Non solo le proposte per la caccia selvaggia accendono le polemiche e mettono a rischio centinaia di specie animali e l’apertura anticipata della stagione venatoria 2011-2012, ora ci si mette anche il bracconaggio. I volontari LIPU e le guardie giurate zoofile guidate dall’ispettore Piergiorgio Candela nei giorni passati hanno rimosso tagliole, reti ed archetti a Montecampione in Val Camonica e a Colle di San Zeno in Val Trompia, nelle quali erano finite balie nere e pettirossi, destinati a divenire spiedi nei ristoranti.
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Specie protette, il decreto che fa lo sconto ai bracconieri
Tempo di sconti, cari amici di Ecologiae, la caccia ai saldi di stagione è aperta: chi si aggiudicherà l’ultimo capo rimasto? Bracconieri di tutta Italia unitevi, il Governo vi fa un decreto di favore o meglio recepisce le direttive europee a vostro favore. La denuncia è della LAV, Lega Antivivisezione, e riguarda il Dl di attuazione della direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente, di cui ci siamo già ampiamente occupati su queste pagine nei giorni scorsi, raccogliendo i malumori di più di un’associazione ambientalista ma anche qualche consenso su alcuni punti salienti della normativa.
Nuovi reati penali ambiente, Lipu: “In parte bene, in parte un pasticcio”
Appena qualche giorno va vi abbiamo dato notizia, non senza una certa soddisfazione, del via libera in Italia ad un decreto legislativo sui reati ambientali, a recepimento della direttiva comunitaria 2008/99/CE sulla tutela penale dell‘ambiente. Sui nuovi reati penali introdotti per punire chi danneggia le specie delle aree protette, è intervenuta in questi giorni la LIPU, spiegando che dalla normativa si evincono sia apporti positivi, sia alcune criticità, l’espressione usata dal presidente dell’associazione ambientalista, Mamone Capria, per la precisione è: In parte bene, in parte un pasticcio. Vediamo di capire il motivo di questa definizione, quali sono i punti da apprezzare e quelli che andrebbero chiariti e migliorati per la LIPU.
Bracconaggio, LIPU e NOA incastrano cacciatore di falchi a Scilla
Un bracconiere intento a fucilare falchi pecchiaioli è stato colto in flagrante dai volontari della LIPU che hanno subito allertato gli uomini del NOA, il Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato, consentendo di arrestare il cacciatore di frodo prima che facesse altre vittime oltre al falco, un esemplare femmina della specie, già impallinato e stramazzato ai suoi piedi.
E’ successo ieri nel territorio del Comune di Scilla (Reggio Calabria) precisamente in zona “Acqua dei porci”, nei pressi del Pilone di Santa Trada.
Un blitz vincente che testimonia quanto l’impegno dei volontari LIPU che pattugliano le aree particolarmente a rischio per quanto riguarda l’annoso fenomeno del bracconaggio, sia fondamentale per tutelare le specie protette e far rispettare i divieti di caccia nei periodi dell’anno e nelle aree in cui è proibito usare le doppiette. Queste sono le uniche ronde che vorremmo vedere in Italia.
Animali a rischio estinzione: anche il pesce sega in pericolo

Sebbene facilmente identificabile dal naso lungo e dentato, il pesce sega è un animale sfuggente e poco conosciuto dai più, che vive nei fiumi tropicali in diverse parti del mondo. Oggi se ne parla perché si scopre essere fortemente in pericolo sotto la continua minaccia del bracconaggio. Il motivo non è solo per la sua carne, ma le catture accidentali dovute alla pesca commerciale.
Jeremy Wade, pescatore estremo, biologo e conduttore del programma televisivo Monsters Animal Planet’s River, si è recato in Australia, uno dei pochi luoghi al mondo che ha ancora un notevole popolazione di pesci sega, per saperne di più. La loro caratteristica potrebbe essere la loro condanna a morte, dato che il naso che dà al pesce sega il suo nome è soggetto ad aggrovigliamenti nelle reti dei pescatori.
Aquila imperiale rarissima ritrovata morta in Sicilia, LIPU teme bracconaggio
Un esemplare di aquila imperiale (aquila heliaca) è stato trovato morto in Sicilia, precisamente nelle campagne di Contrada da Leano, a Mirabella Imbaccari (CT). Si tratta di una specie rarissima da vedere in Italia, si stima sia ridotta ad 800 coppie in tutta Europa. La LIPU sospetta sia stata impallinata. Un episodio gravissimo proprio alla luce dell’esigua popolazione ancora in volo sui cieli europei e su cui le associazioni a difesa degli animali chiedono sia fatta luce.
Spiega Fulvio Mamone Capria, vicepresidente LIPU, che l’aquila imperiale si può osservare in uno o due esemplari tutto l’anno sull’intero territorio nazionale:
Se le analisi ufficiali sveleranno una morte per impallinamento, si tratterebbe di un grave atto per il quale dovremo chiedere alla Regione misure speciali antibracconaggio.
Alce americano, un altro animale che rischia l’estinzione per il riscaldamento globale

