Inquinamento nel Mar Adriatico, a rischio i pesci

L’impatto dell’inquinamento sugli ecosistemi fa sentire la sua morsa in numerose aree del Pianeta con particolare veemenza ed effetti devastanti. Ci sono poi territori e acque particolarmente sensibili alle condizioni ambientali degradate e compromesse dalle attività dell’uomo, dalla sua impronta a dir poco pesante. Una di queste è senza dubbio il Mar Adriatico, un mare definito delicato sotto questo punto di vista dagli esperti che monitorizzano l’andamento della situazione alla ricerca di soluzioni adeguate a dare respiro a quello che è un bacino con un ricambio d’acqua limitato. Gli inquinanti stanno mettendo a rischio la fauna e la flora ittica, intossicate dalle sostanze nocive presenti in alte concentrazioni nell’acqua.

Petrolio Artico, tutti i rischi ambientali delle trivellazioni al Polo Nord

Cosa accade e quali rischi si corrono dal trivellare in un’area così delicata per gli equilibri degli ecosistemi del Pianeta qual è il Polo Nord? La partnership tra il gigante petrolifero russo Rosneft ed il colosso americano Exxon per cercare nuovi giacimenti di petrolio nella regione artica, un sodalizio siglato nei giorni scorsi, è estremamente pericolosa. Ad affermarlo, elencando tutti i potenziali rischi sia delle perforazioni di ricerca in sé che di eventuali incidenti, è uno che l’Artico lo conosce bene e lo vive e studia da vicino, Enrico Brugnoli, direttore del Dipartimento Terra e Ambiente del Cnr, attualmente operativo al Consiglio nazionale delle ricerche Dirigibile Italia delle isole Svalbard, nel Circolo polare artico, esattamente a Ny-Alesund.

Ambiente a rischio crescita urbana da qui a vent’anni

Crescere o decrescere? Questo è il problema. La soluzione forse è crescere sì, ma nel modo giusto optando per uno sviluppo sostenibile che coniughi il rispetto del territorio alle esigenze di un’umanità in progressiva espansione e fame di ampliamento. Pensiamo ad esempio ai luoghi del vivere, dalla desertificazione che sta interessando i piccoli centri che cadono a pezzi alla crescita onnivora di edifici alle periferie delle grandi città, un equilibrio a dir poco sbilanciato che vede, da una parte andare in rovina le vecchie case e gli antichi borghi, dall’altra diminuire la qualità della vita nei nuovi sconfinati agglomerati urbani che sorgono ex novo, occupando ulteriore territorio e sottraendo superficie agli spazi naturali.

Marea nera Scozia, Shell: “Ma dove vuoi andare a perforare?”

Marea nera in Scozia: dopo l’annuncio del tutto sotto controllo sulla prima falla di mercoledì scorso, oggi il mondo si è svegliato con la notizia di una seconda falla dalla piattaforma Alpha Bennet della Shell, nelle acque del Mare del Nord, 180 chilometri ad Est di Aberdeen in Scozia, luogo dell’incidente. Le associazioni ambientaliste britanniche, malgrado la Shell abbia dato notizia dell’accaduto e persino del fatto che non sanno dove sia localizzata di preciso la falla, si mostrano critiche nei confronti della compagnia petrolifera. In gioco non c’è infatti solo il fattore trasparenza sull’entità del disastro, ma le trivellazioni stesse in aree così critiche.

Batterio killer fa strage dei consumi di frutta e verdura

Cinque miliardi di euro. A tanto ammontano i danni subiti dal comparto agroalimentare a causa della psicosi sul batterio killer e di tutte le altre (dall’aviaria alla diossina), calcolati da Coldiretti. Un danno, quest’ultimo, subìto in tutta Europa per motivi infondati, che fa il paio con le altre psicosi più o meno giustificate come l’aviaria, la mucca puzza o il latte alla melamina.

Finora i casi accertati di contagio in tutto il Vecchio Continente sono stati circa 2000, ma tutti si sono verificati in Germania (i 500 pazienti non tedeschi erano comunque transitati dalla Germania di recente), dunque non c’è pericolo per l’Italia. Inoltre non si sa ancora quale sia il vero motivo per cui il batterio si diffonda così velocemente, ed è bastato soltanto sospettare dei cetrioli per far crollare il mercato europeo di tutta la verdura.

Centrale nucleare Fukushima, gli scenari della contaminazione

Ne parla all’Ansa il professor Mauro Liberatore, esperto di medicina nucleare dell’Università La Sapienza di Roma, dei rischi di una contaminazione da fuga radioattiva per gli abitanti nell’area della centrale di Fukushima e zone limitrofe.
Liberatore spiega che in questi casi sono tre gli elementi determinanti: lo Iodio 131 (I-131), il Cesio 137 (Cs-137), e lo Stronzio 90 (Sr-90).

A dosi elevate possono scatenare l’insorgenza di tumori, maggiore è la dose di radiazioni assorbita, più alto è il rischio. In molti si saranno chiesti perché alla fetta di popolazione potenzialmente a rischio siano state distribuite pillole di iodio. A questa domanda risponde il professor Paolo Vitti, dell’Istituto di Medicina Nucleare di Pisa:

La contaminazione da radiazioni avviene principalmente in due modi, per irradiazione diretta o per ingestione di cibi contaminati. Le pillole di iodio stabile servono a saturare la tiroide impedendo che venga contaminata dallo iodio instabile che danneggia la cellula a livello di DNA facilitando così l’insorgenza di tumori.

Rischi nucleari in caso di terremoto, io non sono favorevole e tu?

