Bare ecologiche, come essere ambientalisti anche dopo la morte

Forse hai fatto del tuo meglio per vivere una vita eco-friendly: hai riciclato, hai preferito la bicicletta all’auto, hai sostenuto la causa verde. Quindi, quale modo migliore per far riposare le tue spoglie mortali di una bara sostenibile? Prima o poi è una cosa che capiterà a tutti, e dunque è meglio prendere in considerazione l’impatto ambientale che di solito segue alla sepoltura tradizionale.

Al convegno del mese di ottobre della National Funeral Directors Association, diverse aziende hanno messo in mostra alcune nuove innovative bare verdi, che sono realizzate con materiali biodegradabili come ad esempio il vimini o del giornale riciclato. Secondo una recente ricerca un quarto degli americani preferirebbe avere un funerale ecologico, dunque il momento per le aziende del settore sembra propizio.

Natale, gesti green inconsapevoli

Dappertutto e su Ecologiae non da meno abbiamo scovato consigli utili a ridurre l’impatto delle nostre vacanze di Natale. Dalle decorazioni ai regali al menu, tutto ci ha spinto verso il sostenibile. Tuttavia, malgrado sia sempre importante incoraggiare a fare di più per pesare di meno sull’ambiente, c’è anche chi, nonostante non si sia affatto interessato per mancanza di voglia o di tempo alle pratiche green, potrebbe aver fatto comunque qualcosa di positivo, senza saperlo.

Ce lo ricorda il sito Mother Nature Network di quante azioni facciamo, a nostra insaputa, che possono fare la differenza e che rappresentano opzioni ecologiche. Siete curiosi? Scopriamole insieme.

La bicicletta rende le ragazze più intelligenti

Non solo preferire la bicicletta all’automobile è una scelta intelligente, ma ora pare che sia vero anche il contrario, e cioè che la bicicletta rende le persone più intelligenti. Almeno le ragazze. Pare infatti, secondo un recente studio spagnolo, che le studentesse che si recavano a scuola a piedi o in bicicletta avevano risultati migliori nelle abilità verbali e matematiche rispetto alle loro compagne che raggiungevano l’istituto in autobus o in macchina.

La ricerca, pubblicata su Reuters News, ha dimostrato anche che le ragazze dello studio miglioravano i loro risultati scolastici proporzionalmente al tempo di utilizzo della bicicletta, indipendentemente dalla quantità di altri esercizi e attività sportive che praticavano.

Il matrimonio degli alberi: l’altra storia dell’abete bianco

Abies alba, la stessa specie arborea che adesso troneggia nei salotti d’Occidente, vestita di luci e palline è protagonista di un rito millenario che si ripete nella recita della tradizione nel paesaggio-teatro di Rotonda, sul Monte Pollino. Per omaggiare il protagonista indiscusso dei nostri Natali ve la raccontiamo.

Il rito ha radici celtiche e nella sua primitiva versione aveva lo scopo di propiziare benessere e prosperità alla comunità, augurando abbondanti raccolti. Successivamente venne assorbito dalla religione cristiana che lo ha dedicato a Sant’Antonio il quale, si narra, passò per Rotonda nel XIII secolo e fece sosta nei boschi del Pollino, trascorrendo una notte sotto un abete in località Marolo. Si narra anche che anni dopo nello stesso punto un bovaro, inciampando, precipitò in un burrone ed invocò disperatamente il nome del Santo che gli apparve in tutto il suo splendore e lo salvò. Il miracolato raccontò l’accaduto a valle ed ogni anno si recò nel bosco per abbattere un abete ed offrirlo al Santo, coinvolgendo di volta in volta sempre più gente in questo suo gesto, così la storia va avanti da secoli.

Il primo frigorifero a risparmio energetico? Lo inventò Albert Einstein

I frigoriferi ad assorbimento sono comuni apparecchi che funzionano in situazioni di “off-grid”, cioè senza essere legati alla rete elettrica, in quanto utilizzano il calore per raffreddare il loro contenuto. Oggi sono utilizzati attraverso dispositivi come pannelli solari (gli stessi utilizzati anche per l’aria condizionata) o impianti geotermici.

