Sogliole inquinate nel Santuario dei Cetacei, il rapporto di Greenpeace

Di solito le aree protette dovrebbero essere zone alle quali gli agenti inquinanti non hanno facile accesso, o la loro presenza davvero impercettibile, mentre le specie che vi abitano dovrebbero vivere in pace e lontane da qualsiasi tipo di pericolo. Purtroppo questa situazione idilliaca non si verifica nel cosiddetto Santuario dei Cetacei, un’area che va dalle coste della Toscana e di parte del Lazio alla Costa Azzurra, passando per la Corsica e la parte Settentrionale della Sardegna.

Ci eravamo già occupati di un potenziale pericolo per quest’area in occasione della Primatist Trophy 2010, ma pare che anche senza questa gara l’inquinamento la faccia da padrone. Secondo un rapporto appena stilato da Greenpeace e pronto per la pubblicazione, il Santuario dei Cetacei è un posto molto inquinato, in cui si possono rilevare alcuni agenti chimici tra i più pericolosi come metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e bisfenolo A.

Inquinamento nei fiumi, agenti chimici fanno “femminilizzare” i pesci in Canada

Le conseguenze dell’inquinamento sono già abbastanza note, ma oggi se ne aggiunge una piuttosto curiosa. Siamo in Canada, e pare che qui le sostanze chimiche presenti nei due fiumi principali nel Sud dell’Alberta siano la causa della “femminilizzazione” dei pesci, stando a quanto dicono i ricercatori dell’Università di Calgary, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista Environmental Toxicology and Chemistry.

Ciò che rende unico il nostro studio è la vasta area geografica che abbiamo coperto. Abbiamo scoperto che le sostanze chimiche – prodotte dall’uomo naturalmente – hanno il potenziale di danneggiare i pesci presenti lungo circa 600 km di fiume

ha spiegato il co-autore Lee Jackson, direttore esecutivo del Advancing Canadian Wastewater Assets, una struttura di ricerca che sviluppa e testa nuovi approcci per il trattamento delle acque reflue.

Auto ecologiche, la General Motors elimina i gas serra dai suoi condizionatori

General Motors Co. ha fatto notizia nei giorni scorsi per la presentazione della Volt elettrica che uscirà entro la fine dell’anno, ma ha deciso di non fermarsi qui con le belle notizie ecologiche. La GM infatti ha deciso di eliminare i gas che producono effetto serra utilizzati dal condizionamento dell’aria dalle proprie automobili a partire dal 2013.

Secondo il colosso americano questa scelta potrebbe ridurre le emissioni degli impianti di refrigerazione dei loro veicoli del 99,7% rispetto alla tecnologia attuale. Honeywell e DuPont hanno sviluppato la sostituzione degli agenti chimici con altri più ecologici chiamati HFO-1234yf. Questa specie di scioglilingua, assicurano dalla casa automobilistica, dura solo 11 giorni nell’atmosfera, a differenza degli R-134a, che sono quelli in uso oggi, i quali durano sopra le nostre teste per oltre 13 anni.

Boschi e psiche, immergersi nel verde per sconfiggere stress e depressione

La qualità della vita nelle città si misura anche in spazi verdi. Non è solo una questione di aria più pura, spazi per giocare,  per fare esercizio fisico, per rilassarsi e per uscire dal grigiore di appartamenti monotoni. C’è molto di più. Ce ne accorgiamo quando l’effetto di un parco o dei giardinetti viene potenziato, ad esempio uscendo dalle aree verdi ritagliate nei confini urbani, recandoci in una foresta piuttosto che in un bosco o in aperta campagna: è lì che iniziamo a respirare nel profondo ed arriva una ventata di freschezza anche alla nostra psiche.

Lo diamo spesso per scontato, soprattutto chi gode di questi benefici naturali incosciamente perché vive immerso nel verde da sempre. Da bambina mi bastavano pochi minuti sotto una grande quercia vicino casa per recuperare il buon umore. C’era tutto un mondo alzando lo sguardo fino ai rami più alti: il fruscìo delle foglie mosse dal vento ed il cinguettìo degli uccellini sembravano possedere davvero un potere lenitivo.

La Malesia chiude le sue aree marine per salvare la barriera corallina

Le barriere coralline vengono “uccise” ogni giorno dai cambiamenti climatici, e così decisioni difficili devono essere prese, fino a quelle più drastiche come chiudere del tutto l’accesso agli umani nelle zone più in pericolo. La notizia fa scalpore quando si scopre che a chiudere sono alcuni dei principali siti di immersione della Malesia, tra i più frequentati al mondo, i quali ospitano un totale di 12 barriere coralline.

