Una tartaruga marina viva vale più di una tartaruga marina morta

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Una verità che colpisce, navigando sul sito del WWF International, la vista delle innumerevoli specie a rischio estinzione.
Sei delle sette specie di tartarughe marine sono nella lista nera e tutto fa credere che le cose non stiano affatto per migliorare.
Nel Pacifico questi animali marini sono in serio pericolo, mentre nel Mediterraneo il numero di esemplari rimasti ha subito un calo vertiginoso.

Tutte e sette le specie sono elencate nell’allegato uno della convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatica minacciate di estinzione (CITES). Il commercio internazionale di tartarughe marine è vietato nei 166 Paesi aderenti al CITES.
Tre delle sette specie attualmente esistenti sono classificate sulla IUCN RedList, la lista rossa degli animali che si stanno estinguendo.

Orsi polari o prezzo della benzina più basso, cosa scegliereste voi?

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In questo periodo si sta facendo sempre più pressante un problema prima di tutto morale, ma da un certo verso anche materiale, che sta facendo preoccupare la gente di tutto il mondo. Per dirla in breve, gli orsi polari sono a rischio estinzione, hanno bisogno fondamentale dei ghiacci che costituiscono il loro territorio nel circolo polare artico. Il problema è che quella zona è ricca di giacimenti di petrolio che, se sfruttati, farebbero abbassare il prezzo del greggio.

Quindi che fare? Dar ragione alle nostre tasche, rischiando di veder aumentare a livelli stratosferici il prezzo della benzina, o salvare la vita a quelle poche decine di rappresentanti degli orsi polari? La decisione finale spetta ad uno degli uomini meno amati della terra, George W. Bush, che negli ultimi mesi del suo mandato ha avuto una svolta ecologista. Ma sarà sufficiente per salvare la vita all’orso bruno?

Lo sapevate che i ghepardi sono in via d’estinzione? Ora si cerca di salvarli

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Anche se considerati tra gli animali più forti e veloci del mondo, i ghepardi non riescono a sfuggire ad una malattia mortale chiamata amiloide A (AA) o più semplicemente amiloidosi. Purtroppo questa volta non è una notizia curiosa come quella data il mese scorso sul leopardo, ma stiamo parlando di una malattia che colpisce il 70% dei “gatti” in cattività, e reso inutili gli sforzi dell’allevamento. Un nuovo studio riesce a spiegare il modo con cui questa malattia viene trasmessa.

L’amiloidosi (la chiameremo così d’ora in poi per semplificare) assomiglia al morbo della mucca pazza. Come in essa, infatti, c’è un mutamento di una proteina, in questo caso l’amiloide A, che converte le normali proteine in anomale. Queste proteine in animali di grandi dimensioni possono arrivare a danneggiare il fegato o la milza, a differenza del morbo della mucca pazza che colpiva il cervello e il sistema nervoso centrale.
Gli animali spesso muoiono di insufficienza renale e la stima dice che potrebbe colpire tra il 20 e il 70% dei ghepardi in cattività dal 1980.

Koala a rischio estinzione: CO2 toglie nutrimento all’eucalipto

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Il tenero orsacchiotto marsupiale, simbolo dell’Australia, rischia di non sopravvivere ai mutamenti climatici in atto.
Questo animale si nutre infatti delle foglie di eucalipto, che stanno progressivamente perdendo sostanze nutritive a causa degli alti livelli di anidride carbonica presenti nell’atmosfera.

I preoccupanti dati sulla sopravvivenza del koala provengono da un recente studio eseguito dai ricercatori dell’università di Sidney, che hanno effettuato dei test su un campione di animali.
La ricerca è stata compiuta su quattro marsupiali che hanno in comune l’alimentazione a base di eucalipto: il koala, il greater glider o paratiroide volante, e due varietà di opossum.

Nuova azione di forza di Greenpeace: sequestrati 2 km di “spadare” illegali

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Non sfugge proprio nulla agli attivisti di Greenpeace. La scorsa notte un gruppo di volontari ha sorpreso nel mar Ionio un peschereccio che stava utilizzando una speciale rete chiamata “spadara“, dichiarata illegale dall’Unione Europea dal 2002. L’imbarcazione si trovava a circa 50 km da Capo Spartivento, in Calabria.

