La Ergyca Tracker, società controllata al 49% dal Gruppo Beghelli, ed al 51% dal Gruppo ErgyCapital, ha messo a segno la prima operazione, per un controvalore pari a 2,5 milioni di euro, attraverso la costituzione di un veicolo societario finalizzato all’acquisizione dell’impianto di produzione di energia da fonte fotovoltaica che è installato sul tetto dello stabilimento Beghelli sito a Monteveglio. La joint venture, creata da Beghelli e da ErgyCapital, porta quindi a compimento la sua prima operazione, dopo oltre un anno dalla sua nascita, attraverso la stipula di un contratto di leasing con Credit Agricole Leasing Italia. L’impianto acquisito è stato progettato e realizzato da Beghelli, ed è in grado di produrre ogni anno energia elettrica pari a 650 MWh; il 50% annuo dell’energia elettrica prodotta viene ceduta per il funzionamento dello stabilimento di Beghelli, e garantisce così la mancata immissione in atmosfera di ben 320 tonnellate di CO2.
Soros propone un meccanismo economico infallibile per garantire i fondi ai Paesi poveri

Il miliardario George Soros ha proposto un modo per liberare fondi per aiutare i Paesi in sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Egli propone che i Paesi sviluppati prestino il denaro ricevuto in diritti speciali di prelievo (DSP), dal Fondo monetario internazionale (FMI) nel mese di settembre, da far restituire al Fondo di modo che possa essere distribuito per i progetti nei Paesi poveri.
Il mondo sviluppato ha ricevuto più di 150 miliardi dollari, ma in realtà non hanno alcun modo per utilizzarli tutti
ha spiegato Soros alla CNN. Il magnate ha affermato che il premio potrebbe essere distribuito attraverso il Fondo monetario internazionale, tramite un “Fondo Verde“, che investirebbe in progetti volti a ridurre le emissioni di carbonio.
Le case verdi? Spesso sono tossiche

Un anno fa ci lamentavamo che l’efficienza energetica poteva essere una buona cosa, ma non a scapito della qualità dell’aria e della salute delle persone. L’efficienza energetica delle case riguarda prima di tutto il modo in cui sono costruite, e cioè fatte per essere il più ermetiche possibile.
Ora però un nuovo studio della California Environmental Protection Agency’s Air Resources Board ritiene che il 67% delle nuove abitazioni non rispettano gli standard minimi per il ricambio d’aria. Sembra che nessuno apra più le finestre o avvii la cappa per lo scarico dei fumi da cucina sufficientemente per ventilare adeguatamente le proprie case. Capirete che se in California, dove sono all’avanguardia su questo campo, si trovano in una situazione di “poca sicurezza”, figuriamoci quello che può accadere da noi.
Il Governo porta l’Italia indietro di 30 anni: approvati i criteri per il nucleare

Le aree in cui verranno costruiti i 4 o 5 impianti nucleari in Italia con ogni probabilità si conoscono già, ma non verranno resi noti prima delle elezioni regionali. E’ quanto si apprende dalla delibera di questa notte, in cui il Governo ha stabilito i criteri in base ai quali verranno costruite le centrali italiane.
Una decisione che riporta l’Italia molto indietro, a prima di Cernobyl e a prima di un referendum contro il nucleare, a cui l’Esecutivo non dà peso. Dopotutto non è un caso che abbiano deciso di secretare tutto fino alle elezioni: se avessero reso noto prima i siti, sicuramente in quelle Regioni le elezioni sarebbero state perse al 100%. Dopo il salto i criteri del più grande scandalo della storia italiana.
Fotovoltaico nel Parco Nazionale della Sila: ecco il progetto
Il fotovoltaico è pronto per lo sbarco anche in Sila. Grazie ad un’iniziativa finanziata, congiuntamente, dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e dall’Ente Parco Nazionale della Sila, in particolare da fondi del bilancio del 2009, parte nell’area un progetto che, a conclusione della sua realizzazione, porterà alla nascita di ben sei impianti in grado di generare energia pulita attraverso il fotovoltaico. Al riguardo, la scelta delle sedi è stata strategica, visto che i siti degli impianti scelti sono quelli di edifici che si trovano a quote superiori ai mille metri sopra i livello del mare, ragion per cui i consumi energetici per riscaldare gli immobili sono non trascurabili. Al progetto di realizzazione dei sei impianti di produzione di energia da fotovoltaico si accede mediante un Bando che, in particolare, è visionabile e scaricabile dal sito Parcosila.it, ovverosia dal Portale dell’Ente Parco Nazionale della Sila.
Fido inquina più della vostra auto

