La spesa ecologica al supermercato: si puo’ fare

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Una delle possibili alternative per vivere in maniera piu’ consapevole e senza sprechi è quella di acquistare i prodotti, prestando attenzione ad ogni particolare, che possa nuocere a noi e all’ambiente. Infatti anche un gesto comune, come fare la spesa al supermercato puo’ trasformarsi in un modo per evitare il consumo di prodotti e materiali inquinanti, basta saperlo e volerlo. Mentre attraversiamo le corsie del nostro supermercato di fiducia, non riempiamo il carrello velocemente ma soffermiamoci per ogni prodotto, che ci occorre, a leggere la provenienza, la composizione, guardiamone la freschezza, l’imballaggio e la conservazione. Iniziamo dal banco frutta e verdura, guardiamo sempre la provenienza, prediligiamo la frutta e la la verdura di stagione, magari non imballata in involucri di plastica. Le buste preconfezionate, tanto vendute, con insalata, spinaci e altre verdure, gia’ lavate e tagliate, andrebbero evitate, non solo per l’impatto della busta in plastica (derivata dal petrolio), ma perche’ dalle indagini microbiologiche effettuate, contengono un numero di batteri elevatissimo.

Al banco frigorifero, quando scegliamo il latte, prediligiamo quello contenuto in bottiglie di vetro, che preserva meglio la freschezza e l’integrita’ dell’alimento e, inoltre è recuperabile come vuoto. Lo yogurt, che è largamente consumato, nella maggior parte dei casi è contenuto in vasetti di plastica, ricoperti da una chiusura in stagnola, bene, il costo del prodotto tiene conto anche di quello del materiale della confezione, il petrolio da cui deriva la plastica e il carburante per il trasporto dalla fabbrica al distributore. Anche in questo caso sarebbe preferibile acquistare lo yogurt contenuto in vasetti di vetro oppure farlo a casa con una yogurtiera.

Appello ai candidati: “Stop al nucleare, vogliamo il solare”

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In campagna elettorale ognuno vuol dire la sua, e come il premio nobel Rubbia, anche gli altri scienziati si schierano a favore dell’energia solare. Per farlo hanno deciso di inviare un’appello ai candidati, firmato da oltre 900 tra docenti universitari e ricercatori.

Secondo i loro calcoli, le prospettive che propongono i politici sono più dannose che utili. Infatti c’è chi da una parte prospetta il ritorno al carbone (un grosso passo all’indietro della tecnologia), con un aumento abnorme di emissioni di CO2; e chi dall’altra crede nel nuovo nucleare, che però è pericoloso sia per quanto riguarda il danno che possono creare le scorie, ma anche per il rischio di esplosione, di attacchi terroristici, e soprattutto ha un forte costo che dovrebbero sostenere i cittadini, e che non sarebbe nemmeno un assicurazione sul suo funzionamento, dato che di uranio in natura ce n’è davvero poco.

Hybrid system: la nuova generazione di motori?!

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Si parla tanto di motori ibridi, soprattutto in relazione al risparmio energetico e alla diminuizione d’inquinamento che potrebbero comportare. Cerchiamo di capire se è davvero così.
Come si legge su Quattroruote, in un interessante articolo di Emilio Brambilla, i motori ibridi funzionano essenzialmente ad elettricità, ma sono anche equipaggiati con un piccolo motore diesel o a benzina che serve per ricaricare la batteria e può essere utilizzato in caso di problemi con l’alimentazione elettrica. L’ibrido è già stato adottato dalla Renault sulla Megane Scenic e dalla Toyota sulla Prius.

Caratteristica essenziale di un ibrido, come suggerisce la denominazione, è combinare due forme di energia, come nel caso della combinazione di un motore a combustione ad uno elettrico. Tutti i veicoli ibridi sono dotati di un sistema per recuperare parte dell’energia cinetica persa durante la frenata. Un generatore di corrente sfrutta la velocità del veicolo (decelerandolo) per ricaricare le batterie.