Intrappolata in essa hanno trovato una decina di tonni rossi e una tartaruga marina ancora in vita.
Tornati sulla terraferma, gli attivisti hanno poi denunciato la nave Diomede II alla capitaneria di porto di Messina.

Good Egg 2008: un premio per le galline libere

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Finito il tempo del pollaio della nonna e delle uova fresche, anche se in molti paesini negli hinterland, qualche gallina nostrana resiste ancora. Oggi le uova che giungono sulle nostre tavole provengono da galline allevate in batteria, e forse in pochi immaginano le gravi sofferenze a cui sono sottoposti questi volatili.
Ammassate una sull’altra per uno o due anni in piccole gabbie di ferro, poco più grandi di un foglio A4, in capannoni con fila infinite di gabbie, una uguale all’altra.
Eppure per ottenere le uova non è necessario uccidere, maltrattare, ma la legge del profitto governa ancora.

Pitone ingoia gatto in casa: ecco le immagini!

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E’ successo in Australia: un pitone tappeto (Morelia spilota variegata), una specie non velenosa molto diffusa in Australia, ha deciso di trangugiare per cena uno dei poveri mici della famiglia McLaren, residente a Tiwi, nella periferia nord di Darwin.

La signora Asha McLaren ha raccontato ai microfoni di radio ABC che, a fare la macabra scoperta, è stata sua figlia Taara, di 14 anni, quando al mattino è uscita per andare a dar da mangiare ai gatti.

Nessie: leggenda, mito o realtà?

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Chi non ha mai sentito parlare di Nessie, il famoso mostro che in svariate occasioni pare sia stato avvistato nelle acque del lago scozzese? Loch Ness è un lago d’acqua dolce situato nelle Highlands scozzesi (in Scozia lago si dice Loch), a Sud-Ovest di Inverness. È un lago dalle acque profonde, si estende per circa quaranta miglia ed è il più largo specchio d’acqua di una valle conosciuta come Great Glen, che va da Inverness a Nord fino a Fort William nel Sud. Il Canale scozzese, che collega il mare all’altro capo del Great Glen, percorre il lago per una parte del suo percorso. Il primo avvistamento risale al 590, quando il monaco irlandese san Columba descrive, nella sua Vita Sancti Columbae, il funerale di un abitante delle coste del lago ucciso da una “selvaggia bestia marina” che egli scacciò con le preghiere. Mentre gli ultimi avvistamenti o testimonianze di un certo rilievo e riportate dai mass media risalgono agli anni ottanta del XX secolo. Alcuni avvistamenti, in cui la sagoma di “Nessie” era confusa (avrebbe potuto essere qualsiasi cosa) sarebbero avvenuti anche sulla terraferma, a partire dal 1930. L’ultimo presunto avvistamento è avvenuto il 26 maggio 2007 ad opera di Gordon Holmes, un tecnico di laboratorio che ha filmato una sagoma nuotare nel lago.

Fuori dal tunnel del gas serra: un’autostrada per gli animali in Gran Bretagna

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Proteggere la biodiversità è oggi uno tra gli obiettivi primari di scienziati ed ambientalisti.
C’è chi pensa alla clonazione degli animali per salvare le specie a rischio, chi agli ecotipi alimentari per tutelare l’ambiente originario delle piante agricole, e c’è chi si domanda come faranno flora e fauna accaldate a scappare dalle temperature roventi.

Quando gli effetti dei cambiamenti climatici ed il surriscaldamento terrestre renderanno inospitale e inabitabile l’ecosistema di piante e animali, quale superoe bipede salverà gli abitanti della Terra meno evoluti?
Senza condizionatore e bibite refrigeranti, la vita è dura per i nostri amici animali.
Ecco perché nella Severn Vale, nel Gloucestershire in Gran Bretagna, è in progettazione una vera e propria via di fuga per gli animali.

La storia di Pierre: un pinguino freddoloso… con il cappotto!