Chi l’avrebbe mai immaginato che dietro a quei grandi occhi dolci del vostro gatto o cane, si nasconde una macchina da emissioni, la quale inquina due volte di più della vostra auto? Non avete mai visto il vostro animale usare un elettrodomestico, guidare un auto o lasciare l’acqua aperta, eppure la sua quantità di emissioni è anche maggiore della vostra.
Secondo un rapporto pubblicato da due scienziati neozelandesi sulla rivista New Scientist, la risposta sta nella quantità di superficie necessaria per produrre i loro alimenti. Gli scienziati, Robert e Brenda Vale, hanno notato che un cane di medie dimensioni consuma circa 164 chili di carne e 95 kg di grano in un anno. L’impatto sull’ambiente necessario per produrre la carne e il grano corrisponde ad una superficie di 0,84 ettari. D’altra parte, un veicolo 4×4 che viaggia 10.000 chilometri l’anno ha un impronta ecologica di 0,41 ettari, la metà rispetto al cane. Inoltre, questi fattori consumano l’energia necessaria per produrre e dare energia al veicolo.
Diminuire le emissioni? Una missione a costo (quasi) zero

Gli oppositori della riduzione delle emissioni, specialmente gli americani, ma anche qualcuno qui in Italia, portano a sostegno della loro assurda tesi anche la motivazione del rincaro dei prezzi. Secondo questi irresponsabili infatti, l’energia solare, eolica e tutte le altre rinnovabili che si potranno ottenere nei prossimi anni costeranno molto di più rispetto a quanto non possono fare oggi petrolio, gas e carbone. Per fortuna non è così.
Secondo le stime di Cambridge Econometrics, una società di consulenza che fornisce modelli econometrici al governo britannico, è possibile raggiungere il taglio richiesto dai Paesi in via di sviluppo a quelli ricchi, cioè il -80% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050, con costi molto contenuti.
Ecco la mappa dell’inquinamento nazione per nazione

Una mappa interattiva molto ben progettata dall’Associated Press, l’agenzia di stampa principale americana, mostra la situazione climatica attuale, ponendo l’accento su quali Paesi sono stati “cattivi” e quali i “buoni” quando si tratta delle emissioni di gas ad effetto serra, e mostra anche gli impegni che ogni nazione ha preso per migliorare la situazione nell’immediato futuro.
Posizionando il mouse su ciascuna delle barre sulla destra, o sulla nazione che ci interessa al centro della mappa, è possibile vedere i risultati. La prima cosa che salta all’occhio è il risultato che riguarda l’Italia. Il nostro Paese è uno dei pochi a rientrare nell’elenco dei Paesi che hanno aumentato le loro emissioni negli ultimi 17 anni, e soprattutto è una di quelle che, a differenza della stragrande maggioranza del mondo, continua imperterrita ad aumentare il proprio tasso d’inquinamento. Mentre gli altri Paesi, a parte qualche forte inquinatore come la Cina, e a sorpresa anche la Spagna, subiscono più o meno dei cali nelle emissioni, l’Italia ha una linea in costante crescita, anche se di poco di anno in anno, riportando un +5,2% delle emissioni rispetto all'”annozero” dell’ambientalismo, e cioè il 1990.
Fotovoltaico: il boom proseguirà anche nel 2010
Il boom del fotovoltaico in Italia proseguirà anche nel 2010. Ad esserne convinta è l’Assoicim in accordo con i risultati emersi da una ricerca che per conto dell’Associazione ha realizzato la 6DV INSINTESI ricerca & comunicazione avvalendosi della collaborazione della Doxa. In particolare, con la crisi, e con i costi elevati della bolletta energetica, le imprese aumentano la loro attenzione nel tagliare i consumi ed i costi, e per farlo molto spesso non solo ottimizzano i processi affinché i macchinari siano meno energivori, ma puntano con sempre più frequenza a produrre “in casa” l’energia sfruttando le fonti rinnovabili.
Studenti modificano Vespa per farla andare ad acqua

Si sente spesso parlare di vetture che funzionano ad acqua, anche se le leggende metropolitane che si inseguono su questo tema sono sempre in circolazione. Ma pare che stavolta sia vera. Un ragazzo “normale”, quindi nè un’azienda di autoveicoli nè qualche cervellone dell’intelligence militare, è riuscito ad inventare un carburatore speciale nel suo garage: un carburatore che va ad acqua. Speriamo che i diritti di brevetto non vadano ad una compagnia petrolifera, visto che, e questa è più di una leggenda metropolitana, è capitato che acquistino i brevetti di idee così geniali per poi sopprimerle per non rovinare il mercato della benzina.
Vi è certamente il potenziale per aumentare l’efficienza totale del carburante dei veicoli alimentati ad ICE (internal combustion engine), iniettando a bordo dell’idrogeno generato. Idealmente, l’idrogeno sarebbe generato catturando l’energia di scarto, come questo che sfrutta l’uscita dall’alternatore sottoutilizzato per idrolizzare l’acqua. L’ICE esiste già in veicoli a idrogeno in commercio. Essi emettono solo vapore come scarico, e si vede specialmente d’inverno quando unisce l’ossigeno dell’aria con il combustibile a idrogeno, il quale non ha più il nome di “idrocarburo” (le raffinerie attualmente aggiungono milioni di tonnellate di idrogeno ogni anno in distillazioni intermedie in quello che è conosciuto come un processo “di prim’ordine”).
Conseguenze dell’accordo di Copenaghen? Aumento della temperatura di 3 gradi con relativi disastri

