Riscaldamento globale accelera la diffusione di epidemie e virus in Europa

Tra i vari aspetti negativi del riscaldamento globale, ultimo ma non da meno, è quello relativo alla diffusione più veloce delle epidemie e dei virus, riscontrata di recente nel territorio europeo. In particolare, pare che sia la propagazione della malattia virale nefropatia epidemica (NE) ad essere favorita dalle temperature in costante aumento e dagli inverni più miti. Recenti ricerche hanno infatti studiato il legame tra il picco della patologia e gli effetti del surriscaldamento terrestre.

Il dottor Jan Clemente del Department of Microbiology & Immunology del Belgium’s Rega Institute (University of Leuven) ha lavorato con un team di medici e ricercatori per studiare i focolai di nefropatia epidemica in Belgio. Il Dott. Clement ha fondato nel 1985 il Belgian Hantavirus Reference Centre, ed ha rilevato che dei 2200 casi registrati da allora, 828 (il 37,6% del totale) si è verificato solo in questi ultimi tre anni, tra il 2005 e il 2007. L’epidemia si è inoltre estesa anche ai Paesi vicini: Francia, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo.

Sarah Palin contro le balene Beluga

Non è più diventata vicepresidente, ma Sarah Palin ha deciso di non farsi dimenticare dal mondo, e con delle decisioni impopolari continua a rimanere sulla cresta dell’onda. Anche se il suo partito ha perso le elezioni, lei è rimasta ugualmente la governatrice di uno degli Stati ecologicamente più in pericolo, l’Alaska, un’area che ospita molte specie in via d’estinzione e che mantiene ancora gli equilibri termici in bilico, ma che è sempre più in pericolo a causa del riscaldamento globale.

Il Governatore dell’Alaska è famosa anche per essere un’appassionata cacciatrice, ed uno super-scienziato segreto (che forse tanto super non è). Nei giorni scorsi ha annunciato che il governo federale ha sbagliato a mettere il balene Beluga nella lista delle specie minacciate dall’estinzione. Ovviamente, la Palin deve aver fatto un enorme quantità di studio scientifico indipendente per arrivare a questa conclusione. Più probabile che sia stata manovrata da qualche lobby del petrolio e del gas interessata alle trivellazioni, di cui ci siamo già occupati in passato, e che hanno usato questo escamotage per aggirare l’ostacolo.

Zolfo per raffreddare la Terra

[Foto| Flickr]. Zolfo nell’atmosfera per abbassare la temperatura della Terra. E’ la proposta avanzata recentemente al congresso di San Francisco dell’Unione geofisica americana. L’idea del Nobel per la chimica, Paul Jozef Crutzen, divide gli scienziati e scatena la polemica sui costi e sulle possibili conseguenze negative sull’ambiente.

I rischi climatici sono, prima di tutto, l’intensificazione di piogge acide e la riduzione dello strato di ozono nell’atmosfera. Però il riscaldamento globale va fermato: su questo sono (quasi) tutti d’accordo. Ma come?

Scienzati svizzeri confutano le tesi degli scettici sul riscaldamento globale

Lo scetticismo, nemmeno tanto dilagante, attorno al riscaldamento globale avrà vita breve, almeno dal punto di vista scientifico. Le tesi esposte tra gli altri anche da Franco Battaglia, su Il Giornale, sull’aumento delle temperature come fenomeno naturale iniziato nel 1700, all’epoca della rivoluzione industriale, sono state di recente confutate dagli scienziati del Centro di ricerca GKSS di Geesthacht insieme ad un team di ricercatori dell’Università di Berna, in Svizzera.

Come risposta al rapporto La Natura, non l’Uomo, governa il clima rilasciato dall’organismo internazionale N-Ipcc, gli studiosi hanno esaminato per la prima volta la frequenza di anni più caldi rispetto alla media tra il 1880 e il 2006.
Risultato: l’aumento delle temperature successivo al 1990 non è affatto casuale nè tantomeno l’uomo ne esce completamente innocente.

Riscaldamento globale, bluff o realtà?

Riscaldamento globale. Franco Battaglia, (no, non quel Franco Battaglia, fondatore della prima agenzia italiana di make-up artist e hair stylist), autodefinitosi fisico controcorrente, è uno dei quattro italiani tra i 650 scienziati firmatari dell’appello contro quella che definiscono la bugia del cambiamento climatico indotto dall’uomo. Ed è anche uno che ce l’ha pesantemente con l’ambientalismo.