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Abbiamo imparato a conoscerli e ad amarli attraverso pellicole dalla suggestione straordinaria, come la Marcia dei pinguini di Luc Jacques e Il popolo dei migratori di Jacques Perrin. Ma sui pinguini c’è sempre da scoprire.
L’ultima strana notizia ci è arrivata ieri da Washington. E’ possibile che un pinguino abbia freddo? Ebbene si! Un tenero esemplare di 25 anni, Pierre (nella foto), aveva perso lo strato di piume termiche in più parti del corpo e stava letteralmente morendo di freddo.

A differenza degli altri mammiferi marini, che hanno uno strato di grasso per proteggersi dal freddo, i pinguini contano solo sulle loro piume impermeabili. Senza di esse, Pierre non era capace di tuffarsi nelle acque gelide insieme agli altri pinguini e, mentre i suoi 19 compagni dell’Accademia dei pinguini giocavano in acqua, se ne stava tutto solo e tremante ai bordi della cisterna.

“Ho perso il mio leopardo, aiutatemi a ritrovarlo”

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Su internet, si sa, si trova veramente di tutto. Chi ha un pò di fantasia, e anche senso dell’humor, può trovare tante stramberie, ma questa è una delle più incredibili che si possano mai vedere.
Su un blog un signore ha messo un annuncio perchè ha perso il suo piccolo animale domestico che gli teneva compagnia. Chi lo ritrovasse lo può contattare. Niente di strano, direte voi. Infatti non sarebbe strano, se l’animale in questione non fosse un leopardo di 80 chili.

Hopersoleo, così si fa chiamare l’autore dell’annuncio, spiega che possiede l’animaletto dalla nascita, da quando lo faceva “educare” dalla sua gatta, Micia (che fantasia con i nomi), come se fosse un suo cucciolo. Lo trovò una sera vicino ad un circo, e così decise che, anzichè denunciarlo e magari riportarlo al circo, forse era meglio farlo allattare dalla sua gatta, direttamente a casa sua.

Aiutiamo i pesci a tornare a casa: sono sordi a causa del riscaldamento delle acque e perdono le rotte

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I danni del riscaldamento del mare si scoprono ogni giorno più numerosi. La ricercatrice italiana Monica Gagliano, che opera in un team di scienziati oceanografici dell’Australian Institute of Marine Science di Townsville nel Queensland, ha scoperto che i pesci diventano sordi, a causa delle acque troppo calde.

La mancanza di udito li porterebbe a smarrire la giusta rotta, con gravi conseguenze per la sopravvivenza.
La ricerca è stata compiuta osservando le abitudini e gli spostamenti della damigella juventina (Dascyllus melanurus), un pesce dalla livrea bianca e nera.

Una speranza per gli animali in via d’estinzione: la clonazione

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La scienza dovrebbe essere al servizio dell’umanità, e finalmente la tecnologia della clonazione, tanto vituperata, e addirittura bandita dalla Chiesa, potrebbe diventare mezzo di una delle più grandi opere del genere umano: salvare le specie in via d’estinzione.

Visto che si è riusciti a clonare senza gravi problemi una serie di animali, anche inutili, si è pensato di dare un senso a questa tecnologia, e siccome molte specie non riescono più a riprodursi naturalmente, si sono unite queste due grandi questioni, per farne una unica e soprattutto utile.

Dopo 67 test atomici, l’atollo di Bikini riprende a vivere

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Era il primo luglio 1946, e gli Stati Uniti scrissero una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Nell’atollo di Bikini si compì il primo di 67 test atomici compiuti in 12 anni in uno dei posti più caratteristici tra i paradisi tropicali del mondo.

Ai 167 abitanti dell’arcipelago fu detto che questi esperimenti servivano per evitare l’inizio di altre guerre, e con pochi dollari in tasca e tante promesse furono espropriati delle proprie terre, e trasferiti in un atollo lontano. 8 anni dopo, precisamente l’1 marzo 1954 ci fu l’esperimento più terribile, la cosiddetta “Bomba H“, o a idrogeno, oltre mille volte più potente di quella che distrusse Hiroshima.