Questi sono tra i più popolari tra i sub, i quali nei prossimi mesi potranno ammirarli solo nei video girati dai loro colleghi. Al fine di ridurre il numero dei fattori di stress che i coralli devono affrontare nella loro lotta per la sopravvivenza, il governo malese ha scelto di tutelarli, nonostante il mezzo milione di turisti che ogni anno si avventura nell’area. Dal mese di luglio fino (come minimo) ad ottobre resteranno chiusi i siti per permettere ai coralli di recuperare dallo sbiancamento causato dalle temperature dell’acqua di 4 gradi Fahrenheit più alte del solito. Si tratta di pochi decimi di grado Celsius, ma un aumento di soli 3° C. attiverebbe una totale estinzione dei coralli. Secondo molti scienziati questo potrebbe accadere entro la fine di questo secolo.

Le 5 abitudini umane che mettono in pericolo gli oceani

Non importa dove viviamo, anche se siamo nel mezzo del deserto del Mojave o in un’enorme prateria, il nostro collegamento con l’oceano è sorprendentemente diretto. I sistemi marini del pianeta sono strettamente collegati con le nostre attività quotidiane, anche quando tali attività possono sembrare banali o distanti. Non ci credete? Ecco cinque modi in cui le nostre piccole scelte diventano grossi problemi per la salute degli oceani.

1) Le emissioni di carbonio e l’acidificazione degli oceani. Ogni volta che accendiamo le luci, apriamo il rubinetto dell’acqua, carichiamo un telefono cellulare, saliamo su un aereo o in qualsiasi altro modo creiamo emissioni di anidride carbonica, stiamo direttamente provocando l’acidificazione degli oceani e le perturbazioni dannose sulla vita marina che ne risultano. L’oceano è in grado di assorbire circa i due terzi delle emissioni di carbonio nell’atmosfera, e più CO2 assorbe, più acido diventa. Questo pH alterato provoca conseguenze sui gusci dei crostacei, lo sbiancamento dei coralli e la sovrabbondanza delle meduse. Decisioni come evitare un volo inutile con l’aereo, mangiare meno carne, e l’acquisto di energia pulita possono ridurre drasticamente la propria impronta di carbonio, e contribuire ad alleviare una delle più grandi minacce che incombono sui nostri oceani.

Le Galapagos non sono più in pericolo, cancellate dalla lista dei siti in pericolo

L’Onu ha cancellato le Isole Galapagos dalla sua lista del patrimonio mondiale in pericolo, grazie ad un maggior impegno da parte dell’Ecuador a tutela della biodiversità dell’arcipelago, unica al mondo. Il comitato del patrimonio mondiale delle Nazioni Unite per l’istruzione, la scienza e la cultura (Unesco) ha votato con 15 voti a favore e 4 contro per rimuovere le isole dalla lista dei siti in pericolo da minacce ambientali.

È importante riconoscere lo sforzo fatto dal Governo ecuadoriano per preservare questo patrimonio

ha spiegato Luiz Fernando de Almeida, capo della delegazione brasiliana, che ha proposto la mozione in occasione della riunione di Brasilia. Il Governo dell’Ecuador si è detto soddisfatto della decisione che ha visto la cancellazione delle isole dalla lista in cui era finita nel 2007, ma alcuni ambientalisti si sono detti preoccupati.

Fiume Lambro, nuovo sversamento nella notte di mercoledì

Cinque mesi fa nel fiume Lambro, in Lombardia, vennero sversati 600 mila litri di petrolio. La lezione sulla mancanza di sicurezza delle cisterne non pare sia servita visto che nella notte tra mercoledì e giovedì scorso è stato registrato un altro sversamento. Stavolta la quantità di petrolio perduta è stata inferiore perché i volontari delle guardie ecologiche e la polizia sono intervenuti in pochissimo tempo ed hanno limitato i danni, ma intanto l’allarme resta.

Non era ancora stato smaltito tutto il disastro provocato dallo sversamento del condotto della Lombarda Petroli che all’interno del Parco di Monza, all’altezza del ponte di viale Cavriga, sono state notate delle macchie oleose. I sommozzatori sono subito intervenuti ed hanno montato due barriere oleoassorbenti e circa quindici cuscinetti per contenere gli olii industriali, che sono riusciti nell’impresa di bloccare le perdite in pochi minuti.

Oggi è la giornata mondiale della tigre (fotogallery)

Il 2010 è l‘anno della tigre. Oggi 29 luglio è la giornata mondiale della tigre, celebrata in tutto il mondo, con numerose iniziative soprattutto nei 13 Paesi in cui vive questo affascinante felino: Bangladesh, India, Myanmar, Thailandia, Cambogia, Indonesia, Cina, Malesia, Vietnam, Laos, Bhutan, Nepal e Russia. Lo scorso 12 luglio si è tenuto un vertice internazionale a Bali, in Indonesia, per discutere del futuro incerto della specie. Perché tutte queste attenzioni per la tigre? La risposta è solo una: la tigre è in pericolo. In grave pericolo. Rischia l’estinzione per la scomparsa del suo habitat con la deforestazione nell’isola di Sumatra, per colpa delle prede che scarseggiano, ma anche e soprattutto a causa della caccia illegale che infrange persino le barriere delle riserve, e che è dovuta alla continua richiesta di parti di tigre per la medicina e le tavole cinesi.

