Deforestazione in Amazzonia, -16% dall’estate 2009

Secondo i dati preliminari elaborati dalla ONG brasiliana Imazon, la deforestazione nell’Amazzonia è calata del 16% negli ultimi dodici mesi. Una buona notizia, ma non ancora sufficiente a cantar vittoria, visto che 1.488 chilometri quadrati di foresta sono stati ugualmente cancellati. Questi corrispondono all’abbattimento di alberi per un ammontare di emissioni pari a 95,6 milioni di tonnellate di CO2 emesse nell’atmosfera che, secondo i calcoli di Mongabay, corrispondono all’incirca alle emissioni annuali della Grecia.

Per capire meglio queste statistiche, basti pensare che l’area di alberi che ogni anno vengono tagliati corrisponde all’incirca ad una superficie di poco più grande della città di Roma. Per non parlare del degrado delle foreste (terreni non completamente rasi al suolo, ma lo stesso gravemente colpiti) che nello stesso periodo di riferimento è purtroppo risultato simile ai dati dell’anno precedente.

Riscaldamento globale, rischio carestia in Cina

E se la Cina, lo abbiamo visto ieri, continua a mantenere il suo triste primato di Paese più inquinante al mondo, pare che paghi (pagherà) anche il prezzo più alto a causa del cambiamento climatico.
A dirlo è una ricerca compiuta dalla stessa Università di Pechino che lancia l’allarme, in questi giorni, sul rischio di una carestia nel Paese orientale dovuta proprio agli effetti del riscaldamento globale.

L’agricoltura è infatti il settore più penalizzato dalle temperature alte per via di siccità, aumento dei parassiti e di malattie delle piante favorite da climi caldi, e forti piogge, e l’équipe di ricercatori si spinge molto, forse troppo, in avanti con le previsioni, ipotizzando, per il 2050, uno scenario a dir poco disastroso, con una riduzione, in alcune aree, del 20% della produzione agricola. Si parla di perdite della resa fino al 22% per il grano, del 18% per il riso e fino al 30% per il mais.

Marea nera, nuova esplosione nel Golfo del Messico

Una piattaforma petrolifera è esplosa a seguito di un incendio nel Golfo del Messico ieri mattina (circa le 17:00 in Italia), costringendo i 13 lavoratori al momento presenti a tuffarsi in mare per salvarsi la vita. Ironia della sorte, si trattava della stessa area colpita appena qualche mese fa dalla famosa marea nera causata dalla BP, a 100 miglia di distanza dalla costa della Louisiana, una zona in cui, dicono gli esperti, si sono già verificati altri 3 disastri negli ultimi 10 anni. La Guardia Costiera ha subito sottolineato che non vi era alcun segno di perdita di petrolio nei pressi della piattaforma danneggiata in serata, ma purtroppo sono stati smentiti solo poche ore più tardi.

Secondo l’Associated Press, nonostante ciò che riferivano le fonti ufficiali, alcune macchie scure sono state avvistate intorno all’area. La società proprietaria della piattaforma, la Mariner Energy, ha detto che la struttura non era in attività al momento dell’incidente, e per questo non poteva esserci alcun tipo di fuoriuscita, ma intanto i dubbi restano.

Referendum ambiente e mobilità sostenibile, a Milano partita la raccolta firme

“Sdraiarsi sull’asfalto caldo per fare un picnic all’ombra di un palazzo. Oppure puoi firmare…”; “Respirare le stesse polveri sottili abbracciati davanti una caldaia a gasolio. Oppure puoi firmare…”; “Baciarsi sulle sponde dei Navigli ammirando la migrazione dei roditori. Oppure puoi firmare…”; “Pedalare accompagnati dal cinguettio dei clackson inebriati dal profumo dello smog. Oppure puoi firmare…”
Sono gli slogan che accompagnano la raccolta firme (scadenza 6 novembre) per cinque referendum volti a migliorare la mobilità sostenibile e la qualità dell’ambiente nella città di Milano che, dopo i mesi estivi, in cui si sono già raccolte molte firme, si appresta ad accogliere i Referendum Days il 17, 18 e 19 settembre prossimi, con cento tavoli distribuiti su tutto il territorio urbano per chiamare all’appello più iscritti possibile afferenti alle liste elettorali del Comune di Milano.

