La politica energetica italiana ha abbracciato ormai da diversi anni un modello di diversificazione delle fonti che ha notevolmente modificato sistemi produttivi e fonti impiegate. Se ancora oggi la maggior parte dell’energia prodotta deriva da fonti non rinnovabili, una aliquota sempre maggiore è ormai prodotta da fonti rinnovabili e contribuisce a soddisfare una buona fetta del fabbisogno nazionale. Tra le rinnovabili un rapido sviluppo ha caratterizzato il settore della bioenergia che negli ultimi anni ha visto una crescita notevole sia per un numero di impianti che per produzione di energia.
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Green economy, come cambiano le norme italiane nel 2016
Con l’espressione ‘green economy‘ ci si riferisce ad un modello economico in grado di conciliare l’attività economica con la tutela dell’ambiente e la qualità della vita dei cittadini. In Italia esistono da tempo norme a sostegno della green economy ma come si può facilmente intuire la complessità della materia rende spesso necessario aggiornare il quadro di regole in cui muoversi. Il recente Collegato ambientale alla Legge di Stabilità ha introdotto una serie di novità nell’ordinamento italiano in materia di mobilità sostenibile, bonifica ambientale e raccolta differenziata. Analizziamo quindi più in dettaglio le novità della materia.
Biomassa, da Cnr-Ivalsa un metodo per controllarne l’efficienza
Dal Cnr-Ivalsa arriva “BiQueen-Biomasse di qualità per la produzione efficiente di energia” il progetto per un metodo innovativo di controllo della biomassa volto a migliorarne la qualità e verificarne l’ecosostenibilità.
Biomasse, si sperimenta la produzione con olio di cardo
In Italia ha avuto inizio la sperimentazione dell’olio di cardo nella generazione di energia tramite biomasse: responsabile del progetto è il Centro Nazionale di Ricerca sulle Biomasse dell’Università dell’Ambiente di Perugia. Lo ha annunciato al convegno Ambiente e Bioenergie tenutosi alla camera dei deputati il professor Franco Cotana. La sperimentazione si presenta particolarmente interessante in quanto i cardi sono una specie vegetale tipica dei terreni ai margini delle colture.
Rinnovabili, 80% entro il 2050? E’ possibile
Sappiamo benissimo che le previsioni a lungo termine molto spesso lasciano il tempo che trovano, ma questa è certificata da un organismo serio e affidabile, e noi speriamo davvero che abbia ragione. Secondo il National Renewable Energy Laboratory l’obiettivo di raggiungere l’80% di copertura delle energie rinnovabili entro il 2050 è fattibile. Il motivo principale su cui si basa questa teoria è che la tecnologia che serve per raggiungere questo obiettivo esiste già, ed al massimo va solo perfezionata.
Rinnovabili: Danimarca annuncia addio ai combustibili fossili entro il 2050
Ieri avevamo pubblicato la classifica delle città più sostenibili del mondo, ponendo Copenaghen in cima alla graduatoria. Il merito della città, oltre che per gli sforzi nei vari settori ambientali, va anche in parte alla decisione della politica nazionale di portare tutta la nazione a sfruttare le energie rinnovabili al massimo. E per massimo intendiamo letteralmente il 100% dell’energia nazionale. E’ questo il piano, varato dal Governo danese nei giorni scorsi, che prevede l’abbandono definitivo delle fonti energetiche fossili entro il 2050.
Fonti rinnovabili: Biomass, Progetto per le biomasse agricole e forestali
Si chiama “Biomass“, ed è un Progetto che punta alla promozione delle biomasse agricole e forestali come fonti per la produzione di energia rinnovabile. A sostegno di tale progetto sono stati programmati, in Provincia di Nuoro, degli eventi nelle giornate del 7-8 ottobre 2010 al fine di andare, tra l’altro, a verificare quali siano le opportunità che offrono in effetti le biomasse agricole e forestali nella valorizzazione e nella tutela delle risorse naturali, nella riduzione delle emissioni inquinanti, nel risparmio energetico e nella diminuzione dell’utilizzo delle fonti energetiche tradizionali, ovverosia i combustibili fossili.