Scrive oggi su Il Giornale, spiegando il suo punto di vista su quello che chiama un colossale bluff, almeno per quanto riguarda il ruolo dell’uomo: il riscaldamento globale. In un giorno che, ultimo di una lunga serie, vede l’Italia sotto la morsa del gelo, della neve, dell’ingestibilità del maltempo.

Riscaldamento globale, cambiamento climatico: parole al centro di analisi, politiche, preoccupazioni, smentite. Scrive  Battaglia:

I freddi globali – e sottolineo globali – di questi giorni non sconfessano la balla più di quanto l’afa di luglio non confessi che esso balla non è. E anche perché il pianeta sta effettivamente attraversando una fase di riscaldamento globale: ciò che balla è – colossale, gigantesca balla – è che l’uomo abbia un qualche ruolo sul riscaldamento e, men che meno, sul clima

Nasa: il mistero delle paperelle scomparse

Da qualche mese, sui muri delle città vicino l’Artico, compaiono dei cartelli in stile film western, con la scritta “Wanted” e con la foto di una paperella di plastica. Ricompensa: 100 dollari. Non si tratta di uno scherzo di qualche burlone, ma di un esperimento scientifico altamente sofisticato della Nasa.

L’Agenzia Spaziale Americana sta portando avanti da settembre un esperimento per cercare di capire un pò di più su come funziona il riscaldamento globale. E per farlo ha scelto di comprendere il processo di scioglimento dei ghiacciai partendo proprio da una delle zone più critiche: la Groenlandia. Lì Alberto Behar, ingegnere Nasa, ha lanciato circa 4 mesi fa sul ghiacciaio Jakobshavn 90 paperelle di plastica più una sonda delle dimensioni di un pallone da rugby per rilevare la posizione tramite un trasmettitore gps, ma anche la temperatura del ghiacciaio, le accelerazioni e tanti altri dati fondamentali. Il problema è che adesso tutti questi oggetti sono spariti.

Ecco cosa ci lascia di ecologico (e non) il 2008

Ieri ci siamo occupati di cosa ci attendeva nel nuovo anno a proposito dell’ecologia. Qualche piccola anticipazione di un anno che si prospetta più verde che mai. Ma tutto ciò è dovuto solo al fatto che il 2008 è stato l’anno in cui l’ecologia ha preso piede nella nostra vita quotidiana, ed è diventata la preoccupazione maggiore per gran parte della popolazione mondiale. Forse seconda soltanto alla crisi economica.

Ma cosa effettivamente ci ha lasciato il vecchio anno, è un tema abbastanza discusso. I modi per vedere l’ecologia (ed anche per farla) sono molteplici. Per questo motivo in molti considereranno positivi determinati aspetti che per altri non lo sono, così come molte persone che hanno tentato di fare qualcosa di veramente ecologico, alla fine hanno fatto solo un buco nell’acqua. Vediamo di che si tratta.

L’aumento delle piogge? Colpa del riscaldamento globale

Il riscaldamento globale mette a rischio la salute della Terra. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase. Sembravano soltanto teorie basate su dati statistici ed osservazioni correlate da ipotesi di scienziati, esperti e non. Adesso arrivano i dati, e sono dolori.

Secondo uno studio condotto dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, durato 5 anni, in cui sono stati rilevati migliaia di dati, pare che le tempeste, piogge e grandinate in aumento negli ultimi tempi siano causate proprio dal riscaldamento globale. Infatti, si legge nel rapporto, che a causa dei mutamenti climatici le nubi cominciano a formarsi più in alto nell’atmosfera, portando a questa e ad altre conseguenze.

Bush mette a rischio centinaia di specie in via d’estinzione per un capriccio

Le elezioni americane hanno eletto come Presidente degli Stati Uniti per i prossimi 4 anni Barack Obama. Ma ancora per un mese e mezzo a capo del Governo americano ci sarà George W. Bush, purtroppo. Il Presidente uscente sembrava avesse avuto improvvisamente una svolta ambientalista prendendo alcune decisioni in merito a questioni ambientali che gli facevano onore negli ultimi mesi, ma la sensazione è che fossero tutte mosse elettorali.