I promotori del movimento civico Milanosimuove, coordinati da Lorenzo Lipparini, vogliono che i cittadini, giustamente, recuperino il possesso ed il controllo della propria città, battendosi attivamente per un’aria più pulita, maggiore sicurezza e, soprattutto, incidendo positivamente sulla riqualificazione ambientale di Milano per migliorare la qualità della vita sempre più minata dallo spettro delle polveri sottili.

Emissioni CO2 in calo nel 2009, male Cina, India e Brasile

La CO2, uno dei gas serra imputati del riscaldamento globale ed il cui aumento sarebbe in parte legato all’inquinamento provocato dall’uomo, è in calo. Si tratta di una buona notizia che giunge dalle rilevazioni fornite da uno studio effettuato dai ricercatori del Center for International Climate and Environmental Research di Oslo e pubblicato dalla rivista di divulgazione scientifica Environmental Research Letters.

I dati si riferiscono alle emissioni globali di CO2 relative all’anno 2009. Il decremento riportato è pari all’1,3% e fa riflettere il fatto che si sia registrato un più basso livello di anidride carbonica nonostante i tassi si siano elevati notevolmente in molti Paesi in netta espansione economica, in primis la Cina e l’India.

Rischio estinzione specie acquatiche Africa, l’allarme dell’IUCN

La perdita della biodiversità è uno dei problemi più impellenti che i Governi di tutto il mondo devono affrontare in questo periodo, forse anche più rispetto all’inquinamento. Fare a meno della biodiversità significa infatti perdere risorse basilari per il sostentamento umano, significa perdite economiche, e soprattutto messa in pericolo di intere aree geografiche.

La situazione poi diventa ancor più preoccupante quando si tratta dell’Africa, come sottolinea l’ultima ricerca pubblicata dall’IUCN (Unione mondiale per la conservazione della natura), la quale ha stabilito che oltre una specie su cinque (circa il 21%) che abita le zone umide del Continente nero è a forte rischio di estinzione.

Un semaforo anti-smog: se inquini non passi, succede in Svizzera

Auto inquinanti addio. O meglio semaforo rosso. O forse dovremmo dire nero. Perché la nuova tecnologia di semafori che si sta studiando in Svizzera non utilizza i tradizionali colori previsti per gestire il traffico, ma speciali contrassegni basati sulle emissioni del veicolo.

Si va dal nero, che come potete ben immaginare etichetta le quattro ruote che producono più smog, scalando al grigio, passando per il bianco e finendo al via libera più ambito da chi è attento all’ambiente, o semplicemente da chi vuole entrare in alcune zone delle città a traffico limitato: il dorato.
Quest’ultimo, come è facile indovinare, si accende solo se passano veicoli a ridotto quantitativo di emissioni, e quindi quelli con dispositivo di propulsione principale elettrico, le auto pulite insomma.

Dimissioni capo Ipcc: errata la previsione sullo scioglimento dei ghiacciai in Himalaya

Rajendra Pachauri, a capo del panel scientifico dell’ONU sui cambiamenti climatici, ha deciso di farsi da parte dopo una verifica indipendente del suo lavoro effettuata da un gruppo di esperti guidato dal premio Nobel per la Pace Al Gore i quali hanno accusato l’Ipcc di gravi errori di valutazione.

Pachauri è stato il bersaglio preferito delle accuse riguardanti le basi scientifiche dei cambiamenti climatici, tra cui le accuse di conflitto di interessi ed imprecisione nelle valutazioni del gruppo di esperti intergovernativi sui cambiamenti climatici (IPCC), che lo scienziato indiano presiede dal 2002. L’errore più grave che gli viene contestato è stata la valutazione dello scioglimento dei ghiacciai himalayani i quali, secondo i suoi calcoli, potrebbero sparire entro il 2035.

Porti ecosostenibili, in Sardegna attracchi senza sprechi energetici

L’idea del Green Port (Porto Verde), già testata con successo in alcune parti del mondo come Stati Uniti, Finlandia e Germania, e a livello sperimentale in Italia a Civitavecchia, si è rivelata un successo, e a breve sbarcherà in Sardegna.

Alla base del processo del Green Port c’è il risparmio energetico, e la conseguente riduzione delle emissioni. Com’è possibile farlo è presto detto: con le banchine elettrificate. Quando le navi raggiungono il porto, sono costrette a mantenere il motore acceso per fornire elettricità a tutto l’impianto. Ma siccome le navi utilizzano combustibili fossili, in pratica si produce una forte quantità di emissioni inutili. Con le banchine elettrificate invece le navi verranno collegate con una spina elettrica alla rete elettrica portuale, in modo da poter spegnere i motori.