Fuga radioattiva nella centrale di Fukushima in Giappone, a seguito del violento terremoto di magnitudo 8.9 che ieri ha squassato il Nord-Est del Paese, scatenando un devastante tsunami sulle coste del Pacifico. La gabbia esterna di contenimento di uno dei reattori si è polverizzata a seguito di una violenta esplosione verificatasi durante le scosse di assestamento, il tetto del reattore è crollato. L’impianto di raffreddamento ha forti problemi di tenuta.

Un’area di 20 km intorno alla centrale nucleare è stata evacuata, 45 mila i residenti sfollati. Le autorità giapponesi invitano la popolazione a barricarsi in casa, chiudendo le finestre. Per proteggersi contro le radiazioni, gli esperti hanno invitato gli abitanti a coprirsi naso e bocca con asciugamani bagnati, a lavarsi le mani appena rientrati a casa e ad evitare di consumare verdure, acqua del rubinetto e cibi freschi per scongiurare potenziali rischi prima che siano compiuti tutti gli accertamenti del caso. Cosa può scatenarsi quando esplode un reattore?

Smog, gli effetti sulla salute dei bambini

Intravedere un barlume di aria pulita nella cappa di smog che avvolge l’Italia, in particolare le città più popolose ed inquinate come Milano e Torino, non si traduce esclusivamente nello scongiurare multe salate per la violazione delle norme comunitarie sulle polveri sottili. In gioco c’è la salute pubblica, in primis quella dei soggetti più a rischio: anziani, persone affette da malattie respiratorie, asmatici, pazienti che soffrono di allergie, malati cronici, bambini.

Il problema delle ripercussioni dell’inquinamento da PM10 sull’organismo dei bambini è spesso sottovalutato. Eppure la Società Italiana di Pediatria parla di danni non certo trascurabili, a breve, a medio e a lungo termine.

Nucleare, un problema senza la soluzione in scena nel controspot di Greenpeace

Dimenticatevi le partite a scacchi truccate, i video di risposta fioriti in rete che facevano il verso più o meno duramente alla demagogia spudorata del Forum Nucleare Italiano capeggiato da Chicco Testa. Habemus un nuovo controspot che porta la firma di Greenpeace, un video-messaggio che ci accompagna con una dolcezza musicale che stride con le parole suadentemente tacciate di ironia e semanticamente pesanti, verso la presa di coscienza di un problema senza soluzione, il nucleare appunto.

La nota associazione ambientalista apre il filmato in evidente chiave polemica con la decisione del Governo di puntare sull’atomo, proprio oggi che le risposte sono necessariamente da cercarsi altrove, nelle rinnovabili, e dove altrimenti? Non certo in un’energia che lascia irrisolto il problema delle scorie radioattive, un’energia sulla quale nessuna azienda investirebbe mai senza i lauti incentivi statali che puntualmente gli si spalancano davanti, un’energia che ha fallito in passato sulla sicurezza e che non merita altre opportunità, non se ci sono altre alternative meno insidiose e complesse.

Italia: ritorno al nucleare? Tutte le cose da tenere bene a mente.

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In Italia, si torna a parlare di nucleare dopo le dichiarazioni del Ministro Scajola circa la costruzione, nel nostro paese, di centrali nucleari di nuova generazione. Il nuovo governo Berlusconi auspica un ritorno al nucleare per fronteggiare la debolezza strutturale di cui è affetto l’approvvigionamento energetico dell’Italia che è costretta ad acquistare all’estero l’energia di cui necessita. In seguito al referendum popolare del 1987, l’Italia ha chiuso le sue centrali nucleari e, ad oggi, è uno dei pochi paesi a non possedere il nucleare.

Vi sono nel mondo, attualmente, secondo International Atomic Energy Agency, 439 reattori nucleari funzionanti e 34 sono ancora in fase di costruzione. L’energia generata da questi reattori è pari al 17% della produzione mondiale di elettricità, ed il maggior produttore di energia da nucleare sono gli USA con i loro 104 reattori. Nell’Unione europea 15 dei 27 Stai membri hanno impianti nucleari, tra questi la Francia è il paese che ne ha di più (59 più uno, quello di Flamanville, in costruzione).

Buco dell’ozono aumenta rischi da raggi UV

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La pelle produce vitamina D in risposta all’esposizione al sole che può essere un beneficio per coloro che sono carenti di tale vitamina. Con l’avvicinarsi dell’estate, tutto l’anno passato in ufficio, e poi, con le sospirate ferie, una ‘full immersion’ di sole, nella convinzione che bastino pochi giorni da ‘lucertola’ per avere una bella pelle ramata. E spesso qualcuno si dimentica le dovute preacauzioni. Negli ultimi dieci anni i melanomi, i tumori cutanei a piu’ alta malignita’, sono raddoppiati. E’ l’allarme lanciato da Sergio Chimenti, direttore della Clinica Dermatologica dell’Universita’di Tor Vergata. Il buco dell’ozono ha fatto anche qui la sua cattiva parte.

Inquinamento da mercurio: un problema da non sottovalutare

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Negli ultimi anni, uno dei problemi maggiori, legati all’inquinamento, è senza dubbio lo smaltimento del mercurio, i cui livelli nelle acque e nel suolo diventano sempre piu’ preoccupanti. In Italia ci sono quasi 50 siti, monitorati dal Ministero per l’ambiente, che necessitano di bonifica, di riconversione del ciclo degli inquinanti e della creazione di sistemi di stoccaggio per il mercurio e gli altri metalli pesanti. Questo metallo si trova raramente libero in natura, in maniera particolare è presente come minerale, in giacimenti in Spagna e in Italia, oppure sottoforma di composto organico, che origina dall’erosione e dal dilavamento delle rocce.

L’aumento del mercurio nell’ambiente è frutto dell’azione umana, a causa della combustione di rifiuti solidi, che inquinano l’aria e per l’azione dei fertilizzanti che inquinano il suolo e le acque.