L’accordo di Copenaghen non ha fatto contenti i capi di Stato, figuriamoci gli attivisti e la gente comune. Mentre c’è ancora una piccola speranza che qualcosa possa cambiare se nell’incontro del dicembre prossimo si troverà un accordo più duro, Greenpeace calcola gli effetti di questa specie di trattato che di fatto rende ancora libere le nazioni di inquinare. Se le cose dovessero rimanere così, l’associazione ambientalista calcola che ci sarà un aumento delle temperature globali di 3 gradi (e non di due come prospettato all’inizio), con dei disastri inevitabili.
Il primo e più noto, è lo scioglimento dei ghiacciai. Mentre la maggior parte delle pareti ghiacciate in tutto il pianeta ha già cominciato a sciogliersi, non facendo nulla accelererà questo suo processo. Questo significherà perdere i ghiacciai tibetani nell’arco di 40 anni, la gente che vive sotto condizione di “stress idrico”, che al momento si stima in un miliardo di persone, diventerebbe 3,2 miliardi. Alle persone che oggi non hanno cibo si aggiungeranno altre 200-600 milioni di affamati.
Inventata bioplastica da materiali rinnovabili

Un team di scienziati sudcoreani ha prodotto dei polimeri utilizzati per produrre la plastica di tutti i giorni attraverso la bioingegneria, piuttosto che attraverso l’uso di combustibili fossili a base di sostanze chimiche. Si ritiene che la tecnica possa ora consentire la produzione di plastica eco-friendly che è biodegradabile ed a basso contenuto di tossicità.
La ricerca si è concentrata sull’acido polilattico (PLA), un polimero biologico che può servire per la produzione di materie plastiche mediante risorse naturali e rinnovabili. I polimeri sono molecole presenti negli oggetti della vita quotidiana sotto forma di materie plastiche e gomme.
Il poliesteri ed altri polimeri che usiamo tutti i giorni sono per lo più derivati da oli fossili prodotti tramite la raffineria o un processo chimico. L’idea di produrre polimeri da biomasse rinnovabili ha attirato molta attenzione a causa delle crescenti preoccupazioni dei problemi ambientali e il carattere limitato delle risorse fossili. PLA è considerata una buona alternativa alla plastica derivata dal petrolio, in quanto è biodegradabile ed ha un basso tossicità per l’uomo
ha spiegato il professor Sang Yup Lee, che ha guidato la ricerca.
Impianti fotovoltaici: ErgyCapital supera quota 10 MW
Il Gruppo ErgyCapital ha tagliato il traguardo dei 10 MW di potenza installata riguardo ad impianti di produzione di energia da fonte fotovoltaica; trattasi, nello specifico, di impianti che sono pienamente operativi e che consentono alla società di proseguire sulla strada dello sviluppo e dell’espansione del proprio business nel campo del risparmio energetico, con conseguente tutela dell’ambiente, e nella realizzazione di investimenti nel campo delle energie pulite. ErgyCapital, infatti, nasce come una società d’investimenti italiana specializzata, tra l’altro, nell’acquisizione di partecipazioni di controllo in imprese che si occupano della generazione, produzione e vendita di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Meccanismi di recupero Co2 esclusi dal ciclo di riduzione delle emissioni

Stop ai furbetti. La cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) non verranno aggiunti alla lista di tecnologie su cui i Paesi industriali potranno investire per compensare le loro emissioni. A deciderlo è stato l’Onu, dopo che alcuni Paesi hanno espresso riserve durante i colloqui sul clima di Copenaghen.
I negoziatori hanno discusso se accettare o meno la cattura di CO2 da impianti industriali e lo stoccaggio sotto terra come mezzo per contribuire alla riduzione delle emissioni. Ma rinviata ogni decisione in attesa del prossimo anno, questa è stata negata, in quanto nessun consenso è stato raggiunto. Alcuni Paesi hanno proposto di aggiungere il CCS al meccanismo di sviluppo pulito delle Nazioni Unite (CDM), che consente alle imprese dei Paesi ricchi di soddisfare una parte dei loro obblighi climatici investendo in riduzioni delle emissioni nei Paesi in via di sviluppo.