Jennifer Ouellette spiega su IO9 che Albert Einstein e Leo Szilard hanno sviluppato e brevettato un frigorifero ad assorbimento nel periodo 1928-1933, ottenendo alla fine 45 diversi brevetti per tre modelli differenti. Szilard ha poi scritto, con la partecipazione di Einstein, una famosa lettera a Frankin D. Roosevelt nel 1939, in cui tra le altre cose spiegava la loro invenzione. Com’è facile prevedere, non fu molto presa in considerazione, né dall’ex presidente degli Stati Uniti, né tantomeno dal resto del mondo.

Natale ecologico: donna riutilizza albero per 82 anni di fila

In questa epoca di consumismo, in particolare nei periodi di vacanza, a volte è facile dimenticare che le cose che abbiamo utilizzato per tantissimo tempo hanno spesso un grandissimo valore, almeno per noi. Lo sa benissimo Jean Eadie, una simpatica nonnina che, sin da quando aveva solo tre anni, ogni anno l’8 dicembre addobba sempre lo stesso albero.

Un giorno del 1928 andò con sua madre a scegliere un albero di Natale artificiale. Non era molto grande o particolare, costò pochi spiccioli, e da allora Jean non se n’è mai separata. Per la signora Eadie, una vedova scozzese di 85 anni, non è stato difficile resistere alla tentazione di comprare un nuovo albero in tutta la sua lunga vita. Anzi, secondo lei la gente di oggi non sembra dare il giusto valore alle cose.

Energia solare, donna rivendica la proprietà del sole ed ora vuole il pagamento della bolletta

Sono la proprietaria del sole, ed ora pagatemi la bolletta. E’ questo in sostanza quello che chiede una donna spagnola, Angeles Duran, di 49 anni, almeno ufficialmente sana di mente. Il sole è la fonte di energia che fa funzionare quasi tutti i sistemi sulla Terra, rendendo possibile la vita stessa in quella che altrimenti sarebbe una fredda ed inospitale roccia nello spazio.

Pensavamo che il sole fosse proprietà di tutti, ed invece la signora galiziana ha registrato la proprietà della nostra più vicina stella presso un notaio locale. Duran, che ha generosamente lasciato le luci accese per tutti noi (chissà come farà a spegnerle!), ha avuto l’idea di registrare la proprietà del sole dopo aver letto di un uomo che vendeva pezzi di luna su internet. Dal momento che nessuno aveva mai reclamato diritti sul sole, ha pensato giustamente di farlo lei.

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Sport estremi sostenibili, rischiare è verde

Tutto si tinge di verde, anche il rischio. Il brivido degli sport estremi può essere sostenibile optando per attività a basso impatto. Come quelle selezionate dal sito Mother Nature Network che ha stilato un elenco con i sette sport estremi rispettosi dell’ambiente. Meglio stare lontani, da bravi ecosportivi, da motocross e motoslitte, con un’impronta decisamente poco leggera, ed armati solo di scarpe ai piedi, lanciarsi nel mondo spericolato del green.

Il primo, che vedete nella foto in homepage è l’horse surfing, il surf a cavallo, ideato da britannici nel 2005, offre un brivido totalmente a impatto zero. E’ il cavallo a trascinarci sulla tavola da surf. E’ molto popolare in Australia.

Dal Sudafrica a La Mecca, l’eco-pellegrinaggio si fa in bicicletta

Ogni anno, circa due milioni di musulmani raggiungono la città Santa di La Mecca per soddisfare il principio islamico che vuole che ogni credente abile debba raggiungere il luogo sacro in pellegrinaggio, almeno una volta nella vita. Ma visti i mezzi oggi a disposizione, la maggior parte delle persone viaggia in aereo per raggiungere l’Arabia Saudita, causando un impatto ambientale notevole, a causa degli agenti inquinanti che emettono.

Ma quest’anno due giovani musulmani del Sudafrica hanno avuto un’idea diversa: hanno deciso di farsi in bicicletta i circa undicimila chilometri che separano la loro città da La Mecca. I due venticinquenni hanno deciso di pedalare fino a destinazione, un viaggio che li ha portati attraverso 12 Paesi sulle due ruote.