Le cifre sugli ultimi esemplari rimasti diffuse dal WWF fanno rabbrividire: stando alle ultime rilevazioni avvenute nel 2007 nel mondo ne sarebbero rimaste davvero poche

di Panthera tigris in Indocina, Indonesia (Giava, Sumatra), Asia continentale orientale, India sarebbero rimasti complessivamente non più di 7.000 esemplari. Di tigre indiana in libertà se ne contano non più di 4500. Di tigre siberiana, il felino più grande del mondo, in Russia si contano appena 200 esemplari. Tigri indo-cinesi in Thailandia e in Vietnam ne sono rimaste 1.000/1.800. Quantificate in 500 le tigri di Sumatra che vivono allo stato libero.

Proteste contro la BP a Milano e Londra

La giornata di ieri è stata una delle più terribili, dal punto di vista mediatico, per la BP da quel maledetto 20 aprile scorso, quando l’incendio alla Deepwater Horizon ha fatto scattare il più grande disastro ecologico della storia americana ed uno dei peggiori al mondo.

Attivisti, ambientalisti e semplici cittadini si sono riuniti nelle città di Londra e Milano per protestare contro l’operato della compagnia petrolifera che ha recentemente annunciato trivellazioni a 500 km dalla costa siciliana, oltre ad aver fatto altre azioni disastrose come la gestione scellerata dell’emergenza, la buonuscita milionaria ad uno dei responsabili del disastro, la sottostima dei risarcimenti e per ultima, se venisse confermata, la pressione fatta sul Governo britannico per liberare un terrorista libico al fine di ottenere l’autorizzazione da Gheddafi a trivellare nel Golfo della Sirte.

Cina, il tasso di inquinamento si fa preoccupante

Il 90% dei giorni nei primi sei mesi in questo 2010 hanno registrato una qualità dell’aria che raggiunge o supera lo standard nazionale di inquinamento nelle 113 più grandi città della Cina, con un calo di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ad annunciarlo è una relazione sulla qualità ambientale rilasciata dal Ministero della Protezione Ambientale cinese, il quale finalmente ammette che anche il Paese del Sol Levante qualche piccolo problemino ambientale ce l’ha.

La quantità di particelle inalabili, un importante indice di inquinamento atmosferico, è stata mediamente di 0,091 milligrammi per metro cubo in queste città, aumentando di 0,002 milligrammi per metro cubo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Marea nera, a Tony Hayward BP offre un “calcio nel sedere” da 14 milioni di euro

Immaginate di essere i responsabili del peggior disastro ambientale della storia americana. Immaginate che Henric Svanberg, uno dei vostri collaboratori, se la stia spassando su uno yacht in compagnia della sua amante mentre si lotta contro il tempo per arginare una fuoriuscita di petrolio che è costata la vita a 11 uomini, morti nell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon.

Immaginate di aver messo in ginocchio l’economia incentrata su pesca e turismo di centinaia di località costiere del centro America. Immaginate di aver distrutto l’ecosistema di una delle oasi naturaliste (in Louisiana) di pellicani più  preziose al mondo. Immaginate di aver ucciso delfini, pesci, bruciato vive tartarughe perché i soccorsi degli animalisti intralcerebbero gli incendi controllati.

Bp conferma le trivellazioni in Libia, la politica italiana insorge

I timori di qualche giorno fa si sono rivelati fondati, la BP avvierà, entro poche settimane, le prime trivellazioni al largo delle coste libiche. Una situazione che riguarda da vicino noi italiani, visto che il punto in cui si troverà il nuovo pozzo sarà distante solo 500 km dalle coste della Sicilia.

Non appena giunta la notizia in Italia, sono insorti tutti, dalle associazioni ambientaliste alla politica. Persino rappresentanti del Governo, di solito molto “sensibili” ai problemi dei petrolieri, si sono detti preoccupati, come il Presidente della Commissione Ambiente al Senato Antonio D’Alì, peraltro siciliano, il quale ha affermato:

Il problema non è la Bp o la Libia. Il fatto è che il mare non ha confini e se capitano incidenti, che siano in acque nazionali o internazionali, gli effetti si fanno sentire in tutto il Mediterraneo. Considerato che stiamo parlando già di uno dei mari più inquinati dal petrolio di tutto il mondo, le conseguenze di un disastro potrebbero essere irreversibili.

Finning, il massacro degli squali con la barbara tecnica dello “spinnamento” (foto)

Oggi parliamo di finning, lo spinnamento degli squali. Immaginate il terribile predatore dei mari catturato, privato delle pinne e rigettato in mare ancora vivo, annegare senza via di scampo o morire dissanguato lentamente. Ecco, in sintesi, questo è il finning, l’ennesima barbarie dell’uomo cacciatore crudele che non ha alcun rispetto per le sue prede.

Dico in sintesi perché in realtà dietro lo spinnamento degli squali c’è molto di più. Ci sono tradizioni dure a morire, in particolare una ricetta molto diffusa in Asia, in special modo in Cina, di una zuppa realizzata con le pinne di squalo.  Questo piatto è considerato una prelibatezza ed è molto diffuso sulle tavole asiatiche.