre 13.600 km quadrati o 1.300 ettari), e proteggerà almeno 100 tigri. Secondo Panthera, il gruppo responsabile di esercitare pressioni sul governo del Myanmar per avviare il programma per la conservazione, gli sforzi per aprire il parco sono iniziati anni fa:

Nel 2004 il Governo del Myanmar ha designato 2.500 miglia quadrate della Valle Hukaung come santuario della natura inviolata, per la prima spedizione biologica mai effettuata nella zona dal 1999, diretta dal Dr. Alan Rabinowitz.

Rabinowitz è il l’amministratore delegato di Panthera, che è riuscita ora ad allargare ancora di più il territorio, facendolo diventare simile ad una riserva della fauna selvatica.

La Malesia chiude le sue aree marine per salvare la barriera corallina

Le barriere coralline vengono “uccise” ogni giorno dai cambiamenti climatici, e così decisioni difficili devono essere prese, fino a quelle più drastiche come chiudere del tutto l’accesso agli umani nelle zone più in pericolo. La notizia fa scalpore quando si scopre che a chiudere sono alcuni dei principali siti di immersione della Malesia, tra i più frequentati al mondo, i quali ospitano un totale di 12 barriere coralline.

Questi sono tra i più popolari tra i sub, i quali nei prossimi mesi potranno ammirarli solo nei video girati dai loro colleghi. Al fine di ridurre il numero dei fattori di stress che i coralli devono affrontare nella loro lotta per la sopravvivenza, il governo malese ha scelto di tutelarli, nonostante il mezzo milione di turisti che ogni anno si avventura nell’area. Dal mese di luglio fino (come minimo) ad ottobre resteranno chiusi i siti per permettere ai coralli di recuperare dallo sbiancamento causato dalle temperature dell’acqua di 4 gradi Fahrenheit più alte del solito. Si tratta di pochi decimi di grado Celsius, ma un aumento di soli 3° C. attiverebbe una totale estinzione dei coralli. Secondo molti scienziati questo potrebbe accadere entro la fine di questo secolo.

Le Galapagos non sono più in pericolo, cancellate dalla lista dei siti in pericolo

L’Onu ha cancellato le Isole Galapagos dalla sua lista del patrimonio mondiale in pericolo, grazie ad un maggior impegno da parte dell’Ecuador a tutela della biodiversità dell’arcipelago, unica al mondo. Il comitato del patrimonio mondiale delle Nazioni Unite per l’istruzione, la scienza e la cultura (Unesco) ha votato con 15 voti a favore e 4 contro per rimuovere le isole dalla lista dei siti in pericolo da minacce ambientali.

È importante riconoscere lo sforzo fatto dal Governo ecuadoriano per preservare questo patrimonio

ha spiegato Luiz Fernando de Almeida, capo della delegazione brasiliana, che ha proposto la mozione in occasione della riunione di Brasilia. Il Governo dell’Ecuador si è detto soddisfatto della decisione che ha visto la cancellazione delle isole dalla lista in cui era finita nel 2007, ma alcuni ambientalisti si sono detti preoccupati.

Oggi è la giornata mondiale della tigre (fotogallery)

Il 2010 è l‘anno della tigre. Oggi 29 luglio è la giornata mondiale della tigre, celebrata in tutto il mondo, con numerose iniziative soprattutto nei 13 Paesi in cui vive questo affascinante felino: Bangladesh, India, Myanmar, Thailandia, Cambogia, Indonesia, Cina, Malesia, Vietnam, Laos, Bhutan, Nepal e Russia. Lo scorso 12 luglio si è tenuto un vertice internazionale a Bali, in Indonesia, per discutere del futuro incerto della specie. Perché tutte queste attenzioni per la tigre? La risposta è solo una: la tigre è in pericolo. In grave pericolo. Rischia l’estinzione per la scomparsa del suo habitat con la deforestazione nell’isola di Sumatra, per colpa delle prede che scarseggiano, ma anche e soprattutto a causa della caccia illegale che infrange persino le barriere delle riserve, e che è dovuta alla continua richiesta di parti di tigre per la medicina e le tavole cinesi.

Le cifre sugli ultimi esemplari rimasti diffuse dal WWF fanno rabbrividire: stando alle ultime rilevazioni avvenute nel 2007 nel mondo ne sarebbero rimaste davvero poche

di Panthera tigris in Indocina, Indonesia (Giava, Sumatra), Asia continentale orientale, India sarebbero rimasti complessivamente non più di 7.000 esemplari. Di tigre indiana in libertà se ne contano non più di 4500. Di tigre siberiana, il felino più grande del mondo, in Russia si contano appena 200 esemplari. Tigri indo-cinesi in Thailandia e in Vietnam ne sono rimaste 1.000/1.800. Quantificate in 500 le tigri di Sumatra che vivono allo stato libero.