Copenaghen: “cittadini più sicuri in bicicletta che sul divano”

“Non ci crederete, ma siete più al sicuro sulla bicicletta che sul divano!”

Questo è lo slogan ufficiale della campagna con cui la città di Copenhagen, una delle più bike-friendly al mondo, ha deciso di pubblicizzare la sicurezza del trasporto in bicicletta, ideata dall’ufficio di sanità pubblica. La Capitale danese è da sempre in prima linea nella lotta contro i cambiamenti climatici, e per farlo ha promosso in passato una serie di iniziative a favore delle rinnovabili, del trasporto sostenibile, e recentemente ha anche lanciato un importante programma di bike sharing. Un programma affiancato dal sostegno delle biciclette personali con cui i residenti sono invitati a spostarsi per eliminare le automobili dalle strade.

Una carta di credito di carbonio, il primo mercato personale delle emissioni è in Australia

Immaginate una carta di credito davvero singolare, che vi permette di pagare i vostri consumi ed il costo degli spostamenti, spendendo in benzina ed elettricità, o di guadagnare, muovendovi a piedi, in bici o in auto elettrica.
E’ il meccanismo alla base del primo mercato personale di emissioni, un’originale iniziativa made in Australia.

Siamo a Norfolk Island, un’isoletta del Pacifico di 35 kmq a 1700 km dal continente, che conta 3000 residenti e ospita centinaia di turisti ogni anno.
L’isola, dal passato tormentato, un tempo colonia penale e successivamente insediata dai marinai dell’ammutinamento del Bounty, sarà conosciuta, d’ora in avanti, come il primo luogo al mondo a dotarsi di una carbon bank, a disposizione dei cittadini, che avranno diritto allo stessa quota di unità di carbonio, caricata in una carta di credito, valida per pagare le proprie emissioni.

Benzina, 2 mila euro sprecati da uomini che non chiedono indicazioni

Siete al volante della vostra auto in una città nuova, ma non sapete che direzione prendere per raggiungere la vostra meta. Che cosa fate? Se siete donna molto probabilmente chiederete indicazioni al primo passante che incontrate, se siete uomini è più probabile che girerete a vuoto nella speranza di capitare per caso nella destinazione ricercata.

Secondo uno studio britannico effettuato dalla compagnia di assicurazioni Sheilas’ Wheels, gli uomini sprecano circa 2.000 sterline (poco più di 2.400 euro) in combustibile nel corso della loro vita perché non vogliono chiedere indicazioni quando si perdono, percorrendo una media di 276 miglia (444 km) extra all’anno. Questo non è assolutamente un comportamento ecologico.

Un muro di biciclette, succede in Germania

Le due ruote ecologiche non smetteranno mai di stupirci. Il mezzo emissioni zero non solo non inquina, ma se usato quotidianamente per spostamenti brevi, andare a fare la spesa, piuttosto che recarsi in ufficio, o per tranquille passeggiate in bicicletta, aiuta a mantenersi in forma senza sforzo e migliora notevolmente anche il nostro umore.
Ecco perché qualsiasi trovata geniale per incentivarne l’acquisto e l’utilizzo è sempre gradita. Abbiamo visto fiorire in questi ultimi anni iniziative di bike-sharing in Italia, a Torino, Bari, Roma, Milano, e comuni più piccoli che si industriavano a promuovere l’utilizzo della bicicletta compartecipando ai costi sostenuti dai cittadini per l’acquisto e potenziando le piste ciclabili per garantire una maggiore copertura e più sicurezza ai ciclisti.

Quella di cui vi parliamo oggi è un’iniziativa commerciale, messa in campo da un negoziante in Germania, per la precisione a Altlandsberg, distante 60 km, tra andata e ritorno, da Berlino. Lui è Peter Horstmann, canadese di origine, e di professione vende biciclette. Quando un suo dipendente, tempo fa, gli chiese cosa farne delle quaranta biciclette che i clienti avevano lasciato al negozio, rispose: Appendile al muro.