La provincia di Nuoro, assieme a quelle di Pisa, Grosseto, e Massa Carrara, è partner di “Biomass” che è un progetto che è promosso dalla Provincia di Lucca, in partnership anche con l’Odarc, l’Office du Développement Agricole et Rural della Corsica, e con la Regione Liguria, nell’ambito del Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Francia Maritimo; “Biomass” gode del finanziamento del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Biomasse e biogas: energia alternativa con gli scarti della vinificazione
In futuro gli scarti della vinificazione si potranno utilizzare nel settore energetico come biomassa, per la produzione del biogas, oppure per andare ad alimentare gli impianti che producono energia. A metterlo in evidenza è stata la Confagricoltura nel sottolineare in particolare come, a differenza di quanto si possa pensare, dall’uva a conti fatti non si butti via proprio nulla.
Le fecce del vino e le vinacce, infatti, non devono essere più visti come dei rifiuti che bisogna andare a smaltire, con tutti i problemi che ne conseguono, ma come dei veri e propri sottoprodotti del processo di vinificazione che sono ancora buoni per essere riciclati e riutilizzati in maniera conveniente da ogni punto di vista.
Vino, nuove norme per la eco-gestione
L’Italia è uno dei maggiori produttori di vino al mondo, ma ovviamente, oltre a produrre quel buonissimo succo d’uva, ha anche come diretta conseguenza la presenza di una gran quantità di materiale di scarto. Fino ad oggi il suo utilizzo era poco disciplinato dalla legge, e doveva rispettare solo le normative riguardanti i divieti di inquinamento ma un Decreto Ministeriale che entrerà in vigore a breve, cambierà questo genere di attività.
I prodotti di scarto della vinificazione e i suoi sottoprodotti potranno essere utilizzati per un uso agronomico indiretto (fertilizzanti), per un uso energetico (biomasse e biogas), e addirittura per uno farmaceutico e cosmetico. L’uso agronomico diretto invece sarà limitato alle 3 tonnellate per ettaro di superficie agricola, e verrà utilizzato per la distribuzione dei sottoprodotti nei terreni agricoli.
Rinnovabili, in Europa +54% in 10 anni
Ottime notizie: l’industria delle rinnovabili non conosce crisi. Secondo i dati elaborati dall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), e presentati martedì a Roma, negli ultimi 10 anni nell’area Ue la produzione di energie rinnovabili è aumentata del 54%, raggiungendo nel 2008 un invidiabile 16,4% di copertura del fabbisogno totale.
Ottime notizie, le quali si inseriscono in un contesto di ritorno al ricorso alle energie inquinanti (petrolio e carbone) o potenzialmente pericolose come il nucleare. Se negli anni passati, in cui la coscienza verde era pressoché inesistente e i costi delle tecnologie pulite erano piuttosto alti, la produzione è salita, vuol dire che ora che la situazione è cambiata, c’è la possibilità di aumentare quel 16,4% fino al superare il 20, 30 o anche il 50% del fabbisogno. Dunque che bisogno c’è di tutte queste energie sporche?
Greenpeace: 8 milioni di posti di lavoro grazie alle energie rinnovabili
450 mila sono gli attuali impiegati nel settore delle rinnovabili in tutta Europa. 8 milioni potrebbero esserlo tra 20 anni. E’ questa l’estrema sintesi del nuovo rapporto sullo stato delle rinnovabili stilato da Greenpeace, il quale dimostra come sia possibile sfruttare questo campo in continua espansione e soprattutto sempre più redditizio.