Essendo stato eletto un candidato dello schieramento avverso, Bush ha deciso di mettergli i bastoni tra le ruote il più possibile, ed anche dal punto di vista delle decisioni ambientali ha deciso che Obama dovrà sudare sette camicie per recuperare agli orrori che lui sta compiendo in questo periodo. I cambiamenti che sta apportando Bush negli ultimi 4 mesi avranno bisogno di molto più tempo per essere riparati dall’amministrazione Obama.

Riscaldamento globale, antico metodo indiano per stoccaggio di CO2

Antiche tecniche per lo stoccaggio di CO2 nel suolo sperimentate dagli indiani dell’Amazzonia precolombiana potrebbero risultare utili per invertire la rotta del riscaldamento globale, il cambiamento climatico attualmente più preoccupante.
Le sperimentazioni del nuovo antico metodo inizieranno in Sussex e Belize già nei primi mesi del nuovo anno, finanziate dai capitali di rischio della Silicon Valley.

L’idea, peraltro già battuta e sostenuta da tempo nel mondo scientifico come soluzione possibile all’inquinamento, è quella di prendere carbonio dall’atmosfera e seppellirlo nel suolo, dove tra l’altro può agire da potente fertilizzante, contribuendo ad arricchire i terreni stanchi e sfruttati.
Se il progetto dovesse avere successo, si potrebbe estenderlo rapidamente a tutto il mondo, nell’impresa ardua ma non impossibile di invertire l’accumulo di anidride carbonica, la causa principale del riscaldamento globale, liberando l’atmosfera dalle emissioni nocive e riportando la quantità di CO2 ai livelli pre-rivoluzione industriale.

Il livello del mare si sta alzando più velocemente del previsto

New York come Venezia? C’è il rischio che sia anche peggio. A lanciare l’allarme sono gli scienziati del IPCC (il gruppo di studio sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite) al congresso sull’ambiente di Poznan, i quali hanno intravisto per il futuro del mondo un rischio di innalzamento dei livelli del mare molto più rapido rispetto alle previsioni.

Le previsioni, considerate ottimistiche, di qualche anno fa, le quali prevedevano un innalzamento delle acque di mezzo metro rispetto ad oggi nel 2100 rischiano di essere spazzate via come di fronte ad una tempesta tropicale. Il riscaldamento globale ha portato a diverse conseguenze catastrofiche sulla natura, come i cambiamenti delle condizioni fisiche e chimiche degli oceani, o l’innalzamento delle temperature globali, che mettono a rischio molte delle specie marine, ma anche le nostre città.

Record di uragani in Atlantico nel 2008, colpa del riscaldamento globale e della Niña

La stagione degli uragani atlantici si chiude ufficialmente proprio oggi, 30 novembre 2008, e già si tirano le prime somme su quella che è stata una delle attività più intense mai registrate prima d’ora.
O più precisamente una delle stagioni più attive degli ultimi 64 anni, da quando cioè sono iniziate le registrazioni dettagliate e la catalogazione del numero delle tempeste annuali.

Sulla base di una stima effettuata dal NOAA National Hurricane Center, nel corso del 2008 nell’area atlantica si sono formate ben 16 tempeste tropicali. Tra queste, otto erano uragani, cinque dei quali con una forza tre o superiore a tre. Queste cifre concordano con quelle che erano state le previsioni degli scienziati nel mese di maggio e agosto. Gli studiosi avevano messo in conto il verificarsi di 14-18 tempeste tropicali, anche se la media stagionale è di circa undici tempeste, di cui generalmente sei si trasformano in uragani, solo due in uragani di dimensioni preoccupanti.

Il riscaldamento globale sta cambiando la composizione organica del suolo

Siamo abituati, pensando ai danni provocati dal riscaldamento globale, ad alzare gli occhi su in cielo, e anche i numerosi studi che valutano l’impatto ambientale dell’inquinamento si occupano in prevalenza degli effetti negativi sull’atmosfera.
Una recente ricerca, effettuata da un gruppo di studiosi della University of Toronto Scarborough, ci avverte invece che faremmo meglio a guardare anche a terra, più precisamente ai cambiamenti causati dall’innalzamento delle temperature nella composizione organica del suolo.

I risultati dello studio, pubblicati dalla rivista di divulgazione scientifica Nature Geoscience, dimostrano infatti che il riscaldamento globale sta effettivamente modificando la struttura molecolare della materia organica del terreno.