Incendi in Russia, un danno da 238 miliardi di euro

Quello che è accaduto quest’estate in Russia è senza dubbio uno dei peggiori disastri ambientali a livello mondiale della storia. Ancora la stima dei danni precisa è impossibile da fare, e probabilmente non lo sarà mai a causa delle troppe variabili da conteggiare, ma stando ai calcoli degli ultimi giorni, quando pare che il peggio sia passato, il danno quantificabile in termini economici dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 miliardi di dollari, o 238 miliardi di euro.

A stabilirlo sono stati un gruppo di ecologisti russi, i quali si oppongono ai dati forniti dal Governo russo. Anche secondo organizzazioni internazionali come WWF e Greenpeace Russia, le stime del Governo vanno al ribasso di almeno 5-10 volte, e così hanno tentato di stimare i danni con i loro mezzi.

Il riscaldamento globale è già qui, nelle tazzine di caffè

Quest’anno in tutto il mondo i prezzi del caffè sono lievitati, rispetto agli altri anni. La causa è stata una bassa resa delle coltivazioni, specie in Sud America, che pare non dover finire qui, ed anzi peggiorare negli anni a venire. In particolare il problema è un insetto che pare infestare le coltivazioni, e proliferare grazie al riscaldamento globale.

Il caffè Arabico, una pianta sensibile al clima, cresce in Etiopia e in America Latina. Tutte queste regioni hanno visto un lento ma costante aumento della temperatura media, con maggiore variabilità delle piogge e, cosa ancor più devastante, la diffusione del coleottero piralide sulle piante di caffè che si trova a proprio agio con un aumento della temperatura.

Riscaldamento globale, auto più dannose di aerei?

Riscaldamento globale: le auto sono più dannose degli aerei. A dirlo è un recente studio coordinato da Jens Borken-Kleefeld e pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Environmental Science & Technology. Studio che non mancherà di far discutere e che solleva, a mio avviso, più di una perplessità.
La prima è che mentre l’era delle auto ecologiche è già arrivata con motori sempre meno inquinanti, la rivoluzione delle elettriche, l‘ibrido, nonché le misure restrittive, vedi ecopass, zone a traffico limitato, di aerei ecologici ne volano ben pochi, se si esclude quelli che utilizzano biocarburante, e anche lì ce ne sarebbe da dire, dal momento che il biocarburante rappresenta il paradosso dell’ecologia, o almeno quello di prima generazione. E se si escludono prototipi di aerei solari come lo Zephyr o il Solar Impulse di Piccard, non ancora pronti per il traffico su larga scala.

La seconda è quella che riguarda un altro dato diffuso dallo stesso studio, riferito ad un presunto effetto benefico delle navi nel rallentamento del riscaldamento globale.
I ricercatori affermano infatti che la navi sarebbero addirittura le migliori amiche dell’ambiente, anche se non credo si tratti di una definizione corretta, magari potevano definirle il male minore, dal momento che si tratta di una classifica sul minor impatto che vede primeggiare le navi, a discapito di aerei ed automobili.

Deforestazione, 40 ettari di alberi tagliati ogni giorno per produrre le bacchette cinesi

Tra le tante attività anti-ecologiche che si praticano in Cina, c’è quella forse più nota al mondo: l’utilizzo delle bacchette per mangiare. Ci eravamo già occupati delle bacchette in avorio prodotte dalle zanne degli elefanti, ma il problema è che sono molto più comuni quelle in legno usa e getta.

Pare che addirittura il Ministero del Commercio cinese si sia reso conto che la situazione stava diventando insostenibile, ed ha per questo inviato un avviso ai produttori delle bacchette per avvertirli che la

Produzione, la circolazione ed il riciclaggio delle bacchette usa e getta dovrebbero essere più strettamente controllati.

Il motivo? Con circa 45 miliardi di paia di bacchette monouso ogni anno nel Paese, ovvero circa 130 milioni al giorno, un’enorme quantità di legno viene sprecato. In un Paese che sta cercando di aumentare la copertura forestale (da circa l’8% nel 1949 al 12-13% di oggi), non ci si può permettere il lusso di abbattere alberi con così tanta leggerezza.