Infatti, nonostante nel Vecchio Continente siamo solo all’inizio nell’applicazione delle energie rinnovabili, il fatturato complessivo è già di 40 miliardi di euro. Immaginate quanto potrà essere nel momento in cui l’energia pulita diventerà la più usata. Uno degli aspetti principali dell’idea di Greenpeace è che tale risultato, insieme a quello del taglio netto delle emissioni di CO2, potrà essere raggiunto anche senza ricorrere al nucleare.
Italia, impennata sulle rinnovabili, ma ancora c’è tanta strada da fare
Gli ultimi dati del GSE, il Gestore dei Servizi Elettrici, sono piuttosto confortanti. Dopo che nel 2007 l’Italia aveva registrato un calo nella produzione complessiva di energia rinnovabile dello 0,9%, il 2008 è stato registrato come l’anno della ripresa, con un +2,5% che fa ben sperare per il futuro.
A dir la verità questo incremento lo si deve alla natura stessa. Infatti nel nostro Paese la fonte rinnovabile più utilizzata è l’idroelettrico, e le forti e abbondanti piogge che ci hanno accompagnato dall’autunno fino a pochi giorni prima dell’inizio dell’estate hanno contribuito ad aumentare la quantità di elettricità prodotta dall’acqua. Ma le novità non si fermano solo alle piogge, perché tra gli incrementi c’è da registrare anche quello degli impianti installati, soprattutto eolici e solari.
Investimenti nelle rinnovabili quadruplicati dal 2004 in tutto il mondo
Circa 155 miliardi di dollari sono stati investiti nel 2008 in energia pulita per progetti di imprese in tutto il mondo. Si tratta di un’ottima notizia perché questo significa che gli investimenti negli ultimi 4 anni si sono quadruplicati. Fonti energetiche rinnovabili, dall’energia solare a quella eolica, fino ai biocarburanti, rappresentano oltre il 40% della capacità di generazione di potenza raggiunta durante l’anno.
La relazione è stata effettuata dal Global Trends in Sustainable Energy Investment 2009, per conto del programma ambientale delle Nazioni Unite sull’energia sostenibile. Il trend di crescita si è invertito negli ultimi mesi, tuttavia. Gli investimenti nella seconda metà del 2008 infatti sono scesi del 17% nel primo semestre, e del 23% nel secondo. La relazione conclude che i governi svolgono un ruolo significativo nella promozione degli investimenti privati nelle tecnologie energetiche rinnovabili.
Ecco dove sono finiti tutti questi investimenti:
- Tra i 105 e i 155 miliardi di dollari sono stati spesi direttamente per sviluppare 40 gigawatt di capacità di generazione di energia eolica, solare, idroelettrica, biomasse e fonti geotermiche;
- 35 miliardi per lo sviluppo di grandi centrali idroelettriche da 25 gigawatt;
- 140 miliardi in 65 gigawatt di energia elettrica a basse emissioni di carbonio.
Italia-Tunisia, accordo sulle rinnovabili
Che l’Italia fosse agli ultimi posti come produzione di energia rinnovabile al mondo, questo lo si sapeva già. Ma vedere che alcuni Stati africani sono più avanzati di noi, fa un certo effetto. Per una volta però l’iniziativa promossa dal Governo ha un buon fine, e cioè importare dall’estero energia pulita.
L’Italia è un grande importatore di energia, dato che fonti di ogni genere da noi sono quasi assenti. Arriva il nucleare dalla Francia, il gas dalla Russia, il petrolio da diverse parti del mondo, ed ora anche un po’ di rinnovabile dalla Tunisia.
Il direttore generale del Ministero dell’Ambiente italiano Corrado Clini, e il Ministro dell’Energia della Tunisia Afif Chelbi hanno ieri raggiunto l’accordo per collegare i due Paesi con un enorme cavo trasportatore che collegherà la piattaforma tecnologica tunisina, la quale comprenderà diverse fonti energetiche, dal solare all’eolico, fino alle biomasse, e l’Italia, che ne importerà gran parte.