Readymade lancia la versione on-line per amanti del vivere sostenibile

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Quando ho ricevuto sulla mia casella e-mail il primo numero di Readymade on-line ho pensato che ci vuole davvero poco a condividere trucchi e informazioni sulla vita di tutti i giorni da parte di chi sceglie di tutelare l’ambiente e di condurre un’esistenza sostenibile.

Ho pensato a chi ha scelto l’architettura sostenibile come professione, e a chi è solo appasionato di ecodesign, a chi si diletta e riciclare gli oggetti e a crearne dei nuovi con materiali di scarto, a chi sceglie il fai-da-te in linea con la natura per la cura del proprio corpo e della propria bellezza, a chi prima di fare shopping si chiede se i cicli di produzione dei capi rispettano l’ambiente.

 

Isole Svalbard: la ricerca si fa tra fiordi ed orsi polari

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A meta’ strada tra il Polo e Capo Nord ci sono le Isole Svalbard, un arcipelago popolato da 2650 persone e da 10mila orsi. Qui troviamo una comunita’ scientifica internazionale proveniente da 40 paesi, che si è stabilita in queste isole, poco ospitali a dire il vero, per studiare nell’Universita’ piu’ settentrionale del mondo. Le isole Svalbard furono scoperte da Willem Barentsz nel 1596 e, ad oggi rappresentano il territorio con la minore densita’ di popolazione al mondo, solo 1 abitante ogni 25 chilometri quadri, in realta’ l’unica isola abitata è Spitsbergen, la piu’ grande, dove spicca la capitale Longyearbyen, sulla foce del fiordo principale dell’isola. Questa citta’ nacque come sede di miniere carbonifere ed attirava soprattutto minatori e pescatori, oggi invece le attivita’ principali sono molto piu’ redditizie e meno faticose, infatti il turismo, la ricerca scientifica e le attivita’ commerciali rappresentano le risorse piu’ sfruttate.

In effetti le Isole Svalbard non sono un luogo climaticamente gradevole, in quanto ci sono 4 mesi all’anno di buio completo e le notti raggiungono 40°C sottozero. Per questi motivi la comunita’ è molto giovane, composta da coppie con bambini, mentre gli anziani si trasferiscono in Norvegia poiché mancano strutture per persone non autosufficienti, difatti a 2 ore di aereo si trova Tromsǿ. I cittadini di Longyearbyen sono soprattutto stranieri, la maggior parte dei quali immigrati per scopi “intellettuali”, infatti la comunita’ scientifica è vastissima, soprattutto all’UNIS (University Centre in Svalbard), costruita con materiali a basso impatto ambientale.

Edison ed Ecostream Italy insieme per il fotovoltaico

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Impianti fotovoltaici chiavi in mano, così si legge nel comunicato stampa che ha reso ufficiale l’accordo siglato da Edison con Ecostream Italy. Si tratta di un’azienda che fa parte del gruppo olandese Ecocern, specializzato in energie rinnovabili.

Grazie a questa intesa tra le due aziende Edison non fornirà più soltanto energia elettrica, aggiungendo all’offerta attuale impianti fotovoltaici. I clienti saranno le imprese e le attività del terziario che intenderanno fare un passo avanti verso l’ energia pulita, ottimizzando i costi ed orientandosi verso il risparmio energetico e le energie rinnovabili.
La formula chiavi in mano non è un dettaglio di poco conto. Edison si occuperà della realizzazione degli impianti in toto, dalla costruzione al commercio alla assistenza post-vendita e post-installazione. In poche parole seguirà l’intero percorso degli impianti, esonerando così da lunghe trafile alla ricerca di tecnici ed esperti di manutenzione.

Diossina: quali sono i veri rischi sulla salute?

