Haiti dice addio alla barriera corallina

di Redazione Commenta

Gli effetti della pesca eccessiva fino ad oggi erano tutti basati su ipotesi e previsioni, ma mai avevamo avuto sotto mano, concretamente, il risultato di questa pratica distruttiva. Almeno fino ad oggi. Come riferisce il New York Times, l’85% della barriera corallina della costa di Haiti è “biologicamente morto”, cioè non è più recuperabile, e la causa di tutto ciò è lo sfruttamento estremo della pesca.

Il degrado ambientale è diffuso ad Haiti. La deforestazione, l’erosione, l’inquinamento. Ma per decenni l’ambiente marino del Paese ha subìto tutto in silenzio. Il suo ampio sistema di barriere coralline, un’attrazione per i subacquei stranieri sin dagli anni ’70 e ’80, in gran parte è morto, in parte per la sedimentazione ed il cambiamento climatico, ma soprattutto per la pesca eccessiva. E’ probabilmente la peggior conseguenza della pesca eccessiva vista in qualsiasi parte del mondo

ha spiegato Gregor Hodgson, direttore di Reef Check, un’organizzazione californiana senza scopo di lucro che monitora la salute barriera corallina in tutto il pianeta. Hodgson ha effettuato rilevamenti con la sua squadre sulle barriere di 90 Paesi, ma mai si è trovato davanti quello che ha visto nei giorni scorsi.

Purtroppo Haiti è un Paese povero, che basa la sua economia sul turismo e la pesca. Ma dal terremoto che ne ha devastato la gran parte, non è rimasta che una sola attività, e allora si stima che 54 mila pescatori si siano riversati nelle acque dell’oceano, con le conseguenze che abbiamo riportato. E purtroppo non sono nemmeno le uniche. Secondo il Ministero dell’Agricoltura negli ultimi anni alcuni pesci sono scomparsi nell’area circostante, come i dentici e le cernie, fino ad alcuni dei pesci più piccoli che erano vitali per la vita della barriera corallina.

Questi infatti si nutrivano di alghe che potevano soffocare i coralli. Ora che questi non ci sono più, le alghe hanno preso il sopravvento e la barriera è stata “soffocata”. Purtroppo non è fattibile nemmeno l’ipotesi di istituire zone in cui la pesca è chiusa, come è avvenuto in Italia dall’inizio del mese scorso, in quanto la pesca è rimasta l’unico mezzo di sostentamento per gran parte della popolazione. Ad ogni modo ora sappiamo cosa potrebbe accadere se la pesca eccessiva non fosse fermata anche nel resto del mondo.

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