Ogni tanto spunta il nome di un animale che, vuoi per la caccia, la pesca eccessiva, la deforestazione o il cambiamento climatico, rischia di sparire per sempre. Notizie brutte che non vorremmo mai darvi, ma che purtroppo balzano agli onori della cronaca di continuo. Oggi è la volta di uno dei simboli degli Stati Uniti: l’alce americano. Questo bellissimo mammifero vive nel Nord del Minnesota ed in pochissime altre zone fredde degli States, mentre altri esemplari “cugini” Alces alces vivono in Russia. Tutti sono legati da un problema comune: il loro numero è in calo da anni.
Per molto tempo si è creduto che questa riduzione degli esemplari fosse ascrivibile esclusivamente al bracconaggio o all’azione dei lupi, ma ora è stata notata una evidente correlazione, sul lungo termine, tra il crollo della popolazione delle alci americane ed il cambiamento climatico.
Leoni decimati in 50 anni, anche loro rischiano l’estinzione

Sembravano invincibili, almeno nella cultura umana tramandata per secoli, eppure i leoni, proprio come le tigri, rischiano di sparire per sempre. I grandi felini in generale rischiano seriamente l’estinzione, dunque anche i leopardi, i ghepardi, ed in pratica tutti quegli animali che hanno simboleggiato per secoli la forza e la supremazia. Le cause sono sostanzialmente due, ma è una quella determinante: la stupidità umana che ha portato migliaia di bracconieri ad uccidere, per semplice sport, questi bellissimi animali.
L’altra è la deforestazione che ha distrutto habitat incontaminati per millenni, ma trattandosi dell’Africa subsahariana siamo ancora lontani dal preoccuparci di questo aspetto. Il vero problema che dovrebbe portare ad una sollevazione mondiale è da individuare nella volontà di molti cacciatori che, in barba a qualsiasi legge e divieto, si appostano e puntano il capobranco, di solito il leone più bello e forte.
Le tigri potrebbero estinguersi in 12 anni

Dalla conferenza sulle tigri in Russia cominciano ad arrivare le prime cattive notizie. La più pesante è che le tigri, almeno quelle selvagge, potrebbero estinguersi in poco più di un decennio. Al momento ci sono solo 3.200 tigri allo stato selvatico, ed almeno mille sono state uccise negli ultimi dieci anni dal bracconaggio. Molte di più sono minacciate dalla perdita di habitat causata dallo sviluppo umano. Se questa traiettoria continuasse, una delle specie più amate del pianeta potrebbe scomparire per sempre.
Il loro habitat è stato distrutto dal taglio delle foreste e dalla costruzione, mentre le tigri si sono rivelate un prezioso trofeo per i bracconieri che ne bramano le pelli e parti del corpo, apprezzate anche nella medicina tradizionale cinese. E dire che l’anno prossimo, nel calendario cinese, è proprio l’anno della tigre.
Rinoceronte nero: dalla quasi estinzione alla ripopolazione

Dopo decenni di bracconaggio nella seconda parte del 20° secolo, il destino dei rinoceronti neri del Serengeti (Africa Orientale) sembrava molto cupo. Fino agli anni ’90, i rinoceronti di quasi tutta la regione erano stati spazzati via e solo due femmine erano rimaste allo stato selvatico. Ma, nella speranza di conservare questo animale cacciato illegalmente per le ambite corna, gli ambientalisti hanno offerto un’ancora di salvezza trasferendo sette esemplari in una riserva naturale in Sud Africa nel 1964. E ora, a 46 anni di distanza, i discendenti di questi rinoceronti hanno iniziato un viaggio storico per tornare nel Serengeti, in uno degli sforzi più “ambiziosi” di delocalizzazione mai intrapreso.
Secondo un rapporto del Telegraph, cinque rinoceronti sono stati trasportati da un’area protetta in Sudafrica verso la loro casa natale in Tanzania, nel Serengeti National Reserve attraverso gli aeromobili. Nel corso dei prossimi due anni, altri 27 rinoceronti seguiranno lo stesso percorso.
Caccia: associazioni e parlamentari uniti per dire no alla nuova legge