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Da giorni si sente parlare del pericolo “diossina“, del suo effetto inquinante e dei rischi che comporta per la salute, ma che cos’è la diossina? In maniera corretta, dovremmo parlare di diossine, in quanto appartengono a questa categoria un gruppo di circa 200 sostanze, piu’ o meno tossiche, che si liberano nell’aria, in acqua e che si depositano sul suolo, derivate dalla combustione di sostanze organiche in presenza di cloro. La diossina non si sprigiona solo dagli inceneritori e dai roghi di rifiuti, ma anche dalle industrie, dalle centrali termoelettriche, dalla combustione di legno e di materiale non biodegradabile, di carbone e di rifiuti speciali (quelli ospedalieri).

I suoi effetti giungono all’uomo attraverso la respirazione, attraverso la via alimentare, cioe’ tramite vegetali, carni e derivati contaminati. La diossina si deposita e penetra nel suolo e quindi contamina le coltivazioni, a loro volta vengono contaminati gli animali da pascolo e quindi anche la carne e il latte da essi derivati. Negli ultimi anni le pecore sono diventate gli indicatori ambientali dell’inquinamento da diossine, infatti nelle aree piu’ a rischio, morivano in agonia, un numero impressionante di ovini, con conseguente preoccupazione degli abitanti di queste zone. Ma quali sono i rischi concreti per la salute dell’uomo? Prima di tutto le diossine hanno un effetto cancerogeno potentissimo, soprattutto la 2378, ritenuta causa di linfomi e tumori ai tessuti molli, data la tendenza ad accumularsi nelle cellule adipose e, determina alterazioni epatiche, neurologiche e polmonari.

L’Unione Europea e l’ecoenergia: il futuro è nell’eolico

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Al via i lavori della conferenza europea sull’energia eolica. La European Wind Energy Conference & Exhibition (31 marzo. 3 aprile), si svolge a Bruxelles ed è organizzata dalla EWEA, l’Associazione europea per l’energia eolica.
Tema principale del dibattito saranno le proposte legislative sulle energie rinnovabili, argomento caldo e mai come ora profondamente attuale ed urgente. Se l’Europa utilizzasse il 20% di energia alternative per coprire i suoi consumi, sarebbe un risultato non da poco, con effetti positivi sulla salute dell’intero pianeta.

Il presidente dell’Ewea Arthouros Zervos, ha presentato un’analisi sul futuro dell’eolico. Il rapporto si intitola ”Pura Energia: scenari dell’energia eolica fino al 2030′‘ e prende in considerazione gli eventuali sviluppi di un programma eolico, periodizzandone gli effetti.

Inquinamento acque: Unione Europea inasprisce le pene

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Da decenni vari scienziati sono allarmati per il degrado dell’ambiente marino. Al centro delle loro preoccupazioni vi è l’inquinamento. Le cause sono molteplici: emissioni industriali, acque reflue non trattate, sostanze scaricate dalle navi, inquinamento portato dai fiumi, ecc. Il mare, grazie alla pesca e all’acquacoltura marina, fornisce il 40% delle proteine consumate nell’Unione europea. Il mantenimento del suo equilibrio ecologico, quindi, è vitale per l’approvvigionamento alimentare dell’Unione. Inoltre, il mare è il contesto in cui si svolgono la vita e il lavoro di 70 milioni di cittadini europei, compresi quelli che direttamente o indirettamente vivono della pesca, del turismo balneare e delle attività portuali. Ecco perché è bene non sottovalutare il degrado che colpisce questa immensa risorsa pubblica.

La Sicilia è la regione capofila, davanti alla Calabria e alla Puglia , della classifica dell’inquinamento delle acque. Sul banco degli imputati ci sono scarichi illegali e mancata depurazione delle acque fognarie delle località costiere. Cause aggiuntive sono spesso fiumi e torrenti che trasportano a mare i reflui non depurati delle città e dell’industria: lo scorso anno il 67% delle foci monitorate dai tecnici di Legambiente è risultato inquinato.

Rane gopher in provetta per salvare una specie a rischio

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Una sorta di allevamento in vitro starebbe nascendo allo zoo di Memphis per tutelare una specie di rane che rischia l’estinzione. Il programma prevede di raddoppiare la popolazione attuale delle rane gopher(rana Capito), una specie considerata ormai in pericolo.
Secondo le stime dei biologi, infatti, sarebbero rimasti solo 100 esemplari adulti di rana gopher, che vivono ancora allo stato selvaggio, nel loro habitat naturale, nel Mississippi. I funzionari dello zoo di Memphis sostengono di aver già fatto nascere 94 girini in provetta.

La rana gopher ha il corpo tozzo e misura da adulta circa 7,5 centimetri di lunghezza. Possiede grandi zampe posteriori, che le servono a passare attraverso le buche e i cunicoli, fatti dagli altri animali. Ha il muso appuntito e grandi occhi, che protegge mettendo le zampe anteriori davanti, quando si sente minacciata.

Il maggior ghiacciaio argentino si sta ritirando. Un’altra conseguenza del riscaldamento globale

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Ci eravamo occupati qualche giorno fa del distacco di un iceberg al Polo Sud dovuto al riscaldamento globale. Il fenomeno era dovuto ad un innalzamento delle temperature che faceva sciogliere poco per volta la lastra di ghiaccio che teneva unite diverse masse solide o liquide-solidificate.

La stessa cosa sta avvenendo molto più vicino a noi. Il fenomeno dello scioglimento è accaduto in questi ultimi mesi anche in Argentina, quindi già nel mondo civilizzato, e non solo in un posto così lontano che tanto non interessa a nessuno. La zona interessata è il Perito Moreno, uno dei ghiacciai più grandi del mondo, presente nella regione argentina della Patagonia. Questo pezzo di terra rappresenta com’era il nostro pianeta nell’era Quaternaria, e per questo motivo l’Unesco lo ha dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Il riscaldamento globale affretta l’arrivo della Primavera

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L’effetto delle variazioni dei cicli stagionali sulle piante e sugli animali preoccupa i biologi.
Alcune specie, come ad esempio la farfalla Checkerspot stanno scomparendo perché le precipitazioni fuori tempo rispetto al ciclo naturale, hanno alterato il calendario delle piante su cui si sviluppa.

A Washington, città famosa per i ciliegi, gli alberi da frutto si sono coperti di fiori rosa già nel mese di marzo, quando di solito bisognava attendere il 5 aprile per iniziare a scorgere i primi fiori.
In California, una specie di farfalla è stata vista volare il 12 marzo, quando solitamente compare tra metà aprile e metà maggio.

Già il 9 marzo gli esperti di allergie potevano misurare la quantità di polline presente nell’aria, rispetto agli altri anni, in cui di solito non si poteva valutarne la percentuale in circolo fino alla fine di aprile.
Le gemme fioriscono prima, il polline si stacca con molto anticipo, e sembra che tutte le piante e gli animali abbiano messo la sveglia in anticipo. I dati sono preoccupanti.

Quasi 1000 balene salvate ogni anno da Greenpeace, ma il Giappone non demorde

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Molte specie di balene sono in via d’estinzione, ma questo sembra importare poco al governo giapponese. Infatti il mercato della carne dei grandi cetacei è il fulcro dell’economia del sol levante, che non si cura del rischio di rimanere senza prede tra qualche decina di anni, ma continua a cacciare quelle che ci sono adesso, indistintamente.

La cosa più grave è che, secondo un sondaggio effettuato dal Nippon Research Center Ltd (membro della Gallup International Association), risulta che l’87% dei giapponesi non sa che la caccia alle balene viene finanziata con i propri soldi.
L’istituto di ricerca ha effettuato questo sondaggio su un campione di 1501 persone che vanno dai 15 ai 60 anni. Da qui è emerso che sono il 25% quelli che si oppongono alla caccia, mentre il 31% la sostiene, ma solo nelle proprie acque.