19 associazioni ambientaliste, 3 associazioni dei cacciatori, diversi esponenti dell’opposizione e persino 30 deputati della maggioranza si sono visti questa mattina fuori dal Parlamento e si sono stretti tutti intorno ad un principio: no alla nuova legge che permette la deregulation della caccia. La richiesta è semplice: evitare che ogni Regione scelga per sè quando e come cacciare, per non permettere di legalizzare il bracconaggio, e stralciare la norma che mette in pericolo le specie nei periodi migratori.
Queste due semplici richieste, per cui è stata anche aperta una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia, sono state presentate da Altura, Amici della terra, Animalisti Italiani, Associazione Vittime della Caccia, Cts, Enpa, Fare Verde, Greenpeace Italia, Lac, Lav, Legambiente, Lida, Lipu – BirdLife Italia, Memento Naturae, Mountain Wilderness Italia, No alla Caccia, Oipa, Vas, Wwf Italia e Arcicaccia, Federcaccia e Italcaccia questa mattina alla Camera dei Deputati.
Gran parte dei gorilla rischiano di sparire entro una decina d’anni

I gorilla rischiano di scomparire in gran parte del bacino del Congo entro la metà del 2020 se non si interviene per la protezione contro il bracconaggio e la distruzione dell’habitat, avverte un nuovo rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite e l’Interpol.
The Last Stand of the Gorilla – Crimini ambientali e conflitto nel Bacino del Congo, pubblicato in occasione della riunione CITES a Doha, Qatar, elenca un gran numero di minacce ai gorilla, compreso il commercio di carne di animali selvatici, i focolai del virus Ebola, il disboscamento illegale, le attività minerarie, e la produzione di carbone dalla legna.
Conclusa la conferenza sulle tigri: ecco tutte le misure per evitare l’estinzione

La Conferenza ministeriale sulla conservazione della tigre, che ha portato 13 Paesi asiatici a riunirsi, si è conclusa poche ore fa con un progetto di risoluzione. Il piano, che ha messo d’accordo molti esperti, è un forte passo avanti nella lotta per salvare le tigri del Continente in pericolo di estinzione. Gli elementi chiave, come un finanziamento adeguato, tuttavia, può essere che non siano del tutto completi.
L’accordo inizia affermando l’importanza della conservazione della tigre:
Con la volontà politica e l’attuazione degli interventi necessari, l’estinzione delle tigri selvatiche attraverso [la sparizione di] gran parte della loro gamma può essere scongiurata […] la conservazione delle tigri è importante per proteggere la biodiversità e preservare una parte vitale del nostro patrimonio nazionale.
L’Asia si impegna a raddoppiare il numero di tigri allo stato selvatico

Finalmente una buona notizia. Dopo aver lanciato l’allarme sul preoccupante stato delle tigri che stanno lentamente scomparendo, tra l’altro proprio nell’anno cinese della tigre, qualcosa comincia a muoversi, seppur con un certo colpevole ritardo.
I rappresentanti di Cina, India, Russia, e 10 altre nazioni asiatiche tra le più popolate da questi felini, si sono impegnate a raddoppiare la popolazione delle tigri selvatiche entro un decennio attraverso una più rigorosa applicazione delle leggi contro il bracconaggio, e con degli sforzi per proteggere l’habitat del gatto selvatico. Ma purtroppo sarebbe stato troppo chiedere qualcosa in più di un impegno. I leader, infatti, non si sono impegnati a stanziare dei fondi per gli sforzi sulla conservazione. Hanno però accettato di collaborare con le istituzioni globali, come la Banca mondiale, per sviluppare dei sistemi per utilizzare il denaro proveniente dall’ecoturismo, dal finanziamento del carbonio, e dai finanziamenti destinati a progetti sulle infrastrutture per la protezione delle tigri.